domenica 30 novembre 2008

geni

Stamattina Mattia ed io abbiamo scoperto il principio fisico della caduta libera, insomma, mica per dire, ma abbiamo scoperto la teleferica. Mattia sembra entusiasta, credo stia pensando a registrare e sfruttare industrialmente il brevetto. Meno interessato a costruire la capanna di un presepio anticipato con i moduli delle costruzioni. Realizza palazzi con il troppo pieno, nel senso che mancano porte e finestre. All'osservazione paterna ha risposta: "Ma chi deve entrare? Io sono troppo grande e anche tu". Ha dato un'occhiata di là pensando alla mamma, alla nonna, allo zio e ha scosso la testa, perfino i nanetti di gomma sono troppo grossi per entrare a palazzo. Poi ha voluto che gli raccontassi la storia della lanterna magica di Aladino, ma alla fine ha sbuffato, con questi strofinamenti di lampade e anelli che fanno uscire "geni" che soddisfano i desideri. Ha guardato la figura del "genio della lampada" e non si è entusiasmato, per i desideri meglio ripiegare su suo padre che non sarà un genio ma almeno non va strofinato, al massimo una grattatina alla barba. Ha fiutato che domani potrebbe tornare all'asilo e si è inventato un mal di pancia e poi si è messo a ridere quando gli ho tastato la pancia. Il bagno era cominciato bene ed è finito con urli e stridor di denti. Piove e in alto nevica. Mai avuto consapevolezza come quest'anno dello sconvolgimento che produce l'ora legale, con la notte che ti piomba addosso in pieno pomeriggio e ti mangia gli spazi della giorno per favorire la notte.

sabato 29 novembre 2008

memoria

Ancora neve. Mattia si è adattato al mondo che si imbianca di tanto in tanto, come si ripulisse la coscienza. E' guarito e lunedì fiuta che dovrà riprendere l'asilo, ahi, non ne ha nessuna voglia, ha passato due mattine splendide in redazione, qui lo coccolano, giocano con lui, gli sciagurati, trascurando il lavoro. Ma lui allo zio che leggeva una rivista ha chiesto cos'era. "E' il mio giornale". "Il mio invece è a...berara" gli ha risposto con un certo disprezzo per quella rivista che non gli sembrava all'altezza. Ha portato paletta e secchiello per ripulire le strade dalla neve che qui a Clusone è più alta. "Al paese del papà è ancora più alta". Certo, Vilminore è a mille metri, lui ne ha vaghi ricordi. La memoria dei bambini è labile, è da elefanti per chi gli vuol male e chi gli vuol bene, ma le situazioni sfumano. Del resto i miei primi ricordi nitidi sono sui tre anni e lui sa che li compie tra un po', quanti anni hai? "Quasi tre". Gli ho fatto vedere l'orologio che è suo, quando diventa più grande. E' quello che mi avevano regalato a scuola, l'ultimo giorno dopo 26 anni di insegnamento che mi è venuto da piangere, quel giorno. L'ho tenuto via per chissà chi e adesso so chi è quel chi. So anche che sarà... datato, ma spero sempre nel valore della memoria e del ricordo. E' la speranza dell'immortalità di ognuno di noi, che qualcuno si ricordi che siamo passati di qui.

martedì 25 novembre 2008

viaggio con papà

Ieri è nevicato. Sui mille metri anche 20 cm, più in basso ci si accontenta di 10. Mattia ha "visto" la neve sui prati, sui tetti, sugli orti, in piazza. Non si ricordava di averla mai vista, quindi si è preoccupato, esco quando arriva papà. Poi ha visto due uccellini sull'albero e si è preoccupato per qualcosa di diverso: "cosa mangiano adesso gli uccellini?". Nel pomeriggio siamo scesi a toccarla, nonostante le placche alle tonsille ecc. ecc. ha voluto toccare con mano, come suo padre un lontano giorno del 1956 volle assaggiare l'acqua del mare per verificare sul "campo" se era davvero salata, rispetto a quella di lago. Ha spalato neve dalla stradina. Poi è arrivata Checa, la sua fidanzata ufficiale di 15 anni (però già compiuti, l'ha già presentata in casa) e insieme alla nonna hanno costruito un pupazzo di neve, piccolo, con il solito naso di carota, dei capelli radi con fili di cespuglio, sassi per naso, occhi e... bottoni di una fantomatica giacca. Insomma un piccolo capolavoro. Oggi la neve si è praticamente dimezzata, sic transit gloria mundi. Mattia ha la tosse che lo tormenta di notte ma oggi ha deciso, vado a Lovere con papà. La mamma gli ha detto che ero al lavoro e allora ha deciso di partire lo stesso. Ha parlato per tutto il... viaggio con me (chissà cosa gli ho risposto), "Mi sa che dobbiamo fare benzina". La mamma ha chiesto se poteva scendere. "Però il biglietto lo paghi ugualmente". Non so ultimamente cosa ha visto in Tv, è sempre sui suoi canali dedicati, ma mi sa che si è intrufolato in un cartone animato il ministro Tremonti con i suoi messaggi sublimali. Non vorrei che mio figlio adottasse precocemente una filosofia di vita monetaria.

