giovedì 31 dicembre 2009

ego te absolvo

Gli anni pesano, vanno rallentati (per chi ne conta tanti), fermate il mondo, ma non perché voglia scendere, semplicemente per goderci il paesaggio, l'hic et nunc, il futuro precipita verso la fine. Credo sia questa la costante di ogni generazione che declina. Ma le generazioni giovani un tempo andavano di fretta, avevamo voglia di incidere (e a fondo) noi, qui sembra che anche i giovani vogliano fermare il tempo. Non credo perché ci stanno bene, in questo tempo, ma perché non sanno immaginarne uno migliore. Mattia vuol imparare, non capisce però si debba far fatica. Dovrei raccontargli la metafora del peccato originale, fatalismo puro, condanna esterna alla condizione del sudore e del dolore. Ma è un fatto, ogni passo costa fatica ecc. belle frasi fatte. Poi lui vorrebbe invece che sapesse già leggere e scrivere, gli sembra (ma davvero) una perdita di tempo stare lì a imparare a tenere in mano una penna, si arrabbia perché non sa leggere, aspetta l'illuminazione improvvisa. Devo aver sbagliato qualcosa o è una costante dei tempi? Perché noi accettavamo il percorso senza batter ciglio e lui vorrebbe già essere al traguardo senza il fastidio di imparare? Tra un mese preciso avrà 4 anni. E tra otto mesi io ne avrà 65. Mio zio don Pierì diceva che il 1 gennaio gli uomini già contano l'anno che compiranno. Lui è morto a 65 anni compiuti (ma già in coma) da pochi giorni, in quell'ottobre del 1959. E a me parve avesse vissuto quanto bastava per un uomo. Adesso vado a giorni, certi giorni mi sembra già basti, poi uno dice, devo alzarmi, devo fare, devo brigare e sbrigare, c'è Mattia che ha bisogno di me. Chi lo sa se ne ha davvero bisogno. E' una brutto mondo, mi pare, ma è l'unico che abbiamo. Dai, dai, dai, archivio un altro anno, la convenzione dei lunari è confortante come una confessione, ego te absolvo e si riparte più leggeri. Buon anno a chi legge.

mercoledì 30 dicembre 2009

babele

Sarà una "tragedia". Per oggi, giornata di pioggerella dopo la splendida giornata di ieri, non è prevedibile altra tragedia nel mondo (speriamo) che il bagno di Mattia. Quando s'impunta s'impunta, rifiuta l'ostacolo. E in prospettiva c'è il ritorno temutissimo all'asilo dopo la sbornia delle feste e dei regali, andirivieni di gente che porta doni, re Magi dei mondo da lui conosciuto, stelle comete invisibili che guidano verso un bambino già attempato (compirà 4 anni il 31 gennaio) che con tutti i regali che ha avuto ieri pomeriggio mi ha detto: "Mi aiuti a fare il muratore?". E vai con una costruzione improbabile di un casamento fatto di prismi e mattoni di carta ("ma questi sono giornali...") salvo poi portare lui malta invisibile fatta con sabbia e cemento portati con camion che compiono tragitti chilometrici in pochi secondi, con l'aiuto di manovali immaginari, il signor Nilson (la scimmietta di Pippi Calzelunghe) che stava lontano ma è stato rievocato come in una seduta spiritica e il padre che incarna diverse anime perse con vocine e vocette di diverso tipo, arrancando nella memoria per non sbagliare tonalità ("Ma non parla così il signori Nilson": ma adesso stava parlando l'orso con la pelliccia!). Tv spenta e gioco delle bocce, supereroi che abbattono dinosauri ecc. in una confusione da torre di babele di lingue, fiabe e mondi immaginari. Che fatica essere uomini, che faticaccia essere padri (e madri, suppongo ancora di più).

lunedì 28 dicembre 2009

grido

Mattia è partito (dalla redazione). Ha costruito, avvitato e svitato. Però ha detto che lui non paga i lavori che fa. No, non è entrato ancora nella logica di mercato. E' ancora sano. Poi non vuole più partire. In auto ha abbassato il finestrino e mi ha gridato: "Ti voglio bene. Ti voglio bene". E basta un grido così per stare al mondo.

