lunedì 22 febbraio 2010

botta e risposta

Mattia non sopporta di non vedermi. Per un attimo poi oggi si è spaventato. Lui era intento a misurare a modo suo una catena, su nel cantiere aperto al santuario, io mi sono messo dietro per vedere se poi mi trovava. Non lo vedo arrivare a cercarmi, caccio fuori la testa, viene dalla macchina posteggiata dove era andato a vedere se c'ero, con una faccia disperata. Mi è corso in braccio piangendo. Poi gli è passata. Oggi mi ha fatto domande che metterebbero in difficoltà un teologo. Prima è partito con una battutina da avanspettacolo, c'era un funerale, la gente in chiesa, il carro funebre fuori. Lui dice, vai a vedere chi è morto. Vado, si chiamava Guido di cognome. Allora lui diceva. "Allora guidava". Non l'avevo proprio capita, mi ci è voluto un bel po'. Poi di fronte alla raffigurazione del calvario (orribile come raffigurazione della montagnetta, le statue invece sono dignitose) mi ha chiesto qual er Gesù dei tre crocifissi. "Chi sono gli altri due". E vai con la storia del buono e cattivo ladrone. Quante mai. Ma se era buono chi l'ha crocifisso? I cattivi. Ma si mettono in prigione, i cattivi, non sono loro che mettono in prigione gli altri (bisogna capire che la cappella ha una forte inferriata). Ne è venuta fuori un botta e risposta surreale sul bene sul male, sui cattivi e i buoni che un teologo andava in tilt. Ho tenuto botta, che ci crediate a meno.

giovedì 18 febbraio 2010

nervosismo

Mattia si è goduto il primo sole che sembrava di primavera. E si è beccato un raffreddore (e io con lui) forse scalando il monte polenta. Lo chiamano così una montagnola qui a Clusone che è uguale a una polenta appena rovesciata sul tavolo. Siamo saliti fino a metà monte, poi siamo scesi. Ma forse l'ha beccato dopo, all'interno della redazione, troppo riscaldata. Va beh, è successo, tra il nervosismo che serpeggia sempre quando avanzano i giorni e il giornale va pensato, scritto e composto. Oggi era sul lavoro manuale, mentre suo padre era lì a cercare di afferrare il bandolo della matassa del clima preelettorale di Clusone che è perfino divertente, ma alla vigilia si sentono tutti sindaci e a paragone Formigoni e Penati sono due dilettanti, i giochi si fanno così sofisticati che vedete la reazione a un articolo di retroscena che andrebbe aggiornato all'incontro in serata avvenuto a Bergamo in casa PDL, ma per carità, aspettiamo un altro giorno e si vedrà. Mattia vuole ricondurre suo padre e sua madre alla sua centralità. Pretende fazzoletti di tela, rifiuta quelli di carta in sfregio alla logica che vorrebbe che non si rimettesse i raffreddore in... tasca ma si buttasse nel cestino. Brutta giornata, nervosa. Mattia l'avverte e si adegua.

martedì 16 febbraio 2010

trasgressioni

Mattia era sulle coccole. Ha già annunciato che l'anno prossimo non andrà più alla sfilata di carnevale. Concordo, in fondo sono arrivato a 64 per fare le mie prime sfilate, sia pure come accompagnatore e non è che mi sia entusiasmato e nemmeno divertito. La maschera deve permetterti la trasgressione ma sono troppo vecchio, mi sono permesso trasgressioni ben più incisive a viso aperto. Comunque Mattia non si è divertito e allora perché mai dovrei star lì a imporgli consuetudine e ricorrenze tra l'altro nate per rompere proprio regole e consuetudini? Filosofia da strapazzo. Ieri sera Mattia ha chiesto a sua mamma se era diventato alto, glielo avevano detto tutti in sfilata. A me sembra non granché alto ma popi le maglie, le camicie, i costumi in cui c'è scritto che sono destinati a bambini dai 5 agli 8 anni a lui vanno appena bene. La mamma gli ha risposto che sì, era alto. "Ma divento ancora più alto?". Certo. "Non voglio". Perché non vuoi? "Perché vuol dire che tu e papà diventate vecchi e poi morite". Fermate il tempo, non voglio scendere.

