giovedì 30 giugno 2011

cento

L'asilo è finito. Ci è andato, per l'ultimo giorno prima dei "cento giorni di vacanza" (arrotondamento in eccesso tutto suo) con la maglia di Milito, per far piacere alla maestra Emi, moglie del primo tifoso interista di Sovere, capo di un club. Infatti ha ricevuto i complimenti ma ha sospettato che alla maestra Michela (che è la direttrice, "le altre maestre sono vicemaestre" dice Mattia) non sia piaciuta del tutto. ma oggi menu speciale, con finale di anguria, che a Mattia piace moltissimo. Questo pomeriggio ha poi detto le sue preferenze e "voglio invitare la maestra Michela a dormire da noi", che per lui è il massimo, dormire insieme (che poi per un maschio è una preferenza già orientativamente naturale). E poi si è già virtualmente annoiato, anche perché la nonna oggi non stava tanto bene e quindi lui, restato a casa, non sapeva con chi giocare (la nonna ultimamente ha dovuto sottoporsi a test sportivi di non poco conto). Il primo mezzo giorno di vacanza è passato. "Ne restano 99" ha calcolato Mattia. Che vuol dire che fare una sottrazione. "Perché, 99 viene prima di 100, no?". Certo, certo. Solo che i giorni di vacanza saranno un po'0 di meno. ma confido nella confusione del numeri primi.

mercoledì 29 giugno 2011

chi non lavora

Mattia ieri, dopo l'asilo, ha avuto un attacco di febbre fino a quota 39. Non ha perso lucidità, si è immedesimato nella parte del malato non immaginario e si è messo sul divano, facendo considerazioni sul "colpo di calore" che è diverso dal "colpo di sole" come gli spiegavo e lui memorizzava, "ma adesso la testa qui davanti non mi fa più male". Stamattina è voluto salire a Clusone in redazione dove la Checa sta facendo lo stage concordato con la sua scuola. Bilancio? Mattia che sintetizza: "Credevo di venire a Clusone a lavorare, invece se il Diego dorme, mi è toccato far giocare tutta mattina la Checa". Il Diego è il suo bersaglio preferito, gli dà del ciccione e dice che non fa niente. In effetti sono stati qui, la Checa e Mattia, a giocare a non so che cosa con la scatola del 100 giochi virtuali. Adesso è a casa ma vorrebbe giocare a tennis, ma con chi, anche il gioco che passa la Tv non riesce ad aprirlo. E aspetta me per attivarlo. Domani sarebbe l'ultimo giorno di asilo e ci sarebbe anche una festa. Lui vorrebbe portare un regalo a tutte le maestre, alla Michela vorrebbe portare una collana e voleva partire per Caorle oggi pomeriggio per comprarla, alla Emi vorrebbe portare il gagliardetto dell'Inter perché è tifosa, alla Roberta, che è poi la sua maestra... "niente perché il regalo gliel'ho già portato dal mare". Ci sarebbe l'Alessia, ma non l'ha citata. Amen.

sabato 25 giugno 2011

abbastanza

Il mio bambino mi sa che sarà logorroico. lasciamo stare la tendenza al comando, su asse ereditario diretto (l'altra sera alle prove della Banda, si è messo a far andare le mani e dirigere, con divertimento orchestrale...) ma due episodi inducono a qualche preoccupazione. Tre giorni fa arriva a casa e racconta di Sofia. "Io stavo parlando, mi volto e non c'è più. Hai capito? Era andata via mentre parlavo". Mattia ci era rimasto male. Avevo pensato che in fondo Sofia poteva essere andata via per motivi impellenti, già io sono villano a sufficienza per abbandonare un colloquio senza dire nulla, questa Sofia la capivo benissimo, soprattutto se si trattava di un... monologo. Ma il fatto si è ripetuto il giorno dopo, questa volta con Yuri, che a vista non mi sembra uno tanto predisposto a lunghi discorsi. Tutto è cominciato con Yuri che ha mostrato a Mattia la sua ferita di guerra al braccio. A Mattia non è parso vero far vedere la sua ferita al ginocchio. (Parentesi: volendo Mattia far vedere la sua ferita anche in futuro ha detto a sua madre di... fotografarla!). Dai rispettivi racconti mi sembra di aver capito che mentre quello di Yuri si è concluso con poche parole, insomma ha sbattuto e basta, quello di Mattia si è trasformato in epopea. A un certo punto Yuri se n'eè andato lasciando Mattia per la seconda volta a parlarsi da solo. Siccome anche a casa e in giro, quando comincia un discorso, non la finisce più, mi sa che avrà problemi di relazione, nel senso che stronca i suoi interlocutori. E così ieri gli ho chiesto: hai parlato con qualcuno oggi? "Sì, con Manuel". E ti ha ascoltato? "Sì, abbastanza". Ora, lo confesso, non ho osato chiedere di quantificare quell'abbastanza.