centenari

Toccata e fuga. Mattia si è alzato con un raffreddore colante che lo rende furioso. Poi passa tutto, gli basta una macchinina e sembra un altro giorno. Ieri sera mi ha detto: adesso fai il meccanico che devo portarti delle macchine da aggiustare. Lo faremo magari oggi pomeriggio. Fuori/dentro, freddo/caldo. Mi viene in mente che anche noi da ragazzi si era al freddo e il caldo era solo quella della stufa della cucina, mani gelate da piangere quando si scongelavano sulla stufa, ma sempre fuori e anche in casa, a parte la cucina, c'era tutto freddo, ci si alzava, ci si vestiva, freddo/caldo, non mi pare che fossimo una generazione particolarmente forte nel fisico, anzi, si era vecchi a 60 anni. L'altro giorno in ospedale ho trovato una signora di 98 anni che parlava con una lucidità impressionante, sembrava una di 70 anni al massimo. Ha confidato di avere una sorella che compirà, come la Margetì di Riva di Solto, 106 anni in aprile (Margetì li compie il 20 gennaio prossimo). "E' al casa di riposo ma non perché non si muova, solo che siamo tutti vecchi". Fa impressione una donna che ha figli ottantenni o poco meno, si allunga la vita. Spero per Mattia che si allunghi ma con la soddisfazione di essere lucidi, altrimenti a cosa serve? Mattia ha imparato a soffiare... il naso, meno male, era una delle cose che ancora non gli riuscivano, come tenere in mano correttamente una penna (non che sia un obbligo tenerla in un certo modo, è una questione di "economia pratica". Queste lunghe feste snervano anche lui e non sono educative, troppi portatori di doni, come ho scritto, troppi messaggi contrastanti e la fatica di crescere uomini quando noi già uomini fatichiamo a trovare filo logico avendo lasciato per maledizione nel paradiso terrestre perduto l'albero della conoscenza del bene e del male. Chissà che sapore avrebbe la vita ritrovando il gusto di morsicare una mela. Senza sfide, così, per il solo gusto di conoscere i sapori elementari.

sabato 26 dicembre 2009

Natale con Mattia

Natale con Mattia. Mi ha aspettato per i regali da darmi. I suoi quasi non li ha nemmeno guardati, ormai assuefatto ai regali. Ho pensato che ai bambini oggi abbiamo messo in testa che si sono portatori di doni a raffica. S. Lucia, Bambin Gesù, Babbo Natale, Befana, parenti vari. Insomma questo sarebbe il mondo di Bengodi. Timeo Danaos et dona ferentes, ho paura degli Achei (Danai) anche quando portano regali. Diffidare di chi ti riempie di cose. Ma è Natale, che cavolo, se lo godano. Ha voluto essere coccolato. Prima in chiesa durante la lunga Messa è stato bravissimo, si è annoiato il giusto, ha osservato tutto, ha fatto l'elemosina, ha stretto la mano alla "pace" solo che quando si è avvicinata una bambina si è rifiutato di stringerle la mano. Agli adulti sì. Ha voluto sentire due storie, quella della petite chevre di Monsieur Seguin che va nel bosco e lotta col lupo tutta la notte. Ho aggiustato il finale, lui contentissimo di questo lupo che rende l'onore alla coraggiosa capretta e lei torna alla vita normale giù nella valle (il finale della storia è ben diverso). Poi la storia di Re Artù (gli hanno regalato un libretto) che ho allargato a Camelot e a Lancillotto, solo sfiorando l'amore con Ginevra ma solo esaltando il suo ritorno in battaglia quando Camelot è minacciata. La sera abbiamo guardato storie natalizie per bambini e lui si è accoccolato in braccio. Un bel Natale con Mattia che scopre il mondo e lascia aperto grandi spiragli sulle fiabe. Stamattina notizie di frane e valanghe in valle. E le miserie solite della gente che non sta bene. E' già finita la tregua.

