giovedì 31 dicembre 2009

ego te absolvo

Gli anni pesano, vanno rallentati (per chi ne conta tanti), fermate il mondo, ma non perché voglia scendere, semplicemente per goderci il paesaggio, l'hic et nunc, il futuro precipita verso la fine. Credo sia questa la costante di ogni generazione che declina. Ma le generazioni giovani un tempo andavano di fretta, avevamo voglia di incidere (e a fondo) noi, qui sembra che anche i giovani vogliano fermare il tempo. Non credo perché ci stanno bene, in questo tempo, ma perché non sanno immaginarne uno migliore. Mattia vuol imparare, non capisce però si debba far fatica. Dovrei raccontargli la metafora del peccato originale, fatalismo puro, condanna esterna alla condizione del sudore e del dolore. Ma è un fatto, ogni passo costa fatica ecc. belle frasi fatte. Poi lui vorrebbe invece che sapesse già leggere e scrivere, gli sembra (ma davvero) una perdita di tempo stare lì a imparare a tenere in mano una penna, si arrabbia perché non sa leggere, aspetta l'illuminazione improvvisa. Devo aver sbagliato qualcosa o è una costante dei tempi? Perché noi accettavamo il percorso senza batter ciglio e lui vorrebbe già essere al traguardo senza il fastidio di imparare? Tra un mese preciso avrà 4 anni. E tra otto mesi io ne avrà 65. Mio zio don Pierì diceva che il 1 gennaio gli uomini già contano l'anno che compiranno. Lui è morto a 65 anni compiuti (ma già in coma) da pochi giorni, in quell'ottobre del 1959. E a me parve avesse vissuto quanto bastava per un uomo. Adesso vado a giorni, certi giorni mi sembra già basti, poi uno dice, devo alzarmi, devo fare, devo brigare e sbrigare, c'è Mattia che ha bisogno di me. Chi lo sa se ne ha davvero bisogno. E' una brutto mondo, mi pare, ma è l'unico che abbiamo. Dai, dai, dai, archivio un altro anno, la convenzione dei lunari è confortante come una confessione, ego te absolvo e si riparte più leggeri. Buon anno a chi legge.

mercoledì 30 dicembre 2009

babele

Sarà una "tragedia". Per oggi, giornata di pioggerella dopo la splendida giornata di ieri, non è prevedibile altra tragedia nel mondo (speriamo) che il bagno di Mattia. Quando s'impunta s'impunta, rifiuta l'ostacolo. E in prospettiva c'è il ritorno temutissimo all'asilo dopo la sbornia delle feste e dei regali, andirivieni di gente che porta doni, re Magi dei mondo da lui conosciuto, stelle comete invisibili che guidano verso un bambino già attempato (compirà 4 anni il 31 gennaio) che con tutti i regali che ha avuto ieri pomeriggio mi ha detto: "Mi aiuti a fare il muratore?". E vai con una costruzione improbabile di un casamento fatto di prismi e mattoni di carta ("ma questi sono giornali...") salvo poi portare lui malta invisibile fatta con sabbia e cemento portati con camion che compiono tragitti chilometrici in pochi secondi, con l'aiuto di manovali immaginari, il signor Nilson (la scimmietta di Pippi Calzelunghe) che stava lontano ma è stato rievocato come in una seduta spiritica e il padre che incarna diverse anime perse con vocine e vocette di diverso tipo, arrancando nella memoria per non sbagliare tonalità ("Ma non parla così il signori Nilson": ma adesso stava parlando l'orso con la pelliccia!). Tv spenta e gioco delle bocce, supereroi che abbattono dinosauri ecc. in una confusione da torre di babele di lingue, fiabe e mondi immaginari. Che fatica essere uomini, che faticaccia essere padri (e madri, suppongo ancora di più).

lunedì 28 dicembre 2009

grido

Mattia è partito (dalla redazione). Ha costruito, avvitato e svitato. Però ha detto che lui non paga i lavori che fa. No, non è entrato ancora nella logica di mercato. E' ancora sano. Poi non vuole più partire. In auto ha abbassato il finestrino e mi ha gridato: "Ti voglio bene. Ti voglio bene". E basta un grido così per stare al mondo.

centenari

Toccata e fuga. Mattia si è alzato con un raffreddore colante che lo rende furioso. Poi passa tutto, gli basta una macchinina e sembra un altro giorno. Ieri sera mi ha detto: adesso fai il meccanico che devo portarti delle macchine da aggiustare. Lo faremo magari oggi pomeriggio. Fuori/dentro, freddo/caldo. Mi viene in mente che anche noi da ragazzi si era al freddo e il caldo era solo quella della stufa della cucina, mani gelate da piangere quando si scongelavano sulla stufa, ma sempre fuori e anche in casa, a parte la cucina, c'era tutto freddo, ci si alzava, ci si vestiva, freddo/caldo, non mi pare che fossimo una generazione particolarmente forte nel fisico, anzi, si era vecchi a 60 anni. L'altro giorno in ospedale ho trovato una signora di 98 anni che parlava con una lucidità impressionante, sembrava una di 70 anni al massimo. Ha confidato di avere una sorella che compirà, come la Margetì di Riva di Solto, 106 anni in aprile (Margetì li compie il 20 gennaio prossimo). "E' al casa di riposo ma non perché non si muova, solo che siamo tutti vecchi". Fa impressione una donna che ha figli ottantenni o poco meno, si allunga la vita. Spero per Mattia che si allunghi ma con la soddisfazione di essere lucidi, altrimenti a cosa serve? Mattia ha imparato a soffiare... il naso, meno male, era una delle cose che ancora non gli riuscivano, come tenere in mano correttamente una penna (non che sia un obbligo tenerla in un certo modo, è una questione di "economia pratica". Queste lunghe feste snervano anche lui e non sono educative, troppi portatori di doni, come ho scritto, troppi messaggi contrastanti e la fatica di crescere uomini quando noi già uomini fatichiamo a trovare filo logico avendo lasciato per maledizione nel paradiso terrestre perduto l'albero della conoscenza del bene e del male. Chissà che sapore avrebbe la vita ritrovando il gusto di morsicare una mela. Senza sfide, così, per il solo gusto di conoscere i sapori elementari.

sabato 26 dicembre 2009

Natale con Mattia

Natale con Mattia. Mi ha aspettato per i regali da darmi. I suoi quasi non li ha nemmeno guardati, ormai assuefatto ai regali. Ho pensato che ai bambini oggi abbiamo messo in testa che si sono portatori di doni a raffica. S. Lucia, Bambin Gesù, Babbo Natale, Befana, parenti vari. Insomma questo sarebbe il mondo di Bengodi. Timeo Danaos et dona ferentes, ho paura degli Achei (Danai) anche quando portano regali. Diffidare di chi ti riempie di cose. Ma è Natale, che cavolo, se lo godano. Ha voluto essere coccolato. Prima in chiesa durante la lunga Messa è stato bravissimo, si è annoiato il giusto, ha osservato tutto, ha fatto l'elemosina, ha stretto la mano alla "pace" solo che quando si è avvicinata una bambina si è rifiutato di stringerle la mano. Agli adulti sì. Ha voluto sentire due storie, quella della petite chevre di Monsieur Seguin che va nel bosco e lotta col lupo tutta la notte. Ho aggiustato il finale, lui contentissimo di questo lupo che rende l'onore alla coraggiosa capretta e lei torna alla vita normale giù nella valle (il finale della storia è ben diverso). Poi la storia di Re Artù (gli hanno regalato un libretto) che ho allargato a Camelot e a Lancillotto, solo sfiorando l'amore con Ginevra ma solo esaltando il suo ritorno in battaglia quando Camelot è minacciata. La sera abbiamo guardato storie natalizie per bambini e lui si è accoccolato in braccio. Un bel Natale con Mattia che scopre il mondo e lascia aperto grandi spiragli sulle fiabe. Stamattina notizie di frane e valanghe in valle. E le miserie solite della gente che non sta bene. E' già finita la tregua.

giovedì 24 dicembre 2009

crocifisso

Ieri Mattia in redazione. Andirivieni di sindaci, colloqui e scambi di auguri. Il papà (che sarei io) ha avuto una lunga conversazione con uno dei sindaci (circa un'ora). Mattia ogni tanto apriva uno spiraglio, poi richiudeva. Alla mamma ha detto: "Magari il papà ha bisogno di me". Era preoccupato di quella lunga conversazione, magari davvero il papà non sapeva cavarsela da solo. lui era pronto a fare irruzione in caso di bisogno. Tra poco arriva di nuovo. Anche stamattina andirivieni di gente. Fortuna che saremmo anche chiusi, in vacanza. Ma un giornale non smette mai di vivere, anche quando è chiuso. Ma oggi è la vigilia. Mattia è eccitato per il Natale, non ha capito bene (sospetto io) cosa si festeggi, ma ieri mi ha chiesto di nuovo perché l'hanno crocifisso (Gesù). Mi ha domandato come hanno fatto ad attaccarlo. Gli ho mimato i chiodi nei polsi e nei piedi. "Ma è morto?". Sì. "Ripetimi a cosa servono queste cose". Si riferisce al crocifisso di mio zio Don Pierì, che ho qui, con ai piedi gli "strumenti" della passione, la picca, la scaletta, il martello, l'asta con la spugna. Sì, è morto, gli ho detto. "Ma quelli che gli hanno piantato i chiodi sono morti?". Sì. "E come sono morti? Li hanno messi anche loro sulla croce?". Può darsi. Uno però si è pentito. E vai con la storia di Longino. Poi mi è venuto in mente che era tutto banale. Ma poi Gesù è risorto, per questo si fa festa. "Cosa vuol dire risorto?". Vuol dire che era morto poi ha ricominciato a vivere. "E dov'è?". In cielo. Mi sento molto madre superiora con delle risposte semplicistiche non potendo essere semplici. E così il Natale si lega alla Pasqua.

mercoledì 23 dicembre 2009

due giorni a Natale

Mattia e il Natale. Boh. Mattia e i regali, gli piacciono le sorprese, cosa che mi hanno lasciato sempre indifferente. Lui adora aprire i pacchi. Troppi pacchi. Adesso sta arrivando qui in redazione. Sono stati due giorni di neve. Con i suoi scarponcini si è divertito a giocare a palle di neve, se l'è inventata lui, gli è venuta d'istinto di giocare a tirarci palle di neve, l'istinto del guerriero che è in tutti noi, boh, tiro a indovinare. Abbiamo fatto un pupazzo di neve quasi ad altezza naturale (di chi? Mia, no?). Adesso lo devo dire, mai riuscito a fare un pupazzo di neve, anzi, mai provato a farlo in vita mia, era una di quelle idiozie che non mi venivano nemmeno in mente. L'ho fatto, con tanto di braccia, bastione nella mano destra, berretto, naso di carota, occhi di tappi come i bottoni, pancia rigonfia per farlo stare su. E' venuto benissimo. La nevicata è stata di buon spessore, più di 30 cm di neve. Ho spalato tutto il giorno e mi sono sentito ringiovanito. La neve. Noi montanari non è che che l'amiamo, la nostra preoccupazione è sempre stata quella di non scivolare, adesso fanno affari con gente che vuol scivolare. Ci sono dei giorni che penso di aver fatto il mio tempo e che questo non sia più mio. Poi lo vivo e spero lo viva Mattia. Se è suo di riflesso è anche mio. Dai che tra due giorni è Natale, non va bene non va male eccetera.

domenica 20 dicembre 2009

poesie

Mi sono sorpreso a dire una cosa che non condivido. Va beh, sul clima, praticamente sulla fine della nostra specie. Dicendo che in fondo sono affari vostri, io nel 2050 non ci sarò più. Poi ho pensato che ci sarà Mattia e mi sono arrabbiato con questi imbecilli che ci portano al disastro, ma in fondo non fanno altro che star dietro al consenso, quindi alla maggioranza di noi che non vogliono rinunciare a nulla, alle auto, ovviamente al riscaldamento (in questi giorni di gelo poi...), a vivere al di sopra delle nostre possibilità, produrre cose che non servono ma "devono" servire, i bisogni indotti. E andiamo pieni di soldi (quelli che li fanno, convincendoci che li fanno nel "nostro" interesse) verso la morte. "Adesso uno su tre ha un cancro, tra pochi decenni tutti avranno un cancro". Per l'aria, per il clima. Mattia ci sarà. Ieri gironzolando qui in redazione, a un certo punto ha detto: "Da grande voglio scrivere poesie". Boh, da dove arrivi questa improvvisa decisione, da affiancare a quelle di fare il muratore, non lo so proprio. La sua ispirazione massima è Pippi calzelunghe, la adora, un ragazzina trasgressiva in tutto e infatti lui è insofferente ad ogni apprendimento lento, quello che non sa fare non lo vuol fare se non a modo suo. E' ribelle ad ogni inquadramento di circostanza. E con tutto quello che ho letto non so se sia bene o sia male. Mi spiazza, credevo di essermi fatta una solida capacità di distinguere tra il bene e il male (attenzione, non a distinguere tra buoni e cattivi): ma adesso devo ripensarmi come uno che non sa un cavolo di niente. Per me non sono preoccupato, sto perdendo la speranza che resti qualcosa di quel che ho fatto, se tutto il mondo va verso il suicidio. Ma pensavo di fornirgli i fondamentali sul bene e sul male, che è poi tutto quello che serve per stare al mondo. Adesso dovrei preoccuparmi di fornirgli anche solo la possibilità di sopravvivere. Scrivere poesie è già una fuga. Ma non si può scappare dopo nemmeno 4 anni di vita.

