martedì 5 gennaio 2010

dottori

Vi racconta un esempio di ottima e mala sanità. La prima smaschera la seconda. Stamattina viaggio a Brescia. La pediatra vuole un controllo ulteriore sulla rottura del timpano destro di Mattia. Sbagliato uscita dalla tangenziale, maledizioni, semafori, inversioni a U e anche a W, sbagliato ospedale, cerchiamo quello per bambini, il "Ronchettino", ospedale per bambini. C'è appena a Brescia, il resto della Lombardia non ce l'ha. Vaghiamo un'ora per la città, dall'ospedale maggiore ci mandano "due chilometri più avanti". C'è un vecchio edificio, forse un'ex scuola abbandonata, muri scrostati. Parcheggio, prato, piante di cachi che si spiaccicano sul viottolo. Pessimismo e irritazione. Spingiamo una porta ci avviciniamo a uno sportello, presentiamo la nostra impegnativa col bollino verde. Non abbiamo prenotato. Ma il clima è diverso, l'impiegata non ci respinge, ci risolve tutto, andate giù due piani, c'è il primario, credo vi riceva. Scendiamo. Non solo ci ricevono senza appuntamento, ma l'urgenza viene riconosciuta, il primario, in uno stanzino da ripostiglio delle scope, è umanissimo, come le infermiere che corrono qua e là. Visitano Mattia. "Perché siete venuti fin qui?". In che senso? Si può ricostruire il timpano? "No". Panico. "No, in quanto non si può ricostruire una cosa che c'è già. Insomma non ha rotto né membrana né timpano". Ma a Esine... "Mi faccia vedere". Andiamo a prendere le carte in auto e le facciamo leggere. Il primario non commenta, dice solo, quasi rimproverando noi: "Ma non si opera nessuno, non sapete che fino all'età evolutiva i timpani si rifanno da soli? Nessuno opera...". Ma a Esine l'otorino ci ha detto che bisogna operare. "Non commento quello che dicono gli altri. Qui non si opera nessuno perché non va operato nessuno". Seccato ma cordialissimo. Legge di nuovo le carte della "collega" di Esine. Decide di approfondire con un esame audiometrico. Tutti al piano superiore, macchine sofisticate, esame approfondito. Niente, una botta all'osso che ha un nome che non ricordo, nessuna rottura. L'infermiera esulta (ma davvero). Mattia in tutto questo tempo viene chiamato sempre per nome (per nome, è un sintomo importante) come la partecipazione "umana" del personale infermieristico. Le testimonianze arrivano anche da conoscenti: questo è un porto di mare di tutta la Regione, arrivano bambini da ogni dove, prenotazioni di mesi e mesi eppure non ci hanno rimandato indietro, hanno dedicato più di un'ora, su e giù per le scale. Quando si vede che non è l'edificio che fa il servizio, ma chi ci sta dentro. Ma la dottoressa (?) di Esine che ha visto quello che non c'era, che aveva già fissato un'altra visita per oggi per fissare "l'operazione"? "Non commento", dice il primario. L'infermiera si lascia andare a giudizi un po' più pesanti. Ma se fossimo tornati a Esine Mattia verrebbe operato al timpano che è intatto. Ma che razza di "dottori" abbiamo?

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