giovedì 24 dicembre 2009

crocifisso

Ieri Mattia in redazione. Andirivieni di sindaci, colloqui e scambi di auguri. Il papà (che sarei io) ha avuto una lunga conversazione con uno dei sindaci (circa un'ora). Mattia ogni tanto apriva uno spiraglio, poi richiudeva. Alla mamma ha detto: "Magari il papà ha bisogno di me". Era preoccupato di quella lunga conversazione, magari davvero il papà non sapeva cavarsela da solo. lui era pronto a fare irruzione in caso di bisogno. Tra poco arriva di nuovo. Anche stamattina andirivieni di gente. Fortuna che saremmo anche chiusi, in vacanza. Ma un giornale non smette mai di vivere, anche quando è chiuso. Ma oggi è la vigilia. Mattia è eccitato per il Natale, non ha capito bene (sospetto io) cosa si festeggi, ma ieri mi ha chiesto di nuovo perché l'hanno crocifisso (Gesù). Mi ha domandato come hanno fatto ad attaccarlo. Gli ho mimato i chiodi nei polsi e nei piedi. "Ma è morto?". Sì. "Ripetimi a cosa servono queste cose". Si riferisce al crocifisso di mio zio Don Pierì, che ho qui, con ai piedi gli "strumenti" della passione, la picca, la scaletta, il martello, l'asta con la spugna. Sì, è morto, gli ho detto. "Ma quelli che gli hanno piantato i chiodi sono morti?". Sì. "E come sono morti? Li hanno messi anche loro sulla croce?". Può darsi. Uno però si è pentito. E vai con la storia di Longino. Poi mi è venuto in mente che era tutto banale. Ma poi Gesù è risorto, per questo si fa festa. "Cosa vuol dire risorto?". Vuol dire che era morto poi ha ricominciato a vivere. "E dov'è?". In cielo. Mi sento molto madre superiora con delle risposte semplicistiche non potendo essere semplici. E così il Natale si lega alla Pasqua.

mercoledì 23 dicembre 2009

due giorni a Natale

Mattia e il Natale. Boh. Mattia e i regali, gli piacciono le sorprese, cosa che mi hanno lasciato sempre indifferente. Lui adora aprire i pacchi. Troppi pacchi. Adesso sta arrivando qui in redazione. Sono stati due giorni di neve. Con i suoi scarponcini si è divertito a giocare a palle di neve, se l'è inventata lui, gli è venuta d'istinto di giocare a tirarci palle di neve, l'istinto del guerriero che è in tutti noi, boh, tiro a indovinare. Abbiamo fatto un pupazzo di neve quasi ad altezza naturale (di chi? Mia, no?). Adesso lo devo dire, mai riuscito a fare un pupazzo di neve, anzi, mai provato a farlo in vita mia, era una di quelle idiozie che non mi venivano nemmeno in mente. L'ho fatto, con tanto di braccia, bastione nella mano destra, berretto, naso di carota, occhi di tappi come i bottoni, pancia rigonfia per farlo stare su. E' venuto benissimo. La nevicata è stata di buon spessore, più di 30 cm di neve. Ho spalato tutto il giorno e mi sono sentito ringiovanito. La neve. Noi montanari non è che che l'amiamo, la nostra preoccupazione è sempre stata quella di non scivolare, adesso fanno affari con gente che vuol scivolare. Ci sono dei giorni che penso di aver fatto il mio tempo e che questo non sia più mio. Poi lo vivo e spero lo viva Mattia. Se è suo di riflesso è anche mio. Dai che tra due giorni è Natale, non va bene non va male eccetera.