sabato 19 dicembre 2009

incanto

Odore di presto la neve, ha scritto il poeta (Biagio Ferrari, che 20 anni è andato a morire su una parete di roccia, proprio di questi tempi). Mattia è voluto uscire a vedere la neve che scendeva. Modesta nevicata, fiocchetti di poco conto ma a lui apparivano miracolosi, "scendono dalle nuvole". Tu scendi dalle stelle, ho accennato, "sì, dai, dalle stelle...", ha detto incredulo ma speranzoso. Oggi vuol venir su a scivolare col bob qui fuori dalla redazione, "quando è tanta facciamo il pupazzo di neve". E così è dimostrato che gli uomini sono sempre quelli, da bambini. Si rovinano dopo. Ci siamo rovinati dopo, togliendoci la capacità di incantarci per poco.

venerdì 18 dicembre 2009

ambulanza

Mattia fai il bravo che se no Babbo natale e Gesù Bambino non ti portano più regali. "tanto me li ha già portati S. Lucia. E poi Babbo natale è finto". E meno male che Gesù Bambino è stato escluso dalla fiction. Questa storia di ricevere regali è alimentata dall'effervescenza che c'è in giro, devo comprare i regali di Natale. Lui ascolta, poi si adegua. Che poi dei tanti e troppi giochi finisce per divertirsi con la batteria, le macchinine e poco altro, troppe cos. Però con la sua mamma stanno facendo un elenco dei regali da fare a parenti amici superiori e benefattori, come ci facevano dire in preghiera da studenti. Per il papà stanno studiando di fornirmi di cyclette, per la mamma vuol comprare degli attrezza. Per cosa? "Ma attrezzi da muratori, no?". Ma il regalo più sorprendente è quello che vuol fare allo zio Pepe (sempre inteso come Paolo): vuol comprargli un'autoambulanza vera, "perché dopo gli facciamo lo scherzo, accendiamo la sirena e lui corre...". Ma un'autoambulanza costa. "Tanto Pepe ha i soldi". Che Pepe abbia i soldi da buttare non gli farà piacere venirlo a sapere da suo nipote senza verifica... bancaria. Oggi pomeriggio mi ha aiutato a sfoltire la carta da buttare, caricando camion immaginari da portare al macero (il carico, non il camion).

mercoledì 16 dicembre 2009

matrioska

Pomeriggio con Mattia. Abbiamo dipinto un quadro con i colori che si spalmano col dito (cosa non si inventano, con una lavatina si puliscono le mani perfettamente). Sembrava uno schifo, è uscito un capolavoro. Mattia si diverte con Diego, basta che si trovi nel suo regno, e qui in redazione si sente a suo agio. Puntatina dal meccanico per vedere le auto con la pancia all'aria. Freddo polare. Costruisce, ribadisce che da grande vuol fare il muratore. Va beh, non è una prospettiva migliore di quella di fare il giornalista, il mercato dell'edilizia è fermo, fermissimo, non vorrei mi restasse disoccupato. Ha ricevuto l'ennesimo regalo di S. Lucia, una sorta di matriorska a scatole con la storia di Gesù bambino. Ha voglia di giocare, di ridere. Sta bene. Poi al solito non vuol più andarsene a casa.

martedì 15 dicembre 2009

futuribile

Ieri toccata e fuga, padre-figlio. Oggi solo fuga. Chiusura di giornale, affanno. Adesso mi sono calmato. Mattia da casa non vuole nemmeno parlarci, si sente abbandonato. Ma adesso abbiamo un mese davanti di vacanza e andiamo insieme almeno una settimana, senza affanni. Dai, dai, dai. Domani sarà un mercoledì da leoni. Mattia inventa canzoni sulla sua batteria. "Questa canzone è dedicata a chi va sul prato con le pecorelle" e vai battendo con le bacchette sui tamburi e i piatti. "Questa canzone la canti tu papà: è dedicata all'oratorio di Lovere". Chissà perché proprio a quelli di Lovere. E devo inventarmi melodia e parole. Poi si ispira a Pippi calzelunghe che vola (ahi, il pericolo dell'imitazione). Sul suo banco di scuola si trova a suo agio, assume l'aria di uno che deve comporre qualche poema. Ieri ha fatto un quadro bellissimo con i colori (si spalmano con le mani) regalati da Checa. Un cielo,e un albero, tutto in stle molto futuribile più che futurista, macchie di colore. L'ho esposto sul vetro della redazione. L'arte va incoraggiata.

domenica 13 dicembre 2009

s. lucia

La mattina di S. Lucia ha gli occhi lucidi dei bambini. Una fila di caramelle fino al letto e lui che realizza: "Allora S. Lucia è venuta fino al mio letto e mi ha visto dormire". Un miracolo ancora maggiore di quello di trovare i doni. Ieri sera abbiamo fatto il percorso con delle monete di cioccolato, caso mai la S. Lucia si confondesse. Poi ieri sera era agitato, aveva paura che l'asinello facesse dei versi e lo svegliasse e la S. Lucia scappasse e non gli portasse niente. Ha montato la batteria, poi il banco, meno male che il banco di lavoro è bello e si è seduto, ha capito che è il suo spazio, dove ha messo il computer e poi la lavagna con i gessetti e le lettere adesive e poi sono arrivate le sante lucie della Sara e poi della Belo, c'era quello di mia sorella, poi quella della Checa e poi quelle delle amiche di Tea e insomma è stato sommerso da sorprese. Però uno pensa, in tutta la mia vita mai avuto un 10% di tutta questa roba che è arrivata in una sola volta. E sommergerlo lo manda in confusione. Gli ho raccontato ieri che la S. Lucia ai tempi miei e in quelli del Murì, che ha quasi 90 anni ed è il nonno della Checa, era povera. Poi non ho resistito alla battuta: "Adesso ha un business... Scherzo". Ma mica poi tanto. Altro che il vecchio scarpone dello zio don Pierì che trovavo pieno di caramelle zuccherate, mandarini, noci, nespole e qualche berretta o un paio di scarpine nuove, Ma una volta ho avuto il triciclo. Ah, quel triciclo, non ne ho più visto uno così bello, c'era perfino l'adesivo col contachilometri, lo portai a Vilminore dove aveva messo una fascia d'asfalto in piazza, il primo, per vedere se resisteva al freddo e su quella striscia avanzai col triciclo come sul velluto. Fu il trionfo dell'asfalto e non ce ne siamo più liberati, al punto che abbiamo asfaltato anche i sentimenti. Ma stamattina Mattia ripeteva: è venuta fino al mio letto e vedermi dormire. Forse basta molto ma molto meno per farli continuare a sognare.

giovedì 10 dicembre 2009

quinto vangelo

Mattia passa i pomeriggi in redazione, si crea spazi, ruba spazi e tempo, parla, traffica, suona, mangia, gioca. E' il suo regno. Solo che praticamente monopolizza tutto, non si riesce a lavorare perché lui pretende attenzione. Gli piace. Non ha capito bene il senso del paese. L'altro giorno abbiamo fatto un giro ai mercatini di Corte S. Anna e quando gli ho detto che erano i mercatini di Clusone lui ha detto che Clusone non era quella, era dove lavorava la mamma, praticamente la redazione, nella parte bassa della città. Gli ho spiegato per un po' che anche Sovere non è solo casa sua, è un paese con il parco, le scuole, l'asilo. Come gli ho nominato l'asilo ha negato ogni teoria sulla città allargata, sulla città lineare, sulla città in generale e anche nel particolare. Che poi il mondo sia tutto attaccato e che i paesi siano convenzioni di piccola gente come noi, mi sembra un'intuizione geniale. Ma certo è distorsione di giudizio paterno. Vedete voi. Mattia aspetta a piè fermo S. Lucia e poi Natale e ieri mi sono avventurato a raccontargli la "vera" storia di Gesù, dal viaggio a Betlemme in poi. Dopo un'ora ha voluto risentirla e sono partito dal vangelo di Luca, che quindi contempla l'annunciazione e anche la storia di Zaccaria ed Elisabetta, la cugina di Maria, che ha un figlio in età avanzata di nome Giovanni. Mattia si è illuminato, Giovanni è il suo secondo nome essendo nato il 31 gennaio, giorno di S. Giovanni Bosco ed essendo suo padre legatissimo al ricordo di Papa Giovanni, che alloggiava in casa di mia nonna, d'estate, a Vilminore (su Araberara sto scrivendo il ricordo dello zio Don Pierì e c'è anche questa di storia, nelle pagina del Bassosebino). Dopo un po' di annoia, ma si ricorda tutto, guai a cambiare versione. Del resto i vangeli sono quattro e danno sostanzialmente la stessa versione. Scriverne un quinto, a tanti anni di distanza, mi pare eccessivo.

lunedì 7 dicembre 2009

due Gesù bambino

Mattia è qui, ha scocciato tutta la redazione, nel senso dello scotch che spero si scriva così, insomma la vecchia carta colla di una volta, nastro adesivo. Si è appassionato al presepio che che ha regalato il signore di Pianico, bellissimo. L'ha popolato di statuine di ogni tipo. Ha trovato però due Gesù Bambino e li ha piazzati tutte e due nella capanna. "Pota, sono arrivati due Gesù, non potevo lasciarne fuori uno al freddo". Poi gli mancava l'asino. L'ha cercato invano, il bue c'era ma non l'asino. Allora ha messo un cammello "scalda anche il cammello eh?". Poi è venuto a Clusone e ha ingurgitato di tutto, divertendosi un mondo. Adesso è alle prese con il "meccano" moderno, viti e cacciaviti. Non so cosa verrà fuori ma lui sta benissimo. Fuori è già buio, piove. Gli è andata per traverso un pezzo di caramella ma si è ripreso. Mi ha fatto tutti i dispetti, nascondendomi il mouse e incollandomelo. Resta il problema di spiegargli che Maria non ha avuto un parto gemellare, che si rasenta la blasfemia.

domenica 6 dicembre 2009

presepio

Un signore di Pianico ci ha regalato un presepio. Bellissimo, costruito in legno, con le montagne, capanna e capanni, staccionate, panche e anfratti. Mattia continua a ripetere, "bello, bellissimo". In attesa che Pepe ci metta le luci, intanto l'ha popolato provvisoriamente di animali e nanetti, immaginando che si trovino benissimo lì dentro, poi ha messo Tom (un cagnolone di peluche, a guardia dell'entrata, in modo che gli animali non scappino. Voleva anche metterci la micia (vera) ma quella col cavolo che si è lasciata convincere, è entrata e uscita dal recinto. Gli ho raccontato la storia della capanna, del bue e dell'asino, degli angeli e dei pastori. Lui ha subito fatto arrivare un'auto col pastore. "Ma le auto non c'erano", gli ho detto rendendomi conto della stupidità, se è per questo non c'era né la neve, non c'erano le luci, non c'erano tante cose che mettiamo nei presepi. Siamo andati a Endine dove era annunciata una grande festa di fiabe. In effetti c'era stata il mattino, nel pomeriggio faceva freddo e c'erano pochi figuranti, i centurioni, biancaneve ma soprattutto c'era lo zucchero filato che Mattia si è divorato, come una frittella zuccherata. Dopo aver fatto un po' di corse e aver rovistato tra le macchinine di Sara, rischiando di romperle, tra caldo e freddo si è addormentato in auto. Il mattino era andato al mercato di Lovere con la mamma: è educatissimo, non tocca niente al punto che la signora che vendeva giocattoli ha voluto lei fargli provare la campanella, perché era l'unico bambino che non l'aveva toccata per conto suo. Poi abbiamo giocato a far parlare gli animali. Ha guardato l'Inter un po' e ha chiesto quale fosse, quella blu o quella azzurra. In effetti le maglie, a dispetto della definizione di nerazzurro, sono nereblu e lui ha voluto precisare, come sulla pianola dove ti insegnano la musica con i colori dei tasti. Infine è crollato.

venerdì 4 dicembre 2009

calendario

Siamo qui in redazione io e Mattia, soli soletti. Ci siamo goduti qualche filmato ("Ho visto un Re") in varie versioni, poi una puntata della trasgressiva Pippi, poi abbiamo giocato alla nave pirata. Gli ha fatto assaggiare un caco che lui diceva non gli piaceva e praticamente ne ha mangiato quasi due (col cucchiaino, come i signorini di buona famiglia) e poi bevuto succo e poi... l'ha picchiata dentro. Non attrezzato alla bisogna c'è un profumino che rigenera la stessa redazione che ha bisogno di odori di vita vera, mica solo di fantasie. Ha riscoperto le vecchie fotografie e io con lui: erano confinate in una cassetta (oggi le foto vanno tutte in archivio sul computer), roba di 20 anni fa e passa. E ho visto sindaci ormai passati a miglior (si dice ma non si pensa davvero, e la battaglia finta sui crocifissi non inganni) vita e altri che, come me, nel frattempo sono invecchiati paurosamente. Mattia non ha nostalgie, solo curiosità di chi sono quelle persone. Oggi gli abbiamo trovato il banco con la seggiolina e la batteria. Roba da S. Lucia. Sempre che non li scopra prima, come ha fatto con le "Palle" (di cioccolato, che avete capito) di Celsi, le chiama così. buonissimo cioccolato svizzero dentro il calendario dell'avvento che purtroppo ha già esaurito (ah, l'impazienza!). Sul calendario di cioccolato è già Natale.

giovedì 3 dicembre 2009

aristotelico

Voi sapete per caso tutto il nome di Pippi Calzelunghe? Mattia lo snocciola e (controllato) è esatto alla sillaba. Io già non me lo ricordo, ovviamente, nel senso che la memoria a una certa età non è più quella ecc. e poi non ho mai avuto memoria precisa, per me le date delle battaglie erano tabù, mi ero fatto una filosofia particolare in proposito e uno dei pochi 30 e lode che ho preso, l'ottenni in storia generale per aver trovato finalmente un professore che puntava sui ragionamenti e non sulle date. Mattia ha la memoria di sua madre, che ti snocciola i numeri telefonici fatto una volta sola. E meno male, anche se spero che nella logica sia come suo padre (sono aristotelico di formazione). Mattia qui trova il suo regno. Ma quando siamo andati dal meccanico sembrava nel paese dei balocchi. Auto con il cofano rialzato, senza una ruota, pistoni allineati sul pavimento. A un tiro di schioppo dalla redazione ha voluto telefonare a sua madre per raccontarle tutto di quelle auto col naso in aria e il culo per terra. Poi si è scatenato sulla pianola muovendo le mani velocemente come i pianisti (con gran fracasso). Non ha pazienza, rifiuta i dettagli. Come me quando andai dalle mitiche sorelle Sandrini a imparare a suonare il piano e pretendevo di suonarlo subito finendo per suonicchiare senza mai suonare davvero. Tutto suo padre (nei difetti).