domenica 23 novembre 2008

spallata

C'erano due giovani in giacca e cravatta (che a me fa ancora un po' senso addosso a un giovane) che dicevano: questa sera diamo la caccia alle scimmie. Ho capito dopo tre fette che era polenta, insomma che parlavano di calcio e in particolare che erano juventini e parlavano di Muntari dell'Inter. E questi due, evidentemente bancari visto che verso la banca si sono poi diretti dopo la pausa caffè, sarebbero della "categoria" giovani? La mia generazione è quella che la cravatta la doveva mettere per andare in università, finché non arrivò il vento dell'est e ci mettemmo il maglione, simbolo di trasgressione (come il farsi crescere la barba), forse addirittura di ribellione generazionale, non contro i padri, che anzi mio padre, minatore e contadino, la cravatta credo non l'abbia mai messa e tanto meno aveva potere, ma contro la generazione che bloccava ogni accesso al gradino del sapere, riservato a una "casta". L'ho rimessa quando mi hanno eletto sindaco, per rispetto della carica. Quando si discute di '68, data convenzionale, visto che iniziò nel '67, bisognerebbe ricordare la spallata contro il vecchiume deteriore che controllava tutto. Adesso si torna a discuterne e ne discutono i... vecchi, in tv. Gli adulti devono avere il coraggio di farsi bersaglio, a una certa età, i conflitti generazionali hanno segnato le più grandi svolte della storia, anche se il prezzo da pagare (confusione, semplificazione e semplicismo) c'è sempre stato. Mattia mi ha grattato la barba, un segno di complicità affettiva. Ma domani la sua spallata spero sia pronto a darmela. Oh, non è che si debba cedere, si resiste, perché solo il difficile produce forza, inventiva e coraggio. Ma non aiutiamoli anche a dare la spallata, perché se siamo da questa parte a darla, dall'altra parte non c'è più nessuno a riceverla. Ed è una truffa pedagogica e umana.

sabato 22 novembre 2008

Boba

Mattia è una roccia. Ha un'otite forte a un orecchio e una più debole all'altro, placche sulle tonsille e laringite. "Urla tutta notte, vero?" dice la pediatra. In realtà lui dorme e urla di giorno, ma per pretendere che si giochi con lui. E' una roccia. La pediatra ha detto, niente asilo. Prima la odiava, adesso si è ricreduto, quella signora lì non è poi tanto male, gli proibisce di andare all'asilo, capace che voglia tornarci, anche se non sopporta che gli dica di spogliarsi per mettergli un aggeggio sulla schiena e sul torace, ma cosa va cercando quella lì, "io sono guarito perché sono omo", nel senso di uomo, non in altri sensi. Si è innamorato di Heidi che trasmettono su un nuovo canale per bambini. Ma è stata una cotta breve, adesso si è già stufato, dopo un po' vuol cambiare canale, dopotutto ha già una fidanzata di 15 anni suonati che lo porta a messa tutte le domeniche. Chi ha detto messa, il don Fiorenzo? "No, don Simone". Ah. E ha fatto una predica lunga? "Mica tanto". Lui aspetta solo due momenti, quando si stringono tutti la mano che è un fatto che lo diverte, probabilmente si chiede perché all'improvviso tutti si stringano la mano come se si incontrassero in quel momento e sono già lì, vicini di banco da più di mezz'ora, non potevano salutarsi prima? E poi quando c'è da mettere il soldino nella cesta dell'elemosina, che gli sembra di fare qualcosa da grandi. Ieri sera si è fatto coccolare da me per un'ora, abbiamo parlato della "Boba", la mucca di mio padre che al nonno (che non ha conosciuto) mangiava il minestrone. Alla fine della storiella (ovviamente inventata di sana pianta, ma che vuole gli ripeta ogni santo giorno) ha preteso il minestrone e se l'è mangiato. "L'antibiotico gli darà inappetenza", aveva avvertito la pediatra: si vede che a lui fa venir fame. La medicina non è davvero una scienza esatta.

