lunedì 29 giugno 2009

letterine

Due giorni intensi. Mattia ha copiato "perfettamente", come dice lui (ma davvero), alla lavagna le lettere N, O e C e non gli sembrava gran cosa. A me è sembrata gran cosa, invece. Vuole imparare a leggere e scrivere. E' tornata Checa da una settimana al lago (di Garda) e ieri, vestito come un principino secondo i dettami della nonna, è andato a Messa con la sua Checa, coccolato dalle ragazze del Cre che ha una bella canzone, dimmi tu papà dove il sole va a dormire o frasi del genere come quella dei bambini che fanno nascere stelle in cielo, che sono robe che ho già sentito ma che riproposte di questi tempi sembrano accettate dalle nuove generazioni e sarebbe consolante se non mi fossi fermato a parlare con Ilde, che gestisce un porto di mare (un bar) e mi ha raccontato dei piccoli branchi di ragazzi, dei loro beveraggi (che mi ha fatto vedere descrivendone gli effetti) che sono devastanti, delle "provocazioni" delle ragazze verso i maschi "che dopo succede quello che succede". Quello che succede in paese lo sanno tutto, la vicenda delle "ragazze arcobaleno" l'abbiamo raccontata anche sul giornale lo scorso anno. Il mondo si sta estremizzando. Ci avete fatto caso che adesso basta di nuovo un giornale per identificare una persona? Succedeva ai miei tempi, ma per giornali di partito, che so, l'Unità o il Manifesto o il Giornale di Montanelli. Poi c'era l'area mediana, Corriere, la stessa Repubblica, la Stampa, il Giorno che almeno sembravano "indipendenti". Ieri ho incontrato uno di area socialista che mi dice che non legge più i giornali, "Repubblica è del Pd, il Corriere è berlusconiano". Liquidati in quanto identificati. Un'edicolante (apostrofo in quanto donna) di un paese della bassa ha chiesto, prendendo la locandina di Araberara, se il giornale fosse di sinistra, altrimenti non l'attaccava fuori dall'edicola. Schierati anche i commercianti? Ti venderanno il pane solo se sei dalla loro parte? A Lovere se vai in un bar sbagliato sei identificato, fortuna che ne rimangono due o tre che stanno nel limbo. E Mattia che vuol imparare in fretta a leggere. Ma la H, come si pronuncia la H che coglie nel mazzo delle letterine autoadesive sulla lavagna? Poi si butta sullo scavatore immaginario che rivolta la terra, volta e rivolta, la terra prende tutto. Finirà anche questa nottata di inciviltà. Vedo sul forum di Araberara che il dibattito albinese è di una spanna superiore agli altri che si sono susseguiti negli ultimi mesi per i vari paesi.Ci si attacca a tutto pur di mantenere un filo di speranza.

sabato 27 giugno 2009

versi

Breve visita all'asilo per l'ultimo giorno, per ritirare almeno la roba di Mattia che ha considerato un regalo di Michela, la direttrice, la borsa con i pennarelli e l'affido del bicchierino di plastica. Ci hanno fatto visitare il parco, le maestre sono state gentilissime. Da settembre avrà una nuova maestra (l'altra per la verità se l'è... goduta pochissimo). I bambini hanno saluto Mattia. Ho chiesto chi era Nicole e me l'hanno chiamata ed è una bambina bionda con gli occhi azzurri. I due si sono guardati ma non hanno parlato. Come è tornato a casa Mattia non faceva che parlare dell'asilo e di quello che ha visto nel parco. La direttrice ha buttato lì che forse è il papà che deve essere convinto che Mattia debba andare all'asilo. Non sono per scolarizzare i bambini troppo presto con l'aspettativa di vita che hanno oggi rispetto alla nostra. Ma Mattia vuole imparare a scrivere, nella tastiera del computer ormai riconoscere e schiaccia le lettere giuste, perfino la h. Sono sempre alle prese con il dilemma sull'uso del tu e del te. Mi ha chiesto perché metto gli occhiali a leggere, gli ho descritto la prova della vista, tu ci vedi benissimo ma ti chiedono di leggere le lettere se ti chiedono la lettera con il tetto ce la fai (la T) ma se ti chiedono la Z come la mettiamo. Poi dicono che non ci vedi. Ma perché non so leggere, no? Alle volte parte con delle filippiche di frasi incomprensibili. Alla lavagna mette delle lettere assurde e mi dice, leggi quello che ho scritto e si diverte un mondo con risate fragorose alle mie articolazioni di consonanti messe insieme a fare versi da animali. Insomma siamo lontani dalla poesia. Più che sul senso compiuto punto sul buon senso.