mercoledì 2 dicembre 2009

Fratello di questo

Pomeriggio con Mattia che qui trova il suo regno, tutto diventa gioco e avventura e però pretende che suo padre e sua madre gli facciano da spalla. Con Diego sta un po' alla larga ma in effetti gli piace, ad un certo punto gli annunciava il solletico e Mattia gli ha mostrato i pugni dicendo: "Lo vedi questo? E' fratello di questo". Ci siamo guardati, ma dove le sente? Con Paolo sta a giusta distanza e quando entra qualcuno si defila, fa "l'educato" ma si guarda bene dal salutare qualcuno, fa il "muto". Non ha voluto uscire dalla redazione. E va bene che oggi faceva freddo e quindi siamo stati bene qui. Pare che all'asilo abbiano detto che i bambini devono essere vaccinati. La pediatra ci ha detto di non vaccinarlo. Lui sta bene, noi stiamo bene. Sì, va beh, faccio più il nonno che il padre. Ma mio zio Don Pierì, se mi ha allevato da nonno, mi ha trasmesso autonomia. A me basterebbe fare altrettanto. Il mondo fuori diventa sempre più brutto, brutte parole, forse brutti pensieri, brutti giornali, brutti scontri, brutti fatti di cronaca. Qui conservare il libero arbitrio diventa una ragione di vita. Poco fa non voleva più andarsene, voleva stare qui con me. Ma la notte incombe. Di là ho cercato di spiegargli il Natale, accostandolo a crocifisso di Marcellino Pane e Vino. Provateci voi, le cose non sono tanto lineari. "Ma se è risorto, perché è ancora morto?. Dai, rispondete.

martedì 1 dicembre 2009

dormire

Cosa devono vedere e sentire i bambini dagli adulti, le loro paturnie, le loro grida, minacce, bestemmie, pianti e risate incomprensibili. Mi sono trovato a mettermi nei panni di Mattia e ascoltare i rumori di fondo della vita. Provateci, è a salve e dite che cosa provate. Va beh, Mattia si chiude in se stesso, scappa a volte. Poi ha sensibilità particolari. L'altra notte sua madre non dormiva, come le succede certe notti che è nervosa più del solito. Lui si è accorto, si è messo in ginocchio sul letto, ha congiunto le mani e ha detto "Madonnina, fai dormire la mia mamma. Grazie". Poi ha allungato la mano sulla spalla della mamma e le ha intimato: "Adesso puoi dormire". Il bello è che Tea davvero si è addormentata, "dopo". Oggi gran lavoro di chiusura del numero che andrà in edicola venerdì mattina. Domani mattina gli ultimi ritocchi. Poi resta il numero del 18 dicembre e un po' di vacanza, finalmente, perché Mattia non capisce perchè siamo sempre pieni di lavoro e non stiamo con lui. Ho voglia di vederlo e sentire e vivere insieme storie immaginarie che adesso inventiamo e il cui finale resta sospeso, come i giorni della vita.

domenica 29 novembre 2009

meccano

Non sto male, solo sono preso dal lavoro (lo dico per chi ha osservato che ho diradato il blog. Lo riprendo, spero quotidiano o quasi). Mattia è ancora qui in redazione, sta facendo con quello che una volta era il meccano (viti, bulloni e aste bucate, tutto di plastica, ai miei tempi erano di ferro) delle figure su un quadro. Un tempo noi costruivamo delle vere "opere". Ma eravamo più grandi, questo è un meccano da piccoli. Stamattina abbiamo girato un po' a vuoto in auto, sotto la pioggia. Siamo andati a trovare la zia Belo, poi fra Severo con le sue caramelle e Padre Angelo che poi ha celebrato Messa nella chiesa affollatissima del convento, a Lovere. Siamo restati fin dopo la predica. Padre Angelo ha parlato dell'Avvento, tradotto in attesa di Uno che è già venuto, ma che tornerà, insomma la fine del mondo. Non apocalittica, ma una predica incalzante. Mattia sembrava stanco e ce ne siamo andati. Mattia tornato a casa ha chiesto allo zio Pepe (sempre nel senso di Paolo) se era andato a Messa. Lui ha risposto di no, Allora gli ha detto: "Bisognava andare, perché era la Messa dell'attesa". Fulminati tutti, aveva capito la predica. Questo pomeriggio qui in redazione dove abbiamo il banco delle macchinine e affini. Abbiamo visto mezzo film "Il ritorno di Don Camillo" ma non ha riso e poi si è buttato prima sulla batteria e poi sul meccano.

giovedì 26 novembre 2009

la emme

Mattina, pomeriggio. Mattia mi aspetta per visitare cantieri (in senso lato). Cantieri veri, ma anche cantieri di presepi come quello di Pianico, fallo capire a un bambino cosa significa "presepe vivente". Dai, provateci, coinvolge il concetto di rappresentazione (a rigore quindi di "liturgia", parla del sacro, del mito, delle storie di paura e di edificazione, della fede e delle altre due virtù teologali. Oggi abbiamo visitato il cantiere del presepe di Domenico, ex maresciallo dei carabinieri che ogni anno costruisce da solo un grande presepio in chiesa a Sovere e oggi è arrivato con una cassetta di bombolette di colori ed effetti speciali. Allora io e Mattia siamo andati alla... fonte, cioè a dove vendono statue, statuine, presepi già fatti, materiali per costruirli. Abbiamo visitato con un po' di disappunto il grande spazio ancora in costruzione, mentre sulle strade già ci sono installate le luminarie del Natale. ma prima c'è Santa Lucia. Abbiamo concordato la seguente letterina: "Cara Santa Lucia, Sono Mattia, vorrei la batteria, una pista di macchine, un banco per scrivere e basta. Il mio indirizzo è ecc. Lui ha siglato la letterina con una M che sembra un disegno strano, con il rientro in basso a mo' di M, appunto. Ce l'ho io, la letterina. Che si fa^ Gli ho detto di non chiedere troppo perché la S. Lucia deve portare doni a milioni di bambini e non può portarli tutti a lui. Pedagogia di quarta segata, nel dilagante egoismo di tutti. Boh, io semino a casaccio. Quello che viene viene. E Mattia sembra venir su bene.

martedì 24 novembre 2009

segni

Sono giorni pieni. Pieni di Mattia che non ti dà respiro. Ieri è stato in redazione, stamattina abbiamo perfezionato il nostro canale e la nostra piccola diga nel bosco. Mattia ha visitato il cantiere dei volontari che hanno realizzato una bellissima scala in pietra, poi in pietra anche un piccolo sentiero e un cordolo in pietra anche nel parcheggio del santuario. Ma si ripromettono di fare altro se sarà necessario. Sono orgoglioso della loro Madonna, i vecchi muratori. Mattia sta in silenzio, non molla, osserva tutto, per poi ripetere nel cantiere immaginario di casa sua, dove purtroppo gli oggetti cambiano forma e nome e a volte, come ieri sera, finiscono in frantumi e lui stesso ha battuto la testa. Stamattina dopo aver salutato la madonnina ci siamo tuffati nel bosco. E' il nostro regno: "Oggi lavoro io". Ma chissà perché il "suo" lavoro è cincischiare con un bastone pretendendo però che io allarghi il lago, ripulisca le sponde e butti i sassi nella valle. Ma è uscito un piccolo capolavoro. magari vi faccio una foto e la pubblico anche se sarà difficile farvi capire che abbiamo deviato il ruscello di almeno due metri cambiando il corso della (sua) storia. E magari anche della nostra, perché spero che quando sarò morto lui vada a vedere quel pezzo di bosco e come noi ci siamo sforzati di lasciare un segno sulla prona terra del nostro passaggio. Degli altri segni e solchi che ho lasciato non so, magari questo è l'unico che abbia un significato. Quando lo capisco magari ve lo confido.

domenica 22 novembre 2009

Osare

Siamo partiti e arrivati cantando che la vita l'è bela, basta avere l'ombrela. A Mattia piace anche quella che la vita l'è strana, basta una persona che si monta la testa, è finita la festa. A Vilminore cimitero dai nonni (ma qui è montagna?), e poi Mattia ha giocato con lo zio Pepe a pallone nel cortile, si è divertito, ha riso come un matto. Quando siamo tornati si è fatto anche una dormita gigantesca. Era sano e felice. Ieri sera siamo andati alla commemorazione di Vasco, il sindaco di Lovere morto un anno fa. Oggi andiamo al campo per l'inaugurazione della tribuna coperta di Sovere. Mi sta già aspettando, ha chiesto alla mamma se il papà sta già lavorando. Veramente non stavo ancora scrivendo, leggevo il blog di Araberara con tutti gli interventi. Mi dipingono come un "affarista" che fa un giornale solo per vendere, altri come un "padre-padrone" del giornale. Veramente il successo incredibile (crescere del 50% di vendite in due anni scarsi è un miracolo, anche perché ormai i numeri sono importanti) va di pari passo con una struttura restata piccola e senza capitali. Io lavoro gratis. Sto cercando di far capire a Mattia che i soldi servono ma nessun negozio, tanto meno centro commerciale, ha in vendita una sana risata. Le risate sono gratis e nascono da dentro, non si trovano sui banconi (risata sta per felicità). Mattia sembra sempre distratto ma poi ripete precise le parole alla mamma come fosse una sua scoperta. Ieri dopo aver mangiato un piatto di raviolini ha proferito e sentenziato: "Oserei dire che erano buoni". Testuale. Cosa volete dire dire a uno che "osa" tanto?

giovedì 19 novembre 2009

Dilemmi

Finalmente due pomeriggi pieni con Mattia che vuol salire a Clusone, informandosi prima "C'è nessuno?" e non perché voglia ci sia qualcuno, ma proprio il contrario. Dopo si diverte anche quando c'è gente. Oggi pomeriggio siamo andati a veder giocare a bocce, poi ha formato una fattoria, ha voluto vedere lo Zecchino d'oro scoprendo "che quelli lì ci sono anche nella mia televisione", poi si è annoiato. Ieri sera ha voluto portare in camera un po' di biscotti, così se qualcuno sta svegli e ha fame può mangiare. L'allusione a sua madre che ha apprezzato ma non mangiato. E' nella fase di tentato dominio interno e studio esteriore delle possibilità. Socializzazione e pensiero autonomo, sono combattuto tra il privilegiare l'una o l'altro. Se cresce autonomo non s'imbranca facilmente, se cresce solitario faticherà ad avere relazioni decenti. Sono cose che un padre deve valutare. Dilemmi. Se poi c'è una terza via potrebbero essere trilemmi. Aspettate, adesso ci penso, lasciatemi quel decennio di pensiero che poi vi dico.

martedì 17 novembre 2009

vacanze d'inverno

Oggi giornata senza Mattia, gran lavoro in redazione e adesso abbiamo chiuso tutte le pagine del nuovo numero del giornale tranne la prima che faremo domani mattina, con eventuali correzioni dell'ultima ora nelle zone. Il lunedì e il martedì di chiusura sono due giornatacce, ci viene l'ansia, riesco a contagiare col nervosismo tutti quelli che girano qui, che diventa un porto di mare. Tutti tranne Mattia che non vedo da ieri mattina quando siamo andati a farci un giro lungo, lui ha chiesto tutte le informazioni sui segnali stradali, sui giorni di lavoro al punto che la piazza di Lovere era deserta o quasi, noi due e gli altri che andavano tutti di fretta. Gli ho spiegato che era lunedì e che tutti erano tornati al lavoro e io avevo lasciato la sua mamma su in redazione a lavorare ed ero sceso a passeggiare con lui. Siamo appena noi due che passeggiamo questa mattina. Lui ha guardato il piccione che zampettava davanti a noi e ha detto: "Noi tre, io, tu e il piccione". Poi gli ho detto, porta pazienza che a Natale andiamo in vacanza ancora a Montisola. "Ah, si fa vacanza anche d'inverno?". Ho tentato di inserire, sull'esempio di Pippi calzelunghe il concetto che vacanza c'è se prima c'è lavoro o impegno scolastico, quindi dovresti tornare all'asilo e così faresti vacanza. Si è innervosito e per poco non si metteva a piangere. Abbiamo sbagliato l'approccio, quello di mandarlo troppo presto, a due anni e mezzo e quello di fargli balenare l'asilo come un rimedio ai suoi capricci. Con me non fa capricci. Ma poi in casa comanda tutti. La maestra Anna mi ha raccontato del suo nipotino che le ha detto che gioca volentieri con lei "perché tu sei l'unica dei grandi che giochi davvero, gli altri fanno finta". Attenti, non solo i bambini ci ascoltano, ma ci giudicano.