lunedì 15 febbraio 2010

Fatica


"Sono stanco. Fare Zorro è faticoso". Mattia ha preso atto che vivere due identità costa fatica. Due sfilate, sabato a Clusone, domenica a Sovere, percorsi lunghissimi (i bambini che chiedono di andare in braccio ai papà e alle mamme e clamorosamente si addormentano nei loro bei costumi), la maschera che fa vedere solo parzialmente la realtà. Non è solo non farsi vedere ma vedere a fatica, reciproco nascondersi e non ancora per la vergogna. Stamattina basta, puntata al CUP dell'ospedale dove la zia Caty e la zia Anita gli hanno permesso di mettersi allo sportello: "Signora, che dolore ha?" e tutti a ridere, sollevando così il senso di sofferenza dell'ambiente (Amadeo Amedeo, il direttore generale, dovrebbe farci un pensierino e assumermi il popo). Poi nel pomeriggio qui in redazione dove si è scatenato, corse, nascondino, telefilm di Zorro, movimiento, come diceva l'altro HH, non Helenio, ma Heriberto Herrera. La consueta fatica dell'addio. Ma domani è un altro giorno si vedrà.

sabato 13 febbraio 2010

carnevale1

Zorro, sempre zorro. Non so cosa sia successo ma il mito di Mattia è Zorro che difende i deboli con la spada, combatte i cattivi. Gli abbiamo comprato un costume, oltre al cappello e alla spada. Canticchia la canzone della sigla, oggi deve sfilare (con me) per il Carnevale dei bambini a Clusone, domani a Sovere, insomma sono impegnato due giorni per il carnevale. E pensare che anche da piccolo ho messo una sola volta una maschera per qualche ora (meno) ma non mi sono fatto vedere da nessuno, giravo da solo in canonica, ma non mi è mai piaciuto il carnevale. Mettere la faccia mi è sempre sembrato più onesto, nascondere la faccia mi è sempre sembrato un atteggiamento al limite della vigliaccheria. Che poi sono cazzate, basta divertirsi e se Mattia oggi si diverte il carnevale lo rivaluto. Che poi non mi diverta io conta niente. Vediamo come va.

giovedì 11 febbraio 2010

Le maschere di Zorro

Gli abbiamo comprato il costume di Zorro. Insomma, non proprio il costume, abbiamo trovato il cappello con la Z, due spade con due mascherina (il primo acquisto sbagliato, il secondo meglio). Come è arrivato in redazione è cominciata l'epopea zorresca, dei buoni e dei cattivi, duelli (meno male, l'errore di acquisto è stato provvidenziale, altrimenti con chi avrebbe duellato? Se con gli altri aggredisce con la spada usata come un bastone, con suo padre ha inventato la storia dei due zorri che non combattono tra loro ma vanno in missione insieme e se devono duellare è solo per allenarsi. Paolo poi è riuscito a recuperare 3 puntate storiche dei telefilm disney che abbiamo visto anche a nostri tempi, con sergente Garcia ciccione, subito assegnato, come parte, a Diego che non ha gradito ma ha dovuto abbozzare. Un pomeriggio faticoso per duelli estenuanti, metti e toglie la maschera (due spade, due mascherine). manca il mantello. Dovrebbe provvedere la nonna. E suo padre dovrebbe portarlo alla sfilata dei bambini sabato pomeriggio a Clusone. L'hanno scorso ci sono andato con lui vestito da dalmata. Quest'anno da Zorro. Va beh, cosa non si fa per un figlio che oggi, vedendo sua madre che non stava tanto bene, le ha detto: "Ma non ti sarai un po' rammollita?". Ma dove le sente?

mercoledì 10 febbraio 2010

Zorro2

Mattia mi sta chiedendo le funzioni di ogni supereroe. Questo ha un mantello verde, adesso sta cercandone un altro. Ma la sua nuova mania è Zorro nella serie Disney, in spagnolo puro, su youtube, vediamo e rivediamo puntate e si fatica ad avere il filo logico della storia. Mi ha chiesto: "Ma come fa Zorro a capire chi è buono e chi è cattivo? Silenzio in redazione, tutti ad aspettare con curiosità quello che avrei risposto. Ho detto che i cattivi sono quelli che fanno del male agli altri, li offendono con le parolacce, gli rubano le cose, li picchiano, li imbrogliano raccontando bugie. Forse qualcosa d'altro, non ricordo bene l'elenco che mi inventavo sul momento. "E i buoni cosa fanno?". Evidentemente restava poco da fare dopo tutto l'elenco, a Mattia sarà sembrato impossibile che i buoni potessero fare qualcosa. Naturalmente ho ripreso l'elenco al contrario, in sostanza quelli che aiutano chi ha bisogno. Mattia adesso crea personaggi che aggiustano le cose, soprattutto i fili dei computer. Ho il dubbio abbia staccato qualche filo e voglia trovare una soluzione miracolistica. Se domani mattina non riparte il computer di Paolo so chi è il "cattivo".

