mercoledì 31 dicembre 2008

veglia

Guardo i tg e c'è in tutti il servizio su come si trascorrerà l'ultimo giorno dell'anno. Come si potesse riscattare con qualche ora di baldoria un anno di miserie (non tanto materiali). E se fosse l'ultimo giorno della vita lo si passerebbe così? Bah, robe da filosofi, mistici e bastian contrari. Suor Veronica (suora di clausura nel convento di Lovere) ieri mi ha detto che ha trascorso molti ultimi dell'anno ma i migliori sono quelli che trascorre in veglia di preghiera. Cominciano stasera e vanno avanti fino all'1 del nuovo anno, del nuovo giorno, della stessa vita continuata con gli stessi mezzi e solo con un altro calendario. Mattia compirà 3 anni il 31 gennaio, non ha naturalmente il senso del tempo, solo ha paura di sentirsi dire che domani andrà all'asilo, preferisce dopodomani che gli sembra lontano nel tempo. Siamo andati a mangiare al ristorante, a lui piace, abbiamo giocato a parlare sottovoce, a costo di rimetterci, per via che naturalmente nella gara di sordità arrivo terzo su tre. Mi è arrivato il calendario della Celina, una maestra di Paisco (BS), che cominciò a insegnare con me in anni così lontani che me li confondo, mi pare fosse il 1967 e poi si ritirò al suo paese che sta di là dalla montagna del mio paese, il passo del Vivione d'inverno è chiuso, ci è passato il Giro d'Italia due volte negli ultimi anni. Nel calendario ha messo gli auguri per il compleanni di tutti gli abitanti del paese. Piccole cose, piccole attenzioni, piccolo mondo. Sono giorni che ho voglia di piccole cose, forse torno pascoliano.

martedì 30 dicembre 2008

musica

I libri vendono, regala un libro e fai sempre bella figura. Infatti e meno male. Faccio vedere a Mattia tutti i libri che ho in sede e che debordano dagli scaffali. Lui è curioso, ieri voleva insegnare a leggere alla nonna. crede di sapere già tutto, non ha la pazienza di imparare, per cui non sa soffiarsi il naso e ad ogni raffreddore rischia l'otite... Leggevo in questi giorni dei figli di... mi è venuta un po' di paura, non voglio trasferire e scaricare sogni incompiuti, i miei li ho realizzati tutti, il solo rimpianto è di non saper suonare bene il pianoforte, non è granché come rimpianto. Mattia ha la mia stessa impazienza di non voler maestri: in fondo il pianoforte potevo impararlo, mio zio mi aveva mandato a scuola dalle sorelle Sandrini, ma mi annoiavo a fare le... scale (musicali), volevo suonare subito che so, non dico una sinfonia ma qualcosa di simile. E qualcosa avevo perfino imparato, un giorno mancava l'organista e in chiesa c'era uno sposalizio, mio zio prete mi manda su a suonare e io strimpello nei tempi dovuti. Arrivo in sagrestia e mio zio mi molla un ceffone, resto interdetto, mi dice che ho suonato una canzonetta proprio al Sanctus. Una canzonetta? Allora non sentivo nemmeno la radio, capace che ho composto una melodia che qualcun altro aveva già inventato... Peccato, arrivare secondo non mi è mai piaciuto, piuttosto ultimo, c'è una dignità nella sconfitta, ma solo se è epocale, + l'altra faccia della vittoria.

domenica 28 dicembre 2008

gelata

Freddo polare o freddo cane, roba da 7-8 gradi sotto lo zero. Che poi lo zero mi sembra una convenzione, basata sulla nostra capacità di sopportazione (sì, va beh, la scienza è tutt'altra storia, ma l'umanesimo deve avere la libertà di reinterpretazione del mondo). Ieri Mattia girava con una paletta per spalare la neve che però era dura. Mi sono reso conto di come sia cambiato il mondo e sia cambiato io, che pure ho razzolato nella neve fin da piccolo e tutti i bambini del paese ci giocavano, mani fredde, gelate, che facevano un male boia e la consolazione di scongelarle sulla stufa, scarponcini non certo impermeabili, niente giacche a vento, solo maglioni di lana e berrette col fiocco fatte in casa e le nostre mamme (e tanto meno i padri) che sembravano non preoccuparsi per niente, tutta la frotta di figli che piombavano in cucina che suonavano le campane del mezzogiorno, il giorno della festa, dopo la messa alta. Ieri ero tentato di lasciarlo andare nella neve alta (alta per questi tempi) e chi se ne frega... Poi la paura, non si sa più se questi figli li alleviamo o li vogliamo fragili per darci un contegno, per mantenere un ruolo prolungato di padri e madri protettivi, rifugio vivente ed eterno (almeno "eterno" quanto può esserlo la vita, quindi quasi niente). Quanto più hanno bisogno di noi tanto più noi serviamo a qualcosa, il che, a rigore, vuol dire che per conto nostro serviamo a niente.

venerdì 26 dicembre 2008

barba finta

La confusione delle lingue e delle menti. Non si capisce più chi porta doni. Timeo Danaos et dona ferentes, temo gli achei anche quando portano doni. Mattia è sbottato: "Basta S. Lucia e Babbo Natale e Gesù Bambino. Voglio andare di sotto e correre in moto e in bicicletta". In effetti non capisce tutti questi portatori di doni che poi facciamo delle gaffes, guarda cosa ti ha portato la zia tal dei tali, ma non era Babbo Natale?, no, sai che papà non vuol sentire parlare di babbo natale e dice che semmai è Gesù Bambino a portare doni che poi dice che a lui non portava niente e l'unica era S. Lucia e questo babbo natale è finto. Ne ha incontrato uno in piazza a Lovere senza la barba che si era tirata giù per bere il vin brulè e gli ha dato da pensare e poi quanti babbi natale ci sono, anche quelli che si arrampicano sui balconi, ma sono ladri o cosa? La confusione delle menti e delle fiabe. E' nevicato questa notte, pochi centimetri ma l'altopiano è bianco e immacolato come l'anima di un bambino. Ma lo resta poco (l'altopiano): l'altro giorno ha visto una fila di gente al confessionale dei frati. Dove vanno? A confessarsi. Cosa? I peccati. Cosa sono? Pensavo di essere attrezzato a tutto ma ci sono domande che richiedono risposte talmente articolare (peccato e reato ad es.) che ti mettono in difficoltà. Immagino i padri più giovani (molto più giovani) di me.

martedì 23 dicembre 2008

ceppi

Siano fermi aspettando a piè fermo l'annunciata nuova nevicata. Avevo scritto dei vecchi che prevedevano le nevicate con il detto "anno di nocciole, anno di neve". Un cacciatore-pescatore, che poi sono quelli che la natura (per interesse) la guardano con occhi penetranti, è venuto a confermarmi il detto, "questo è stato un anno eccezionale per le nocciole". Naturalmente io non ero andato a verificare, sono ormai uomo stanziale. Mattia in questi giorni è scatenato, crede che ogni mattina debba arrivare S. Lucia, cosa mi porta domani? Sobrietà, sobrietà, perdinci, l'Istat ha fotografato la miseria dilagante, va beh, riguarda sempre gli altri, la miseria in genere non ha voce né tempo per fare i blog e i giornali però sono più o meno tutti allineati, "Berlusconi ha ragione, la crisi c'è ma non si vede" (Libero). Cosa non si fa, non si dice e non si scrive per principio e per i soldi. Feltri l'ho conosciuto bene negli anni ottanta, veniva da un ceppo socialista, tutto viene da lì (perfino Cicchitto) è un partito strano che ha avuto eroi del pensiero e dell'azione ma anche avventurieri (perfino Mussolini) e che adesso si è pressoché dissolto rimanendo un partitino che si guarda l'ombelico. Mattia non lo sa e ride, corre, fa i dispetti. Non sa ancora di avere un padre che è diventato, è stato e rimane socialista (dentro si capisce, fuori come si fa ad esserlo oggi?). Siamo andati a vedere un bellissimo presepio in chiesa. Poi siamo andati a vederne uno "vivente". Lui si è guardato in giro e mi ha chiesto: "Ma dov'è il presepio?".

domenica 21 dicembre 2008

Quadrato

Che cos'è Natale?, ha chiesto Mattia. Ha ascoltato la risposta sui compleanni, anche perché ieri era quello di mia sorella che è tua zia, come lo zio Paolo è fratello di tua madre e quindi è tuo zio e Gesù è nato il 25 dicembre (si fa per dire, ma lasciamo perdere se no si complica tutto) e tu invece compi 3 anni il 31 gennaio e invece io... Ieri ha chiuso il suo primo quadrato sul foglio, Anna, che è una maestra in pensione, dice che lo si chiude verso i 5 anni, non l'ho mai saputo e non saprei, per prova gli ho detto di farne un altro e ha fatto un rettangolo e poi un cerchio, mi ha consumato una risma di carta per altri capolavori che poi mi diceva "l'ho fatto io" e va beh, non bisogna alimentare l'autocoscienza celebrativa dei figli e nemmeno quella dei padri e alla fine siamo andati qui fuori a tirare quattro calci al pallone che è sempre una terapia popolare anche se anche qui lui dice che è l'Inter e a me di volta in volta fa fare la parte della Juve e del Milan che ieri ha fatto capire cosa pensa del calcio il suo presidente. Gianni Mura ha commentato: non si capisce se questo Beckham è più attore o più giocatore (a occhio, buona la prima). L'importante è il messaggio, gli altri vincono e sono primi ma noi siamo in prima pagina, vale la "prima", il risultato conta meno dell'immagine, basta eliminare la classifica e lo sport torna a far soldi: c'è la crisi, ma dai, gli italiani "credono" di essere in crisi, "la Rai fa un pessimo servizio a parlarne", datevi alla pazza gioia, spendete che è come un mio amico sindaco che quando ha avuto in mano le analisi non certo brillanti sulla sua salute, ha prenotato l'aereo ed è andato a farsi una vacanza da solo e se l'è goduta. Poi vada come vada. E viene Natale: poche luci, poca gente, poche spese, sempre a occhio (e anche secondo testimonianze dirette). Ma sui Tg appaiono italiani in mambo che spendono e spandono, viaggiano e ridono e ballano sulle spiagge dei Caraibi. Attenti, anche la terraferma non è più così ferma come una volta.

venerdì 19 dicembre 2008

Iervolino

Mattia ha fatto la vocina spezzata e ha detto: "Ed ecco a voi Sam il pompiere". Ci siamo guardati. Ci prende per i fondelli? Usa la vocina quando vuol farci capire che sta recitando la parte del bambino. Ma questa vocina ci suonava familiare. Abbiamo capito cosa succedeva quando ce l'ha spiegato la nonna. Aveva visto un pezzo di telegiornale e aveva colto il momento in cui il sindaco di Napoli diceva che non si dimetteva. Rifai la vocina, gli abbiamo chiesto, Perdinci, se non farà il falegname, il muratore, il contadino, il pittore, il musicista, adesso gli si apre la prospettiva di fare l'imitatore. La nonna ci ha svelato che quando l'ha sentita si è messo a ridere come un matto. E adesso capisco che la sua iniziazione ai programmi normali televisivi sarà ardua, quasi impossibile: come farò a fargli capire che il TG non è un programma comico? E poi, non lo è davvero?
Intanto le squadre italiane si sono beccate in Europa la perfida Albione. Sono soddisfatto, una guerra storica con gli inglesi (loro soli e anche noi soli, senza i soliti alleati che poi si dice che si vince o si perde per merito o colpa loro) l'aspettavo da tempo. Adesso mi tocca tenere a tutte e tre, Inter, Juve e Roma. Voglio in pratica una rivincita di una guerra che non ho fatto in tempo a combattere, essendo nato pochi giorni dopo lo scoppio delle due bombe atomiche e avendo sempre dato a quelle due bombe la colpa di essere così come sono.

mercoledì 17 dicembre 2008

musica maestro

Scusate il ritardo, c'è stata S. Lucia ma c'è stata anche una faticosa chiusura del numero di Araberara, 64 pagine che stamattina abbiamo inviato in tipografia e venerdì è in edicola. Mattia ha ricevuto una valanga di regali, un piano con lo sgabello, e sembrava che lo sgabello fosse più importante della pianola, una tromba nel senso dello strumento musicale, acquerelli perché si ritiene un pittore già affermato, così come un musicista, perché quando gli ho detto che se vorrà lo manderò a scuola di musica, al solo sentire la parola scuola, mi ha risposto, ma papà, io so già suonare. Poi ha messo la nonna col microfonino in mano e le ha ordinato di cantare e lui la accompagnava alla pianola in un mix di suoni e rumori da musica sperimentale che devo definire, per evidenza temporale, contemporanea. Con gli acquarelli ha sfornato due o tre quadri sui due piedi. Quando la mamma si è arrabbiata perché vuol fare di testa sua e gli ha nascosto tutti i giochi, ha scovato un vecchio camioncino un po' sgangherato. Non si è mai divertito tanto. Da qui nasce la sobrietà di cui parla Tea nel suo editoriale di questo numero. L'asilo? Ah, già. Ormai abbiamo rimandato a gennaio.