domenica 20 dicembre 2009

poesie

Mi sono sorpreso a dire una cosa che non condivido. Va beh, sul clima, praticamente sulla fine della nostra specie. Dicendo che in fondo sono affari vostri, io nel 2050 non ci sarò più. Poi ho pensato che ci sarà Mattia e mi sono arrabbiato con questi imbecilli che ci portano al disastro, ma in fondo non fanno altro che star dietro al consenso, quindi alla maggioranza di noi che non vogliono rinunciare a nulla, alle auto, ovviamente al riscaldamento (in questi giorni di gelo poi...), a vivere al di sopra delle nostre possibilità, produrre cose che non servono ma "devono" servire, i bisogni indotti. E andiamo pieni di soldi (quelli che li fanno, convincendoci che li fanno nel "nostro" interesse) verso la morte. "Adesso uno su tre ha un cancro, tra pochi decenni tutti avranno un cancro". Per l'aria, per il clima. Mattia ci sarà. Ieri gironzolando qui in redazione, a un certo punto ha detto: "Da grande voglio scrivere poesie". Boh, da dove arrivi questa improvvisa decisione, da affiancare a quelle di fare il muratore, non lo so proprio. La sua ispirazione massima è Pippi calzelunghe, la adora, un ragazzina trasgressiva in tutto e infatti lui è insofferente ad ogni apprendimento lento, quello che non sa fare non lo vuol fare se non a modo suo. E' ribelle ad ogni inquadramento di circostanza. E con tutto quello che ho letto non so se sia bene o sia male. Mi spiazza, credevo di essermi fatta una solida capacità di distinguere tra il bene e il male (attenzione, non a distinguere tra buoni e cattivi): ma adesso devo ripensarmi come uno che non sa un cavolo di niente. Per me non sono preoccupato, sto perdendo la speranza che resti qualcosa di quel che ho fatto, se tutto il mondo va verso il suicidio. Ma pensavo di fornirgli i fondamentali sul bene e sul male, che è poi tutto quello che serve per stare al mondo. Adesso dovrei preoccuparmi di fornirgli anche solo la possibilità di sopravvivere. Scrivere poesie è già una fuga. Ma non si può scappare dopo nemmeno 4 anni di vita.

sabato 19 dicembre 2009

incanto

Odore di presto la neve, ha scritto il poeta (Biagio Ferrari, che 20 anni è andato a morire su una parete di roccia, proprio di questi tempi). Mattia è voluto uscire a vedere la neve che scendeva. Modesta nevicata, fiocchetti di poco conto ma a lui apparivano miracolosi, "scendono dalle nuvole". Tu scendi dalle stelle, ho accennato, "sì, dai, dalle stelle...", ha detto incredulo ma speranzoso. Oggi vuol venir su a scivolare col bob qui fuori dalla redazione, "quando è tanta facciamo il pupazzo di neve". E così è dimostrato che gli uomini sono sempre quelli, da bambini. Si rovinano dopo. Ci siamo rovinati dopo, togliendoci la capacità di incantarci per poco.

venerdì 18 dicembre 2009

ambulanza

Mattia fai il bravo che se no Babbo natale e Gesù Bambino non ti portano più regali. "tanto me li ha già portati S. Lucia. E poi Babbo natale è finto". E meno male che Gesù Bambino è stato escluso dalla fiction. Questa storia di ricevere regali è alimentata dall'effervescenza che c'è in giro, devo comprare i regali di Natale. Lui ascolta, poi si adegua. Che poi dei tanti e troppi giochi finisce per divertirsi con la batteria, le macchinine e poco altro, troppe cos. Però con la sua mamma stanno facendo un elenco dei regali da fare a parenti amici superiori e benefattori, come ci facevano dire in preghiera da studenti. Per il papà stanno studiando di fornirmi di cyclette, per la mamma vuol comprare degli attrezza. Per cosa? "Ma attrezzi da muratori, no?". Ma il regalo più sorprendente è quello che vuol fare allo zio Pepe (sempre inteso come Paolo): vuol comprargli un'autoambulanza vera, "perché dopo gli facciamo lo scherzo, accendiamo la sirena e lui corre...". Ma un'autoambulanza costa. "Tanto Pepe ha i soldi". Che Pepe abbia i soldi da buttare non gli farà piacere venirlo a sapere da suo nipote senza verifica... bancaria. Oggi pomeriggio mi ha aiutato a sfoltire la carta da buttare, caricando camion immaginari da portare al macero (il carico, non il camion).