domenica 15 novembre 2009

paturnie autunnali

Lo so, mi sono "assentato" per un po' di giorni, preso da paturnie autunnali che, nell'autunno della vita, crescono e sorprendono. E poi il lavoro. "Il papà lavora troppo", ha sentenziato Mattia. Non credo, anzi, rispetto agli impegni di alcuni anni fa mi sembra perfino di aver rallentato. E infatti ho rallentato. C'è stato un tempo in cui facevo l'insegnante a tempo pienissimo, con sconfinamenti nel teatro e nel giornalismo (scolastico), ero sindaco, consigliere provinciale con tanto di presidenza di commissione, allenavo tre squadre di pallavolo (un centinaio e passa di ragazze, collaboravo a quotidiani (sì, anche al "Giornale" allora diretto da Feltri prima maniera con una rubrica: mai stato pagato così tanto per meno fatica) e nello stesso tempo dirigevo questo giornale e in aggiunta, per due anni, perfino il secondo quotidiano bergamasco. Adesso dirigo questo giornale che è esploso nelle vendite (la diffusione è un piccolo imbroglio quando viene sbandierato come dato, uno può diffondere decine di migliaia di copie ma sono le vendite e gli abbonamenti che danno il polso del giornale, la diffusione serve come fumo negli occhi per chi fa pubblicità e si illude che la vedano in tanti e per avere sussidi dallo Stato. Le vendite indicano se il prodotto sta o no sul mercato senza sussidi statali e noi non ne abbiamo). E un "lettore" che paga il giornale lo legge, uno che lo raccatta lo sfoglia. (addio lettura, addio ricaduta in pubblicità efficace). Che c'entra? Mattia arriva a capire a poco a poco che stiamo facendo un giornale "nuovo". "Ma non l'hai già fatto?". Sì quello che è in edicola, adesso ne facciamo uno nuovo. "Perché?". Già, perché poi. Non vorrei buttarla sui soldi, ma la tentazione c'è, una sorta di ricatto tipo 'per avere i soldi e comprarti i giocattoli'. Pericolosa risposta perché una volta, a un accenno di tale ragionamento ha risposto: "Ma tanto a me i giocattoli li porta S. Lucia e poi Babbo Natale". Ho una reazione scomposta sul babbo natale, Santa Lucia mi va bene, anche il bambino Gesù, ma babbo natale è un'invenzione che soffoca il Bambin Gesù nella culla. Va beh, stamattina ho le paturnie autunnali. Ma almeno mi sono sfogato.

martedì 10 novembre 2009

Diglielo tu

Pomeriggio con Mattia. Siamo saliti a vedere le pecore pascolare sui prati dello zio Mario e dello zio Pepe. Poi al santuario abbiamo visto i lavori per la bellissima scala di pietra che i volontari stanno ultimando. Li abbiamo fotografati (anche Mattia ha scattato due foto mica male), abbiamo parlato con loro e un muratore ha spiegato a Mattia nel dettaglio la differenza tra bitume e malta: "Il bitume serve per cominciare una casa, la malta per finirla". Non l'avevo mai vista da questo punto di vista dell'alfa e dell'omega. Poi nel dettaglio tecnico tra italiano e bergamasco: "Il bitume si fa con la gera e il cemento, la malta con la sabbia e il cemento". Abbiamo assistito in diretta alla posa del semicerchio di acciottolato che fa da ingresso al prato del santuario, in cima alla scala. Mattia non voleva più mollare, un freddo boia ma non si muoveva di un millimetro, ha memorizzato tutto e non voleva più tornare a casa. Breve visita alla Madonnina da fuori (il santuario è chiuso). Dì alla Madonna che non gli abbiamo ancora portato il palloncino azzurro solo perché non l'abbiamo ancora trovato. E la promessa di lavarti i capelli la mantieni. "Diglielo tu". Gli ho deviato l'attenzione convincendolo che doveva raccontare alla nonna la differenza tra bitume e malta. Lui ha detto: "Diglielo tu".

lunedì 9 novembre 2009

la firma

Andato per stare un po' in compagnia, Mattia al momento di lasciarci mi è corso dietro piangendo. L'ho preso in braccio e lui "asciugami gli occhi". E ha voluto venire con noi a Clusone. Gli ho fatto promettere di lasciar lavorare la mamma. Allora ha deciso di vedere la fine di "Marcellino pane e vino". Lui si è commosso un po', di più la sua mamma che stava lavorando ma evidentemente sentiva il sonoro e piangeva per Marcellino che va in cielo a trovare la sua mamma. Per antidoto ha chiesto di vedere Olio e Stanlio che tirano su per le scale un pianoforte e poi ne combinano di tutti i colori. Ha disegnato col computer e gli ho fatto firmare il suo scarabocchio colorato (ma bilanciato nei colori). Qualcosa di incerto e poi ha detto spazientito: "firmalo tu" e mi è rimasto il sospetto che fosse perché non lo considerasse un capolavoro, più che per la fatica di firmare con mano incerta. Ha delle trovare incredibili tipo "ci mancava anche questa". Poi fa gli scherzi, annuncia catastrofi immaginarie. Qui trova evasioni di ogni tipo. E non vuole più tornare a casa.

domenica 8 novembre 2009

vocazioni

Due giorni con Mattia, tra redazione e giri per il mondo, pioggia, freddo, serenate alternate. L'altra sera avevo paura avesse preso l'influenza, invece era solo stanchissimo. Ieri si è fatto coccolare in braccio. Oh, sembra niente, ma portare Mattia in braccia ha un cero peso, psichico, forse sociale, magari pedagogico, di sicuro fisico e la schiena, per dritta che sia, ne risente. Sul porto di Lovere, nella piazza, si diverte. Poi, da divo, ha voluto che Tea e Sara lo ritraessero col telefonino sul leone (quello della fontana), ma si è concesso per pochi attimi, i fotografi devono essere pronti. E' attratto dalla libreria, tutti quei libri, gli ho detto, per consolarlo, che deve fare in fretta a imparare a leggere e scrivere, tutti quei libri da leggere. Lui si è fermato su quelli per bambini, ovvio, Pinocchio vedo che va alla grande ancora oggi, era attratto da un libro musicale, con piccola pianola incorporata, lui che ha la grande pianola in cui si diverte a scatenarsi con le percussioni e poi prova tutti gli effetti speciali, chiedendomi a volte "che suono è?" e di solito non lo capisco nemmeno io e tiro a indovinare. Ma poi c'è il regno delle macchinine. La vocazione da meccanico resiste, con l'autunno fa aggio su quella di muratore, l'edilizia a novembre si assopisce. E con quella anche la sua ferrea vocazione alla manualità.

giovedì 5 novembre 2009

al ciel

Mattia è stato qui fino a poco fa. Mattia ha suonato la pianola (professionale), sa trovare suoni esotici e poi si scatena sulla batteria. Prima ha voluto sentire un pezzo di storia del "Piccolo Alpino", questa volta mi sono diffuso nei particolari. Poi si è stufato, ha voluto comporre le parole al computer, giocare a comprare auto senza soldi, di nuovo alla pianola, gioco del calcio nel l'atrio e poi ancora pianola con i suoni particolari, per cui a Cinzia ha dedicato il muggito della mucca, poi ha visto che ridevamo e allora ha insistito sul tasto finendo per cantare "al ciel al ciel al ciel". Insomma un po' più su, perdinci.

mercoledì 4 novembre 2009

andate in pace subito

Ieri sera Mattia ha ripudiato la programmazione cartonesca e fiabesca. Sintonizzati brevemente sulla partita del Milan, saltando poi su quella della Juve per via che zio Pepe (serve ricordare che in realtà si chiama Paolo, ma ormai è segnato dal vecchio equivoco del vero zio Pepe che vede poco e adesso chiama con è aperta), ha sentenziato che lui in televisione guarda solo l'Inter. Che è già segno di scelte precise, con esclusioni magari dolorose (per Pepe che è juventino) ma necessarie per dare un senso alla vita. Fatto sta che qualcuno è saltabeccato su Ballarò. C'era Crozza. Mattia ha voluto fermarsi lì. Sono andati a letto tutti ma lui, caparbio, sul divano, gridava che doveva vedere la televisione. Una trasmissione noiosa, ma evidentemente lui pensava che ci fosse sempre Crozza, che lo ha colpito, ha sentito parole inedite. Dimenticavo la prima contestazione del conflitto generazionale tra padre e figlio, che nel caso specifico potrebbe anche essere estesa a due generazioni, nonno e nipote: "Sei un prepotente", mi ha detto di fronte a una mia scelta di itinerario del pomeriggio domenicale. Oggi pomeriggio è stata qui, ha voluto rivedere la prima parte di "Marcellino pane e vino", ha suonato la pianola (professionale) che abbiamo preso a prezzo stracciato, si è divertito a far vorticare i ditini sulla tastiera, poi ha giocato a bocce, ha suonato le campane per la messa e ha preteso che gli facessi una predica alla don Simone. Allora gli ho detto di farmela lui la predica. E' salito su due gradini della scala e ha detto: "Andate in pace subito". Vorrà pur dire qualcosa.

martedì 3 novembre 2009

lupus in fabula

Mattia non è malato. Negli asili, nelle scuole, si sono dimezzate le frequenze, tutti a casa, pronti soccorso degli ospedali intasati, letteralmente chiusi per impotenza a rispondere alle urgenze di mamme con bambini con oltre 40 di febbre. Alla faccia dell'allarmismo, dei toni bassi, insomma delle menzogne raccontate in giro. Noi lo abbiamo tenuto a casa e finora sta godendosi l'autunno, stamattina ha raccolto tutte le foglie, si lamenta che deve lavorare, "ho portato le foglie con la carriola, ho pulito il viale dello zio Mario, tocca a me, ho messo la tovaglia" la nonna cerca di smentirlo, "ho dovuto anche mangiare tanto". Per dire che insomma si tratta di lavoro minorile vero e proprio. Che poi è arrivata l'auto nuova della mamma, che lui sa accendere, schiaccia i tasti e lo spiega alla mamma, "io e papà la sappiamo usare, tu imparerai, dai". Consola la mamma, consola la nonna. Siamo stati nei cimiteri, lui vuole sapere chi sono tutti quelli lì, questo chi è e lo accarezza sulla fotografia. Si è disamorato delle giostre, in fondo girare in tondo effettivamente non è granchè. Ieri sera ha guardato Pinocchio, ma non quello che davano su Rai Uno, quello dei cartoni. Del resto come si fa a dare un film tv per ragazzi facendolo iniziare alle 21.30? A meno che si tratti di un film per adulti. Lui ha guardato il cartone. La mamma gli ha detto, non stare qui da solo che magari viene il lupo, lupus in fabula. "Se viene guarda Pinocchio anche lui". Ma non hai paura del gatto e della volpe? "Non sono stupido come Pinocchio". Vai a capire gli effetti delle favole antiche sulle menti moderne.

venerdì 30 ottobre 2009

do ut des

Mattinata serenissima. Prato umido di rugiada, la diga si allarga, c'è il laghetto, Mattia che ingenuamente ritiene fuori norma perfino sollevare un sasso o rimuoverlo, "sei forte tu". Ma stato forte, mi ingegno, non era Archimede che diceva, datemi una leva e vi solleverò il mondo? Ha salutato la Madonnina dentro la chiesa chiusa, "ma è solo un dipinto (!) andiamo su alla Madonna". Quella della grotta, quella sempre triste e sola, quella che sembra giapponese, una statua nella grotta. Gli ho detto, hai visto che ti ha ascoltato? La mamma ha dormito. Sìììì? Diglielo che dorma anche stanotte. "Ma ha dormito davvero?". Agnostico, incredulo, dovevo chiamarlo Tommaso. Beh, non hai visto? "No, non ho visto perché dormivo". Ma non la guardavi con un occhio solo? Mattia si è divertito e poi ha chiesto una nuova... grazia, quella di far dormire anche stanotte la mamma. E lì mi sono avventurato nel voto (ex voto) di scambio: bisogna fare un fioretto, tu cosa fai in cambio? Mi sarei morso la lingua. Spiegate voi cosa voglia dire fioretto. Se poi beccate uno come me che odia il do ut des, fate voi, ne è venuto fuori un ignobile "va bene, mi lavo i capelli" come scambio di favori celesti e terrestri (Mattia odia lavarsi). Siamo ridiscesi al parco a farci due dondolate in altalena e lasciar riposare i pensieri.

giovedì 29 ottobre 2009

Angelone

Due mattine di lavoro, su al canale Mattia che ormai è profondo e nel bosco ha consolidato il suo percorso. Oggi abbiamo anche realizzato una piccola diga che ha formato un laghetto. Capace che stiamo cambiando l'orografia della zona. Mattia uscendo, ha salutato la Madonnina della grotta dietro il prato del santuario. E' una Madonna oggettivamente brutta, Mattia dice che "è triste perché è sempre sola", in realtà l'hanno ritoccata e adesso ha gli occhi a mandorla come una cinese, ma non vanno bene con il contesto della faccia. All'Angelone, una cappella sottostante dove sta una gigantesca statua dell'Annunciazione, ha voluto sapere cosa erano tutti quei quadretti. Sono ex voto. "Che brutto nome". E' latino. "Ma io non so il latino". Ma te lo spiego. E lì mi sono avventurato in un terreno minato, il concetto di "grazia" prima ancora che "ricevuta". A un certo punto mi ha detto:"dirgli alla Madonna che protegga la mamma". Mi è venuto da piangere. Aveva capito mentre pensavo di essermi incartato. Gli ho detto, diglielo tu. "No, diglielo tu che io non sono capace. E digli che non dorme". Mi sono voltato dall'altra parte e lui mi ha chiesto: "Cos'hai?". Niente, sono riuscito a rispondere con una voce che non sembrava la mia.