giovedì 11 dicembre 2008

roccia

Stamattina Mattia si è svegliato e ha deciso che doveva venire con papà a Clusone. Era il giorno della vaccinazione. Nessuno gli aveva detto niente ma qualcosa deve aver orecchiato perché a un certo punto ha detto, proferito e sentenziato: "Io non faccio la puntura, vado a Clusone". Poi si è lasciato portare al... macello, come un agnello sacrificale, una punturina per la meningite e via. Gli ho detto che gli evita di ammalarsi ma mi ha detto che lui non si ammala mai. Il principio di non contraddizione non rientra ancora nei programmi dell'asilo e anche se ci fosse lui da 20 giorni non frequenta l'asilo e sembra rinato a nuova vita, ride, corre, salta, immagina di fare il pilota "che scende a bassa quota" (contagiato dal papà e dalla citazione di Paolo Conte) tra Lovere e Pisogne, alla guida di un battello fantasma che non parte mai perché non ritiene di fare un viaggio con un solo passeggero a bordo (sul divano), ne vuole una folla, come quelli che ha visto salire sul battello reale, gli studenti delle superiori che traghettavano da una riva all'altra e il pilota che gli si è concesso un momento, prima della manovra d'attracco, facendogli vedere il grande timone, come quello delle navi pirata. La puntura a quest'ora non gli ha fatto effetto, ha divorato il pranzo, rubando anche la porzione della nonna. Gli ho detto "sei una roccia". "Io non sono una roccia, sono un bambino", mi ha riposto risentito.

martedì 9 dicembre 2008

favole

Mattia non va più all'asilo, basta, dice che è grande, dice che si annoia, stamattina ha detto la sua frase più bella "solo con papà non mi annoio". Naturalmente mi sono sentito proiettato nel ruolo di "animatore" e l'ho tenuto attivo tutta la mattina, in redazione. Ieri abbiamo analizzato tutte le statuine del presepio, mancava giusto la capanna con i suoi inquilini. Mattia dice che lui vuol fare l'officina dove c'è un falegname, un fabbro, un maniscalco, un fornaio e un pescatore, che di per sé non starebbe nel chiuso, ma ci manca il laghetto e si deve adattare. Manca il ciabattino, dico io. Mattia non ha idea di cosa faccia il ciabattino finché non l'ho favorito nel collegamento con "nonna ciabatta", il titolo che ha dato alla nonna e che la nonna accetta con orgoglio. Per S. Lucia è successo un incidente di percorso: è salito sulla mia auto e incredibilmente è riuscito a guardare nel bagagliaio dove c'è lo scatolone del piano con lo sgabello e gli acquarelli. "Ah, guarda qui il piano con lo sgabello che mi deve portare S. Lucia. Mi sa che S. Lucia si chiama Piero". Gelo. Gli ho raccontato che S. Lucia non può andare contemporaneamente in tutti i paesi e a Clusone è passata prima, con la promessa (mia) che non avrei fatto aprire il pacco prima di sabato mattina. Mi ha guardato con sospetto. Però ho recitato bene. Gli ho detto, vuoi che lo apriamo subito, telefono a S. Lucia e glielo chiedo. No, aspetto, ha risposto. Mi pare che perfino le fiabe siano più complicate di quelle dei miei tempi.

sabato 6 dicembre 2008

muto

Ho portato Mattia a vedere i mercatini (quelle casettine che usano adesso, roba minima spacciata per chissà che) ma è stato più attratto dal complesso della Basilica, i grandi spazi lo attirano, le scalinate, le statue, i lumini, il sagrato. Poi naturalmente ha guardato le vetrine, un babbo natale gigantesco su una terrazza, un babbino natalino che suonava il sassofono e lui ha detto che S. Lucia gli porta il Piano con lo sgabello, la tromba e anche gli acquarelli. Una signora lo ha portato in municipio e gli ha regalato una caramella dal "cassetto dei bambini", vedete, nei Comuni (soprattutto in quelli piccoli) c'è ancora roba del genere, però Mattia si è un po' spaventato dell'austerità del posto (il municipio è in un complesso storico) e gli è venuto da piangere. Mi sa che non farà il sindaco come suo padre. Una mia collega di scuola di tanti anni fa gli ha fatto i soliti interrogatori, come ti chiami, quanti anni hai, non hai la lingua, cosa ti porta S. Lucia... Mattia si annoia e fa finta di essere muto (e fa bene), a me non frega niente di far la figura di avere un figlio che non parla. Poi ha detto che gli "batteva" che vuol dire che gli era venuta fame.

venerdì 5 dicembre 2008

ricerca

Mattia non va all'asilo, ha deciso che lui sta a casa o viene in redazione ad aiutare suo padre che è sempre al lavoro, secondo una leggenda fiabesca che la madre gli ha messo in testa raccontandogli favole in cui io vinco sempre su nemici di ogni genere, una specie di super-eroe di ogni tempo, che rasenta il dono di fare veri e propri miracoli, che poi è una facoltà che non escludo di avere dalla nascita, certi giorni in cui mi prende una botta di presunzione che stento a soffocare. Vuole sentire una storia e ho preso "Il piccolo Alpino" che mi regalò mio zio Don Pierì quando ero piccolo e mi ricordo vagamente di aver letto e riletto e forse ci è scappata a suo tempo qualche lacrima. A Mattia piace molto, solo che all'inizio, siccome non me la ricordavo proprio, mi sono adattato alle figure del libro, ma a poco a poco la storia l'ho riletta qua e là e ricostruita. Mi manca il finale che gli ho anticipato a lieto fine, con Giacomino che ritrova mamma e papà e non so se davvero finisce così ma ci ho aggiunto anche il cane S. Bernardo di nome Pin. Storia d'altri tempi. Del resto gli ho raccontato a spanne anche "Dagli Appennini alle Ande", bisogna alimentare il gusto della ricerca, cercando di non confondere le partenze per la ricerca con quelle per la fuga.

mercoledì 3 dicembre 2008

il nesso

Mattia doveva andare all'asilo da lunedì. Lunedì ha detto che non sposerà Heidi. Ci aveva fatto un pensierino ma poi "Si alza troppo presto", ha sentenziato. Un matrimonio oggi va valutato nei dettagli, perché poi per divorziare le carte non finiscono mai. Questo fatto di Heidi che si alza troppo presto dovrebbero valutarlo, gli autori. Se non fosse che è un telefilm molto datato. A ritroso si potrebbe pensare a quanti bambini si siano tirati indietro dal matrimonio con la piccola che si alza sempre all'alba e va con le caprette che le fanno ciao. Mai visto un'intera puntata, a questo punto non so a cosa possa servire valutare se ci siano altre controindicazioni a un matrimonio che non s'ha da fare. Che c'entra con l'asilo? Provate voi a portare uno all'asilo proprio la mattina che ha preso una tale decisione che gli cambia la vita. Il problema non si è posto martedì mattino, quando però si è scatenata la reazione, Mattia ha pianto disperato, non ci vado all'asilo, sembrava perfino sentirsi male. Il fatto che stia mettendo gli ultimi denti dolorosi avrà il suo peso. Poi ha valutato l'ipotesi di andarci stamattina: ieri sera sembrava convinto. Ma ieri sera ha fatto tardi, ha tirato lungo con i suoi giochi (secondo me con calcolo) e stamattina proprio non si potuto e (sospetto) voluto svegliare prima che fosse passata l'ora ultima d'ingresso. Direte: un po' di forza, perdinci, certe cose si "devono" fare e basta. Il problema è "quali" cose si debbano fare e basta. Mattia ha 2 anni e 10 mesi. Io ne ho 63 (e i mesi non si contano, ad una certa età) e non mi ricordo che l'asilo mi sia servito a qualcosa. Dite che c'è un nesso?

domenica 30 novembre 2008

geni

Stamattina Mattia ed io abbiamo scoperto il principio fisico della caduta libera, insomma, mica per dire, ma abbiamo scoperto la teleferica. Mattia sembra entusiasta, credo stia pensando a registrare e sfruttare industrialmente il brevetto. Meno interessato a costruire la capanna di un presepio anticipato con i moduli delle costruzioni. Realizza palazzi con il troppo pieno, nel senso che mancano porte e finestre. All'osservazione paterna ha risposta: "Ma chi deve entrare? Io sono troppo grande e anche tu". Ha dato un'occhiata di là pensando alla mamma, alla nonna, allo zio e ha scosso la testa, perfino i nanetti di gomma sono troppo grossi per entrare a palazzo. Poi ha voluto che gli raccontassi la storia della lanterna magica di Aladino, ma alla fine ha sbuffato, con questi strofinamenti di lampade e anelli che fanno uscire "geni" che soddisfano i desideri. Ha guardato la figura del "genio della lampada" e non si è entusiasmato, per i desideri meglio ripiegare su suo padre che non sarà un genio ma almeno non va strofinato, al massimo una grattatina alla barba. Ha fiutato che domani potrebbe tornare all'asilo e si è inventato un mal di pancia e poi si è messo a ridere quando gli ho tastato la pancia. Il bagno era cominciato bene ed è finito con urli e stridor di denti. Piove e in alto nevica. Mai avuto consapevolezza come quest'anno dello sconvolgimento che produce l'ora legale, con la notte che ti piomba addosso in pieno pomeriggio e ti mangia gli spazi della giorno per favorire la notte.

sabato 29 novembre 2008

memoria

Ancora neve. Mattia si è adattato al mondo che si imbianca di tanto in tanto, come si ripulisse la coscienza. E' guarito e lunedì fiuta che dovrà riprendere l'asilo, ahi, non ne ha nessuna voglia, ha passato due mattine splendide in redazione, qui lo coccolano, giocano con lui, gli sciagurati, trascurando il lavoro. Ma lui allo zio che leggeva una rivista ha chiesto cos'era. "E' il mio giornale". "Il mio invece è a...berara" gli ha risposto con un certo disprezzo per quella rivista che non gli sembrava all'altezza. Ha portato paletta e secchiello per ripulire le strade dalla neve che qui a Clusone è più alta. "Al paese del papà è ancora più alta". Certo, Vilminore è a mille metri, lui ne ha vaghi ricordi. La memoria dei bambini è labile, è da elefanti per chi gli vuol male e chi gli vuol bene, ma le situazioni sfumano. Del resto i miei primi ricordi nitidi sono sui tre anni e lui sa che li compie tra un po', quanti anni hai? "Quasi tre". Gli ho fatto vedere l'orologio che è suo, quando diventa più grande. E' quello che mi avevano regalato a scuola, l'ultimo giorno dopo 26 anni di insegnamento che mi è venuto da piangere, quel giorno. L'ho tenuto via per chissà chi e adesso so chi è quel chi. So anche che sarà... datato, ma spero sempre nel valore della memoria e del ricordo. E' la speranza dell'immortalità di ognuno di noi, che qualcuno si ricordi che siamo passati di qui.

martedì 25 novembre 2008

viaggio con papà

Ieri è nevicato. Sui mille metri anche 20 cm, più in basso ci si accontenta di 10. Mattia ha "visto" la neve sui prati, sui tetti, sugli orti, in piazza. Non si ricordava di averla mai vista, quindi si è preoccupato, esco quando arriva papà. Poi ha visto due uccellini sull'albero e si è preoccupato per qualcosa di diverso: "cosa mangiano adesso gli uccellini?". Nel pomeriggio siamo scesi a toccarla, nonostante le placche alle tonsille ecc. ecc. ha voluto toccare con mano, come suo padre un lontano giorno del 1956 volle assaggiare l'acqua del mare per verificare sul "campo" se era davvero salata, rispetto a quella di lago. Ha spalato neve dalla stradina. Poi è arrivata Checa, la sua fidanzata ufficiale di 15 anni (però già compiuti, l'ha già presentata in casa) e insieme alla nonna hanno costruito un pupazzo di neve, piccolo, con il solito naso di carota, dei capelli radi con fili di cespuglio, sassi per naso, occhi e... bottoni di una fantomatica giacca. Insomma un piccolo capolavoro. Oggi la neve si è praticamente dimezzata, sic transit gloria mundi. Mattia ha la tosse che lo tormenta di notte ma oggi ha deciso, vado a Lovere con papà. La mamma gli ha detto che ero al lavoro e allora ha deciso di partire lo stesso. Ha parlato per tutto il... viaggio con me (chissà cosa gli ho risposto), "Mi sa che dobbiamo fare benzina". La mamma ha chiesto se poteva scendere. "Però il biglietto lo paghi ugualmente". Non so ultimamente cosa ha visto in Tv, è sempre sui suoi canali dedicati, ma mi sa che si è intrufolato in un cartone animato il ministro Tremonti con i suoi messaggi sublimali. Non vorrei che mio figlio adottasse precocemente una filosofia di vita monetaria.