mercoledì 16 dicembre 2009

matrioska

Pomeriggio con Mattia. Abbiamo dipinto un quadro con i colori che si spalmano col dito (cosa non si inventano, con una lavatina si puliscono le mani perfettamente). Sembrava uno schifo, è uscito un capolavoro. Mattia si diverte con Diego, basta che si trovi nel suo regno, e qui in redazione si sente a suo agio. Puntatina dal meccanico per vedere le auto con la pancia all'aria. Freddo polare. Costruisce, ribadisce che da grande vuol fare il muratore. Va beh, non è una prospettiva migliore di quella di fare il giornalista, il mercato dell'edilizia è fermo, fermissimo, non vorrei mi restasse disoccupato. Ha ricevuto l'ennesimo regalo di S. Lucia, una sorta di matriorska a scatole con la storia di Gesù bambino. Ha voglia di giocare, di ridere. Sta bene. Poi al solito non vuol più andarsene a casa.

martedì 15 dicembre 2009

futuribile

Ieri toccata e fuga, padre-figlio. Oggi solo fuga. Chiusura di giornale, affanno. Adesso mi sono calmato. Mattia da casa non vuole nemmeno parlarci, si sente abbandonato. Ma adesso abbiamo un mese davanti di vacanza e andiamo insieme almeno una settimana, senza affanni. Dai, dai, dai. Domani sarà un mercoledì da leoni. Mattia inventa canzoni sulla sua batteria. "Questa canzone è dedicata a chi va sul prato con le pecorelle" e vai battendo con le bacchette sui tamburi e i piatti. "Questa canzone la canti tu papà: è dedicata all'oratorio di Lovere". Chissà perché proprio a quelli di Lovere. E devo inventarmi melodia e parole. Poi si ispira a Pippi calzelunghe che vola (ahi, il pericolo dell'imitazione). Sul suo banco di scuola si trova a suo agio, assume l'aria di uno che deve comporre qualche poema. Ieri ha fatto un quadro bellissimo con i colori (si spalmano con le mani) regalati da Checa. Un cielo,e un albero, tutto in stle molto futuribile più che futurista, macchie di colore. L'ho esposto sul vetro della redazione. L'arte va incoraggiata.

domenica 13 dicembre 2009

s. lucia

La mattina di S. Lucia ha gli occhi lucidi dei bambini. Una fila di caramelle fino al letto e lui che realizza: "Allora S. Lucia è venuta fino al mio letto e mi ha visto dormire". Un miracolo ancora maggiore di quello di trovare i doni. Ieri sera abbiamo fatto il percorso con delle monete di cioccolato, caso mai la S. Lucia si confondesse. Poi ieri sera era agitato, aveva paura che l'asinello facesse dei versi e lo svegliasse e la S. Lucia scappasse e non gli portasse niente. Ha montato la batteria, poi il banco, meno male che il banco di lavoro è bello e si è seduto, ha capito che è il suo spazio, dove ha messo il computer e poi la lavagna con i gessetti e le lettere adesive e poi sono arrivate le sante lucie della Sara e poi della Belo, c'era quello di mia sorella, poi quella della Checa e poi quelle delle amiche di Tea e insomma è stato sommerso da sorprese. Però uno pensa, in tutta la mia vita mai avuto un 10% di tutta questa roba che è arrivata in una sola volta. E sommergerlo lo manda in confusione. Gli ho raccontato ieri che la S. Lucia ai tempi miei e in quelli del Murì, che ha quasi 90 anni ed è il nonno della Checa, era povera. Poi non ho resistito alla battuta: "Adesso ha un business... Scherzo". Ma mica poi tanto. Altro che il vecchio scarpone dello zio don Pierì che trovavo pieno di caramelle zuccherate, mandarini, noci, nespole e qualche berretta o un paio di scarpine nuove, Ma una volta ho avuto il triciclo. Ah, quel triciclo, non ne ho più visto uno così bello, c'era perfino l'adesivo col contachilometri, lo portai a Vilminore dove aveva messo una fascia d'asfalto in piazza, il primo, per vedere se resisteva al freddo e su quella striscia avanzai col triciclo come sul velluto. Fu il trionfo dell'asfalto e non ce ne siamo più liberati, al punto che abbiamo asfaltato anche i sentimenti. Ma stamattina Mattia ripeteva: è venuta fino al mio letto e vedermi dormire. Forse basta molto ma molto meno per farli continuare a sognare.