martedì 27 ottobre 2009

Olio e Stanlio

Mattia è stato qui. Sembra il titolo di un romanzetto. Ma ieri pomeriggio l'abbiamo passato insieme, qui in redazione, a un certo punto siamo dovuti partire per portare copie del giornale a un'edicola che le aveva esaurite di colpo e aveva urgenza senza voler aspettare che la rifornisse la società apposita. Siamo saliti nella parte alta della città, lui mi ha accompagnato, ha voluto sapere perché comprano il nostro giornale, visto che portavamo un pacco, ma nel pacco i giornali... erano tutti uguali, ne bastava uno, no? Cosa difficile da far capire il mercato e anche il fatto che certi suoi desideri ne siano condizionati. Poi abbiamo scritto. Ha scritto. Ormai al computer scrive le parole che stabiliamo, poi si diverte a scrivere lui una sfilza di lettere senza senso. Ma quando lo si sfida scrive le parole esatte, trovando le lettere sul computer. Io sono esterrefatto, alla sua età io la facevo ancora dentro. Se è per questo la fa ancora dentro anche lui. Ma non ricordo proprio di aver saputo non dico scrivere ma nemmeno riconoscere una lettera, a noi all'asilo, anche da grandi, facevano fare le aste. Che però ci hanno aiutato. In effetti gli manca ancora la manualità, scrivere a penna, col computer è più facile, sempre ammesso che sia facile riconoscere tutte le lettere dell'alfabeto. Lo so che si scriverà sempre meno a penna, ma vorrei non si estinguesse la specie degli scrittori di penna. Mah. Ma la sua passione restano i lavori e i magazzini in cui si arriva con l'auto (le sue auto piccole) e si compra. "Però facciamo senza soldi". In effetti è faticosa la compravendita, meglio semplificare. Ieri sera non voleva più tornare a casa, qui ci sta da Dio, lo "zio" Diego gli fa vedere i cartoni al computer e io gli ho fatto vedere (per prova) Olio e Stanlio. Ha riso, incredibilmente a un certo punto ha riso. Come noi da piccoli, Olio e Stanlio resistono, vanno oltre i comici di oggi. E mi sono consolato, come fossi ringiovanito anch'io.

lunedì 26 ottobre 2009

popcorn

Sì, quelli che aspettano si saranno chiesti dove sono finito. Non sto male. Mattia mi ha tenuto occupato e deve occuparsi di sua madre che non è stata bene, "ci penso io mamma, non avere paura". Il nostro "canale Mattia" è consolidato. ha scavato un solco nella storia idroqualcosa. Ieri pomeriggio abbiamo portato Mattia per la prima volta al cinema. Davano UP. Dotati di gigantesco contenitore di popcorn, aranciata e acqua naturale ci siamo seduti su tre poltroncine, poi Mattia ha voluto venire in braccio, storia complicata all'inizio, Mattia mi ha detto "Non ho capito niente". Poi la storia si complica ancora di più, i cattivi sembrano vincere, Mattia voleva andarsene, "andiamo a casa", gli ho detto, aspetta, ci sono cani cattivi e cani buoni, uomini cattivi e uomini buoni e c'era il bambino simpatico che si stava liberando di un padre ossessivo che pretendeva da lui l'ultima medaglia, c'era l'anziano signore che aveva visto i suoi sogni (e quelli di sua moglie) sempre infranti come i salvadanai ed evadeva dalla città piena di grattacieli in cui la sua casetta era soffocata con una mongolfiera di palloncini, verso la cascata della sua vita. Insomma una storia a suo modo bella e tosta. Un bambino coglie il finale, che per fortuna è a lieto fine, come nelle storie di sempre, perché la storia va in modo opposto. Mattia ha ammesso di essersi divertito. In questi giorni ha un atteggiamento perennemente pensoso. Ah, gli ho comprato le biglie e con quelle gareggiamo a chi tira più lontano. Gli ho comprato dei libri e mi ha detto ieri che li ha già letti ("ma solo le figure, neh"). Poi le giostre, ah, le giostre, 14 giri di giostra, due regalati. I giostrai ormai ci conoscono, quando arrivano a Lovere ci aspettano. Dicono che va malissimo, la gente risparmia anche sulle giostre. Poi sento in Tv un tale (!) dire che la crisi è finita. Mattia passa inconsapevole la crisi. Chi ha vinto? L'Inter e l'Atalanta, gli rispondo. E poi chi ancora? la Juve, il Palermo, il Bari... "Ma hanno vinto tutti?" (il Milan non aveva ancora giocato). No, poi ci sono tanti che hanno perso, me la cavo con le banalità. "Ma Valentino ha vinto". Sì, pur perdendo la gara e Stoner che è tornato dalla depressione, adesso come si fa a dire che uno vince il campionato perdendo la gara? E' come lo scudetto... Sì, domani. Ah, costruiamo castelli sempre più complicati. Mi sa che come muratore è sprecato.

giovedì 22 ottobre 2009

Non è mai troppo presto

Pomeriggio in redazione con Mattia che scrive perfettamente al computer riconoscendo le lettere. ma le vuole grandi (sarà un segno di megalomania ereditaria?), i colori invece non gli interessano ("scegli tu"), poi si stufa e vuole scrivere lui, scegliendo a caso e si diverte a farsi leggere quello che ha scritto, parole lunghissime e senza senso che però danno suoni divertenti. Alla mamma che vede "ansiosa" suggerisce la soluzione: "Quando hai la psiche tumefatta, fai come Pippi, canta siam felici siam felici tutti i giorni". Pippi sarebbe Pippi Calzelunghe. Ah, la "psiche tumefatta" è un'espressione che usava scherzosamente sua madre e quindi Mattia si adegua. Come si adegua alle mattane degli adulti, sostenendo che è lui che "deve" tenere la nonna, è lui che "deve" dormire nel lettone perché la mamma altrimenti ha paura e la difende lui. Come difende la casa: "andate pure, se vengono i ladro gli mando ad aprire Simone". Simone è un peluche, "se viene Luciana non le apro". Umori e adeguamenti alla vita. E' di nuovo bianco e rosso, sta bene. Adesso non vuol più vedere i cartoni ("sono per piccoli" e guarda il programma dei "numerotti" che insegnano addizioni e sottrazioni. Una sorta di "Non è mai troppo tardi" televisivo degli anni sessanta, solo che qui dovrebbe intitolarsi "Non è mai troppo presto", visto che davvero i bambini imparano in fretta.

martedì 20 ottobre 2009

cantieri

Va beh, è andata, il giornale è quasi tutto pronto per essere inviato in tipografia. Domattina gli ultimi aggiustamenti. Mattia oggi non l'ho proprio visto, lui si sente un po' abbandonato e allora recrimina sulle piccole cose, come oggi che ha detto alla nonna che la pasta era solo "discreta, potevi farla anche meglio". papà non è andato a portarlo in giro come ieri mattina, quando siamo stati attivi sul cantiere del santuario, dove i volontari stanno costruendo una scala con gradoni di pietra che dal parcheggio porta fino al prato retrostante. Ha valutato la consistenza del "bitume" da non confondere con la malta e poi lo spostamento delle pietre, gli operai che avevano espressioni colorite (al limite) e poi i vari movimenti. Non voleva più mollare, contava i gradoni messi in opera. Poi, finalmente soddisfatto si è riproposto di salire anche stamattina ma suo padre non è andato a prenderlo. Chissà se il cantiere è andato avanti senza di noi. Il cantiere del giornale sì.

sabato 17 ottobre 2009

canale e ponte

Il cantiere va avanti, il canale Mattia è profondo, abbiamo deviato il fiume che fa un'ansa elegante nel bosco per precipitare nel profondo. Mattia vuole che gli lavi la faccia con l'acqua fredda, se sente molto in sintonia col bosco, con suo padre non ha paura dei lupi (vecchia fiaba per tenere lontani i bambini dalle avventure, o per attirarli?), perché suo padre gli ha detto che i vilminoresi sono chiamati luf, lupi e quindi tra lupi ci si intende (homo homini lupus, inquietante...). Sta bene e ha le sue massime. Alla zia Caty che gli rimprovera di voler dormire nel lettone, dopo aver dormito tre anni e mezzo nel suo lettino, ha risposto allargando le braccia: "Ma devo dormire con la mamma che ha paura". Come quando si "lamenta" di dover "tenere e far giocare" la nonna. E' nella fase lavorativa, ha i muscoletti, solleva pesi impensabili. Ma appena si tocca l'argomento asilo e scuola dice che l'ha già fatta da piccolo e adesso è grande. L'altro giorno ha incontrato la sua maestra in biblioteca: lei lo ha salutato festosa, lui ha voltato la testa dall'altra parte. Al computer scrive il suo nome. E' la manualità che devo curare. Poi penso, ma ha 3 anni e nemmeno 9 mesi, ma lascia che la manualità la eserciti nelle opere (opere pubbliche, sia chiaro, il canale Mattia è un'opera che doniamo all'umanità: altro che ponte di Messina. Praticamente, a pensarci, è necessario come quello...)

giovedì 15 ottobre 2009

col cuore

Pomeriggio pieno. Mattia ha le bretelle perché è dimagrito e le braghe non gli stanno su più. Ma non vuole che si vedano, si vergogna. Sono bellissime ma gli sembrano un indumento intimo. Via a fare benzina e poi a Lovere, passeggiata sul porto vecchio, seduta fuori dalla libreria. Ma scendendo vede un cartello e mi chiede cosa c'è scritto. E' uno che vende (non mi ricordo più cosa). "Ma allora perché non è lì a vendere? Eh, Non c'era nessuno!". Qui entra in campo la filosofia del libero (?) mercato, la persuasione occulta, la pubblicità sublimale di uno che va a 70 all'ora e dovrebbe leggere dove cavolo è quello lì che mi annuncia che vende non ricordo neppure cosa. Sul lungolago ha voluto fermarsi a vedere il crescere di un ponteggio sulla facciata di una casa, ho dovuto minacciare di lasciarlo lì fino a notte fonda. Non abbiamo visto nessuno. Poi ha voluto andare a Clusone. Arrivati a Clusone sono arrivate tre telefonate, abbiamo visto Piero e Mattia sul porto, alla libreria, sulla passerella, insomma ci hanno visto tutti e noi nessuno, tranne una suora che mi ha riconosciuto e adesso è a Potenza a fare la suora, se non ho capito male. Qui in redazione Mattia ha sfogliato i giornali, "chi ha scritto questo?". Io dicevo l'autore. Dopo un po' ha individuato il posto degli editoriali e chi li scrive. Poi ha chiesto? Chi fa il giornale? "Il papà", ha risposto sua madre. E io, il papà e la mamma. "Io lo faccio col cuore", ha risposto Mattia. Prendere su e portare a casa stretto. Abbiamo visto metà "Marcellino pane e vino", poi era commosso e abbiamo scritto al computer delle parole. Gionata impegnativa.

mercoledì 14 ottobre 2009

Progressisti

Ah, questa mattina Mattia ed io abbiamo lavorato. Ha voluto andar su al Santuario a controllare la sua diga. In realtà non è una diga, ma solo una deviazione di un torrentello che scende dalla vasca dell'acquedotto per il "troppo pieno", uno spreco enorme di acqua, la stessa fatta pagare adesso da Uniacque fior di euro. Mattia però non lo sa. Arriviamo nel bosco a controllare il "canale Mattia". Mattia adesso vorrebbe cambiargli nome in "canale ramo", non si sa per quale motivo. Arriviamo nel bosco e troviamo il nostro canale asciutto, qualcuno ha fatto riprendere al ruscello l'antico percorso. Allora ci siamo arrabbiati e abbiamo fatto un canale vero e proprio, deviando il tutto, rimuovendo sassi grossi ("certo che tu sei forte, papà") e adesso il percorso è quasi naturale. Non c'è nulla di naturale, sia chiaro, ma questo ci sembra migliore e Mattia, orgoglioso, vuol mettere un cartello, anzi due, uno con scritto "Canale Mattia", l'altro con scritto "Canale papà". Poi mi ha chiesto cos'è una diga, visto che avevo cambiato nome all'opera... pubblica, iniziata appunto con "facciamo una diga" e finita con "abbiamo fatto un canale". La diga ferma il fiume e fa un laghetto, ma il fiume poi prosegue, quando il laghetto è riempito. Così a spanne, ci siamo proposti, "magari domani", di fare una vera diga poco sopra il nostro canale. Poi abbiamo stabilito che era tardi, "è ora di cena?", no, di pranzo, "ah". "A che ora viene la mamma?". Nel pomeriggio. "Mi dici l'ora precisa?". Verso le cinque. Naturalmente, adesso che sono le 5, sua madre è ancora qui in redazione. Siamo tornati in paese, Mattia al momento dell'addio si è seduto sull'ultimo gradino, prima di entrare. Voleva un ultimo abbraccio. L'ho preso in braccio, dai Mattia, racconta alla nonna che abbiamo fatto il "canale Mattia". Si è lasciato convincere, ma non fino in fondo. O ci mettiamo un cartello o ci sarà sempre qualcuno che distrugge la nostra opera preferendo lo status quo. Conservatori, naturalmente. Mattia ed io siamo progressisti.

martedì 13 ottobre 2009

mattina d'ottobre

Mattinata con Mattia a prendere il sole cercando l'ombra. Mattia non ama il sole, nemmeno quello autunnale. Passeggiata per il paese, mercato con offerte varie, vuoi comprare questa? (era una tuta gigantesca) "noooo", vuoi comprare queste ciabattone? noooo e così via con risate sonore, unico suono in pubblico, perché non parlava, non salutava e non rispondeva a nessuno, ma appena eravamo fuori tiro chiedeva il perché e il percome della palestra, abbiamo spiato nell'aula di musica dove gli alunni suonavano il flauto per nulla magicamente e avevano la finestra aperta. Poi abbiamo puntato sul pasticciere dove lui ha bevuto il latte e mangiato due fave dei morti, "che mangiano i vivi però" e bevuto il latte che aveva rifiutato stamattina dalla nonna nella previsione che suo padre lo portasse a berlo fuori. Poi un po' di parco, che ho scoperto frequentato al mattino da donne e bambini arabi o giù di lì, tutte rigorosamente con la testa coperta (ma non la faccia) che chiacchieravano e ridevano più dei loro bambini scorrazzanti per il parco tutto per loro, perché i bambini "nostrani" sono tutti all'asilo o a scuola. Tutti tranne Mattia che è guarito ma adesso la pediatra dice che vorrebbe non fargli il vaccino per l'influenza suina, se promettiamo di tenerlo lontano da asilo, supermercati e luoghi affollati, per via che le controindicazioni del vaccino si fanno sul campo, vale a dire non si sa, magari va tutto bene, magari ci sono effetti collaterali sconosciuti e Mattia sta bene e tanto vale tenerlo sano (e salvo). Sposata tale tesi per convenienza più che convinzione, non si capisce questo autunno, col precipitare delle temper... ma cosa sto facendo, parlo del tempo che fa? Abbiamo percorso il paese con calma, guardando porte, finestre e portoni, la scuola dove l'intervallo rumoroso era finito e sentito il rumore dell'acquedotto, gli odori uscire dalle cucine. Poi è suonato il mezzogiorno. Il mezzogiorno dei saluti. Mattia ha voluto venire in braccio e poi si è fatto promettere che tornavo. Più prima che dopo.