domenica 23 novembre 2008

spallata

C'erano due giovani in giacca e cravatta (che a me fa ancora un po' senso addosso a un giovane) che dicevano: questa sera diamo la caccia alle scimmie. Ho capito dopo tre fette che era polenta, insomma che parlavano di calcio e in particolare che erano juventini e parlavano di Muntari dell'Inter. E questi due, evidentemente bancari visto che verso la banca si sono poi diretti dopo la pausa caffè, sarebbero della "categoria" giovani? La mia generazione è quella che la cravatta la doveva mettere per andare in università, finché non arrivò il vento dell'est e ci mettemmo il maglione, simbolo di trasgressione (come il farsi crescere la barba), forse addirittura di ribellione generazionale, non contro i padri, che anzi mio padre, minatore e contadino, la cravatta credo non l'abbia mai messa e tanto meno aveva potere, ma contro la generazione che bloccava ogni accesso al gradino del sapere, riservato a una "casta". L'ho rimessa quando mi hanno eletto sindaco, per rispetto della carica. Quando si discute di '68, data convenzionale, visto che iniziò nel '67, bisognerebbe ricordare la spallata contro il vecchiume deteriore che controllava tutto. Adesso si torna a discuterne e ne discutono i... vecchi, in tv. Gli adulti devono avere il coraggio di farsi bersaglio, a una certa età, i conflitti generazionali hanno segnato le più grandi svolte della storia, anche se il prezzo da pagare (confusione, semplificazione e semplicismo) c'è sempre stato. Mattia mi ha grattato la barba, un segno di complicità affettiva. Ma domani la sua spallata spero sia pronto a darmela. Oh, non è che si debba cedere, si resiste, perché solo il difficile produce forza, inventiva e coraggio. Ma non aiutiamoli anche a dare la spallata, perché se siamo da questa parte a darla, dall'altra parte non c'è più nessuno a riceverla. Ed è una truffa pedagogica e umana.

sabato 22 novembre 2008

Boba

Mattia è una roccia. Ha un'otite forte a un orecchio e una più debole all'altro, placche sulle tonsille e laringite. "Urla tutta notte, vero?" dice la pediatra. In realtà lui dorme e urla di giorno, ma per pretendere che si giochi con lui. E' una roccia. La pediatra ha detto, niente asilo. Prima la odiava, adesso si è ricreduto, quella signora lì non è poi tanto male, gli proibisce di andare all'asilo, capace che voglia tornarci, anche se non sopporta che gli dica di spogliarsi per mettergli un aggeggio sulla schiena e sul torace, ma cosa va cercando quella lì, "io sono guarito perché sono omo", nel senso di uomo, non in altri sensi. Si è innamorato di Heidi che trasmettono su un nuovo canale per bambini. Ma è stata una cotta breve, adesso si è già stufato, dopo un po' vuol cambiare canale, dopotutto ha già una fidanzata di 15 anni suonati che lo porta a messa tutte le domeniche. Chi ha detto messa, il don Fiorenzo? "No, don Simone". Ah. E ha fatto una predica lunga? "Mica tanto". Lui aspetta solo due momenti, quando si stringono tutti la mano che è un fatto che lo diverte, probabilmente si chiede perché all'improvviso tutti si stringano la mano come se si incontrassero in quel momento e sono già lì, vicini di banco da più di mezz'ora, non potevano salutarsi prima? E poi quando c'è da mettere il soldino nella cesta dell'elemosina, che gli sembra di fare qualcosa da grandi. Ieri sera si è fatto coccolare da me per un'ora, abbiamo parlato della "Boba", la mucca di mio padre che al nonno (che non ha conosciuto) mangiava il minestrone. Alla fine della storiella (ovviamente inventata di sana pianta, ma che vuole gli ripeta ogni santo giorno) ha preteso il minestrone e se l'è mangiato. "L'antibiotico gli darà inappetenza", aveva avvertito la pediatra: si vede che a lui fa venir fame. La medicina non è davvero una scienza esatta.

giovedì 20 novembre 2008

sillogismo

Gli asili (come già gli asili nido) sono coltivazioni non autorizzate (e involontarie, è ovvio) di virus esotici al punto da far disperare le mamme alle prese con raffreddori eterni, otiti, mal di pancia acuti, vomiti e dissenterie devastanti di cui i pediatri non sanno indicare che una vaga causa di "c'è in giro un virus, ma non è nemmeno l'influenza, che arriverà a fine novembre". Come facciano a sapere che treno, nave, aereo prenda l'influenza per arrivare a fine novembre, resta un sacro mistero della medicina. Dite chiaro e tondo che non sapete più capire cosa succede. Così per un giorno di asilo ci sono bambini che ne fanno sette a casa, per poi tornare a riprendersi un altro (o sarà lo stesso sotto mentite spoglie?) virus e ricominciare. Fortuna vuole che il programma dell'anno sia il riconoscere i colori fondamentali sulla madre terra, che Mattia conosce da quando i teletubbies li insegnano da mesi e lui riconosce il viola, l'arancione, il rosa, perfino il ciclamino che stento io a distinguere dal viola e va a colpo sicuro, con una discussione tra me e lui quando è uscito un arancione che nella definizione era "rosso", ma poi è apparso Poe (il più piccolo dei teletubbies) che è rosso vero e si stagliava sull'arancione di fondo e Mattia ha cominciato a farsi la domanda fondamentale su "cos'è la verità" che già Pilato fece la domanda a Cristo prima di lavarsene definitivamente le mani, che Mattia è l'unica parte del corpo che lava, perché dice che lui non si sporca. Mattia stamattina è stata qui in redazione e siamo andati alla stazione delle "corriere", che lui corregge in "pullman" e voleva sapere di preciso per dove partiva, se partiva, ogni pullman inaugurando la serie filosofica del "dove cavolo stiamo andando" (a finire). Ieri ha composto il suo primo sillogismo basato sul comportamento di due suoi compagni di asilo: "Yuri 1 non parla, Yuri 2 non parla..." (pausa) "Gli Yuri non parlano".

giovedì 13 novembre 2008

viti

Piove. All'asilo proiettano Re Leone per ingannare la voglia dei bambini di uscire fuori e correre. Mattia mi aveva promesso che controllava i lavori del cantiere che ribalta il piccolo parco del borgo S. Gregorio, che sta dirimpetto al borgo S. Martino, divisi dal fiume "che si chiama Borlezza", precisa Mattia ogni mattina attraversando il ponte e poi aggiunge che lui sa di un fiume che si chiama Oglio e questo fatto lo sconcerta, possibile che un fiume di acqua si chiami olio? (spiegargli che nel nome del fiume c'è una g in più sarebbe complicato). I lavori del cantiere sono fermi ma Mattia si è lamentato che alla sua richiesta di controllo (dalla finestra lo vede dall'alto) la maestra ha risposto di no. Non si soffoca così una vocazione di capocantiere. Mattia da grande è indeciso se fare il muratore (lo affascina il costruire muri, è critico sui muri della casetta dello zio, dice che sono storti e andrebbero rifatti), il meccanico (aggiusta la sua moto con chiavi inglesi che fatica a reggere in mano) o il contadino (ama scavare la terra e rastrellare fogliame vario che poi trasporta con la carriola nel garage suscitando le proteste della nonna). Ieri comunque gli ho insegnato il principio delle viti che si avvitano in senso orario e si svitano all'incontrario. Ha voluto sperimentare al suo piccolo banco di lavoro: era proprio così. Metodo empirico. Poi, mentre girava in moto intorno al pilastro, gli ho detto di fare un giro all'incontrario, in senso antiorario. Mi ha risposto che solo i matti vanno all'incontrario. Gliel'ho fatta ripetere perché mi sa che, oltre a insegnargli come vanno le viti, sia già arrivato all'esigenza di sapere come va la vita.

mercoledì 12 novembre 2008

l'asino

All'asilo vogliono fare un presepe vivente. Almeno lo sospetto perché Mattia non vuol fare Gesù Bambino e non avrebbe ragione di rifiutare il ruolo se qualcuno non glielo avesse offerto. Fatto sta che non vuole farlo. Cosa vorresti fare, gli abbiamo chiesto pro forma. "L'asino", ha risposto lui, serafico. Siamo rimasti lì come sarete rimasti voi a leggere, poi ci è venuto da ridere ma lui era serio e allora abbiamo chiesto perché mai voglia fare l'asino invece di Gesù Bambino che è il protagonista del presepio e bla bla bla. Lui ha risposto semplicemente: "Perché Gesù Bambino sta sempre fermo, almeno l'asino si muove, ogni tanto". Suppongo che il bambino destinato a travestirsi da asino sia uno che non sta comunque fermo, perché di per sé, nella parte storica, l'asino non è che abbia una parte di grande movimento. O mi hanno cambiato anche la storia del presepe? Mi è venuta in mente la battuta che facevano i nostri vecchi a uno che non si comportava bene. Ve la traduco dal dialetto: "Non fare l'asino che il fieno costa caro". Ma non vorrei inculcargli, di questi tempi, una anche larvata stima del mercato.

martedì 11 novembre 2008

basso tuba

Mattia per S. Lucia prima voleva una tromba, ma vera, mica una trombetta. Martedì scorso è arrivato a casa e ha cambiato idea, dì a Lucia (ha confidenza con i santi) di portarmi il basso tuba. Il basso tuba? Domenica c'è stata la cerimonia del 4 novembre, c'era la banda. Ho chiesto del basso tuba: è uno strumento enorme. Mi hanno spiegato che ha assunto un "suo" ruolo, mentre prima veniva considerato uno strumento di accompagnamento. Ma come faccio a dire a... Lucia di portare a Mattia un basso tuba? Allora ho chiesto a Marco di ridurre le proposte. Marco è l'insegnante di musica che all'asilo presenta ogni martedì uno strumento ai bambini. Questa mattina presenta il clarinetto (non so, mi ha detto quello "corto"). Mattia stamattina non voleva andare all'asilo (per la verità nemmeno ieri mattina, mi si attaccava al collo e non mi mollava) perché sapeva che Marco presentava uno strumento piccolo e lui vuole quelli grandi. Era successo che Marco aveva già annunciato per conto suo che oggi avrebbe presentato il clarinetto corto. Quindi il mio intervento era tardivo e inutile. Mattia temo che per S. Lucia non cambi idea. Speriamo riprenda almeno l'idea originale della tromba. Perché non ammette dilazioni (quelli della Banda gli hanno promesso che glielo lasciano quando lo sa suonare) e nemmeno concepisce che Lucia non abbia un basso tuba, Lucia ha tutto, me l'ha detto zia Caty. Adesso la zia Caty si arrangia.

domenica 2 novembre 2008

pani e pesci

Le proteste studentesche e la rievocazione del '68. Sono di quella generazione, studente lavoratore e allora a parole visto come il prototipo dei diritti umani (a studiare e... riscattarsi) e dall'altra come il poveraccio che voleva fare gli esami anche a università occupata per via che quello era l'unico giorno di libertà che avevo e non potevo sprecarlo. Ma il '68 fu una anche allegra rivolta contro la generazione dei padri, non perché fossero oppressivi, questa è una balla, ma perché non ci rassegnammo alla strada che sembrava segnata dal destino del mestiere del padre o giù di lì. E poi anche noi del treno del mattino che arrivava in stazione centrale appena in tempo sentimmo odore di libertà, anche solo nel linguaggio, nel vestiario, nei rapporti umani. Veramente il '68 l'avevo anticipato al '64 quando con alcuni miei compagni di liceo presentammo un plico di proposte richieste che avevano il grave peccato di voler coinvolgere gli studenti nella gestione non della cultura ma del... tempo libero. Oggi non c'è rivolta generazionale, fa effetto vedere genitori e figli, insegnanti e studenti insieme a chieder... la stessa cosa. A chi? A contabili dall'occhio bianco che vogliono far quadrare i conti della serva. Mattia nel suo futuro avrà una maestra/o unica/o per 24 ore settimanali, con un'altra/o nel pomeriggio, per il doposcuola (impropriamente spacciato per tempo pieno) se qualcuno lo organizzerà e lo pagherà. Quindi avrà due maestre/i? Ma dai: con l'attuale sistema a moduli ne arebbe una/o e mezzo e adesso ne avrà due? Ma qui, risparmiando milioni di euro e licenziando 130 mila persone, siamo alla moltiplicazione dei pani e dei pesci. "Pani e pesci, pesci e pani, senza trucco vi moltiplico domani, Isabella di Castiglia per tre notti si concede a chi la piglia...".