lunedì 8 febbraio 2010

culto

Dopo tre pomeriggi filati in redazione, oggi mordi e fuggi, impegni di lavoro, puntata diritta sul santuario a visitare i cantieri. Quelli sospesi dal grande freddo, quelli che si muovono appena, come la terra abbandonata sul limitare del pendio che porta giù al parcheggio sterrato. Buttando terra nuova i sassi sono rotolati nel parcheggio. Mattia si è messo a lavorare come un matto, sua l'espressione, nessun riferimento alla fiction su Basaglia. Abbiamo ripulito il piazzale dei sassi più grossi. Ma mica due o tre, mezz'ora di lavoro, Mattia sostiene che noi non facciamo fatica (per forza, lui prendeva quelli piccoli) mentre i volontari sì e quindi tanto vale che lavoriamo noi. Poi abbiamo ripulito il nostro canale, fatto polenta e stracchino che cammina (mia illustrazione della zia Rina che mangiava lo stracchino con i "cagnoloni" dentro e lei li beccava al volo con la polenta) e poi abbiamo girato un po' a vuoto prima di due o tre partite al calciobalilla (dove sta diventando bravo). Poi basta. Ah, non so se ve l'ho già detto: ma giorni fa, dicendo di dire alla Madonnina di far star bene la mamma, lui mi ha risposto: "Perché non lo diciamo direttamente (!) a Gesù?". E qui si aprirebbe il discorso sull'intercessione, sulla mediazione e sul culto mariano in generale. Fatevelo da soli.

venerdì 5 febbraio 2010

zorro

Adesso Mattia è appassionato di Zorro che va in soccorso dei deboli, li difende con la spada. Ha voluto che gli facessi vedere i telefilm della Disney, solo che parlavano spagnolo. Ma ho scoperto che i bambini sanno capire tutte le lingue, sotto la torre di Babele non avrebbero avvertito la maledizione della confusione delle lingue, in fondo loro non hanno ambizioni di sloggiare Dio dal suo trono, anche perché non hanno ancora l'esigenza di Dio, a loro il padre già deve sembrare Dio e la Madre la soccorritrice dei bisogni. A sua madre che partiva a piedi, sotto la pioggia per il santuario, ha chiesto: "Ma vai perché ti fa male la pancia?". Tea ha risposto, sì. "Ma guarda che la Madonnina cura appena l'anima". Da essere tramortiti, io non gliel'ho suggerito di certo, anzi, mi sembrava che partire dai bisogni del corpo fosse più comprensibile. Quel bambino lì, usando la sua espressione ormai ricorrente, mi lascia "perplesso". Come poi si inserisca Zorro nell'olimpo degli dei soccorritori è ancora da vedere.

mercoledì 3 febbraio 2010

pedagogia

Mattinata con Mattia. Che, per non abbassarsi a chiedere spiegazioni, ha adottato il metodo della didattica indiretta. Prende un peluche e mi dice, "spiegagli cosa sono i cartoni... spiegagli cos'è il ferro...". E così abbiamo analizzato i materiali di cui sono fatti i mobili, il pavimento, i divani, le finestre, il calcio balilla e vari altri materiali a disposizione. Poi quando vuole sapere un gioco me lo fa chiedere dal peluche (di volta in volta cambia peluche, ognuno ha un nome, io ho esaurito il repertorio delle vocine e vocette). Non si rassegna a passare la giornata con le donne. E pensare che la mia infanzia l'ho passata circondato appunto da donne, erano lì tutte ad accudirmi, la zia Rina, Ernesta, Luigia, Emma. Poi c'era mio zio don Pierì che assumeva il ruolo di padre. Sono venuto misogino nella giusta misura. Quindi, per la proprietà transitiva non fa male nemmeno a Mattia avere a che fare con le donne (mamma, nonna, Luciana, Checa). Non sta scritto su nessun manuale pedagogico, gli effetti non sono garantiti in modo seriale, ma può darsi che la ricerca di un proprio equilibrio (le donne te lo rimettono in discussione ogni santo giorno) abbia benefici effetti. E' un'ipotesi consolatoria. Domani lo portiamo qui in redazione, deve pur avere a che fare con il lavoro e con degli... uomini.