lunedì 12 ottobre 2009

castagnata


Immagine autunnale (l'autunno riguarda solo me) di padre e figlio, sul prato sopra il santuario di Sovere, domenica pomeriggio, durante la castagnata che chiude le feste. Un vecchio e un bambino che se l'intendono. Ieri Mattia si è mangiato due fette di torta che le donne del paese (bravissime) avevano preparato. Poi si è mangiato le "borole", le castagne che accaldati volontari preparavano e non facevano in tempo a... sfornare, che erano già sparite. Poi siamo andati ad accendere lumini in santuario, visitato i lavori (stanno preparando una scaletta in pietra) e poi siamo partiti, senza nemmeno aspettare i risultati della lotteria e tanto meno della tombola. Mattia ha guardato i bambini giocare: in fondo è un solitario. Per forza, con un padre così.

domenica 11 ottobre 2009

profumo

Mattia stamattina ha visto Checa arrivare, vestita della festa e si è precipitato dalla nonna: "Vestimi bene, ma proprio bene". La nonna lo ha vestito come un principino. Poi lui ha detto: "E il profumo?". Vuole essere all'altezza della "sua" donna sedicenne (li compie il 14 ottobre) e via sono andati alla Messa all'Oratorio, perché oggi si apre l'anno catechistico e il parroco (quello che su Araberara si firma Metua, che vuol dire prete in polinesiano, dove lui è stato a fare il missionario) ha pensato di celebrare mess'alta proprio in oratorio. Ieri pomeriggio Mattia non voleva uscire di casa, poi si è convinto, abbiamo fatto una puntata su Riva e poi Lovere dove è cominciato a piovere a dirotto e non c'è stato verso. Ci siamo rifugiati nel solito garage dove abbiamo fatto pit stop con la moto e la bicicletta. Lo guardavo mentre pedalava assorto in pensieri indecifrabili. L'ho lasciato in silenzio per un bel pezzo, mentre andava un po' in moto e un po' in bicicletta. Con me non osa comandare, "per piacere mi sposti la bicicletta?". Ma gli manco e mi manca. Tra poco vado giù. E' un giorno di sole. Stamattina ho scritto la prefazione per il nuovo libro di Don Martino che mi ha sorpreso davvero. C'è dentro anche la storia di una dona che profumava di viola, una storia alla Marquez. E' la dodicesima cesta degli "avanzi" di cui si parla dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ma aspetto l'incontro con mio figlio, che vale una giornata.

sabato 10 ottobre 2009

schiena dritta

Sono ancora vivo, come Papillon che fugge per l'ultima volta, da vecchio, dall'isola che non c'è più. Non è Mattia che stava male, anzi, adesso sembra tornato a sorridere, se non proprio a ridere. Sono io che sono stato un po' preso. Mattia è voluto venire per due giorni di fila in redazione, ha messo su una società edile che funziona mica male, ha scritto al computer i nomi di persone e cose, sa trovare le lettere sulla tastiera, cancella, va a capo, insomma è quasi pronto per un editoriale sul prossimo numero, tanto non è che si debba scrivere chissà che, basta scrivere, almeno a leggere i giornali in questi giorni. E' il mio mal di schiena che si è acutizzato al punto che mi hanno fatto, al pronto soccorso, una flebo. Poi mi hanno prescritto delle cose che non ho fatto e a poco a poco passerà. Mattia è consapevole che un dolore derivato da una partita a bocce (tra noi due, su un campo vero) deve passare e mi chide se mi fa male ancora, mi aiuta lui a raccattare le palline del ping pong, perché comunque vuole che giochiamo, ognuno ha i suoi mali di stagione, lui è guarito dall'otite, che sarà mai, suo padre guarirà anche lui. E mi aspetta per nuove sfide. Quando è qui in redazione sembra scatenare l'inventiva, gli piace l'ambiente variegato, tira fuori la batteria e suona, gli acquarelli e disegna, guarda i cartoni anche se adesso si è un po' disamorato, perché i cartoni sono per quelli piccoli e "quando ero piccolo li guardavo, ma adesso...". C'è una serie (con personaggi reali) in cui il protagonista è Mattia e si fa delle grandi risate. Mi sa che cresce. E io mi abbasso, anche se, come mi hanno detto all'ospedale dopo le radiografie, ho "la schiena dritta" e sembravano meravigliarsi di questo fatto. Sarà una metafora, nel giornalismo di questi chiari di luna.

martedì 6 ottobre 2009

socialità

Stiamo finendo anche questo numero di giornale, con una fatica boia, acciacchi vari. Il dolore alla schiena atroce, praticamente stamattina ero uno zombi. Sono cose che ti fanno sentire vecchio. Eppure dentro sei uno pieno di aspettative di vita. Mattia ieri pomeriggio ha voluto che la nonna salisse in bicicletta. Non era mai salita in vita sua su una bicicletta. Caduta, per fortuna senza conseguenze. Mattia che è rimasto deluso, ma questi "grandi" quando imparano a stare in equilibrio sul filo sottile della vita? Alla casetta ha lavorato molto, spostando la terra e i sassi, "ma devo fare tutto io in questa casa", è il ritornello che ripete serio. Oggi ha mangiato di nuovo come ai bei tempi del prima asilo. Lo so che ci sono quelli che non sono d'accordo, che l'asilo socializza ecc. Ma perdinci, uno deve godersi la propria infanzia, se fa una settimana dentro e tre fuori ammalato la socializzazione va a farsi benedire comunque. Si vede che Mattia non ha gli anticorpi necessari per sopportare la socialità. Con gli adulti tratta da pari a pari. Va beh, non è un vanteria, ognuno ha i suoi percorsi. Suo padre girava per il cortile della canonica di Tavernola tirandosi dietro una scatola da scarpe con i finestrini ritagliati in modo da farla sembrare una corriera. Direte, meglio socializzarlo che avere un altro come suo padre. Avete pienamente ragione. Ma tanto faccio il cavolo che voglio e Mattia lo stesso. Anche in barba a suo padre, cui fa la giusta resistenza (non crediate siano tutte rose e fiori) prove generali di un conflitto generazionale tutto da combattere.

domenica 4 ottobre 2009

assuefazioni

Non so cosa starà pensando ad occhi aperti Mattia di suo padre che questa mattina, in una sfida a bocce, si è di nuovo "strappato la schiena" nel solito posto di quando si è infortunato decenni fa a giocare a pallone (o a pallavolo? non mi ricordo bene). Un mucchio di bocce lanciate verso un pallino che lui correttamente chiama "boccino"., Fortuna ha voluto che bocciassi alla grande ben tre suo bocce a punto. "Ce l'ha fatta anche stavolta". Stamattina ha rifiutato la Messa con Checa (non è lei a celebrare, sia chiaro) per venir su da suo padre. Ha voluto i tucs, poi abbiamo fatto compravendita in un cantiere edile, malta e soprattutto camioncini e badili e via verso il campo di bocce. Non fosse per l'infortunio sarebbe stata una mattinata magnifica. Qui non è molto possessivo, perfino nel suonare la batteria. A Sovere è tutto suo, dal campanile grande alla chiesa, mentre il campanile piccole della chiesetta della confraternita "era il mio campanile da piccolo". E' nella fase del possesso come sicurezza per l'avvenire. Stamattina ultima somministrazione dell'antibiotico e lui "ma a me piace la medicina". Non vorrei si fosse assuefatto. Anche se le droghe più pericolose sono quelle delle mente, insomma, comincio a preoccuparmi. Magari voi ne sapete di più: sapevo dell'assuefazione alla morfina, ma alla penicillina?

sabato 3 ottobre 2009

ping pong

Mattia è sceso in giardino a lavorare: "Devo fare tutto io in questa casa", ha detto, serissimo, alla mamma. Poi alla nonna: "Ho dovuto far giocare la mamma per due ore". Ha capito che questo è un mondo Dio non ha fatto le cose bene e in cui "se ci hai regalato il pianto e il riso, noi qui sulla terra non lo abbiamo diviso". Non è venuto in redazione a Clusone perché c'è il pericolo che si becchi per la proprietà transitiva dei virus una nuova serpeggiante malattia che ha colpito già due elementi (ma Paolo è già guarito). Così adesso è su alla casetta a mangiare con la nonna e lo zio Pepe. Ieri mattina Siamo andati a Lovere a prendere l'ombra. Abbiamo passeggiato sul lungolago e poi all'interno, abbiamo visto dove va a scuola Checa e gli ho detto, quando sei grande viene anche tu al liceo. Lui ha risposto: "Sono già stato a scuola da piccolo". Poi siamo saliti in alto, sul colle di S. Maurizio, dove ci sta il convento e lui ha detto, "ah, qui è dove dice messa lo zio Gianni". Lo "zio" Gianni è un frate cappuccino che regge la più grande parrocchia di Milano ma a Mattia è affezionatissimo e adesso deve portargli il tavolo da ping pong, visto che Pepe ha già comprato palline e racchette. Abbiamo giocato a... terra, a mezzo tra tennis e ping pong, che poi quest'ultimo è il tennis da piccolo. Quando siamo tornati gli è venuto un po' di magone. Oggi lo porto a passeggio in giro per il mondo autunnale.

giovedì 1 ottobre 2009

ottobre

Mattia ed io a prendere una spera di sole autunnale. Ottobre è cominciato. "E' finito settembre?". Mattia non sopporta settembre, identificato con l'inizio dell'asilo, ottobre già gli sembra un nome meno minaccioso. "Cos'è una spera?". Cosa? Pensavo ad altro. "Ma non si fa così a pensare". Ah, come si fa? "Si fa così". Si è messo le mani sulle orecchie. Ho provato e ho chiuso gli occhi. "No, non così, non si chiudono gli occhi". Ma io penso meglio con gli occhi chiusi. "Ma cosa pensi?". Boh, sul momento stavo pensando come si fa a pensare. "Ma cos'è la spera?". Dicesi "spera di sole" un raggio di sole che non è troppo forte e che buca le nuvole. "Ma adesso il sole ha bucato le nuvole?". Guarda in alto. Mattia schiaccia gli occhi come suo padre quando guarda verso una luce troppo forte. Ha ancora raffreddore ma non sopporta le maniere brusche. "Mi pulisci il naso?". Lo faccio con delicatezza, spero di liberargli un po' di muco. "Non si dice naso?". No, il naso è da dove scende il muco. (E' faticoso un bambino che vuol sapere tutto in una volta). Abbiamo comprato un chupa chups e però per non farci vedere dalla nonna che avrebbe cominciato la litania del "dopo non mi mangia" abbiamo percorso stradine secondarie, due o tre incontri fastidiosi di gente che gli chiedeva se andava bene all'asilo e poi visita alle galline e alle due pecore che non hanno finito di mangiare erba nel prato vicino al bocciodromo ma non fanno domande fastidiose. Alla fine la complicità di nascondere quel che restava del chupa e un saluto veloce. Questo pomeriggio si è svegliato e "o no, credevo di trovare il papà e invece c'è la nonna". In sottofondo si sentiva la nonna "perché me chi soi? Chi che te neta fo? (traduzione: perché io chi sono, chi ti pulisce?). Domani è un altro giorno.

mercoledì 30 settembre 2009

diritto e rovescio

"La nonna non si tuffa". Mattia è molto arrabbiato, "bisogna che papà le insegni a tuffarsi". Parla correttamente, Mattia, ieri ha ripreso sua madre sul "te" usato come soggetto invece del "tu". Meno male, aveva ragione. Ma che la nonna (che ha 72 anni) non si tuffi in effetti resta una grave lacuna. Sono le prime delusioni, i primi dubbi sul mondo degli adulti che non sanno fare tutto e tuffarsi in fondo è una cosa semplice, ogni essere umano dovrebbe saperlo fare. Dovrebbe tuffarsi giocando a tennis o a ping pong senza tavolo. Ma non era malato? Resta malato, un raffreddore micidiale che gli si sta sciogliendo dalla minacciata sinusite, mentre resta l'otite. Due botte di antibiotico dovrebbe fare effetto. Intanto hanno ottenuto solo di farlo sprofondare in un sonno profondo, ha dormito 13 ore la notte scorsa, ma stamattina era in forma, voleva giocare appunto a tennis, purtroppo la nonna non ha i fondamentali, inutile adesso cercare di mandarla a scuola, di diritto e rovescio conosce solo... il lavoro a maglia.

martedì 29 settembre 2009

penicillina

Sono stati giorni brutti. Mattia non riesce più a uscirne. Stanotte si è lamentato di dolori che non sapeva ben collocare, si contorceva. Stamattina dalla pediatra: otite devastante, con minaccia di sfondamento del timpano, sinusite alle porte, antibiotico (penicillina, grande invenzione, in seconda liceo mi hanno tenuto in piedi a siringate, per una forma di reumatismo acuto che non mi faceva muovere dal letto con febbrone) e speriamo bene. Questo pomeriggio l'ho portato in giro con Checa, sembrava rinato "non ho più dolore", mi ha detto poi a Checa: "Ma lo sai che all'asilo mi ammalo", come dire si batte la sella per far capire all'asino, che sarebbe il papà. Il quale ne ha davvero piene le scatole, basta asilo dei virus, al diavolo gli anticorpi, se uno deve sfondare il timpano per farsi gli anticorpi meglio tenere... i corpi. E l'anima, anche coi denti.

