lunedì 31 agosto 2009

vigilia

E' la vigilia dell'evento. Sono stato stamattina all'asilo e stanno preparando tutto. Il mio istinto mi direbbe di defilarmi con Mattia, chi ce lo fa fare di metterlo in gabbia e a fare che cosa? Socializzare, socializzare: con i coetanei ovviamente, perché Mattia vive in un mondo di adulti e perfino di vecchi (quorum ego), con una sproporzione di genere (femminile). Ieri sera si è entusiasmato per Lorenzo. Non è un bambino, no, è il pilota del MotoGp, lo ha adottato, "vai Lorenzo" e nemmeno a farlo apposta ha vinto davvero Lorenzo (l'anno scorso l'aveva visto cadere e gli è rimasta l'espressione "Lorenzo ha fatto uno volo"). Ma adesso che delle moto crede di sapere tutto, sa fare distinzioni bizantine tipo "le Harley (ne sono passate un centinaio, ieri, in piazza, dirette al Santuario) sono belle ma anche le moto di plastica sono belle, vanno forte, solo che ci si rompe la testa, delle volte". Che è il bignami (il sunto) delle considerazioni preventive paterne sulla pericolosità della velocità su quelle moto. Però Lorenzo ha vinto e siccome da quando c'è Mattia (che si identifica con l'Inter) proprio l'Inter ha continuato a vincere, ci sarà qualche ragione, almeno statistica... Ma domattina saremo là, non è detto, ma è probabile.

domenica 30 agosto 2009

meno due

Mattia è un testone, per fargli fare una cosa devi negargliela. Tutto suo padre. Avrà una vita difficile, in questo mondo di servi. Ieri siamo riusciti a fargli fare il bagno. Adesso ha la dissenteria. Sta sempre bene ma il raffreddore lo becca per una goccia d'acqua. I preparativi per l'asilo (comincia in teoria martedì) rendono tutti nervosi e moltiplicano le malattie psicosomatiche. E Mattia parla, parla, adora le storie, vuol sapere tutto di tutto, fa e disfa. Ieri sera si è messo ad aggiustare tutta la cassettiera della cucina, ribaltando tutto, fa i pit stop con bicicletta e moro, cambia le gomme, riparte, gioca al pallone ormai meglio di Messi, vuole scrivere al computer, vuol leggere. Poi ammutolisce appena c'è qualcuno di estraneo. Ma incombe la minaccia epocale dell'asilo, è riuscito a coinvolgere tutti nell'attesa dell'uragano che sta per abbattersi sulla sua vita. Dev'essere così in tutte le case, ieri sera quello delle pizze parlava della sua bambina che teme l'asilo, timeo danaos et dona ferentes, sembra il deserto dei tartari, si scruta l'orizzonte, meno due.

giovedì 27 agosto 2009

prologo

Siamo ai preliminari, al prologo di una tragedia annunciata. Oltre alle malattie psicosomatiche Mattia mette in atto diversivi di ogni genere pur di non far arrivare settembre, vuol fermare il tempo, settembre è un mese, un nome che lo mette in agitazione, l'asilo incombe. Gli ho promesso tre giorni con lui all'asilo, per tutto il tempo dell'inserimento, mangiamo insieme, se mi lascia un po' di pane. Certo che te lo lascio, dice, poi però vuol diseredare sua madre ("Se mi mandi all'asilo cambio mamma"). Del cambiare papà non ha ancora detto niente ma ci arriverà. Pareri contrastanti sul fronte donne, tutte pronte a darti consigli anche se l'esperienza risale magari a 50 anni prima. L'attesa di vita si è dilatata, non ho tanta voglia di istituzionalizzarlo, vorrei se la godesse. Poi saltano fuori i fondamentali della pedagogia, Mattia vive con gli adulti, non ci sono più i cortili di una volta in cui si razzolava con i bambini vicini di casa, adesso sono tutti nei loro bunker, un po' di relazioni per fare amicizia ecc. ecc. E poi chissà se andavo anch'io così volentieri all'asilo se avevo messo in atto un trucco per farmi mandare a casa ogni giorno, che mia zia, l'ennesima volta che tornavo a casa con le cestino, invece della merenda, il solo fagottino di cacca, mi diede una ripassata sul sedere e il trucco finì miseramente con il sottoscritto che fingeva di dormire con la testa appoggiata sul banchino (non c'era lettini ai miei tempi) sperando che si facesse sera. Stamattina la nonna è malata e lui domina la casa, ha risposto al telefono e ha detto "non posso lasciare la nonna malata a casa, forse è meglio che vai tu all'asilo".