giovedì 23 giugno 2011

sfondo azzurro

Mattia cinque giorni all'alba delle vacanze dei cento giorni, come dice lui. In realtà saranno meno, ma vuoi mettere la cifra tonda che dà una sensazione del tempo dilatato all'infinito? All'asilo sono rimasti meno, gioca e disegna. ha portato a casa vecchi lavori. In uno, a "tema libero" ha disegnato una specie di massa muraria verticale, con un'appendice davanti che vorrebbe dire Santuario, disegnata in oro, il suo colore preferito. Poi ha disegnato due personaggi, uno con un vestito nero e gambe lunghe, il "papà", uno più basso con una maglia rossa e anche qui due gambe lunghe e sopra c'è scritto "io". Sfondo azzurro, erba verdina al piano. L'ho appeso qui in redazione, io e lui a giocare sul prato del santuario. Ogni volta che gli regalano un libro da comporre e colorare lo finisce in poche ore. Abbiamo letto un altro capitolo de "Il piccolo alpino" ma siccome era quello in cui a Giacomino (la parola l'ha riconosciuta in tutte le pagine, come "Alpino") viene annunciato dal maggiore Lupo che suo padre è morto e sua madre è grave in una clinica svizzera. Mattia ha detto "basta". Ha voluto giocare ad altro.

venerdì 17 giugno 2011

il riso della maestra

Mattia solitamente, appena fuori dal perimetro di sua competenza che segna idealmente (come fanno i cani, gli ho spiegato) è un bambino educato. All'asilo in questi giorni non si fa attività didattica, praticamente lo mandiamo per socializzare, fare amicizia, ne ha bisogno, perché non mi diventi un lupo solitario e fatichi poi in seguito ad allacciare relazioni. Solo che gli mancano, dice, i suoi due amici, veramente una è una bambina. Così deve "socializzare" con bambini di altre classi, che non ha mai conosciuto se non di vista. E' successo che ha raccontato com'è andata con una bambina dei "grandi". E' arrivato nel salone, ha visto un triciclo libero e si è avvicinato, l'ha preso e quella bambina (è alta) gli ha detto che l'aveva già prenotato lei. "Allora ho brontolato, ma forte, lei mi ha spinto e allora io le ho detto di prenderlo che tanto è brutta". La maestra (non la sua) "ha riso" (citazione biblica "Perché Sara ha riso?") e ha detto: "Tu sì che sai già come offendere le donne". La cosa si è conclusa così. Ieri invece ha perso a bandierina, non è mai riuscito a beccare il fazzoletto e non ha mai raggiunta Clara. Perché? "Io correvo, guarda come corro forte". In effetti è abbastanza veloce ma si vede che la bambina è sgamata e l'ha evitato a zig zag. Ho provato a indagare in tal senso, ma poi ho mollato la presa. Oggi lavori alla casetta con lo zio Pepe. Poi abbiamo assaggiato dall'albero le amarene dello zio Mario, la prima era piuttosto acida e rifiutava l'ostacolo, poi ha assaggiato quelle che gli ho dato io (mature) e allora ha convenuto che era "buone".
Ieri sera è andato a letto tardi perché sua madre è uscita a mangiare la pizza. Lui l'ha aspettata sul divano fino alle 10.30 e quando è arrivata non le ha rivolto la parola, offesissimo. Così impara.