mercoledì 29 ottobre 2008

pioggia

Piove, governo stupido. Piove sulle illusioni e le delusioni. Si può a 63 anni essere condizionati dall'autunno, quando nell'autunno della vita ci si è dentro in pieno? Dovrebbe essere una stagione in sintonia, no? Mattia è stato a casa dall'asilo, l'abbiamo portato in redazione, si è divertito, ma ha sballato i suoi ritmi e i suoi umori. Capisce che c'è qualcosa che non va in questa vita. Ieri un bambino gli ha detto che è un "pistolino" e ha avuto una crisi di identità, il papà dice che sono "omo" e invece sono piccolo. Non di statura, anzi, ma non capisce l'ordine di grandezza e di altezza. Ha due anni e 9 mesi domani, ieri si è divertito perché c'era il corso di musica, per il resto si annoia, la faccenda dei colori come tema dell'anno "scolastico", in un autunno grigio, lo lascia indifferente, vuole scavare la terra, cercandone il mistero. Ma piove, piove... e io qui a cercare di fare il giornale che mi pare una perdita di tempo dopo aver visto "Albakiara", un film desolante che mi ha tolto le mie perenni illusioni pedagogiche. Che brutta giornata, quasi quasi, come Gaber, ripiego su uno schampoo...

venerdì 24 ottobre 2008

il lago e la piscina

Ho sentito Cofferati a 8 e mezzo su la 7. A un certo punto ha ripreso il suo sogno di dirigere un grande teatro, come mi aveva confidato nell'intervista ad Araberara. Mi ha preso una botta di orgoglio postumo, anche perché con lui, fuori intervista, avevamo parlato della nostra comune esperienza di padri tardivi, i programmi tv che guardano i bambini e la sua voglia di star vicino a suo figlio. Mattia questa mattina non ha pianto come ieri, quando ha vissuto l'esperienza di imbrattarsi tutti i capelli di tempera e le maestre glieli hanno lavati, commettendo un errore perché lui non sopporta il bagno, tutto suo padre, che vivendo in riva al lago ha imparato a nuotare... a 30 anni, Il lago mi è sempre sembrato una cosa troppo seria per usarlo come piscina, mi è sempre parsa un'offesa ai suoi legittimi abitatori, che finivano nella rete dei pescatori che la notte la passavano sulle barche, gettando le reti anche senza l'invito di Cristo che sulle acque camminava, mica si immergeva, non si ha notizia di nuotatori nei vangeli, la moda del nuoto sul lago è arrivata negli anni settanta, prima si aveva rispetto, come andare in montagna senza scopo, girando a vuoto sui sentieri della fatica (altrui). Mattia ha chiesto allo zio "perché il mio papà, che è così buono, mi porta in un posto così cattivo". Intendendo l'asilo. Ieri gli ho parlato e lui ha ascoltato. ma stamattina mi abbracciava forte ed è stata un'emozione sentirmi abbracciato forte, forse era la prima volta della mia vita. Se avete consigli sono ben accetti, si arriva alla mia età e ci si accorge che c'è un sacco di cose da imparare.

martedì 21 ottobre 2008

cantiere

Sono stati giorni belli, sono stati giorni brutti. Mattia si è portato a casa il virus, si è ammalato e poi guarito, è tornato all'asilo e se l'è ripreso (il virus), Tea dice che ottobre è un brutto mese, a me ricorda il primo giorno di scuola di ogni anno, fino a che hanno spostato indietro l'inizio e S. Remigio è stato espropriato del suo compito di protettore degli alunni e studenti. Stamattina a Mattia sono scesi due lacrimoni grossi, l'asilo non gli piace, ieri pomeriggio ha lavorato alla grande nell'orto, ha scavato una sorta di tunnel, a imitazione degli scavi per il gas che stanno facendo in piazza, uno scavo lungo e profondo quanto basta, ha ammucchiato la terra, adesso vuol posarci un tubo, in quella fossa lunga e diritta. Abbiamo discusso a che serva un tubo che non è allacciato a niente, non porta niente e a niente. lui ha insistito, domani, che sarebbe oggi, mettiamo un tubo, va bene, ma bisognerà allungare lo scavo, capace che in un domani Mattia sia un buon muratore. Poi quei lacrimoni, lasciare (nell'ordine) la mamma, il papà, la nonna, ma soprattutto un cantiere aperto, non va e non sta bene.

lunedì 13 ottobre 2008

castagnata

Ieri pomeriggio, sole d'autunno, tutti sul prato del santuario per la castagnata d'autunno, centinaia di persone, le torte stupende delle "massaie", come si sono autodefinite, come in quei telefilm dove le donne americane fanno le torte e vogliono solo che tu dica che è la più buona, provi questa, sono tutte dello stesso tipo ma ogni massaia ci mette il suo tocco. Tre fettone di torta, una per massaia, vin brulé, castagne che girano nella grande ruota di ferro con sotto il fuoco e quando sono pronte scoppiano, la musica di sottofondo di due sassofonisti, uno alla pianola, fisarmonica da suonatore Jones e chitarra elettrica. Mattia dice che da grande suona il sassofono che sua madre ha portato da New Orleans regalatole da un suonatore nero di strada e adesso sta nella custodia in solaio ma Mattia l'ha visto e se n'è innamorato e dice a quello del contralto che anche lui ha il sassofono e lo suona, anche se solo con la fantasia. La gente va e viene, i ragazzi tirano quattro calci a un pallone, come quattro (e più) chiacchiere fanno le donne, molti papà che curano i bambini ma tra loro non parlano di pannolini ma di come va il mondo adesso che è arrivata la crisi del secolo. Un pomeriggio da piccola favola di paese, là, in cima al mondo, al santuario, con appena quell'aria d'autunno che va verso la fine di una stagione, di un anno, anche di un solo giorno.

sabato 11 ottobre 2008

Borse e vita

O la borsa o la vita. C'è in giro una miseria che non ha quotazione in Borsa. Nella valle culla del tessile e dei copertini chiudono le aziende. In farmacia il titolare mi fa vedere che ha ribassato tutti i listini, del 20-30% "ma tanto non comprano lo stesso, quando si è con l'acqua alla gola compri la medicina e stai attento anche a quella. C'è lì un signore anziano, la sua medicina la si trova solo in Svizzera, in Italia non arriva, guardi, forse il mese prossimo riusciamo ad averla. Telefona a Chiasso in diretta e allarga le braccia, se vuole la ordina lì. Ma devo pagarla? chiede il signore. Eh, sì!. Allora aspetto. A occhio non può aspettare a lungo. Mattia ha meno tosse, ha stabilito che questo è un mondo da cambiare, l'altro giorno a sua mamma che lo rimproverava ha risposto "Guarda che cambio mamma!". Mamme e papà sono terrorizzati, li incontro al parco, in farmacia, "ieri sera ho portato mio figlio in ospedale, gli scendeva sangue dal naso. Questo virus non finisce mai". Infatti si rigenera, non fai a tempo a passarlo al vicino e a guarire che quello che te lo restituisce. Ma che mondo abbiamo messo in piedi? Una signora anziana che ha la nipotina che gioca sullo scivolo dice: una volta c'era l'influenza di stagione, adesso ci sono i virus, sono sempre malati appena si mettono insieme al nido o all'asilo è un'epidemia. "Prendo il giornale e leggo che di giusti al mondo non ce n'è". Altro che Borse, è la vita che dobbiamo tutelare e la stiamo sfasciando.

martedì 7 ottobre 2008

mal di pancia

Brutti giorni. Mattia ha preso un virus all'asilo e se l'è portato a casa infettando nell'ordine: la nonna, la mamma, il papà e lo zio. Febbre, diarrea, vomito, mal di pancia, che delle volte mi sembrava di tirar su davvero l'anima. Adesso siamo qui a cercare di chiudere il numero di araberara in completa emergenza e a casa Mattia che dice "non guarirò più". Figurarsi. Era già guarito, ma poi il virus si è ripresentato. All'asilo dicono che c'è la metà dei bambini, sono tutti a casa col mal di pancia, vomito ecc. Sto scrivendo benedetta gente e parlo di mal di pancia molto diversi. Fuori c'è un sole malato. Che bello se un paese intero e poi un'intera nazione, un intero mondo, fossero contagiati dai bambini. I bambini non solo ci guardano, ma ci castigano.

giovedì 2 ottobre 2008

cinghiali

Mentre gli eventi mondiali si accavallano Mattia si annoia anche con i cartoni animati. Un cavallo non parla, dice, anche Stelvio, il cane dello zio Mario, su alla stalla, non parla e Mattia gli sta alla larga, ha calcolato la lunghezza della catena e sta alla giusta distanza. Vengono giù i cinghiali, di notte, Stelvio deve passare brutte notti, un pezzo di prato è stato rovesciato con tutte le zolle, chissà cosa hanno fiutato ed eventualmente trovato sottoterra. Come sono i cinghiali? E lì a descrivere un animale che non c'era nelle nostre favole di una volta, tanto più che questi, mi dicono, sono cinghiali che non sono quelli originali, sono un ibrido, insomma hanno razzolato con i maiali. Devo proprio mettermi su un terreno così scivoloso? Meglio assaggiare l'uva bianca che è quasi matura. Mattia controlla il cantiere dello zio Paolo, vede le gabbie di ferro per il muro di cinta, vuol vedere come si fa il cemento, avrebbe qualcosa da ridire, troppa terra e poco cemento, ma è solo per il fondo. Perché cos'è il fondo? Vai a spiegargli le "fondamenta" su cui è costruita la civiltà dell'edilizia selvaggia. Ieri, sollecitato da una, ha detto, "non mi scocciare". Dove l'avrà imparata? Lui risponde: "All'asilo". Mah. I cinghiali che prendono il posto dei lupi delle nostre favole già mi spiazzano... Ma ha anche deciso che non si fa più il bagno. Così, una presa di posizione unilaterale. Non vorrei mi venisse su un bastian contrario. Oggi visita pediatrica dopo otto mesi: deve riconoscere i colori. Li conosce perfino nelle sfumature. ma per puro dispetto capace, come fa con gli scocciatori, di far finta di confonderli.

lunedì 29 settembre 2008

inferno

La sindrome del lunedì, quella del "ricominciare". Mattia non voleva andare all'asilo dopo due giorni di vacanza. Si è impuntato, ha urlato e pianto. Poi si è ricomposto e ha dato la sua staffilata: "Io vado, però è un inferno e la colpa è di papà e mamma che non vogliono tenermi". Mattia ha due anni e otto mesi, li compie domani, se mai si possono "compiere" i mesi. Gli ho parlato, gli ho fatto vedere tutti i bambini che entravano all'asilo, gli ho parlato della scuola, della vita, lui ha voluto starmi in braccio e i lacrimoni erano lì per venir giù e lui li ricacciava indietro a fatica. Poi l'ho accompagnato a mettere la salvietta al suo posto, la bavaglia che io (e lui con me) chiamo "mantì" dai miei ricordi e così abbiamo visitato i gironi "infernali". Prima di entrare aveva voluto fare una corsetta nella piazzetta. Dai che giochi!, gli ho detto. "No, non gioco", mi ha detto. Tra due ore veniamo a prenderti. "Due ore", ha ripetuto lui cercando di quantificarle in grandezza fisica. Mi sono sentito un imbroglione, il tempo tagliato a metà, in realtà sono 4 ore. Oggi è lunedì, riprendo a lavorare. Sono passate due ore, ne mancano due e poi torna in... paradiso. Molto terrestre.

sabato 27 settembre 2008

il cielo

A Mattia hanno raccontato all'asilo la storia di babbo natale. Lo scrivo minuscolo perché non mi è mai piaciuto, ai miei tempi non c'era babbo natale, c'era S. Lucia e poi il Natale che non portava doni, era già un dono per conto suo, le nenie, il presepio, la messa di mezzanotte che era una trasgressione e... basta che non siamo a Natale e comincia sempre troppo presto, il gusto dell'attesa va coltivato, la chiesa ci ha messo l'Avvento mica per niente. Il commercio ha dilatato il Natale, a novembre cominciano gli spot. Per questo sono restato sorpreso che abbiano parlato di babbo natale così presto, all'asilo. Solo che Mattia si è meravigliato di quel tipo che "scende dal cielo". "Ma dai, ha detto Mattia, lo sanno tutti che in cielo ci sono solo gli elicotteri e gli aerei!". Siccome volevo dargli ragione su quel tipo che scende dal cielo e in cielo non c'è mai stato, sono stato zitto. Perché devo pur popolargli il cielo, ma di figure sane, che però in cielo fatico a posizionare, tra... elicotteri e aerei.