giovedì 20 novembre 2008

sillogismo

Gli asili (come già gli asili nido) sono coltivazioni non autorizzate (e involontarie, è ovvio) di virus esotici al punto da far disperare le mamme alle prese con raffreddori eterni, otiti, mal di pancia acuti, vomiti e dissenterie devastanti di cui i pediatri non sanno indicare che una vaga causa di "c'è in giro un virus, ma non è nemmeno l'influenza, che arriverà a fine novembre". Come facciano a sapere che treno, nave, aereo prenda l'influenza per arrivare a fine novembre, resta un sacro mistero della medicina. Dite chiaro e tondo che non sapete più capire cosa succede. Così per un giorno di asilo ci sono bambini che ne fanno sette a casa, per poi tornare a riprendersi un altro (o sarà lo stesso sotto mentite spoglie?) virus e ricominciare. Fortuna vuole che il programma dell'anno sia il riconoscere i colori fondamentali sulla madre terra, che Mattia conosce da quando i teletubbies li insegnano da mesi e lui riconosce il viola, l'arancione, il rosa, perfino il ciclamino che stento io a distinguere dal viola e va a colpo sicuro, con una discussione tra me e lui quando è uscito un arancione che nella definizione era "rosso", ma poi è apparso Poe (il più piccolo dei teletubbies) che è rosso vero e si stagliava sull'arancione di fondo e Mattia ha cominciato a farsi la domanda fondamentale su "cos'è la verità" che già Pilato fece la domanda a Cristo prima di lavarsene definitivamente le mani, che Mattia è l'unica parte del corpo che lava, perché dice che lui non si sporca. Mattia stamattina è stata qui in redazione e siamo andati alla stazione delle "corriere", che lui corregge in "pullman" e voleva sapere di preciso per dove partiva, se partiva, ogni pullman inaugurando la serie filosofica del "dove cavolo stiamo andando" (a finire). Ieri ha composto il suo primo sillogismo basato sul comportamento di due suoi compagni di asilo: "Yuri 1 non parla, Yuri 2 non parla..." (pausa) "Gli Yuri non parlano".

giovedì 13 novembre 2008

viti

Piove. All'asilo proiettano Re Leone per ingannare la voglia dei bambini di uscire fuori e correre. Mattia mi aveva promesso che controllava i lavori del cantiere che ribalta il piccolo parco del borgo S. Gregorio, che sta dirimpetto al borgo S. Martino, divisi dal fiume "che si chiama Borlezza", precisa Mattia ogni mattina attraversando il ponte e poi aggiunge che lui sa di un fiume che si chiama Oglio e questo fatto lo sconcerta, possibile che un fiume di acqua si chiami olio? (spiegargli che nel nome del fiume c'è una g in più sarebbe complicato). I lavori del cantiere sono fermi ma Mattia si è lamentato che alla sua richiesta di controllo (dalla finestra lo vede dall'alto) la maestra ha risposto di no. Non si soffoca così una vocazione di capocantiere. Mattia da grande è indeciso se fare il muratore (lo affascina il costruire muri, è critico sui muri della casetta dello zio, dice che sono storti e andrebbero rifatti), il meccanico (aggiusta la sua moto con chiavi inglesi che fatica a reggere in mano) o il contadino (ama scavare la terra e rastrellare fogliame vario che poi trasporta con la carriola nel garage suscitando le proteste della nonna). Ieri comunque gli ho insegnato il principio delle viti che si avvitano in senso orario e si svitano all'incontrario. Ha voluto sperimentare al suo piccolo banco di lavoro: era proprio così. Metodo empirico. Poi, mentre girava in moto intorno al pilastro, gli ho detto di fare un giro all'incontrario, in senso antiorario. Mi ha risposto che solo i matti vanno all'incontrario. Gliel'ho fatta ripetere perché mi sa che, oltre a insegnargli come vanno le viti, sia già arrivato all'esigenza di sapere come va la vita.

