lunedì 4 gennaio 2010

Timpano

Ieri sera è successo. Mattia che corre, scivola e picchia la testa sul pavimento. Picchia l'orecchio. Esce sangue. Lo portiamo al pronto soccorso di Esine, l'ospedale più vicino. Lo visitano, lui si è ripreso, parla, sembra non sentire dolore. Esce ancora sangue. Lo visita una dottoressa (giochiamo sul termine lunghissimo di otorinolaringoiatria che sillabiamo). La dottoressa è una giovane. Sembra non averne molta voglia. Magari è l'atteggiamento. Dice che il timpano è rotto (vasta lesione della membrana). Traduco: timpano? Sì, timpano. Cosa bisogna fare? "Cosa volete fare, bisogna operare". Non c'è altro rimedio? "Va beh, se volete stare lì a sperare potete anche farlo". Prescrive degli antibiotici e poi se ne va, dice che ha lasciato uno che ha avuto un ictus (e penso a quel povero diavolo e al suo ictus). Mattia osserva i corridoi, fa valutazioni sugli alberi di Natale. Si deve passare da un pediatra. E' egiziano, forse iraniano. Dice se ha avuto sintomi? Di che cosa? "Si è sentito male?". No, solo ha sentito male. Gli mette lo stetoscopio sulla schiena e davanti, a me sembra dalla parte sbagliata (la destra). Non dico niente perché sto pensando di firmare e portarlo via. Gli picchia col martelletto sulle ginocchia per vedere le reazioni (mi diranno che sono metodi da preistoria medica, cioè quella della mia generazione). Si torna al Pronto Soccorso. E' notte fonda. Via a cercare una farmacia aperta. Non "aperta", di turno, scopriremo che c'è differenza, si aspetta sul lungolago almeno un quarto d'ora. Poi arriva uno in auto. La farmacia non si apre, si parla e ci si passano certificati, medicine e soldi attraverso un "cassetto" nel muro. C'è da dire che con l'impegnativa ospedaliera non paghiamo un euro. Gratis. Ma con la convinzione che qualcosa non sia andata nel giusto modo. Domani lo portiamo a Brescia. Scopriamo che hanno prenotazioni fino a dicembre, non c'è "bollino verde" che tenga (è il segnale dell'urgenza). Riassunto: Mattia domani sapremo se ha il timpano rotto e se va operato. Scarseggiano le strutture e gli specialisti per i bambini. Si fanno solo affari sulle malattie dei vecchi. Quindi sulle mie. Mattia per essere curato deve diventare vecchio. Spero ce la faccia. Essere bambini oggi è tornato ad essere un rischio. Domani a Brescia (suppongo tutto il giorno).

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