lunedì 22 settembre 2008

memoria

Mattia mi si è stretto al collo, poi si è lasciato convincere a prendere una paletta e lavorare nella "cava" dei sassi colorati. Tornava all'asilo dopo tre giorni, un po' di raffreddore. Era lì tranquillo, mi sono voltato e me ne sono andato. La maestra ha detto che si è messo a piangere, quando ho chiuso la porta. Sono impegnato nel giornale, sento voci, scrivo articoli, interviste, retroscena, leggo, faccio i titoli, gli occhielli, le didascalie, sento parlare di calcio, dico qualcosa... Guardo l'orologio, quattro ore sono lunghe da passare, mi viene in mente una canzone. Cerco di ricordarmi se piangevo anch'io, non ho memoria, credo che nemmeno Mattia avrà memoria da grande di questi giorni. Servirebbe avere tutta la memoria della vita per creare altre vite.

giovedì 18 settembre 2008

domani non so

Mattia questa mattina ha pianto con la testa sul banco fino a che ci hanno chiamato e siamo andati a prenderlo. Sulla soglia aveva la testa abbassata come un cagnolino bastonato. Appena fuori mi ha sparato un sorriso a tutto denti, aspettando gli ultimi quattro che gli stanno bucando la gengiva e gli danno dolori sordi, che poi lui ride e dice che le orecchie non gli fanno male e non è "sordo". Ha detto che sta benissimo "ma domani non so". Nel senso che sospetto abbia recitato la parte del malato per farsi mandare a casa. Il fatto è che suo padre ha fatto la stessa cosa, anzi peggio, quando era all'asilo di Tavernola. Non sopporto il sonnellino pomeridiano, quando in seminario, nel mese estivo, era espressamente previsto, avevo chiesto il permesso di leggere. E così da piccolo ho organizzato un piccolo complotto: avevamo scoperto che se te la facevi addosso ti mandavano a casa con il tuo fagottino di merda dentro il cestino di vimini. E così prima del sonnellino ci scaricavamo addosso il superfluo e venivamo mandati a casa. La cosa durò tre giorni soli. Al terzo giorno mia zia mangiò la foglia e mi diede una ripassata. Così passai i pomeriggi di sonnellino con la testa reclinata sul banco pensando all'umore del lago che stava lì sotto. Mi sa che Mattia mi assomiglia.

martedì 16 settembre 2008

vino

Mattia mi ha confidato che all'asilo beve vino, anzi... "molto vino". Che si fa? Si scherza, i bambini sanno sognare, immaginare, inventare, scherzare. Ha sentito me appunto raccontare storie sul vino, di quella volta che ci fecero lo scherzo di darci da bere il mosto schiacciato nella tinozza e non arrivammo a casa in tempo... ce la facemmo addosso. Si è divertito un sacco e poi gli è venuta questa storia del vino... Sto pensando a quelle testimonianze raccolte dai pasdaran, professionisti dell'antipedofilia, di bambini dell'età di Mattia che hanno fatto condannare, con le loro "confessioni", per molestie sessuali, suore settantacinquenni. Sto pensando ai giudici e a chi li giudicherà. La realtà è meno brutta di come la immagina (e forse la vorrebbero per giustificare il loro "mestiere") la mente malata degli integralisti.

lunedì 15 settembre 2008

l'annuncio

L'importante è l'annuncio, non quello che si annuncia. Badateci. La discussione politica consiste nell'affermare, sovrapporsi, non lasciare sviluppare l'argomento altrui, interrompere, fare la battuta che annulla di colpo il ragionamento che mette in crisi la vostra tesi. C'è un buco nei conti, no che non c'è basta guardare i numeri, come potevate annullare l'Ici se c'era un buco. Se vogliamo fare i bambini - rispondono - allora ditelo. Cosa c'entra, che risposta è? E' un comportamento studiato a tavolino, è la clonazione del metodo di vendita, quando vi tempestano e voi che volevate dire no, alla fine, per sfinimento, dite sì e pagate, comprate. "Abbiamo fatto la campagna acquisti più imponente della nostra storia", ha detto un mese fa Galliani. Non è vero, ma basta dirlo, chi lo contesta è antimilanista, antiberlusconiano, quindi comunista. La barzelletta "corretta" sui carabinieri dove il comunista sostituisce il ragioniere... Il discorso del primo ministro (basta con il "premier") agli atleti olimpici in cui parla delle promesse mantenute e tra queste cita quelle di eliminare i comunisti dal parlamento e comprare... Ronaldinho. E uno si deve pure difendere dall'etichetta di "comunista" quando osa far presente queste cadute di stile. Perché qui si tarocca tutto, partendo proprio dalle... etichette.

venerdì 12 settembre 2008

gente

Che gente va a mettersi con altra gente (e la vota, persino). Alitalia e prostitute i due temi del giorno. Mattia non ne sa niente, ha saputo che papà un giorno ha preso l'aereo e quando li vede passare in alto li guarda con apprensione, ha già visto, come diceva Pascoli, al vento cadere gli aquiloni, che Alice (non quella del paese delle meraviglie), cercava di far volare al parco, senza successo. Di prostitute ovviamente non sa niente, tanto meno che è il più antico mestiere del mondo, anche se non è vero, Abele viene ucciso dal fratello Caino mentre lavora nei campi. Ci saranno le feste dell'agricoltura, in queste settimane, un museo d'altri tempi a cielo aperto, qualche giorno per mettere in... mostra un mestiere residuale. Mattia ha invitato Sofia (una coetanea conosciuta all'asilo) a vedere domani la sua bicicletta, insomma l'ha invitata in casa, sono passi importanti, vi pare? Ah, si discute anche di federalismo, il Comune ad ogni richiesta risponde che non ci sono più soldi, ma adesso arrivano le "tasse di scopo", ci saranno un sacco di scopi, a breve, basta saperlo, quello che risparmi sull'Ici magari te lo ritrovi moltiplicato. Anche qui come per le elementari, si è andati a toccare l'unico ente che funziona, il Comune. Che gente va a mettersi con altra gente...

giovedì 11 settembre 2008

asilo 2

Non c'è come chi è nel bisogno che sa di cosa ha bisogno. Dopo aver insegnato 26 anni nella scuola avevo perso i contatti. Questa del maestro unico mi sembrava a prima vista un ritorno al passato non dirompente... E' la motivazione sottintesa che è intollerabile. Vanno a toccare l'unico ramo di scuola che funziona benissimo. Ma l'asilo fa imparare davvero tante cose. Come il dubbio che i "nidi" siano spacciati come innovazione pedagogica e invece siano dei comodi parcheggi per bambini che fino ai 3 anni hanno bisogno di punti di riferimento affettivi certi. Ma dobbiamo tutti lavorare come dannati, dobbiamo assicurare loro un patrimonio. In un certo senso un "sacrificio" dei genitori per i figli. Solo che per assicurargli i soldi gli fanno mancare non il pane ma qualcosa addirittura di più vitale, il patrimonio della vicinanza di madri (e padri). I bambini che sono stati al nido rigettano l'asilo addirittura fino a dover essere ricoverati per convulsioni. Tre casi. Magari isolati. Ma mi hanno insinuato il dubbio che ci sia qualcosa che non vada. Oltre a delegare in toto l'educazione ai valori (una studiosa del ramo mi ha detto che il bambino sarà quello che viene educato ad essere da 6 mesi ai due anni) e al comportamento conseguente, deleghiamo addirittura la "compagnia". Un tempo i nostri genitori badavano molto alla "compagnia", guai a frequentarne di "brutte". C'era un giudizio morale implicito, basato non certo sul censo, come avviene purtroppo oggi, ma sui valori da trasmettere. La difficoltà è sapere cosa è giusto, poi è facile (per i cromosomi morali sopravvissuti) fare il giusto (è una frase di un film: gli americani nei film danno il meglio).

mercoledì 10 settembre 2008

asilo1

Sono stato impegnato nel fare il nuovo numero del giornale che esce venerdì. E poi accompagno ogni mattina Mattia all'asilo dove il primo giorno gli sono scesi due lacrimoni, poi ha annusato gli altri bambini, al quarto giorno ha voluto restare anche a mangiare, il quinto lo stesso, oggi è il sesto. Le maestre dicono che è sereno e lui però la sera dice che si... annoia, ieri sera ha detto che vuol imparare a leggere e scrivere e andare a scuola perché i bambini dell'asilo sono piccoli... Però si diverte, dice, non conoscendo ancora il principio di non contraddizione. A me basterebbe si diverta davvero. Questa mattina aveva un po' di luna. Ah, ha 2 anni e 7 mesi...

martedì 2 settembre 2008

buco nero

Ogni tanto sulle nostre fisime e ambizioni si abbatte un uragano, un tornado, che spazza via tutto. Abbiamo, come dice il vangelo, costruito tutto sulla sabbia. Ci fermiamo un po' distratti a parlare con uno e il giorno dopo veniamo a sapere che è entrato in coma, che detto così sembra cosa normale ma normale non è per animali come noi che si vantano di essere unici per il pensiero. Ci illudiamo che qualcuno (per noi) abbia raggiunto la verità, ah ecco, è andata così, è stato lui a uccidere. Uccidere! Ogni morte di uomo (e di donna) ci dovrebbe diminuire, come diceva il poeta, datato anche lui. Suona la campana e quasi ci si infastidisce, chi è morto anche oggi, proprio oggi che devo fare, brigare, andare... Temiamo di avere impegni con il prossimo nostro, un minimo di condolore per buona educazione. Buona educazione? Sembra sia sparita in natura, spazzata via non dall'uragano, consumata nella stupidità dilagante. Eppure questo è l'unico mondo che abbiamo. Ho letto che fanno un esperimento nucleare a Ginevra che rischia di far sparire il mondo in un buco nero. Metaforicamente siamo già in un buco nero.

venerdì 29 agosto 2008

i sospetti

"Hanno preso l'assassino, adesso prendono anche il mandante". Non c'è come l'assassinio di paese (Vertova) che scatena l'interesse, avere il vicino di casa che ammazza dà un brivido impagabile, qualche assassinio senza pretese abbiamo anche noi qui in paese, direbbe (canterebbe di nuovo, se gli rimanesse voce e voglia) De André. Eppure non fu così quindici anni fa a Clusone quando ammazzarono Laura Bigoni. C'era allora un senso di fastidio, quasi di vergogna, Clusone, nel senso dei clusonesi, non voleva averci niente a che fare. Quindici anni sono passati, quindici anni evidentemente di danni enormi nella morale collettiva, adesso (e non solo a Vertova) che abbiamo tutti in mente chi è il colpevole, che se poi non è quello che ci sta sulle scatole e (quindi) abbiamo sospettato, naturalmente saranno gli inquirenti a... non aver capito nulla.

giovedì 28 agosto 2008

inni e canti

Il responsabile della scuola bergamasca rilancia l'alzabandiera e l'inno nazionale. Va beh, al netto delle nostalgie (ah i maestri d'antan...), insieme ai grembiulini, al voto di condotta, al ritorno del maestro unico, al divario tra insegnanti del nord e del sud, insomma, insieme all'annunciata e rilanciata severità e austerità, resta inevasa la domanda sul cosa debba fare la scuola, che tipo di uomo e di "italiano" debba sfornare, cosa si aspettino i genitori e gli adulti dai loro cuccioli d'uomo. Un'educazione condivisa a qualcosa che si sente di essere e si vorrebbe restasse. Meglio badare alla forma. Mio figlio non vuole andare all'asilo, rifiuta il grembiulino, non so cosa succederà mercoledì quando lo accompagnerò per il primo giorno. Magari con l'alzabandiera e l'inno si distrae...

martedì 26 agosto 2008

la guida estiva

Che blog è se poi uno non ci scrive niente? la bella e breve estate sta passando sopra di noi. Le medaglie dell'olimpiade fotografano involontariamente la realtà della mucillagginedi cui parlava De Rita. Fatichiamo a fare squadra, nella gara singola siamo capaci di tutto, anche di buttar giù di forza un... cinese. Poi guardi quelli che "fanno squadra" e il castello sociologico cade a pezzi. Gli Stati Uniti, che vincono negli sport di squadra, sono il paese degli individui, dove basta un cretino pazzo a fermare la storia, minacciando di uccidere Obama per "scongiurare" un presidente nero. E ci si ricorda che non sono minacce a vuoto. La scrittrice nera dice che non voterà Obama per salvargli la vita. E' un ragionamento individualista, chi salverà gli Stati Uniti, chi salverà il mondo? Ma non si può star qui a fare ragionamenti complessi, l'estate sta finendo ma ancora resiste, leggerezza, leggerezza, Galli Della Loggia apre il dibattito sulla scuola, Scalfari sul concetto di nazione e sul federalismo e poi succede che in un viaggio organizzato 80 persone prendono il biglietto del battello sul lago d'Iseo per andare a vedere la danza macabra a... Clusane (è a Clusone, dove non c'è lago, non c'è battello). Viaggio disorganizzato. Erano milanesi, non americani. Ma chi li guida, chi ci guida?