mercoledì 26 agosto 2009

stakanovismi

Mattia ieri non l'ho visto, solo sentito al telefono. Ha una malattia psicosomatica da preasilo, raffreddore che scompare appena gioca con Checa. Ieri ha chiesto a sua madre: "Adesso è settembre?". E' stato rassicurato, non ancora. Ma il primo settembre mi sa che sarà un mattino tragico, "in sanguinoso ammanto sorgerà quel giorno il sol", direbbe l'Alfieri. Ho staccato ieri sera alle 23.20 e ho ripreso stamattina alle 7.30. Non per dire, ma lo stakanovismo non è ancor morto. Ieri sera Checa e Mattia mi aspettavano per la giocata e conversazione serale. Sono rimasti male. Ma il mio piccolino mi ha chiesto, sul far della notte (ieri sera verso le 22 e rotti: "Ma lavori ancora?". In fondo magari non ci crede molto, che ci vuole a fare un giornale? Non vedo l'ora che sappia scrivere che lo metto sotto a fare "benedetta gente" al mio posto.

martedì 25 agosto 2009

certe sere

Mattia ieri sera, dopo aver fatto lo show con la sua Checa, ha approfittato di un momento in cui siamo restati soli, ha allargato le braccia senza guardarmi, ha voluto che lo prendessi in braccio, poi mi ha abbracciato per mezzo minuto senza dire niente. La sera, quando è stato il momento di separarci, non ha detto niente, mi ha detto di chiudermi il cancello alle spalle, gli ho detto, devo andare. Lui ha risposto, "Ah, già. Ciao". Certe sere non dovrebbero nemmeno esserci.

lunedì 24 agosto 2009

compleanno

Per il mio compleanno ieri Mattia e Checa mi hanno fatto un cartellone con disegnate sole otto candeline. Poi sotto, in piccolo la scritta "per otto". Otto per otto fanno sessantaquattro. Mattia non ha il senso della grandezza dei numeri, ha voluto sapere quanti anni ha la zia Caty che compiva gli anni spalmati su due giorni (all'anagrafe hanno sbagliato a scrivere il 22 agosto, mentre sua madre le ha giurato che è nata il 23 e per stare sul sicuro festeggia in due giorni). Pomeriggio sul prato del santuario con tutte tre le donne di Mattia (Sara, Checa e Caty), pasticcini e strudel, cose deve fare un padre, vede le sue feste occasioni per il figlio di chiamare a raccolta le sue donne... Poi accoccolati sul terrazzo, soli a vedere la "bella gente" che passava per la piazza a raccontarci piccole storie, Mattia adora le storie di qualsiasi tipo, anche se preferisce quelle a lieto fine, "ma dopo è morto?" mi chiede in anticipo, tanto per prepararsi al gran finale, ancora impressionato da quella di Marcellino pane e vino che va in cielo a trovare la sua mamma. Non vuole salire di sopra, vorrebbe stare sempre in giardino, in fondo ha paura che io sparisca e me ne vada, finché sono giù con lui, sa che non me ne vado. Oggi e domani sono due giorni di gran lavoro in redazione. Non so quando e come ci vedremo.

sabato 22 agosto 2009

tartaruga

Le sere chiudono al meglio anche i giorni più brutti ("il giorno fu pieno di lampi ma ora verranno le stelle, le tacite stelle"). Per Mattia è tutto nuovo, ogni storia che sente la intercala con dei Sì? di meraviglia. Ieri sera abbiamo letteralmente lavato la porta del garage, questa mattina splendente ma nessuno si è accorto di nulla, si lavora gratuitamente per la causa dell'umanità ma "non sappia la destra cosa fa la sinistra". Stamattina eravamo soli e la vicina di casa. la signora Cavalli, ci ha fatto fare la conoscenza della sua tartaruga che ha 40 anni e stava mangiando una mela. A Mattia ho raccontato che è uno degli animali che ovunque vadano si portano dietro la casa, come le lumache, e non per niente vanno piano, prova a prendere su la casa e portartela dietro, ma poi vanno piena per scelta e per questo vivono così a lungo, anche più di 100 anni, noi corriamo troppo e banalità del genere. Gli ho fatto apprezzate la lentezza dei vecchi, c'era il nonno di Checa, ol Murì, che avanzava piano sulla stradina per andare con la Dida (il cagnolino così chiamato dai padroni tifosi milanisti e il cagnolino adesso un po' di vergogna e volta via la testa) oltre l'angolo della chiesa, dove c'è l'ombra. Dopo aver fatto conversazione con i vicini ci siamo appostati sul terrazzo e veder passare la gente, quelli che andavano in fretta e quelli che andavano piano, stabilendo che quelli che vanno di fretta hanno una faccia brutta e quelli che vanno piano hanno un sorriso o anche solo qualcosa che gli somiglia. Parentesi: io sono andato sempre di fretta, se Mattia sapesse da che pulpito gli viene la predica...). Ma i pulpiti non contano e c'è un tempo per tutto, anche per rallentare.