giovedì 10 dicembre 2009

quinto vangelo

Mattia passa i pomeriggi in redazione, si crea spazi, ruba spazi e tempo, parla, traffica, suona, mangia, gioca. E' il suo regno. Solo che praticamente monopolizza tutto, non si riesce a lavorare perché lui pretende attenzione. Gli piace. Non ha capito bene il senso del paese. L'altro giorno abbiamo fatto un giro ai mercatini di Corte S. Anna e quando gli ho detto che erano i mercatini di Clusone lui ha detto che Clusone non era quella, era dove lavorava la mamma, praticamente la redazione, nella parte bassa della città. Gli ho spiegato per un po' che anche Sovere non è solo casa sua, è un paese con il parco, le scuole, l'asilo. Come gli ho nominato l'asilo ha negato ogni teoria sulla città allargata, sulla città lineare, sulla città in generale e anche nel particolare. Che poi il mondo sia tutto attaccato e che i paesi siano convenzioni di piccola gente come noi, mi sembra un'intuizione geniale. Ma certo è distorsione di giudizio paterno. Vedete voi. Mattia aspetta a piè fermo S. Lucia e poi Natale e ieri mi sono avventurato a raccontargli la "vera" storia di Gesù, dal viaggio a Betlemme in poi. Dopo un'ora ha voluto risentirla e sono partito dal vangelo di Luca, che quindi contempla l'annunciazione e anche la storia di Zaccaria ed Elisabetta, la cugina di Maria, che ha un figlio in età avanzata di nome Giovanni. Mattia si è illuminato, Giovanni è il suo secondo nome essendo nato il 31 gennaio, giorno di S. Giovanni Bosco ed essendo suo padre legatissimo al ricordo di Papa Giovanni, che alloggiava in casa di mia nonna, d'estate, a Vilminore (su Araberara sto scrivendo il ricordo dello zio Don Pierì e c'è anche questa di storia, nelle pagina del Bassosebino). Dopo un po' di annoia, ma si ricorda tutto, guai a cambiare versione. Del resto i vangeli sono quattro e danno sostanzialmente la stessa versione. Scriverne un quinto, a tanti anni di distanza, mi pare eccessivo.

lunedì 7 dicembre 2009

due Gesù bambino

Mattia è qui, ha scocciato tutta la redazione, nel senso dello scotch che spero si scriva così, insomma la vecchia carta colla di una volta, nastro adesivo. Si è appassionato al presepio che che ha regalato il signore di Pianico, bellissimo. L'ha popolato di statuine di ogni tipo. Ha trovato però due Gesù Bambino e li ha piazzati tutte e due nella capanna. "Pota, sono arrivati due Gesù, non potevo lasciarne fuori uno al freddo". Poi gli mancava l'asino. L'ha cercato invano, il bue c'era ma non l'asino. Allora ha messo un cammello "scalda anche il cammello eh?". Poi è venuto a Clusone e ha ingurgitato di tutto, divertendosi un mondo. Adesso è alle prese con il "meccano" moderno, viti e cacciaviti. Non so cosa verrà fuori ma lui sta benissimo. Fuori è già buio, piove. Gli è andata per traverso un pezzo di caramella ma si è ripreso. Mi ha fatto tutti i dispetti, nascondendomi il mouse e incollandomelo. Resta il problema di spiegargli che Maria non ha avuto un parto gemellare, che si rasenta la blasfemia.