sabato 2 agosto 2008

dopati

Possibile che si dopino tutti, perfino uno che fa lo schermidore? La scherma con la "cavazione" (dell'occhio, dicevamo noi) ce lo insegnarono al corso e ci divertivamo un mondo, anche senza capire perché "toccasse" di diritto a uno l'attacco piuttosto che all'altro, solo per delle regole che ci sembravano assurde, il duello era duello, che diamine, se uno poteva infilzare l'avversario mica stava a vedere se toccava a lui la stoccata, no? Ma che uno prenda sostanze dopanti per fare scherma mi sembra assurdo. Eccitanti, forse. Certi giorni mi sembra di essere in sintonia con quello che al bar, l'altro giorno, mi ha detto, ma lasciateci in pace, che si droghino, mi voglio divertire a vedere vincere, poi se muoiono a 30 anni se la sono voluta. C'è un doping dell'anima che non viene mai sanzionato, la Cina ha preparato negli ultimi 12 anni le "sue" olimpiadi, atleti allevati in batteria, in campi di concentramento appena più moderni, cosa ne sarà di quegli atleti se perdono, che ne sarà di loro anche se vincono? Non ce ne frega niente. Nella vita vorrei fare l'antidoping a certi manager che se la tirano (la cocaina) e sono brillanti fino a che gli si spappola il cervello e non se ne sa più niente. La concorrenza viene battuta con tutti i mezzi. Qual è la morale di queste storiacce? Che lo sport ci serve per esorcizzare la nostra voglia insana di far guerra: se mandiamo i mercenari in battaglia non ci importa se e cosa hanno bevuto, vogliamo solo che vincano per noi. Perché ci serve a sbarcare il lunario con un po' più di allegria. E allora tutto il moralismo quando ne beccano uno (su mille) che non ce la fa, c'importa un fico secco.

sabato 26 luglio 2008

delitti

Delitti di paese, ti sembra impossibile, qualche assassinio senza pretese abbiamo anche noi qui al paese, no che ci sono anche le pretese, già quindici anni fa ci fu un giallo che non è stato risolto, una ragazza uccisa una notte d'agosto e adesso una donna sgozzata. Si fa presti a usare i verbi, provate a tradurli. Tra noi c'è uno che l'ha fatto, la tentazione di richiuderci dietro la porta di casa e pensare a sopravvivere noi, solo noi, c'è. non è fortissima, ma c'è. Ma resistiamo. Per ora.

giovedì 17 luglio 2008

impronte

Tutti noi abbiamo, consapevoli o no, l'ambizione di lasciare tracce del nostro passaggio sul pianeta. Se lasciamo un'impronta digitale non ci sembra granché, anche perché poi sull'uso proprio o improprio di quelle impronte abbiamo qualche dubbio. Ma è pur sempre consolante, fino a prova contraria che aspettiamo a pié fermo, che i miliardi di persone passate e di passaggio ne abbiano una inconfondibile. Dal 2010, secondo quanto deciso dal Parlamento della Repubblica, tutti dovremo consegnare agli archivi le nostre impronte, che verranno riportate sulla carta d'identità. L'identità di una persona, affidata finora a volatili dati anagrafici e a una fotografia che non ci rende mai onore (mai sentito uno e soprattutto una che la mostri senza dire che è venuta male), adesso avranno più corposità scientifica. La tiro lunga ma mi resta il dubbio (fondato) di aver perso un altro pezzetto di libertà. In cambio di che cosa?

venerdì 11 luglio 2008

mercato

Al mercato mia madre tirava sui prezzi. Era un gioco delle parti, lei sapeva, come tutte le donne, che chi stava dall'altra parte aveva già aumentato il prezzo di quel tanto che avrebbe "scontato" nel tira e molla con la spettabile clientela. Se tu non contrattavi pagavi anche l'aumento. Lunedì scorso ho fatto un giro al mercato, quello grande dei baradelli. Non ho sentito una sola cliente (erano donne, come una volta) tirare sui prezzi, pagavano quanto veniva chiesto. Anche "tastare" la merce adesso è severamente proibito. In un filmato che ho fatto alla fine degli anni ottanta, ho ripreso le donne che assaggiavano al banco degli alimentari, formaggi, mortadella, frutta... Provate adesso, si prende a scatola chiusa. per cui si va ad occhio e a chi non ha occhio succede quello che è successo a me: ho preso una confezione celofanata di pesche noci, mi attiravano. Come le ho assaggiate ho capito di avere toppato, erano durissime. Questo, bellezza, è il "libero mercato". Libero per chi vende che fa i prezzi e confeziona la merce: noi siamo i "ragazzi state indietro, lasciateci lavorare" dei vecchi venditori di acqua calda, acqua bollente calda, in piena estate.

martedì 1 luglio 2008

suicidio

Quando uno la sua vita, l'unica che ha, ce la sbatte in faccia, ci restiamo male per quel momento del condolore che basta a tacitarci la coscienza. Cosa gli, le abbiamo fatto di (tanto) male? A noi sembra che questa sia una vita da godere fino all'ultimo, a costo di sgomitare e arrampicarci sulle spalle e la testa altrui. Quell'altrui può essere chiunque, ma fingiamo che non sia quello su cui ci siamo appoggiati per prendere la rincorsa o la spinta. Magari non è proprio quello, è un altro, ognuno si tiene i suoi rimorsi e se tutti corriamo come matti sullo stradone del successo e qualcuno non ce la fa e finisce nel fosso, pace all'anima sua, adesso si riposa, magari riusciamo perfino a spremere una lacrima, nemmeno salata. Sono i morti che lasciamo sui cantieri, quelli spiaccicati sulla strada della fretta e della velocità, quelli ridotti a cercare vie di fuga catacombali. Non c'è, direbbe Guccini, nemmeno una colonna sul giornale, la Chiesa acconsente ai funerali con discrezione, conscia del fatto che se li rifiutasse quello che veniva chiamato (dalla Chiesa stessa) "Insano gesto" farebbe ancora più scalpore (come ha sperimentato). Ma non si parla di morte, figurarsi di suicidio. Derubricato ad "incidente". Ci si può sparare in testa per incidente, ci si può buttare nel lago per incidente, la morte stessa in fondo è un "accidente" e non una "sostanza". Bisogna tornare a leggere i classici, per noiosi che siano. Don Ferrante (Promessi Sposi) muore di peste dopo aver passato giorni a fare elucubrazioni sul fatto che la peste non possa esistere.

lunedì 30 giugno 2008

fiesta

Della Spagna noi sapevamo di una guerra terribile, detta "civile" quasi per beffa, i fratelli hanno ucciso i fratelli, mio padre raccontava di una guerra combattuta dalla parte sbagliata per gente che non sapeva fosse al mondo, e quel poeta (Garcia Lorca) ucciso come uno sberleffo che i poeti per certa gente sono "brutte creature", come cantava De Gregori. C'era poi quel romanzone sulle "Gride" che identificavano gli spagnoli dominanti come spacconi inconcludenti e arroganti, spada e cappa. che quando leggemmo "Fiesta" scoprimmo un altro mondo esotico fin dalla copertina, toreri e amori calienti come certe canzoni e solo "Marcellino pane e vino" e Pablito Calvo ci davano un segno di popolo alla buona come noi. E poi quella dittatura che non finiva mai e noi eravamo arrivati a pensare che la Spagna fosse buona solo per le vacanze e peccato ci fosse il Real Madrid che vinceva sempre e dappertutto. In pochi anni la Spagna ha fatto miracoli. Ed è l'unico paese dove il centrosinistra è al potere e ha il consenso (In Inghilterra c'è stato un crollo). Possibile che noi non riusciamo a produrre personaggi di spessore che ci aiutino a rimontare?

venerdì 27 giugno 2008

ostracismo

Sono (naturalmente in paradosso) per il ritorno alla sana pratica dell'ostracismo che nell'antica e democratica Grecia consentiva al popolo di votare (sui cocci, che si chiamavano ostrakon) il nome di un politico o un personaggio pubblico che stava diventando troppo potente e quindi minacciava la democrazia. Ha fatto vittime illustri e molti innocenti sono andati in esilio per i 10 anni previsti dalla legge. Un sano ostracismo consentirebbe, senza campagna elettorale televisiva, altrimenti si truccano le carte, di far fare una vacanza in qualche isolotto tipo Sant'Elena a qualche nome eccellente. Naturalmente lo faremmo all'italiana e finirebbe che mandiamo via i migliori lasciando in carica corruttori e maneggioni (lo hanno fatto anche gli ateniesi, e non in un solo caso). Direte, il popolo non è affidabile. Certo. ma delle volte, se lo si lascia libero di pensare, ci azzecca: non avrebbe mandato mai in esilio Donadoni. Non ci giurerei, viste le reazioni che ho sentito, che non ci manderebbe Lippi, detto il "nuovo" che ritorna. Lippi è come Luigi XVIII che pretese che la Rivoluzione e Napoleone non fossero nemmeno esistiti. Di lui e i suoi compari Prevert ha scritto: "Che razza di gente è questa che non ha saputo contare fino a 20?". Nel senso che i re di Francia di nome Luigi si sono comunque fermati al 18° quello che pretendeva di ricominciare e in realtà finiva.

sabato 21 giugno 2008

franza o spagna pur che se magna

C'è una scena che è metafora (amara) di vita e può confortarci alla vigilia di Italia-Spagna (o Spagna-Italia? la differenza dovrebbe far differenza): è quella del film di Indiana Jones ne "i predatori dell'arca perduta", in cui nella piazza di un paese arabo, all'improvviso la gente lascia libero il campo al duello tra il "nostro" eroe occidentale e l'arabo vestito di nero e armato di scimitarra. E' il cattivo della storia e il duello comincia con un volteggiare di scimitarra nell'aria da parte dell'arabo, che vorrebbe essere preparatorio a chissà quale duello arabesco: Indiana Jones lo lascia sfogare, tira fuori la pistola, pam e se ne va. Fine. E' quello che succedeva al grande popolo zulù abituato alle guerre praticamente a salve, fatte di gesti e rumori tra i due eserciti, vinceva chi "terrorizzava" di più l'avversario, restando lontano, uno sfoggio di potenza virtuale che doveva mettere in fuga il nemico. Dicono funzionasse, finché sono arrivati gli europei che si sono messi a ridere e hanno aperto il fuoco. Un massacro. Gli Europei (nel senso dei popoli, non del torneo di calcio) del nord hanno la filosofia del cinismo economico, minimo sforzo massimo risultato. Noi italiani siamo un paese a mezzo, la rivoluzione industriale è arrivata quasi un secolo dopo l'Inghilterra ma forse non è nemmeno mai arrivata del tutto, viviamo al di sopra delle nostre possibilità, siamo un incrocio tra cicala e formica. Il nostro calcio ci riflette: per decenni è stato risparmioso, attesa e contropiede. Poi siamo entrati tra le potenze, Arrigo Sacchi ha intuito il momento, dispendio enorme di soldi ed energie per essere tra i grandi. Adesso, dopo la sbornia, attenti al "debito pubblico", ma solo per finta, siamo un ibrido, ci vergogniamo di quello che siamo stati e gli altri ci battono in... contropiede. Ma come ibrido siamo temibili, in tutto. Il mondo ci guarda con curiosità, siamo un capitalismo temperato, forse una democrazia controllata. Ma sempre viviamo al di sopra delle nostre possibilità. Chi la dura la vince. Prima la "Franza" adesso la Spagna. Fin che se magna. Dai che vinciamo.

mercoledì 18 giugno 2008

l'elmo di Scipio

sentire gli inni nazionali cantati è istruttivo. Fino a qualche anno fa solo in America lo cantava (uno o una per tutti) prima dell'avvenimento sportivo. Come per la ola copiata tale e quale dai tifosi spagnoli, anche la moda del (bel?) canto ci ha contagiato, complice il risveglio canora favorito dal Presidente Ciampi. I due inni di Italia (prima) e Francia (poi: ed erano favoriti, quindi) cantati a squarciagola prima della partita di consolazione costringono a pensare alle parole. Due inni guerrieri datatissimi, i colli dell'impero (romano), elmi e i grandi Scipioni (l'Africano, l'Asiatico, Emiliano, quest'ultimo però non nel senso della Regione conquistata) e una volta tanto c'è stata risposta al dov'è la Vittoria con due goal la si è finalmente trovata. La Marsigliese è più sanguinolenta perfino nello sventolare i vessilli. Coorti e battaglioni. Ma, come già dicevo, è più disfida di Barletta che guerra di eserciti.