mercoledì 12 novembre 2008

l'asino

All'asilo vogliono fare un presepe vivente. Almeno lo sospetto perché Mattia non vuol fare Gesù Bambino e non avrebbe ragione di rifiutare il ruolo se qualcuno non glielo avesse offerto. Fatto sta che non vuole farlo. Cosa vorresti fare, gli abbiamo chiesto pro forma. "L'asino", ha risposto lui, serafico. Siamo rimasti lì come sarete rimasti voi a leggere, poi ci è venuto da ridere ma lui era serio e allora abbiamo chiesto perché mai voglia fare l'asino invece di Gesù Bambino che è il protagonista del presepio e bla bla bla. Lui ha risposto semplicemente: "Perché Gesù Bambino sta sempre fermo, almeno l'asino si muove, ogni tanto". Suppongo che il bambino destinato a travestirsi da asino sia uno che non sta comunque fermo, perché di per sé, nella parte storica, l'asino non è che abbia una parte di grande movimento. O mi hanno cambiato anche la storia del presepe? Mi è venuta in mente la battuta che facevano i nostri vecchi a uno che non si comportava bene. Ve la traduco dal dialetto: "Non fare l'asino che il fieno costa caro". Ma non vorrei inculcargli, di questi tempi, una anche larvata stima del mercato.

martedì 11 novembre 2008

basso tuba

Mattia per S. Lucia prima voleva una tromba, ma vera, mica una trombetta. Martedì scorso è arrivato a casa e ha cambiato idea, dì a Lucia (ha confidenza con i santi) di portarmi il basso tuba. Il basso tuba? Domenica c'è stata la cerimonia del 4 novembre, c'era la banda. Ho chiesto del basso tuba: è uno strumento enorme. Mi hanno spiegato che ha assunto un "suo" ruolo, mentre prima veniva considerato uno strumento di accompagnamento. Ma come faccio a dire a... Lucia di portare a Mattia un basso tuba? Allora ho chiesto a Marco di ridurre le proposte. Marco è l'insegnante di musica che all'asilo presenta ogni martedì uno strumento ai bambini. Questa mattina presenta il clarinetto (non so, mi ha detto quello "corto"). Mattia stamattina non voleva andare all'asilo (per la verità nemmeno ieri mattina, mi si attaccava al collo e non mi mollava) perché sapeva che Marco presentava uno strumento piccolo e lui vuole quelli grandi. Era successo che Marco aveva già annunciato per conto suo che oggi avrebbe presentato il clarinetto corto. Quindi il mio intervento era tardivo e inutile. Mattia temo che per S. Lucia non cambi idea. Speriamo riprenda almeno l'idea originale della tromba. Perché non ammette dilazioni (quelli della Banda gli hanno promesso che glielo lasciano quando lo sa suonare) e nemmeno concepisce che Lucia non abbia un basso tuba, Lucia ha tutto, me l'ha detto zia Caty. Adesso la zia Caty si arrangia.

domenica 2 novembre 2008

pani e pesci

Le proteste studentesche e la rievocazione del '68. Sono di quella generazione, studente lavoratore e allora a parole visto come il prototipo dei diritti umani (a studiare e... riscattarsi) e dall'altra come il poveraccio che voleva fare gli esami anche a università occupata per via che quello era l'unico giorno di libertà che avevo e non potevo sprecarlo. Ma il '68 fu una anche allegra rivolta contro la generazione dei padri, non perché fossero oppressivi, questa è una balla, ma perché non ci rassegnammo alla strada che sembrava segnata dal destino del mestiere del padre o giù di lì. E poi anche noi del treno del mattino che arrivava in stazione centrale appena in tempo sentimmo odore di libertà, anche solo nel linguaggio, nel vestiario, nei rapporti umani. Veramente il '68 l'avevo anticipato al '64 quando con alcuni miei compagni di liceo presentammo un plico di proposte richieste che avevano il grave peccato di voler coinvolgere gli studenti nella gestione non della cultura ma del... tempo libero. Oggi non c'è rivolta generazionale, fa effetto vedere genitori e figli, insegnanti e studenti insieme a chieder... la stessa cosa. A chi? A contabili dall'occhio bianco che vogliono far quadrare i conti della serva. Mattia nel suo futuro avrà una maestra/o unica/o per 24 ore settimanali, con un'altra/o nel pomeriggio, per il doposcuola (impropriamente spacciato per tempo pieno) se qualcuno lo organizzerà e lo pagherà. Quindi avrà due maestre/i? Ma dai: con l'attuale sistema a moduli ne arebbe una/o e mezzo e adesso ne avrà due? Ma qui, risparmiando milioni di euro e licenziando 130 mila persone, siamo alla moltiplicazione dei pani e dei pesci. "Pani e pesci, pesci e pani, senza trucco vi moltiplico domani, Isabella di Castiglia per tre notti si concede a chi la piglia...".