domenica 6 dicembre 2009

presepio

Un signore di Pianico ci ha regalato un presepio. Bellissimo, costruito in legno, con le montagne, capanna e capanni, staccionate, panche e anfratti. Mattia continua a ripetere, "bello, bellissimo". In attesa che Pepe ci metta le luci, intanto l'ha popolato provvisoriamente di animali e nanetti, immaginando che si trovino benissimo lì dentro, poi ha messo Tom (un cagnolone di peluche, a guardia dell'entrata, in modo che gli animali non scappino. Voleva anche metterci la micia (vera) ma quella col cavolo che si è lasciata convincere, è entrata e uscita dal recinto. Gli ho raccontato la storia della capanna, del bue e dell'asino, degli angeli e dei pastori. Lui ha subito fatto arrivare un'auto col pastore. "Ma le auto non c'erano", gli ho detto rendendomi conto della stupidità, se è per questo non c'era né la neve, non c'erano le luci, non c'erano tante cose che mettiamo nei presepi. Siamo andati a Endine dove era annunciata una grande festa di fiabe. In effetti c'era stata il mattino, nel pomeriggio faceva freddo e c'erano pochi figuranti, i centurioni, biancaneve ma soprattutto c'era lo zucchero filato che Mattia si è divorato, come una frittella zuccherata. Dopo aver fatto un po' di corse e aver rovistato tra le macchinine di Sara, rischiando di romperle, tra caldo e freddo si è addormentato in auto. Il mattino era andato al mercato di Lovere con la mamma: è educatissimo, non tocca niente al punto che la signora che vendeva giocattoli ha voluto lei fargli provare la campanella, perché era l'unico bambino che non l'aveva toccata per conto suo. Poi abbiamo giocato a far parlare gli animali. Ha guardato l'Inter un po' e ha chiesto quale fosse, quella blu o quella azzurra. In effetti le maglie, a dispetto della definizione di nerazzurro, sono nereblu e lui ha voluto precisare, come sulla pianola dove ti insegnano la musica con i colori dei tasti. Infine è crollato.

venerdì 4 dicembre 2009

calendario

Siamo qui in redazione io e Mattia, soli soletti. Ci siamo goduti qualche filmato ("Ho visto un Re") in varie versioni, poi una puntata della trasgressiva Pippi, poi abbiamo giocato alla nave pirata. Gli ha fatto assaggiare un caco che lui diceva non gli piaceva e praticamente ne ha mangiato quasi due (col cucchiaino, come i signorini di buona famiglia) e poi bevuto succo e poi... l'ha picchiata dentro. Non attrezzato alla bisogna c'è un profumino che rigenera la stessa redazione che ha bisogno di odori di vita vera, mica solo di fantasie. Ha riscoperto le vecchie fotografie e io con lui: erano confinate in una cassetta (oggi le foto vanno tutte in archivio sul computer), roba di 20 anni fa e passa. E ho visto sindaci ormai passati a miglior (si dice ma non si pensa davvero, e la battaglia finta sui crocifissi non inganni) vita e altri che, come me, nel frattempo sono invecchiati paurosamente. Mattia non ha nostalgie, solo curiosità di chi sono quelle persone. Oggi gli abbiamo trovato il banco con la seggiolina e la batteria. Roba da S. Lucia. Sempre che non li scopra prima, come ha fatto con le "Palle" (di cioccolato, che avete capito) di Celsi, le chiama così. buonissimo cioccolato svizzero dentro il calendario dell'avvento che purtroppo ha già esaurito (ah, l'impazienza!). Sul calendario di cioccolato è già Natale.