mercoledì 19 agosto 2009

Marcellino

Mio figlio mi accolto con un veloce abbraccio e poi via a giocare a tennis perché la nonna non ha imparato e lui si impazientisce. Poi caricamento di materiali vari sui camion e camioncini. Insomma lavori. Sono arrivate Sara che ha portato a Mattia un cappello (vero) da torero, adesso lui si fa chiamare hombre che non sono le ombre ma è una persona e si diverte col doppio senso. Poi sfoggia le due o tre frasi in inglese che ha imparato e adotta il dialetto nei lavori ma anche nella pallacanestro, ciapa 'l balù. E' un poliglotta. Gli ho raccontato un'altra storia, quella di Marcellino pane e vino. C'era una signora di sopra, in visita dalla nonna, e si chiamava Marcellina e da nome nasce storia. A Mattia piacciono le storie, appena ne annuncio una mi si accoccola per sentirla. Rispovero storie edificanti del mio passato, come "Dagli Appennini alle Ande", le aggiusto sul finale consolante, le semplifico e quello che viene viene. Ma devo stare attento a non tralasciare niente della prima versione se no mi corregge e perdo credibilità di cronista. Poi è arrivata anche Caty, che è mancina e abbiamo giocato a pallone in piazza. A un certo punto è arrivato il messaggio della morte di Fernanda Pivano, Tea si è incupita, Mattia che aveva appena finito di sentire la edificante (?) storia di Marcellino che vola in cielo per ritrovare sua madre e la conseguente mia filippica sul bello di avere una madre sulla madre terra (sul padre per ora si sorvola) si è messo con Caty a costruire un castello con le costruzioni. E' venuto benissimo. E non era nemmeno di... sabbia.

martedì 18 agosto 2009

le gru

Mattia stamattina voleva la colazione cui è stato abituato, pane, marmellata e succo (che poi il pane finiva alle anatre). Oggi ci siamo impegnati ad andare al santuario a controllare i lavori per la grande festa di settembre. Senza il suo benestare (di Mattia) difficile che si faccia la festa e sia dichiarata agibile la nuova struttura. Anche a Montisola ha stigmatizzato il fermo lavori (per ferragosto) di case residenziali in località Sensole, sulla stradina che porta al... porto. Gli ho raccontato la storia (di Boccaccio) della gru (c'era una grande gru nel cantiere) e di Chichibio che cucinò una gru e ne mangiò di nascosto una coscia poi per non farsi scoprire voleva far credere al suo padrone che le gru hanno una gamba sola perché su una gamba stanno nella palude, Il padrone non ci sta, vanno alla palude ed effettivamente le gru stanno su una gamba sola. Ma il padrone fa un urlo e le gru se la danno a gambe (due). Chichibio gli risponde prontissimo: "Ma lei a quella in padella non ha fatto un urlo, altrimenti avrebbe messo giù anche l'altra gamba". Mattia l'ha voluta risentire la storia, non cogliendo la battuta, ma facendo finta (almeno penso, con lui non si sa mai) di averla capita. A Montisola ha analizzato tutti i mezzi di locomozione locali (perlopiù motorini, da distinguere in vespe e api con l'aggiunta degli scarabei), tutti insetti fastidiosi come le zanzare. Gli ho raccontato una mattina di un'epica battaglia tra me e le zanzare durata tutta notte come la petite chevre di Monsieur Seguin che lottò tutta la notte col lupo sulla grande montagna. Ma due mi sono sfuggite, una ha punto lui e una me, così impara che le battaglie lasciano morti da ambedue le parti. A sentire parlare di morti ha fatto un ardito collegamento con il sig. Beretta, proprietario dell'isola di S. Paolo e della chiesetta di Sensole, che fabbrica fucili e pistole che uccidono la gente in guerra. Cose minime.