martedì 2 febbraio 2010

arco e frecce

Tiro con l'arco. Cose difficili, avere un bersaglio, tirare frecce. Niente film con gli indiani, nessuna conoscenza della tecnica. Noi da bambini si cresceva con il mito dell'arco e della spada, pistole e fucili erano cose da barbari, troppo comodo, ci si deve scontrare a viso aperto. Paolo (il grafico) gli ha regalato un arco con delle frecce che si attaccano, quando vengono sparate, al bersaglio. Noi le abbiamo sparate in ogni parte, solo due o tre hanno colpito il bersaglio. Poi al santuario a controllare il "Fiume Mattia" che va giù che è una bellezza, abbiamo giocato a nascondino, l'erba gli piace, corre come un matto, sembra felice sul prato, gli piace perfino la neve, controlla i lavori dei volontari che stanno sistemando ancora la scarpata. Abbiamo giocato un po' a calciobalilla e poi disegnato su quei quadernoni a quadrettini dove c'è il disegno e uno che devi colorare. Gli ho insegnato a tenere il pennarello in mano e stare nel quadratino. C'è riuscito in un quadrato medio, si è annoiato nel tetto grande della casa, ha avuto a ridire quando gli ho parlato di un quadrato che era un rombo e lui ha insistito sul fatto che però era quadrato. Al momento dell'addio mi ha detto: "Faccio il bravo, se resti qui con me". Domani mattina, gli ho detto, domani mattina che ho tempo. Ma come si fa? Sto pensando di chiudere tutto e stare col mio bambino. Ma se poi ci annoiamo?

bene e male

Mi sono dimenticato un passaggio della disputa filosofica-teologica su "Chi è Dio" fatta da Mattia e suo padre sulla via del rifornimento di benzina, sacro e profanazione della natura. Quando ho detto che Cristo però è risorto, lui mi ha fatto una domanda che ieri non ricordavo. Me ne sono ricordato questa notte, pensando e ripensando alle domande di un bambino e a quelle che io alla sua età non facevo di certo, accontentandomi, un po' più avanti, di rispondere col catechismo di Pio X imparato a memoria: "Dio è l'essere perfettissimo, creatore e signore del cielo e della terra" (spero di ricordarmela giusta). Eì un segno dei tempi che un bambino di 4 anni non si accontenti delle formule. Infatti, quando gli ho detto che è risorto lui ha commentato e chiesto: "E allora perché non lo si vede?". Sono rimasto lì secco, eravamo nel tratto pieno di buche, Nebbia (vedi blog di ieri) guidava male. Poi mi è venuta questa risposta che credo carente ma chi se ne frega: gli ho detto che Dio si vede in tutte le cose belle, mentre il male è in tutte le cose brutte. Mi aspettavo l'obiezione sulle persone brutte di aspetto. Fortuna non c'è stata, perché se no dovevo fare una tirata sulla bellezza dell'anima che poi le donne col cavolo che si accontentano di quella.
Col suo trattore adesso porta in giro i suoi peluche, gli dice di stare tranquilli che lui sa guidare.

lunedì 1 febbraio 2010

Dio è morto

"Chi è Dio?" mi ha chiesto Mattia. Eravamo in macchina, diretti a far benzina. Guidava (come al solito) Nebbia. Nebbia è un pupazzetto che stiamo allevando alla guida senza patente, a riconoscere i segnali stradali, a stare sulla parte destra della riga bianca centrale, a distinguere tra le discese ardite e le risalite (perché la stessa strada può essere in discesa e in salita a seconda di chi la guarda). Io stavo canticchiando "Dio è morto" di Guccini. E lui ha chiesto "Chi è Dio?". Per semplificare ed evitare di affrontare il difficile mistero della SS: Trinità che ha prodotto sufficienti scismi e discussioni per via del "filioque", ho detto che è Gesù che è morto sulla croce. "Ma poi è caduto dalla croce". Caduto? "Me l'hai fatto vedere tu che era caduto". E mi ha ricordato che abbiamo visto a Monasterolo delle Vie Crucis in mosaico, molto grandi, in cui c'era la deposizione dalla croce. Gli ho spiegato la differenza. Poi però, come ti ho detto, è risorto, e lo dice anche la canzone (e ho cantato il pezzo). Lui ha cambiato argomento: "E se finisci la benzina prima di arrivare?". Andiamo a piedi, perché non abbiamo la bicicletta. "Eh, certo, mica ce l'abbiamo qui, la bicicletta".

compleanno


Mattia ha passato un giorno di emozioni intense, ripetute a raffica, telefonate cui non ha mai voluto rispondere, regali, visite, baci che ha rifiutato fin che ha potuto, giochi da provare (che provavano gli adulti più di lui), torte, pasticcini dopo aver mangiato come non mai. Correre di qua e di là, le due torte, le quattro candeline. Era sfinito, nel tardo pomeriggio e non vedeva l'ora che se ne andassero tutti. Gli ho detto che era troppo fortunato, troppi giochi. regaliamo qualche gioco a qualche bambino che non ne ha. Mattia ha subito concesso qualcosa per non perdere troppo: "Ma sono anche tuoi", ha cercato di ridurre così la percentuale della fortuna, poi ha coinvolto sua madre, diviso tre in fondo diminuiva la forbice tra i bambini poveri e quelli ricchi (di regali, sia chiaro). Davvero non ho mai visto tanti regali in tutta la mia vita.