martedì 17 giugno 2008

sante alleanze

A me fa ancora impressione vedere incontrarsi senza scannarsi Nazioni in campo aperto. Sono della generazione dell'ultima guerra, che ha raccolto i ricordi della "grande guerra", quella del 1915-1918 e sono passati 90 anni da quando il generale Armando Diaz scriveva il suo bollettino della vittoria: La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 Maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi è vinta. (...) L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perdute quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecento mila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinque mila cannoni. E poi la frase epica che abbiamo imparato a memoria: I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.
Succedeva "solo" 90 anni fa e poi ci fu un'altra grande guerra, massacrante, l'Austria ingoiata dalla Germania come fosse una piccola provincia. Ho seguito Austria-Germania (calcio, trattasi di calcio), due nazioni che si sono integrate anche con matrimoni incrociati, eredi bolsi di grandi imperatori che erano, qualche annetto prima, scesi baldanzosi anche dalle nostre parti. Noi in guerra siamo sempre partiti come alleati dei tedeschi ma abbiamo sempre finito da "uomini contro". Italia-Francia è robetta, la Francia (suo malgrado con i due Napoleoni, il "terzo" (ma un secondo non ci fu) ingenuamente, il primo ponendo le basi dell'unità inconsapevolmente, ci ha aiutato e non poco giusto contro l'Austria. L'Olanda, la Romania, nazioni marginali nella storia e adesso condizionano i giganti nella prosecuzione con altri mezzi della guerra. Da piccoli ci insegnavano a cantare il Piave che mormorava, in piedi, fuori dal banco. Ci insegnarono anche la marsigliese, raccontandoci che la civiultà della democrazia era incominciata da quelle parti. Seppi molto più tardi che era cominciata in Atene 500 anni prima della nascita di Cristo. Ma poi ce l'eravamo dimenticata. Come sembra anche adesso.

martedì 10 giugno 2008

Europa, europei

Siamo il popolo delle cotte, non solo nel senso di quelle dei preti che pure sono rilevanti, ma degli innamoramenti che durano un po' e poi svaniscono. E così da un po' ci siamo disamorati dell'Europa. Non sappiamo di preciso perché, come capita che quella ragazza che ci aveva sconvolto il sonno, d'improvviso scopriamo che ha il naso lungo e le gambe storte. Lei è sempre la stessa, siamo noi che la guardiamo con occhi diversi. E così gli europei di calcio non sono i mondiali: lo diciamo adesso che abbiamo beccato tre gol dall'Olanda dei tulipani. Che poi a guardare la partita sembravamo in grado di "coglierli" (i tulipani) sul fatto quando si voleva. Forse non abbiamo voluto. Siccome siamo tutti molto più bravi di Donadoni abbiamo in testa la formazione giusta per battere chiunque, dagli Orazi contro i Curiazi, dalla disfida di Barletta, siamo il popolo della delega ai "campioni". E le colpe della sconfitta sono anch'esse delegate, i meriti della vittoria, è ovvio, invece sono nostri. Adesso fino a venerdì fingiamo distacco, in fondo siamo campioni del mondo, l'Europa è molto più piccola... Salvo spezzare le reni alla Romania e buttarci sulla sfida infinita con la Francia. Quella va vinta a prescindere.

venerdì 6 giugno 2008

Berlusconi IV Benedetto XVI

Ha detto che "c'è forte sintonia" soprattutto su valori e famiglia. Papa Benedetto deve aver fatto un sobbalzo sulla sedia, che fortunatamente non era quella gestatoria. Dopo il colloquio tra Berlusconi IV e Benedetto XVI, nell'evidenza che non ce la farà mai a raggiungere la XVI volta, se non con crisi di governo a raffica, Il Silvio nazionale che ha nei suoi sogni la salita al Quirinale, dicono abbia promesso al Papa di valutare l'ipotesi di un ritorno dei Papi nello storico palazzo già sede del Papato, appunto il Quirinale, riunificando le due corone. Sulla propria testa.

lunedì 2 giugno 2008

Silvio e Riccò (attenti agli accenti)

Intercettazioni. Berlusconi dice che ogni italiano ha diritto ad alzare il telefono sentendosi libero di non assere ascoltato da altri. Soluzione: "penso a multe per gli editori che le pubblicano". Va bene, ma non sarebbe più logico pensare a "multe" per gli intercettatori? Intercettano tutti e tutto: sui giornali finisce l'1 per mille, penso agli altri 999 che qualcuno può utilizzare a suo piacimento, senza farli finire sui giornali.
Pertini che profetizza Berlusconi dietro la scrivania presidenziale del Quirinale sembra una delle interviste impossibili, aggiustate per le grandi occasioni. L'aneddoto viene riciclato ad usum delphini, Pertini nel colloquio del 1980 "non aprì quasi bocca" e alla fine fece quella profezia. E provare a darle il significato contrario, nel senso di quel tipo che parla parla e Pertini, scocciato, che gli dice, alla fine, "mi sa tanto che un giorno la vedremo da questa parte della scrivania"? A far che? a parlare parlare parlare...
Contador come Balmamion, più che come Indurain. Balmamion vinse due Giri senza mai vincere una tappa, un succhiaruote insomma. Va tutto bene, ma mi è parso di cogliere nel "cronista delle banalità" della Rai una punta di risentimento verso Riccò, tipetto scomodo per i poteri costituiti di cui Bulbarelli è il portavoce: "se la crono avesse avuto 10 km in più lo raggiungeva". Certo, anche al Pora ci fossero stati 10 km in più Contador perdeva la maglia... E Pinotti vince la crono, già campione mondiale di specialità? "E' cambiato il vento, Contador è stato sfavorito". Pinotti è un ingegnere bergamasco, personaggio stupendo. Ma secondo Auro vince per caso. Insomma, come salire (non invitato) sul carro del vincitore. Noi di Araberara abbiamo mangiato in tenda con gli spagnoli tifosi di Contador e non se la... tiravano per niente. Ma Riccò è già scomodo: hanno buttato fuori Pantani dal gruppo, Riccò rischia di essere un altro Pantani, scomodo, solitario, vincente, troppo per i mediocri. Mediocri abbandonati dal tifo. Ma non si può dire. Basta guardare le foto, però...
Silvio e Riccò. Basta spostare l'accento della o sulla e e piombiamo nella banalità.

venerdì 30 maggio 2008

Il Giro in valle

Salgono i furgoni con scritte colorate, roba da vendere ai nesci, salgono ciclisti del venerdì che cercano la fatica del corpo e la soddisfazione dell'anima (definizione indefinita dell'infinito), salgono ragazze con zainetto con dentro la sussitenza preparata dalle mamme, si guarda il cielo, i tg ieri sera hanno mandato immagini di nuove tragedie, fiumi gonfi che non ci stanno più nella pelle e nei "letti", evadono in cerca di spazi vitali che erano loro e poi glieli abbiamo rubati, travolgono argini fragili e imprevidenti, frane che testimoniano la fatica della terra a stare attaccata alla roccia su cui deve essere fondata ogni certezza (come da vangelo) e i tg hanno annunciato nuovi sfracelli proprio sulle montagne del Giro che arriverà nella valli, quella di Scalve che è la mia, quella Seriana che è mia di adozione. Non c'è un campione cui affidare tutti noi stessi, dovremo rassegnarci ad essere camiponi noi stessi, basta deleghe in bianco e nemmeno in nero. C'è ancora una spera di sole, nuvolaglia nera ad ovest, residuo di speranza ad est, da dove, in decenni passati, doveva venire il vento di speranza e poi è venuta solo tempesta.

giovedì 29 maggio 2008

la macchina da scrivere

L'altra sera una ragazza, in un incontro su giornalismo e cose del genere, si è alzata dal pubblico e ci ha praticamente detto quello che Grillo ripete come una profezia: la carta stampata è morta e nemmeno lo sa, i giovani hanno tutte le notizie in internet ecc. ecc. Mi sono sentito vecchio. Va beh, ricordiamo tutte le profezie fallite sulla scomparsa della carta stampata, dalla diffusione della radio in avanti, come del resto doveva scomparire la penna dopo la nascita della macchina da scrivere, poi il computer, la tv, i telefonini, internet... Sono uno di quelli che è partito col pennino, la carta assorbente e il calamaio e adesso sto scrivendo nel blog. Ma dai che finché mi resta la curiosità mi sento in piena forma! Come il mio giornale che è al mondo da 21 anni e, in barba ad ogni previsione, anche nei primi quattro mesi dell'anno (aspetto i dati di fine maggio) ha registrato un aumento di vendite. Mai creduto ai profeti, ho grande simpatia per Elia. Già con Eliseo ho dei dubbi, vista la reazione contro quei bambini che lo deridevano (robe da Bibbia). I bambini sono l'innocenza delle reazioni spontanee, quelle che noi soffochiamo per pura formalità. La loro derisione è salutare.

venerdì 23 maggio 2008

I sogni e i paracarri

Ci sono giorni che non sono di alcuna stagione, né di quelle piene né di quelle di mezzo. Piove anche oggi qui, non è un temporale, non è pioggia autunnale, piove sul bagnato, non c'è nemmeno il pineto dannunziano, a rigore non c'è nemmeno pineta, ci sono abetaie, legno che non rende molto nemmeno nella stufa. In giro c'è gente ancora vestita d'inverno, la mattina non si sa che metterci e fa malinconia perfino parlare del tempo che fa e dover per forza pensare al tempo che faceva e che farà. La sera non c'è un film decente da vedere, l'unica cosa è una sana partita di calcio quando c'è. Ma è finito anche il campionato, il Giro non dà emozioni, aspettiamo a pié fermo di vederlo passare di qui, ci immaginiamo lì seduti su un paracarro a veder arrancare "quel naso triste come una salita", sapendo che saranno invece giovanotti sponsorizzatissimi. La benzina costa cara e abbiamo ridotto i sogni di conseguenza.

lunedì 19 maggio 2008

sconfitte mutilate

Questa ci mancava, l'Italia divisa tra interisti e antinteristi. Che poi, se pensate che l'alternativa non era il Milan o la Juve, ma la Roma, c'è da riaprire il discorso Lega. Come che c'entra? Avevano appena finito di fare fumose analisi peciose (che è diverso da speciose, è una voce dialettale per dire con più efficacia "noiose") sul voto operaio e addirittura ex socialista alla Lega, che adesso qualcuno dovrà cimentarsi a cercare di spiegare perché parte dell'elettorato leghista teneva alla Roma invece che alla "padanissima" Inter. La campagna di Libero contro Moratti mi ha altrettanto sorpreso, da un tifoso della Fiorentina come il bergamasco (e quindi atalantino a sua volta "geneticamente modificato") Feltri non mi aspettavo attacchi così feroci e sconclusionati nella logica e nei numeri. Faceva concorrenza ai giornali romani. A meno sia proprio quella la strategia editoriale...
Ma segnalo il relativamente vecchio rito tribale di non riconoscere mai i meriti altrui, quand'anche non siano a tutto tondo e tanto meno i demeriti propri (Vetroni che in una vignetta si chiede come abbia fatto... Prodi a perdere così male). E' tornato il vecchio piagnisteo dei perdenti (questi sì perdenti, caro Vittorio: non è un vezzo, ci conosciamo da infiniti anni) che nascondono la propria sconfitta (e non parlo della Fiorentina) denunciando "sconfitte mutilate" (c'erano una volta le cosiddette "vittorie mutilate" che ben coltivate hanno portato al fascismo), rivoltando come un calzino non solo la logica ma anche storia e geografia.
No, mi ricredo, niente di nuovo: basta davvero (ri)leggere la storia. C'è stato chi per dar contro alla città vicina ha chiamato in aiuto i francesi, chi gli spagnoli, chi gli austriaci, chi i prussiani, salvo strillare contro quelli che qui nel bel paese, già che c'erano, ci stavano, dividendo servi e armenti italianissimi.