lunedì 17 agosto 2009

frutti di terra, di mare e di lago

Rieccoci, siamo tornati dal regno di Tarabasch come dice Mattia che si è goduto il lago per una intera settimana. I battelli trasferiti in camera, le rotte degli aerei la sera sul cielo di Iseo (perché tutti gli aerei per Orio fanno un lungo giro sul lago per imboccare il corridoio giusto. Corridoio, quale corridoio, chiede Mattia. Ma in cielo non ci sono i corridoi. Va bene, è un modo di dire). Sette giorni con Mattia sono un confronto continuo tra le banalità che diciamo e la sua impietosa reprimenda che mette a nudo il nostro parlare a vanvera. Questa notte nel sonno mi si è appiccicato addosso, come il sudore del gran caldo. Le donne di Mattia sono venute a trovarlo ("ma io non mi ero nascosto"): Sara senza Duetto perché le auto non galleggiano sull'acqua, Anita a mangiare il pesce, Checa che ha fatto anche il bagno nel lago e Mattia non si è smosso dalla sua determinazione di non mettere neppure un piede in acqua. Ha accettato solo di camminare a piedi nudi. Poi Caty ma solo per qualche ora. Mattia si è assunto il compito umanitario di dar da mangiare a tutte le anatre del lago, anche al cigno e abbiamo svelato il retroscena della favola del brutto anatroccolo (i cigni giovani sono di vago colore di cacca e hanno il muso un po' deforme) mentre suo padre ha dato da mangiare a due uccellini che venivano a prendere il cibo direttamente dalle sue dita (che sarebbero le mie) e per due o tre giorni mi sono sentito se non San Francesco, almeno un venerabile servo di Dio dell'ordine. Ma quando abbiamo saputo la storia terrificante dell'isola di San Paolo (proprietà dei Beretta, quelli che costruiscono le armi) un tempo adibita a convento francescano fino a che una notte di tregenda furono uccisi 9 dei 13 frati in una faida interna da thriller di quarta segata e il convento divenne un carcere per frati eretici, ribelli e libertini, allora mi sono ritirato nei miei panni secolari. Non è tutto qui, è solo un assaggio, sette giorni col figlio sono un vaso di pandora il cui coperchio va aperto con cautela. Tornato a casa ha preteso che la nonna gli prepari per stasera il gelato ai frutti di mare. Ma non esiste. Ma se l'ho mangiato tutte le sere! La nonna si è convinta. Sta cercandogli il gelato ai frutti di mare per terra, per cielo e per fiume (Borlezza).

domenica 9 agosto 2009

montisola

Dopo questo intervento faccio una pausa di una settimana, almeno credo di non riuscire a scrivere, mancandomi i mezzi tecnici se non la vecchia penna. Vacanza col padre, Mattia minaccia di non portare la madre, se lo scoccia, a Montisola pensa che io dimentichi l'asilo di settembre (capace succeda) e poi abbiamo programmato le nostre puntatine in zone inesplorate di un mondo insulare dove l'acqua ti condiziona ma puoi anche non metterci dentro i piedi, lui che odia il bagno e il pulito al punto che ieri si era conciato da buttar via, tanto per crearsi una patina di sporco sufficiente a proteggerlo dagli agenti atmosferici e umani. Ieri sera con la zia Caty si è divertito al solito, Caty sembra lei il bambino e lui la riprende il giusto, senza far pesare la sua autorità (di Mattia). Notizie dal mondo giovanile: Checa si è lasciata col fidanzatino. Mattia ha seguito il tradimento della futura consorte (13 anni di differenza a favore di Checa) con il giusto distacco e il giusto sdegno del maschio ferito nell'orgoglio: "Non so se ci gioco, oggi, con Checa". Ma stamattina Checa ha promesso di venire a prenderlo e andare alla messa cantata, da cui Mattia prende spunto per comporre canzoni inedite dove gli osanna sono mischiati a qualche parola inventata che rasenta il blasfemo (a sua insaputa ovviamente). Adesso sto insegnandogli qualche parola di latino. Alle 20 ogni sera il campanile, per due volte, suona il "Salve Regina", la musica gregoriana. Siamo al "Salve Regina, mater misericordiae", perché lì lui mi ha corretto, si dice misericordia. Spiegazione sbrigativa sul genitivo che non c'entra niente coi genitori e nemmeno col genitoque, ma questa era una battuta che mi è sfuggita e si è persa nel vento della sera. Se arrivano notizie da Montisola, sappiate che noi siamo lì, a guardare il lago, le isolette, le barche e il mondo, lontano, sulla riva, che corre e corre in auto, mentre noi rallentiamo. Per qualche giorno.