giovedì 3 dicembre 2009

aristotelico

Voi sapete per caso tutto il nome di Pippi Calzelunghe? Mattia lo snocciola e (controllato) è esatto alla sillaba. Io già non me lo ricordo, ovviamente, nel senso che la memoria a una certa età non è più quella ecc. e poi non ho mai avuto memoria precisa, per me le date delle battaglie erano tabù, mi ero fatto una filosofia particolare in proposito e uno dei pochi 30 e lode che ho preso, l'ottenni in storia generale per aver trovato finalmente un professore che puntava sui ragionamenti e non sulle date. Mattia ha la memoria di sua madre, che ti snocciola i numeri telefonici fatto una volta sola. E meno male, anche se spero che nella logica sia come suo padre (sono aristotelico di formazione). Mattia qui trova il suo regno. Ma quando siamo andati dal meccanico sembrava nel paese dei balocchi. Auto con il cofano rialzato, senza una ruota, pistoni allineati sul pavimento. A un tiro di schioppo dalla redazione ha voluto telefonare a sua madre per raccontarle tutto di quelle auto col naso in aria e il culo per terra. Poi si è scatenato sulla pianola muovendo le mani velocemente come i pianisti (con gran fracasso). Non ha pazienza, rifiuta i dettagli. Come me quando andai dalle mitiche sorelle Sandrini a imparare a suonare il piano e pretendevo di suonarlo subito finendo per suonicchiare senza mai suonare davvero. Tutto suo padre (nei difetti).

mercoledì 2 dicembre 2009

Fratello di questo

Pomeriggio con Mattia che qui trova il suo regno, tutto diventa gioco e avventura e però pretende che suo padre e sua madre gli facciano da spalla. Con Diego sta un po' alla larga ma in effetti gli piace, ad un certo punto gli annunciava il solletico e Mattia gli ha mostrato i pugni dicendo: "Lo vedi questo? E' fratello di questo". Ci siamo guardati, ma dove le sente? Con Paolo sta a giusta distanza e quando entra qualcuno si defila, fa "l'educato" ma si guarda bene dal salutare qualcuno, fa il "muto". Non ha voluto uscire dalla redazione. E va bene che oggi faceva freddo e quindi siamo stati bene qui. Pare che all'asilo abbiano detto che i bambini devono essere vaccinati. La pediatra ci ha detto di non vaccinarlo. Lui sta bene, noi stiamo bene. Sì, va beh, faccio più il nonno che il padre. Ma mio zio Don Pierì, se mi ha allevato da nonno, mi ha trasmesso autonomia. A me basterebbe fare altrettanto. Il mondo fuori diventa sempre più brutto, brutte parole, forse brutti pensieri, brutti giornali, brutti scontri, brutti fatti di cronaca. Qui conservare il libero arbitrio diventa una ragione di vita. Poco fa non voleva più andarsene, voleva stare qui con me. Ma la notte incombe. Di là ho cercato di spiegargli il Natale, accostandolo a crocifisso di Marcellino Pane e Vino. Provateci voi, le cose non sono tanto lineari. "Ma se è risorto, perché è ancora morto?. Dai, rispondete.

martedì 1 dicembre 2009

dormire

Cosa devono vedere e sentire i bambini dagli adulti, le loro paturnie, le loro grida, minacce, bestemmie, pianti e risate incomprensibili. Mi sono trovato a mettermi nei panni di Mattia e ascoltare i rumori di fondo della vita. Provateci, è a salve e dite che cosa provate. Va beh, Mattia si chiude in se stesso, scappa a volte. Poi ha sensibilità particolari. L'altra notte sua madre non dormiva, come le succede certe notti che è nervosa più del solito. Lui si è accorto, si è messo in ginocchio sul letto, ha congiunto le mani e ha detto "Madonnina, fai dormire la mia mamma. Grazie". Poi ha allungato la mano sulla spalla della mamma e le ha intimato: "Adesso puoi dormire". Il bello è che Tea davvero si è addormentata, "dopo". Oggi gran lavoro di chiusura del numero che andrà in edicola venerdì mattina. Domani mattina gli ultimi ritocchi. Poi resta il numero del 18 dicembre e un po' di vacanza, finalmente, perché Mattia non capisce perchè siamo sempre pieni di lavoro e non stiamo con lui. Ho voglia di vederlo e sentire e vivere insieme storie immaginarie che adesso inventiamo e il cui finale resta sospeso, come i giorni della vita.