venerdì 16 maggio 2008

artisti soli

Scusate il ritardo, sono stati giorni di impegno, abbiamo sfornato un giornale di 60 pagine, con un inserto sul ciclismo di 16 pagine e un'intervista che riteniamo esclusiva alla mamma di Marco Pantani. Il che apre il discorso sugli "artisti". In ogni settore ci sono gli artisti, quelli che ti reinventano la vita, che scoprono vie, mezzi e soluzioni geniali. Gli artisti in genere sono mal sopportati nel proprio settore, mettono in ombra gli altri che magari lavorano come muli e poi tutti i riflettoni vanno addosso al genio. Ma il cavallo di razza nobilita anche i muli. L'illusione di "fare a meno" del grande giocatore, del grande corridore, del grande inventore, è la rivolta autolesionista dei peones, è la concezione orizzontale della vita che ha illuso anche la mia generazione, confondendo le pari opportunità con le pari capacità. Il Giro d'Italia ha bassissimi ascolti. Le cause sono talmente lampanti... Non basta avere un bellissimo tracciato che al confronto il Tour è un piattume. Ci vogliono gli interpreti, come a teatro, puoi avere il copione migliore del mondo ma se lo fai recitare a degli incapaci sarà un flop. E come a teatro ci sono i capocomici, i protagonisti, i nomi che richiamano gli spettatori fin dalla locandina, così nello sport e perfino nella vita.
Certo, gli artisti hanno bisogno dei "normodotati", per essere primi bisogna pur che qualcuno arrivi secondo e terzo e giù giù. Se corri da solo non saprai mai se davvero sei un genio, ci vogliono termini di pagarone. Senza umiliazioni, perché in fondo ognuno di noi cerca la felicità e se leggete la vita di questi geni, vedete che si conclude quasi sempre malissimo, la genialità fa mettere in conto invidia, rancori, dispetti, agguati. Soprattutto fa mettere in conto la solitudine. Perché chi sta in alto è per forza solo. Ed è dall'alto che si fa polvere quando si cade.

sabato 10 maggio 2008

alpini e girini

Gli alpini si radunano nella piazzetta pronti alla partenza per il raduno. C'è l'aria delle gite e pellegrinaggi di un tempo, questa mattina le mogli si sono alzate presto a preparare la sacca con dentro il minimo per la sopravvivenza, che di sicuro avevano la faccia compunta della rabbia inconfessata di qualcosa (qualcuno) che sfugge loro dalle grinfie, anche per poco, quell'aria compassionevole, della serie, non te la caverai mai senza di me, chissà come mi torni a casa che ci vorrà una settimana per rimetterti in sesto... Fedele all'immagine uno, mentre aspetta la corriera, si è portato il fiasco, forse l'ha comprato appena fuori dal raggio di controllo muliebre. Hanno l'aria degli eterni ragazzi che sono stati e dentro rimangono, pregustano due giorni di compagnia maschile, liberi dai sacri vincoli matrimoniali, come i ragazzi delle gite scolastiche che già pensano alla trasgressione che anche solo immaginata sembrava alla portata della realtà. O il gusto perduto di paese in trasferta, alla ricerca della comunità perduta, che alle volte era più divertente il viaggio della stessa meta, quando arrivavi già temevi la delusione, l'aspettativa e l'attesa valgono la festa, lo si sapeva dalle elementari, il sabato del villaggio lo si studiava a memoria e l'adolescenza è l'età più bella proprio perché ci si può aspettare il meglio, non ancora mortificati dall'aver visto cadere ben più che gli aquiloni...
Da Palermo partono anche i girini, nel senso dei corridori. Fatichiamo a pensarli come gli alpini, con l'aria da italiani in gita, come direbbe (canterebbe) Paolo Conte. Difficile che il giro si scrolli di dosso i sospetti. Non che una volta le cose andassero meglio, la simpamina non sappiamo bene cosa fosse ma se ne parlava senza scandalo, tra noi ragazzi che avevamo tutti una bicicletta e noi se ne aveva una in quattro (maschi) una Bianchi con manubrio piatto, che già sembrava di essere in corsa perenne che al paese uno saliva o scendeva, di piatto non c'era nemmeno il campo di calcio, che pendeva verso valle. Arrivare in cima a una salita era liberatorio che c'era uno (Kubler? mah, non mi ricordo bene) che arrivava in cima e lanciava un nitrito da cavallo e noi si ascoltava la radio dove tutto era epopea e noi, reduci da letture appassionate dell'Iliade (per star fuori dal Coppi e Bartali, Ettore ed Achille io tenevo a Diomede, eroe del canto V) avevamo i nostri "campioni" in esclusiva, e il mio, dopo Coppi, fu Gastone Nencini, poi Italo Zilioli e naturalmente Felice Gimondi. Un mio compagno teneva a Balmamion, per via che vinse due Giri di fila senza mai vincere una tappa e gli pareva miracoloso il fatto di vincere senza mai vincere...
Partono, c'è tempo per ricordare. E già questo però è brutto sintomo, quando il ricordo fa aggio sull'attesa.

martedì 6 maggio 2008

Piccole patrie

E' vero. Mi hanno fatto osservare che anche tutti i tifosi delle piccole squadre di provincia, che poi tanto piccole non sono, dovevano votare "contro" Berlusconi, che ha rilanciato l'idea di un campionato ristretto alle grandi squadre e una specie di A2 per le piccole. A parte che l'Atalanta quest'anno ha battuto il Milan sia all'andata che al ritorno come niente fosse... si ribadisce, la vittoria di Berlusconi alle politiche sta a indicare che gli elettori non hanno confuso il sacro col profano, stando alla stessa dichiarazione dell'imminente premier sempre nel dopopartita del derby. Tutto sta a vedere quale tra politica e calcio sia il sacro quale il profano. O non è il calcio la prosecuzione della politica (e perfino della vita e della morte, vista l'organizzazione degli ultras e le loro dichiarate tendenze politiche) con altri mezzi? Che milioni di elettori-tifosi non abbiano confuso le due cose è consolante. "L'è tota politica" (non trovo la dieresi da mettere sulla o...), è tutta politica, dicevano i nostri vecchi quando le cose violavano il principio di non contraddizione o anche solo quello del buon senso. Lo stesso Berlusconi ha annunciato di voler abolire le province. Essendo stato per due legislature anche in Consiglio provinciale a Bergamo, posso testimoniare che rende più la bergamaschità l'Atalanta che un paracarro sulle strade provinciali (nel senso della viabilità). Il discorso sull'AlbinoLeffe complica le cose: se va in serie A, le due milanesi, le due romane, le due genovesi, le due torinesi (se il Torino si salva) dovranno confrontarsi e scontrarsi con le due bergamasche. E fanno cinque binomi su diciotto unità. Peccato per il glorioso Verona, precipitato in C2, che con lo scudetto prima e col Chievo poi aprì l'autostrada dell'orgoglio di provincia. Mi ha confidato un imprenditore, che lo scorso inverno stava "comprando" una squadra di provincia, che la C è una disgrazia, l'ideale economico-finanziario è la B. Siccome al Verona ci aveva fatto un pensierino, adesso nemmeno ci pensa a tirarlo fuori dalle pettole, deve farcela da solo. L'AlbinoLeffe è come il Chievo, piccoli miracoli di buona gestione, come solo in provincia possono succedere, sul modello delle nostre piccole-medio imprese del resto, che sono la spina dorsale della nostra economia, che all'estero ancora non sanno farsene una ragione. Ma come (sempre come insulto alla logica) vogliono fare il federalismo e al tempo stesso mortificare le "piccole patrie" (calcistiche)?
PS Neanche il tempo di scrivere che mi hanno telefonato di aggiungere un'alternativa alle "piccole patrie". Se proprio il Berlusca vuol fare il campionato delle grandi, bloccato, senza retrocessioni e promozioni, solo per la Champion e la Coppa Uefa, se l'AlbinoLeffe viene in A, Bergamo DEVE entrare nel club delle grandi con le sue 2 squadre. Naturalmente da quel momento sia Atalanta che AlbinoLeffe non retrocederanno mai più...

lunedì 5 maggio 2008

Le braghe

Vedendo Berlusconi capitalizzare politicamente il successo milanista in modo al solito sfacciato, mi sono chiesto quanti interisti (era il derby) l'abbiano votato alle recenti elezioni. Non c'entrerebbe nulla, la politica col calcio, ci sono milanisti che votano a sinistra e interisti a destra, ci mancherebbe. Non quando però una squadra viene usata per fini politici (basta leggere i commenti dei tifosi milanisti su Massimo Moratti, paragonato a Veltroni): allora la risposta va data in termini politici. Un mio amico milanista, quando Berlusconi "scese in campo", nel 1994, non rinnovò l'abbonamento al Milan. Maldini che fa propaganda elettorale alla vigilia (sconfitto, commentò che la vera 'partita' era un'altra, quella della domenica, con chiaro riferimento al voto). Inzaghi è già stato nominato... sul campo dal padre-padrone ministro in pectore dello sport, e siccome Galliani ha dichiarato che Inzaghi sarà titolare anche il prossimo anno, Berlusconi pensa di farlo ministro quando, nel 2013? Facendo intendere che sarà ancora lui a decidere, a 78 anni! Mi correggo, l'offerta in realtà, mi hanno detto, è come responsabile del settore sportivo di Forza Italia o Partito delle Libertà, dove c'è bisogno di gestire il footing mattutino dei capi. Forse ce la fa perfino Inzaghi che pensavo avesse più motivi per essere riconoscente al Leffe (ora AlbinoLeffe) e all'Atalanta che lo hanno allevato e lanciato. Il Milan c'entrerebbe nulla, Berlusconi, come fa in politica, manda fuori falsi bersagli per non essere... silurato e il bello è che riesce a far passare come brillante, vincente, anche una stagione disastrosa. Come il centrosinistra non ha mai saputo trasmettere e capitalizzare nemmeno i (relativi) successi, Berlusconi è un mago che quando dal cappello non gli esce il coniglio ma solo un fazzoletto per piangere, invece di ammettere il flop riesce a far credere che i comunisti gli hanno mangiato il coniglio e sventola il fazzoletto spacciandolo per un prezioso cimelio d'artigianato del... pizzo.
Chiacchiere. Ma quanti interisti domenica, allo sfottò berlusconiano, hanno pensato a quando lo hanno votato? Che poi se estendessimo la domanda a juventini, romanisti, fiorentini ecc. tenendo conto che anche una parte di milanisti non lo ama di certo come politico e sa che le vittorie di Pirro durano un giorno, uno si chiede se non ci sia una fetta di popolo delle libertà già pentita prendendo atto dell'esibizione di arroganza... L'uomo non sa perdere (vi ricordate i brogli denunciati nel 2006? Naturalmente non c'erano) ma il brutto è che non sa neppure vincere. E siccome la vita è fatta di saliscendi, viene il sospetto che non sappia neppure vivere. Del resto per quante ville abbia, ne può abitare una sola alla volta. Come quel tale che aveva migliaia di pantaloni (braghe), e se ne vantava dando degli straccioni a chi gli confessava di avere appena quello che indossava: fino a che uno gli rispose che in fondo non c'era poi tutta quella differenza: tutte e due ne potevano mettere solo uno alla volta.

venerdì 2 maggio 2008

le opere e i giorni

Mi hanno chiamato Tempesta. Non all'anagrafe, che sarebbe stato troppo e l'arciprete avrebbe fatto come Don Camillo col figlio di Peppone (che voleva chiamare Lenin) e avrebbe preteso di metterci vicino almeno tre nomi di santi, per compensazione. Mi hanno messo solo un secondo nome, Vittorio, segnandomi come uno che doveva cambiare il mondo, perché Pietro nella concezione cattolica è il primo e così un bambino cresce con addosso le fami ataviche delle generazioni precedenti e il peso delle loro attese deluse. Perché ognuno di noi dovrebbe avere un figlio migliore del padre e il mio (che ha solo due anni e tre mesi, come non manca di dire a tutti) non faticherà ad esserlo. Quando ero sindaco e arrivavo in municipio, avevo la pretesa che le opere si conciliassero con i giorni e non con i secoli e così mi hanno dato (di nascosto) quel titolo di uno che ti scombussola la giornata. L'ho fatto per tre legislature filate, il sindaco, ma a distanza di anni ci si accorge che il mondo sembra impermeabile ad ogni... tempesta, Perlomeno a una tempesta isolata. Ho cominciato con la cannuccia e il pennino, la boccetta d'inchiostro incorporata nei banchi neri di legno segnato da generazioni di coltellini di ragazzi che (anche loro) si illudevano di lasciare un segno del loro passaggio a quelli che seguivano, da lì passavano tutti, imparando l'abc della vita, prima ancora che del sillabario. Ho visto inventare la penna biro, che il mio professore di latino ne aveva due, una blu e una rossa, le si riconosceva dal cappuccio, bellissime. Ho risparmiato per mesi per comprarmi una penna stilografica pelikan, verde, ce l'ho ancora ma lo stantuffo non funziona più. Mio zio mi teneva su fino a notte a farmi imparare sulla macchina da scrivere e sui tasti del pianoforte, dove rifiutavo (già allora) la logica degli accordi che sono compromessi mascherati. Il computer l'ho preso al volo e quindi, quando mi hanno detto, dai, perché non fai anche tu il blog, va bene, dico. E allora cominciamo...