sabato 8 agosto 2009

depliant

"Adesso cos'è... settembre?". No, è ancora agosto, risponde sua madre. "Allora non diciamo niente che magari papà non si accorge e non mi porta all'asilo". Questa storia dell'asilo lo (e ci) ossessiona, anche per le notizie della febbre suina, il vaccino che non c'è e non ci sarà fino a dicembre, Mattia che proprio vive da nababbo nella sua casa di "proprietà". Oggi non voleva dormire un po' e sua madre ha giocato la tradizionale carta (disperata) del piccolo ricatto a salve, "guarda che non ti porto a Montisola in vacanza". Lui l'ha guardata con sufficienza e le ha risposto: "Mah, vedremo io e papà se portare te a Montisola". La nonna dice che è troppo avanti, lui ascolta tutto: saputo che coi suoi 3 anni ha diritto in albergo al 50% di sconto ha chiesto preoccupato: "Ma mi daranno la pappa?". Rassicurato in proposito se ne frega sul tempo che farà, ha preparato a scanso di equivoci i giochi da portare, praticamente una valigia non basta a contenerli, deve fare castelli e torri, lavorare in officina e sul cantiere, posteggiare auto e moto di ogni tipo... E poi dovremo controllare quelli che fanno sci sull'acqua di notte, gli aerei sulla rotta per Orio al Serio che girano giusto sul lago, i battelli, i fanali dei porticcioli, i pescatori notturni. Abbiamo un programma nutritissimo. Quello che proprio non rientra nel depliant programmatico è il bagno, di qualsiasi tipo anche se la nonna ieri è miracolosamente riuscita a togliergli di dosso praticamente un mese di scorie. Checa ha un po' di mal d'amore, ci ha confidato e spiegato il giro di sms (100 al giorno ne spedisce e probabilmente ne riceve). un mondo di amori silenziosi. Mattia si è annoiato. Ah, questi ragazzi!

giovedì 6 agosto 2009

incognite

Mattia ha già imparato a stare al mondo, adegua i comportamenti a seconda degli interlocutori, alterna i silenzi alla parlantina a raffica, si atteggia a bambino per bene e poi si scatena. Arriva a sera stanco della fatica delle pubbliche relazioni con Luciana che ha l'atteggiamento della signora uscita di fresco dalla lettura del galateo di Mons. Della Casa, la trasgressività complice con la zia Caty (scatenati), l'avventura in duetto con Sara e il gioco binario con Checa. Sa gestire gli umori della nonna e blandire lo zio Pepe, si adegua al linguaggio fantasioso di sua madre (ieri sera si è alzato in piedi sul lettino e ha proclamato al suo piccolo mondo: "Ma come faccio a dormire se ho la psiche tumefatta?" con la "psiche" pronunciata un po' strascicata), risponde alle provocazioni ironiche dello zio Titta e cura gli interessi agricoli dello zio Mario. E poi c'è suo padre che cerca di gustarsi condividendo il tempo e i giorni, perché la sera incombe sempre, come settembre, un nome minaccioso di possibili cambiamenti epocali (l'asilo), l'abbandono del guscio di cui è "padrone" (come mi ha detto), dove si diverte a fare dispetti nascondendo le cose e dimenticando dove le ha nascoste, anche se poi le ritrova dopo una settimana, come le chiavi di casa, facendo diventare tutti matti, costringendo a fare i duplicati per poi dire candidamente, quando lo scherzo diventa noia, "ma sono qui sotto, nel caminetto!". Ieri ha nascosto la pappa dei pesci dell'acquario che lo zio Gianni (un frate) aveva appena ripulito. Ma se non mangiano, muoiono, ho buttato lì: e lui fatalista: "Ma lo zio Gianni ne porta degli altri". Sensibilità verso il mondo animale scarsa. La gatta che ha preso una biscia (almeno crediamo, pensavamo a una vipera) in giardino, ci ha giocato per un po' e poi l'ha lasciata lì stecchita e Mattia che voleva vedere la biscia e accarezzare la gatta. Il mondo animale è fatto di predatori di altri predatori. E' un mondo che comunque gli piace anche se ogni tanto si aggrappa alla gamba o mi abbraccia forte. A difesa dell'incognita del nuovo giorno.