sabato 26 settembre 2009

tombola

Mattia sta dormendo in auto con la sua mamma. Si è addormentato salendo verso Clusone, missione mostra zootecnica che poi per lui è la mostra dei trattori, si è scelto l'abbigliamento migliore per la foto rituale, la terza della sua vita sui trattori in mostra. Degli animali sa tutto, ma questa mattina ha deciso di comprare una pecora per bersi il... latte. La mucca no, troppo impegnativa, troppo grossa, la capra no, che ha le corna. Ieri siamo andati in visita a un cantiere e in un pezzo di prato c'erano due pecore. una si è avvicinata, gli ho spiegato (a Mattia, mica alla pecora) che voleva il sale grosso ma non ce l'avevo e lei belava e ci guardava come a dire, dai, dammelo, mica sarai venuto fin qui per niente. In effetti le pecore non hanno grandi pensieri, immagino perché se una parte partono anche le altre, qualunque sia la nuova meta, anche solo lo spostamento di qualche metro. Mattia ieri aveva una gran tosse, non guarisce più. Poi la sera è arrivata la zia Belo e Mattia è improvvisamente guarito. Comincio a dubitare che la Belo (a dispetto dell'assonanza coi belati) abbia virtù taumaturgiche. Fatto sta che Mattia si è messo in testa di comprare una pecora per avere il latte che poi non lo beve nemmeno e non gli interessa più la nuova auto della mamma che dovrebbe arrivare a giorni. ieri sera la zia Belo gli ha portato una tombola. Stamattina ha fatto le prime estrazioni: 57, dice lui. la mamma ci dà un'occhiata, miracolo è davvero il 57. Va beh, il caso. Altra estrazione: 49. La mamma verifica, è davvero il 49. Non può essere: terza estrazione, uguale risultato. Chi ti ha insegnato i numeri. "Li ho imparati da solo", risponde Mattia. Allora grida al miracolo e chiama lo zio Pepe, nel senso dello zio Paolo. Lui estrae l1 e dice "Uno!". Arriva lo zio Pepe e lui, guardando la mamma dice, "ho estratto l'8". E poi ride. Capace che quando va a scuola risponda tone per bilone per puro dispetto. Naturalmente lo bocceranno di brutto. Non ha mica capito che qui sono diventati tutti permalosi e chiedono risarcimento danni milionari per molto meno. Che mondo.

giovedì 24 settembre 2009

influenza A

Visita dalla pediatra, gentilissima, coda di bambini malati, già due casi all'ospedale per l'influenza A derivata dal virus H1N1 (sono andato a vedere come si scrive). Il fatto che sia A potrebbe voler dire che dobbiamo aspettarci epidemie per tutto l'alfabeto. Ho insegnato tanti anni ma l'ultima influenza dl genere me la ricordo da studente, mi pare il 1955, quando scoppiò l'asiatica, che mise a letto tutti, tranne il sottoscritto che "voleva" ammalarsi per solidarietà e stare in dormitorio con i compagni di classe, ma proprio non riuscivo ad avere la febbre e mi toccava sorbirmi gli insegnanti, eravamo due o tre in classe, ripassi e compiti a salve. Mattia con tutti i sintomi dell'influenza A ma con lo spirito giusto per reagire. Prima abbiamo costruito un grattacielo poi siamo partiti. In farmacia con gli zigulì, ma lui fiutava l'inganno, non voleva salire le scale. E' stata bravissima (la pediatra) gli ha regalato un album da colorare. Ha detto che Mattia lei ce l'ha nel cuore da quando rischiò di morire soffocato e lo salvò proprio lei, invertendo la somministrazione dell'ossigeno che gli stavano dando, aspirando invece che insufflando. Stamattina mi sento molto attratto dalla medicina. Un altro medico dice che i casi ci sono, accertati, nella nostra zona. Allarme. Solo che Mattia accetta le medicine, vuole guarire adesso che sa che all'asilo non ci va più. Come lo sa? Va beh, glielo abbiamo promesso nell'evidenza che non ne possiamo più (noi) di portarlo per una settimana e averlo malato per un mese. Tanto più che nelle scuole l'epidemia di influenza (quella semplice di stagione) è dilagante. Tengono i toni bassi per non allarmare ma intanto la metà è a casa ammalata, in farmacia non reggono le domande di antinfiammatori. Ma che razza di mondo.

mercoledì 23 settembre 2009

febbre

Solite giornatacce da chiusura del giornale, in coincidenza con la febbre di Mattia che sembrava guarito ma lunedì sera era imbacuccato quando sono sceso a prenderlo per fargli respirare un po' d'aria buona. Lui ha voluto giocare a... tennis e ha sfoderato due o tre diritti vincenti oltre la rete costituita sul pavimento da camioncini e ostacoli di varia natura. Era sudato ma non mollava, ha voluto fare un po' di giri in bici sulla stradina. La sera è cominciata la febbre che dura da due giorni. Tra poco andiamo dalla pediatra a sentire il responso. Sarà una tragedia portarlo.

domenica 20 settembre 2009

ultimo sole

Mattia si sta riprendendo la sua... voce e la salute. Ha ancora tosse e raucedine e un po' di malinconia, pur nella certezza, o appunto per quella, di non tornare all'asilo fino a che sarà perfettamente guarito. Ma ha raccolto anche la solidarietà di due che hanno rifiutato l'asilo e campano benissimo. Dopo Sara che giura di non aver frequentato l'asilo se non il primo giorno e di non averne risentito (il che è da dimostrare) ecco lo zio Gianni (che poi sarebbe un frate cappuccino che fa il parroco in un'importante parrocchia milanese, che ha sentenziato che l'asilo non serve a niente. Musica per Mattia che sente e ascolta (c'è differenza) tutto e tutti. Siccome la nonna oggi ha la luna ciclica e non parla, Mattia ha detto che doveva comprare, al suo mercatino domenicale, una... lingua. La nonna non l'ha presa bene. Oggi non ha voluto dormire, mentre noi si è venuti al lavoro, perché "altrimenti chi fa giocare Pepe?". Pepe sarebbe suo zio Paolo che si è impegnato a sorvegliarlo mentre noi si andava in redazione. Adesso scendiamo e lo portiamo un po' in giro. C'è il sole, l'ultimo sole dell'estate.

venerdì 18 settembre 2009

regressione

Mattia non vuole farsi mancare proprio niente. Ieri gli si è gonfiato un occhio (puntura d'insetto, dopo verifiche di Caty che, lavorando al Cup dell'Ospedale, ormai ne sa più dei dottori, sia in legge che in medicina) e poi gli è scomparsa la voce. Ieri pomeriggio ha realizzato che non andava all'asilo e si è rilassato, ha giocato con le su moto, abbiamo fatto visita ai cantieri, quasi a tu per tu con lo scavatore, ho osservato con occhio esperto la posa dell'acciottolato, poi abbiamo costruito un vero castello turrito e molto articolato (modestamente ci sappiamo fare). Tossetta secca e in serata gli è scomparsa la voce. Allarme e allarmismo. Mattia senza voce non è concepibile: pensate a un bambino che non sa scrivere e non sa leggere e l'unico mezzo di comunicazione è la parola? Se gli togliete quella gli restano i gesti primordiali. Siamo in regressione.

giovedì 17 settembre 2009

Forte

Mattia adesso sta meglio, mangia e non vomita. ma ci tiene sulla corda, "Non vado più all'asilo perché mi ammalo". Ha seguito i nostri discorsi altalenanti sul "lo mandiamo" e "non lo mandiamo", a seconda dell'interpretazione filologica da dare alle parole della pediatra che è in grande allarme, vorrebbe, secondo il suo... computer, che Mattia fosse preservato dalla febbre suina senza neppure vaccinarlo, tenendolo a casa e non in quella bolgia di virus che sono gli asili. E noi che stiamo a sentire e leggere tutte le notizie sul morbo epidemico che sfoltirà la popolazione mondiale secondo alcuni e passerà come una semplice influenza di stagione secondo altri. Però siccome abbiamo solo Mattia ci siamo lasciati infettare da un... sano egoismo nell'adozione del "si salvi che può" che poi a me non frega più di tanto, ho 64 anni e la vita l'ho vissuta al meglio e al di sopra delle mie possibilità, ma Mattia ha diritto ad avere anche solo la sua. Ieri pomeriggio abbiamo guardato "Pinocchio" e poi "Biancaneve ma lui si spaventa quando la perfida regina si trasforma in una strega. Solo Brontolo gli sta simpatico, come Tasmania, il cartone animato che parla come il papà quando Mattia gli chiude il naso. Poi abbiamo costruito un castello ma è venuto fuori un Forte e la differenza è stata dura da spiegare, mi sono limitato al fatto che il Forte non ha il tetto e ci si rinserra per difendersi dai nemici. Chi sono i nemici? E' una vitaccia, mi si ritorcono contro la storia, la geografia e un po' di filosofia.

mercoledì 16 settembre 2009

virus

E al 12° giorno Mattia si prese il virus del vomitare. Sta scritto che "poiché non sei né caldo né freddo io ti vomito". Ecco, ho il sospetto che Mattia, appena realizzato che l'asilo non finiva più, sia andato, come Diogene, col suo lumino mentale, alla ricerca del virus che gli avrebbe fatto rigettare l'istituzione. Il brutto è che l'ha subito trovato. La pediatra dice che sarà un autunno disastroso per i bambini, ad ogni virus che gira per l'aria ormai la paura è che si tratti di "quel" virus, quello della "suina", i sintomi si confondono, vaccinati alle malattie storiche ce ne siamo coltivate di inedite, per le quali i vaccini non fanno in tempo ad essere né prodotti né testati, per cui non si se il rimedio sarà peggiore del male. Mattia ha avuto la febbre, questa notte ha dormito, questa mattina ha vomitato tutto quello che il suo piccolo stomaco poteva contenere. Ma è sereno, non è andato all'asilo e ha capito che lo spauracchio del ritorno in quell'antro di virus mostruosi si sta allontanando. Ieri era uscito bene, aveva preteso perfino di pedalare un po' sulla stradina per sgranchirsi i pensieri. Poi la sera il crollo. Le gabbie immalinconiscono, non ci sono più i cortili che erano il vaccino sociale migliore, e contatto con la madre terra. Va beh, i funeralini con le bare bianche c'erano una settimana sì e una no e noi andavamo compunti, in fila, una suora davanti e una dietro, a seguire la morte di non sapevamo chi e non sapevamo cosa. Si ruzzolava e razzolava nel fango e nella miseria. Adesso escono dalle loro rispettive e rispettate campane di vetro e si beccano i veleni che abbiamo sparso in nome dell'economia di mercato. Mattia ama i suoi virus, sono antidoti alla gabbia.

martedì 15 settembre 2009

horror vacui

Il mattino ha l'urlo in bocca, Mattia all'asilo ormai da due settimane, questa è la terza. Entra disperato ed esce sereno. Oggi l'ho spiato dalla tenda della finestra, stava ridendo seduto al tavolo della mensa, scherzava con un bambino. E' uscito tranquillo, siamo andati a fare il consueto sopralluogo al cantiere delle "scale strece" dove stanno rifacendo tutti i gradini e i gradoni, ha voluto controllare la pachera e il lavoro degli operai con occhi esperto. Insomma il pomeriggio va bene, è il mattino, al momento dell'uscita di casa, che ha scene di disperazione. La maestra conferma ogni giorno: "E' stato bravissimo, ha mangiato tutto, è fin troppo silenzioso". Mi auguro si penta di un giudizio così frettoloso, come esce dalla porta dell'asilo comincia a snocciolare giudizi e domande sul mondo circostante. Ha voluto pedalare con la bici sulla stradina per mezz'ora, tanto per sgranchirsi le gambe e riorganizzare i pensieri. L'altro giorno ha colorato tutta una pagina: prima lasciava dei vuoti qua e là e faceva il "macchiaiolo", adesso siamo all'horror vacui (viene chiamato così la mania di non lasciare vuoti). Da un'esagerazione all'altra. Il vuoto ogni tanto aiuta.

domenica 13 settembre 2009

zoo

Ieri viaggio verso lo zoo, alle Cornelle di Valbrembo. Mattia ha guardato tutti gli animali, grandi e piccoli, con la (dis)attenzione dei bambini che guardano la luna oltrepassando il dito, vale a dire guardano già al cammello che sta oltre l'elefante. La differenza utilitaristica tra il dromedario e il cammello è stata interessante (le due gobbe a servizio di chi ci monta sopra e il dromedario che respinge cavalieri erranti), la tigre di Sandokan meglio della decantata tigre bianca, i poveri orsi depressi in un ambiente che non fa per loro e l'orso vagante sulle nostre montagne che non riescono a beccare, i pinguini, le foche, il leone che (gli ho spiegato) non fa mai nulla, servito dalla leonessa, società maschilista ideale, i fenicotteri (le gru) con una gamba sola e la storiella boccacciana (non boccaccesca), nel senso del Boccaccio, di Chichibio e la gru che sta nella palude, il rinoceronte, le giraffe che hanno un capannone apposito a misura di collo, gli altissimi struzzi, l'ippopotamo che non è uscito dalla sua pozza d'acqua... insomma tutto bene. Poi siamo saliti sul trenino senza binari (Mattia lo ha fatto rilevare, i treni hanno i binari altrimenti sono... già, cosa sono?)... Infine ha voluto farsi sei giri sulla giostra, salendo come un pilota sulla moto di Lorenzo (il compagno rivale di Valentino Rossi), spianato come un pilota vero. Quello è stato il momento più divertente per lui. Per il resto si è annoiato. Ha chiesto perché gli elefanti si buttavano polvere sulla schiena e basta. A me, che non sono granché ecologista, facevano pena perfino le scimmie che saltavano da un ramo all'altro (rami tutti spelacchiati). Essere ridotti a dare spettacolo ai visitatori dev'essere umiliante. Poi ho pensato alle tante situazioni in cui noi, Mattia compreso, dobbiamo atteggiarci a quello che altri si aspettano da noi... Possibile che uno non possa mai godersi il mondo senza un retrogusto filosofico? Mattia domani mattina torna all'asilo, che è una specie di gabbia (nemmeno salariale), del grande zoo delle convenzioni.