sabato 11 giugno 2011

iniziazioni

A casa per l'attacco del virus (stabilito che dell'onnipresente virus di tratta, che ha falcidiato l'asilo) Mattia non demorde. Un fatto e delle parole le novità. Il fatto: va giù in garage e, perso per perso, traffica sulla sua bicicletta, stacca le rotelle (svitate da solo), sale e via, una trentina di giri nel garage con caschetto ma senza cascate. Ha fatto tutto da solo, una decisione drastica. Ora stavo pensando a quando la Luigia, che c'è ancora, è viva e vegeta anche se avrà i suoi anni anche lei, mi ha portato nel campo sportivo di Tavernola con una bicicletta che era una roba a metà statura, pesante, fornita da Paris che non so se faceva il meccanico ma era all'inizio di Via Pero e l'aveva fornita lui, e poi insomma vado, mai avuto rotelline, o la va o la spacca e a un certo punto mi volto e la Luigia non mi tiene più, sto andando da solo. E poi ho spiccato il volo giù per Via Valle, sterrata, passo sulla provinciale asfaltata di recente, pochi camion, risalgo sul piazza di sopra (a Tavernola è una strada parallela alla provinciale sul lungolago) e... infilo la ruota tra le gambe di una signora che non avevo visto e quella è lì davanti seduta per terra che urla minacciandomi, "lo dico a tuo zio". Oh, mio zio era il parroco... Ecco molto ma molto meno traumatica l'iniziazione di Mattia giù nel garage. Il quale Mattia, debilitato dalla dissenteria, ieri sera ha sentenziato: "Non ero così stanco nemmeno quando sono nato". Che è una notizia, non lo sapevamo che era nato stanco, non lo aveva mai dato a vedere e dal moto continuo da cui è sempre preso non sembrerebbe proprio.

giovedì 9 giugno 2011

gita

Gita scolastica. La prima uscita solitaria (si fa per dire), il primo tentativo di volo singolo fuori dal nido. Con la "corriera". Mattia non l'avevo iscritto alla gita nel bosco incantato di Gavardo. Succede che martedì pomeriggio mette giù il muso. Gli si strappa la confessione: all'asilo hanno parlato molto di gnomi e fate più o meno turchine che si incontrano in quel bosco. E lui non può andarci. Va bene, non l'avevo iscritto pensando proprio non volesse lui (infatti non voleva). Frenetici preparativi e comunicazione mattutina del cambio di parere, la direttrice Michela disponibile e via, Mattia parte. Torna nel tardo pomeriggio con un cappuccio rosso e un ragno disegnato sulla guancia. E' contento, anche se dice che hanno mangiato solo pane e salame, che naturalmente non è vero, ma la sua memoria si aggiusta a seconda delle convenienze. Questa notte però vomito forte, forse ha preso freddo e così salta un giorno di asilo, lui che era già pronto, si era rimesso il cappuccio rosso a cono per andare probabilmente a ritrovare gli amici. Il primo volo è andato bene. Gli ho chiesto: era al finestrino? "Sì". E cosa hai visto? "Non lo so perché guardavo la televisione". La televisione? "Sì, sul pullman c'era la televisione e davano i cartoni. Ah. Niente visioni dal finestrino, la curiosità del mondo che già Celentano cantava la meraviglia: "quando andavo in tram mi piaceva restare sempre in piedi, sul seggiolino... era come vedere un bel film, tutto a colori di fronte a me, prati verdi...". Domani torna all'asilo.

domenica 5 giugno 2011

parabola

Lo so, lo so, dovrei tenere aggiornato il blog. Poi rimando, corro, dimentico, rimando ancora. L'ultima di Mattia è che ieri pomeriggio c'è stata la festa di fine anno all'asilo. Non che non ci vada, anzi, da domani e per tutto giugno ci va ancora. Ma quella di ieri era la fine dell'anno scolastico vero e proprio, con la consegna dei diplomi e delle pagelle. A Mattia è stato consegnato un diploma in cui c'è scritto "Sei grande", nel senso che l'anno prossimo va nei grandi. Ai bambini che vanno alle elementari è stata riservata la consegna di bellissimi diplomi, tutti vestiti in costume come nei campus americani, con tanto di feluca all'americana, stupenda, si vantavano. Poi canti e festa dei genitori nel cortile delle suore, con il presidente dell'Asilo che ha rivelato che hanno avuto tagli dal Governo (per l'asilo di Sovere pari a 25 mila euro)... ma come, non era il governo della salvaguardia della scuola paritaria cattolica ecc. Tutto benissimo. Solo che Mattia è entrato in crisi di legittima distribuzione dei meriti. "Forse non vado in un asilo che ha promosso anche Pietro, che ne combina di tutti i colori". E d'improvviso capisco che il fatto di proporre comunque un traguardo, allenamento al "giudizio" ricorrente delle vita, si trasforma da subito in raffronti e competizioni. E adesso via alla spiegazione con la parabola del padrone della vigna. Lo farò oggi o domani, devo trovare il tempo. Ah non la sapete? Andate a rileggervela. Dove, va beh, adesso ve la cerco, Matteo 20, 1-16 che viene chiamata "Parabola degli operai" almeno nel testo della Bibbia edizione Paoline che ho io, datata... 1968.