martedì 4 agosto 2009

penitenza

Brutti giorni per Mattia, senza padre (nè madre) troppo impegnati nel fare il giornale (stiamo finendo il numero che andrà in edicola venerdì, domani mattina gli ultimi ritocchi). Ieri lo zio Mario è uscito dal cancello con la sua "panda vecchia" (Mattia le cataloga correttamente, quando passano. L'ha posteggiata appena fuori. Pioveva. E' tornato a chiudere il cancello e l'auto è andata giù per la stradina, non ha fatto la curva e si è schiantata contro il muro della chiesa. Mattia ha descritto la situazione, "pam, credo si fosse rotta una bottiglia". Era divertito, non ha capito ancora il pericolo, l'ha divertito il pam e ieri sera mi raccontava la storia come una fiaba. L'altro giorno invece al santuario ho sfiorato senza saperlo l'incidente: c'era due fratelli che conosciamo e si sono messi a giocare al pallone. La ragazza però ha voluto giocare a pallavolo e io le ho insegnato il palleggio e il bagher. Mattia era con sua madre un po' in disparte. Non mi sono accorto di nulla ma si è risentito: "ma lo sanno che è il mio papà e non il loro?". E poi ha avuto parole non proprio di apprezzamento nei riguardi dei due ragazzi. Quando finalmente se ne sono andati lui è sceso dal suo piccolo aventino e mi ha detto: "Adesso giochi con me". Come fosse una penitenza.

sabato 1 agosto 2009

la mosca

Mattia mi chiama: "Ho fatto un quadrato con le viti". E' vero. Un quadrato, la geometria. Adesso stiamo aggiustando quello che resta delle macchinine dopo aver fatto una visita a Clusone alta controllando il traffico. E' la trottola che parla che lo incuriosisce di più. E beve a canna la bibita rossa (naturalmente la maglietta che era azzurra adesso qua e là dà sul marrone. "Mi aiuti a guardare la gara di nuoto?". E' a stile libero, ieri abbiamo parlato di farfalla o delfino. Aspetto la rana. "Bevuto un po'". Aspetto una gara a rana per mettermi in difficoltà. Adesso sta tendendo un agguato a una mosca fastidiosa. Pam, ha picchiato sul tavolo. Mancata. Sarà antiecologista ma il fastidio è fastidio. Poi penso alle persone fastidiose e si apre un contenzioso tra istinto e ragione che ci scapperebbe un'intera enciclica.

gramelot

Mattia la sera si scatena. Parla a raffica, s'inventa discorsi e quando il discorso si fa complesso parte con il non senso, il gramelot di Dario Fo gli fa un baffo, è tutta un'invenzione e poi ride compiaciuto. Andiamo in bici tutte e due però col pit stop per il controllo delle rotelle, della pressione delle gomme. Mi taglia la strada, mi tiene dietro. Gli è piaciuta l'espressione "mi tagli la strada" adesso lo dice e lo pratica. Con Caty si divertono un mondo, è lui che la fa giocare o è lei non si capisce. Ieri sera gli ho lavato i capelli facendo un disastro ambientale sia per aver allagato il bagno sia per lo scarico di sporco che abbiamo lasciato al mondo sotterraneo delle fogne. E poi ha le sue piccole sfide: mi ha buttato il pallone giù nel parcheggio del santuario e io mi sono rifiutato di andarlo a prendere. Allora mi ha detto che mi... accompagnava lui. Siamo piuttosto tirati nel fare il giornale. Ma stamattina la Tea lo porta su. Gireremo per Clusone. Comincia agosto che è il mese dei miei 64 anni che devono suonare. Lui ha compiuto ieri 3 anni e 6 mesi esatti. I mesi non si contano se non all'inizio, quando fanno qualche differenza. Poi uno vorrebbe fermare il tempo, come il mondo, non per scendere ma per restarci. Che già vuol dire che la vita in fondo se la gode.