venerdì 11 settembre 2009

spergiuri

Dove eravamo rimasti? Mattia ha concluso con successo la sua seconda settimana di asilo, con crisi iniziali, la protesta del silenzio per cui le maestre pensano che sia muto dalla nascita, lui che fa resistenza passiva, "è il più bravo di tutti", per forza, non dice una parola, osserva tutto. Credo abbia rotto con Nicole, oggi non hanno pranzato insieme, lei sta sulle sue e lui sulle sue, le due gemelline dice che sono piccole, gli altri li guarda da lontano. Insomma "non si fa dentro". Ma per quattro giorni ha tenuto dentro il suo vero problema, non riusciva a scaricarsi. Ieri pomeriggio terapia d'urto, due kiwi interi, bevute di acqua e succhi con lo spauracchio di una peretta. Poi la sera la sua liberazione e stamattina pensava che avesse diritto, dopo tanta fatica, a un giorno di vacanza. Quando ha realizzato che a questo mondo non c'è più la lealtà del mantenimento della parola data, sentendo suo padre imprecare contro tale Berlusconi che in Tv, col collega spagnolo Zapatero presente, si diffondeva da venti minuti su robe come "solo il più grande presidente del Consiglio che l'Italia abbia avuto nei suoi 150 anni di storia", si è rassegnato a vivere in un mondo di spergiuri. E non avendo ancora acquisito l'arte degli scongiuri, si è rassegnato a passare la mattinata con i due Juri (si scherza). Domani promessa solenne, ti portiamo allo zoo. Breve ripasso degli animali sull'apposito libro. Ci piace l'ippopotamo che sbadiglia. Che mondo noioso.

mercoledì 9 settembre 2009

Nicole

Mi dispiace, sono stati giorni terribili di lavoro. Lunedì e martedì ho portato Mattia all'asilo. Mi veniva da piangere e lui l'ha capito. Stamattina l'hanno portato la mamma e la nonna e lui ha avuto il magone e non ha pianto. Capace che l'evoluzione della specie abbia indebolito il genere maschile e reso (troppo?) forte quello femminile. Lui è perdutamente innamorato della sua Nicola. Fino a lunedì aveva dei dubbi, "Nicole non mi guarda, sono diventato brutto?". Ma si può? Poi è riscoppiato l'amore e lei (che doveva restare all'asilo perché ha qualche mese in più ed è nei grandi o giù di lì, gli stringeva la mano per non lasciarlo andare. Se l'altra sera ha detto una preghiera speciale alla Madonna della Torre che aveva, secondo lui, fatto finire settembre in fretta e così finiva l'asilo, adesso non so come la mettiamo. Stamattina un bambino aveva un virus e vomitava. Ahia, se comincia così capace che arrivi anche la febbre suina e ho la scusa per tenerlo a casa definitivamente. La maestra dice che è bravissimo ed educato, ma "non si fa dentro, se non con Nicole". La mamma di Nicole dice che la sua bambina l'anno scorso "non si è fatta dentro con nessuno e per fortuna adesso c'è Mattia di cui parla continuamente". Un duo che si apparta, Mattia oggi imboccava Nicole a pranzo, ha detto la maestra. Ma in che mondo viviamo?

domenica 6 settembre 2009

stupidi

Vi ho lasciato col credito di come sia andata venerdì mattino all'asilo. Uno strappo al cuore, Mattia mi si è attaccato addosso, "portami via da qui", piangeva a dirotto, sono uscito sconvolto. Ho aspettato l'una lavorando con la testa altrove, in quell'asilo valle di lacrime. La maestra ha detto che invece è stato il più bravo di tutti. Lui orgoglioso. ma domani mattina sarà ancora là e mi aspetto un altro dramma familiare. Ieri Sara gli ha regalato una collezione di soldatini. Lui li ha schierati, abbiamo piantato la bandiera, alla guerra abbiamo giocato tutti e la pedagogia la faceva passare come un esorcismo. Mattia stamattina ha detto alla mamma che voleva giocare alla bottega ma voleva vendere i soldatini. "Ma questi sono per il gioco della guerra", gli ha risposto Tea. Lui ha chiesto "cos'è la guerra?". Alla spiegazione ha commentato: "Ma si fanno male? Sono stupidi, allora gli faccio fare la bottega". Quindi non è vero che la natura ci porta a farci la guerra, siamo stupidi. Stupidi!

giovedì 3 settembre 2009

terzo giorno

E il terzo giorno scoppiò la tragedia. Mattia l'ho portato all'asilo con il peluche nella tasca che vuole io faccia parlare. Si chiama Simone, fa l'intellettuale a tempo perso e il muratore a tempo pieno, è pieno di buon senso e stava nascosto nella tasca della mia sahariana come un clandestino e commentava chi c'era, le bambine che portano il grembiulino rosa, a differenza dei maschi che portano quello azzurro, che tuttavia Mattia vede... grigio e non per daltonismo ma per un giudizio oggettivo della qualità della vita. Mattia ha retto la commedia fin dentro l'asilo, l'ho lasciato che giocava a calciobalilla con le due gemelline Simona (nemmeno lontana parente del Simone che stava nella mia tasca) e Giulia, ma poi dev'essere scoppiata la protesta gandiana. Mattia si è chiuso in un dignitoso e rancoroso (verso di me) silenzio misto a pianto soffocato dall'orgoglio di non darlo a vedere, non ha mangiato (o sì? Boh). Quando è tornato a casa è scoppiato in urla e pianto liberatorio. Resto del parere che all'asilo si dovrebbe giocare e basta. Il problema è conciliare i giochi con il gradimento di ognuno, una babele. Domani io non c'entro, può succedere che non ci vada più all'asilo come che ci vada. Se fossi in voi non scommetterei nemmeno 10 centesimi.

martedì 1 settembre 2009

la mattina più lunga

Siamo andati all'asilo, se non "il giorno più lungo", almeno la mattina più lunga. Mattia deciso, senza capricci, sicuro che stavo con lui. Accoglienza buona, pochi bambini (18, sono i giorni dell'inserimento), dieci mamme e tre papà, quorum ego. Qualche pianto qua e là. Io e Mattia abbiamo giocato a calciobalilla con due gemelline, poi lo scivolo, poi i sassi da caricare, il controllo del cantiere per i box sotterranei in Borgo S. Gregorio. Mattia silenzioso, si è sbottonato a parlare solo con me, ma con le gemelline adoranti durante il pranzo si è lasciato un po' andare. Razioni mini al pranzo, gli ho fatto portare doppia portata di tutto, lui ha apprezzato. E poi via. Una noia tremenda, ma "all'asilo si sta bene" chi l'ha inventata, come canzoncina dico. Mattia ha retto l'urto. Io un po' meno: avete presente il detto "togliersi il pane di bocca"? Quando sono arrivato in redazione mi sono mangiato due panini giganteschi per sopperire alle carenze psicofisiche che mi provocano ancora le fami ataviche che mi porto dietro come missione umanitaria. Il lato negativo è che ho trasmesso tale missione anche a Mattia.

lunedì 31 agosto 2009

vigilia

E' la vigilia dell'evento. Sono stato stamattina all'asilo e stanno preparando tutto. Il mio istinto mi direbbe di defilarmi con Mattia, chi ce lo fa fare di metterlo in gabbia e a fare che cosa? Socializzare, socializzare: con i coetanei ovviamente, perché Mattia vive in un mondo di adulti e perfino di vecchi (quorum ego), con una sproporzione di genere (femminile). Ieri sera si è entusiasmato per Lorenzo. Non è un bambino, no, è il pilota del MotoGp, lo ha adottato, "vai Lorenzo" e nemmeno a farlo apposta ha vinto davvero Lorenzo (l'anno scorso l'aveva visto cadere e gli è rimasta l'espressione "Lorenzo ha fatto uno volo"). Ma adesso che delle moto crede di sapere tutto, sa fare distinzioni bizantine tipo "le Harley (ne sono passate un centinaio, ieri, in piazza, dirette al Santuario) sono belle ma anche le moto di plastica sono belle, vanno forte, solo che ci si rompe la testa, delle volte". Che è il bignami (il sunto) delle considerazioni preventive paterne sulla pericolosità della velocità su quelle moto. Però Lorenzo ha vinto e siccome da quando c'è Mattia (che si identifica con l'Inter) proprio l'Inter ha continuato a vincere, ci sarà qualche ragione, almeno statistica... Ma domattina saremo là, non è detto, ma è probabile.

domenica 30 agosto 2009

meno due

Mattia è un testone, per fargli fare una cosa devi negargliela. Tutto suo padre. Avrà una vita difficile, in questo mondo di servi. Ieri siamo riusciti a fargli fare il bagno. Adesso ha la dissenteria. Sta sempre bene ma il raffreddore lo becca per una goccia d'acqua. I preparativi per l'asilo (comincia in teoria martedì) rendono tutti nervosi e moltiplicano le malattie psicosomatiche. E Mattia parla, parla, adora le storie, vuol sapere tutto di tutto, fa e disfa. Ieri sera si è messo ad aggiustare tutta la cassettiera della cucina, ribaltando tutto, fa i pit stop con bicicletta e moro, cambia le gomme, riparte, gioca al pallone ormai meglio di Messi, vuole scrivere al computer, vuol leggere. Poi ammutolisce appena c'è qualcuno di estraneo. Ma incombe la minaccia epocale dell'asilo, è riuscito a coinvolgere tutti nell'attesa dell'uragano che sta per abbattersi sulla sua vita. Dev'essere così in tutte le case, ieri sera quello delle pizze parlava della sua bambina che teme l'asilo, timeo danaos et dona ferentes, sembra il deserto dei tartari, si scruta l'orizzonte, meno due.

giovedì 27 agosto 2009

prologo

Siamo ai preliminari, al prologo di una tragedia annunciata. Oltre alle malattie psicosomatiche Mattia mette in atto diversivi di ogni genere pur di non far arrivare settembre, vuol fermare il tempo, settembre è un mese, un nome che lo mette in agitazione, l'asilo incombe. Gli ho promesso tre giorni con lui all'asilo, per tutto il tempo dell'inserimento, mangiamo insieme, se mi lascia un po' di pane. Certo che te lo lascio, dice, poi però vuol diseredare sua madre ("Se mi mandi all'asilo cambio mamma"). Del cambiare papà non ha ancora detto niente ma ci arriverà. Pareri contrastanti sul fronte donne, tutte pronte a darti consigli anche se l'esperienza risale magari a 50 anni prima. L'attesa di vita si è dilatata, non ho tanta voglia di istituzionalizzarlo, vorrei se la godesse. Poi saltano fuori i fondamentali della pedagogia, Mattia vive con gli adulti, non ci sono più i cortili di una volta in cui si razzolava con i bambini vicini di casa, adesso sono tutti nei loro bunker, un po' di relazioni per fare amicizia ecc. ecc. E poi chissà se andavo anch'io così volentieri all'asilo se avevo messo in atto un trucco per farmi mandare a casa ogni giorno, che mia zia, l'ennesima volta che tornavo a casa con le cestino, invece della merenda, il solo fagottino di cacca, mi diede una ripassata sul sedere e il trucco finì miseramente con il sottoscritto che fingeva di dormire con la testa appoggiata sul banchino (non c'era lettini ai miei tempi) sperando che si facesse sera. Stamattina la nonna è malata e lui domina la casa, ha risposto al telefono e ha detto "non posso lasciare la nonna malata a casa, forse è meglio che vai tu all'asilo".

mercoledì 26 agosto 2009

stakanovismi

Mattia ieri non l'ho visto, solo sentito al telefono. Ha una malattia psicosomatica da preasilo, raffreddore che scompare appena gioca con Checa. Ieri ha chiesto a sua madre: "Adesso è settembre?". E' stato rassicurato, non ancora. Ma il primo settembre mi sa che sarà un mattino tragico, "in sanguinoso ammanto sorgerà quel giorno il sol", direbbe l'Alfieri. Ho staccato ieri sera alle 23.20 e ho ripreso stamattina alle 7.30. Non per dire, ma lo stakanovismo non è ancor morto. Ieri sera Checa e Mattia mi aspettavano per la giocata e conversazione serale. Sono rimasti male. Ma il mio piccolino mi ha chiesto, sul far della notte (ieri sera verso le 22 e rotti: "Ma lavori ancora?". In fondo magari non ci crede molto, che ci vuole a fare un giornale? Non vedo l'ora che sappia scrivere che lo metto sotto a fare "benedetta gente" al mio posto.

martedì 25 agosto 2009

certe sere

Mattia ieri sera, dopo aver fatto lo show con la sua Checa, ha approfittato di un momento in cui siamo restati soli, ha allargato le braccia senza guardarmi, ha voluto che lo prendessi in braccio, poi mi ha abbracciato per mezzo minuto senza dire niente. La sera, quando è stato il momento di separarci, non ha detto niente, mi ha detto di chiudermi il cancello alle spalle, gli ho detto, devo andare. Lui ha risposto, "Ah, già. Ciao". Certe sere non dovrebbero nemmeno esserci.