giovedì 25 giugno 2009

Oooooh

Sono Mattia e scrivo sotto costrizione paterna col dito guidato. Ma so riconoscere e scrivere sotto dettatura e senza guida le seguenti lettere. MATTIA. Oooooooh.

martedì 23 giugno 2009

manichini

Viaggio col padre, viaggio col figlio. Mattia e suo padre in giro per Lovere, sul lungolago, a mangiarsi un gelato. Mattia che vuole vedere le vetrine e non capisce come si possa avere dei manichini vestiti "ma senza testa". E' più importante avere le scarpe o la testa? Ci pensa, in effetti sono domande fondamentali, bisogna rifletterci, magari si dà la risposta sbagliata. "Ma la testa, no?" decide buttandosi Mattia. Poi un altro piccolo dilemma: come mai in una vetrina i manichini sono (sempre vestiti) senza scarpe e nella vetrina accanto ci sono scarpe a iosa che basterebbe si mettessero d'accordo no, tu mi dai i vestiti e io ti do le scarpe? E qui si apre il discorso sulla proprietà privata e quella della pubblica piazza in cui passeggiamo. Un problema esistenziale per volta, perdinci.

sabato 20 giugno 2009

ciao

Mattia ha passato il pomeriggio di pioggia in redazione. Tra uno scroscio e l'altro siamo andati a vedere una partita di calcio, in tribuna. Urla e insulti, lui guardava, voleva sapere perché l'arbitro fischiava, hanno fatto fallo? Hanno fatto gol? Poi la delusione dei campi da bocce vuoti. Quando c'è qualcuno che non conosce si ammutolisce, come detto. Abbiamo poi guardato i video di Rino Gaetano che è il suo preferito con Berta che filava col Mario e filava col Gino e nasceva il bambino che non era di Mario non era di Gino e poi Capitani coraggiosi in inglese e io a cantargli la canzone in Italiano, oh, oh pesciolino non piangere più... per finire Ciao ragazzi ciao di Celentano. Ieri mi aveva preparato la merenda e regalato due disegni che ho attaccato ai vetri della redazione. Poi se n'è andato a malincuore e gli ho detto di badare a sua madre che non sta bene per niente. Mi ha dato un bacio. Ciao papà. Ciao Mattia.

venerdì 19 giugno 2009

mutismo

Pioggia e vento, caldo e aria fresca. Come si fa a parlare del tempo che fa quando il tempo stringe? Siamo alle prese con un nuovo numero del giornale e per non farci mancare il lavoro vogliamo mettere tutte le Giunte di tutti i Comuni, con tanto di foto e deleghe e retroscena politici di zona che già riservano sorprese. Mattia risponde al telefono, "passami papà" e mi racconta delle sue escursioni con Sara e con Checa e con la nonna che lo veste come un principino e lui intasca caramelle che poi chiede se può mangiarne una e ne offre alla mamma e al papà (mai avuto attrazione per le caramelle). Mangia frutta, ascolta le storie che gli racconto sempre per via che "io sono curioso", partiamo per i nostri viaggi immaginari e poi torniamo, si gioca al pallone e lui si diverte a scaraventarlo giù per la strada per vedere l'effetto che fa. In bici in garage che è spazioso e fresco, mi sprona a raggiungerlo (anch'io in bici che non ci andavo da una vita), poi si passa in officina ad aggiustare le cose. Parla, parla. La nonna ci è rimasta male, l'ha portato da una sua amica ieri pomeriggio e non ha proferito parola, sembrava muto dalla nascita, non vuol salutare a comando e nemmeno ringraziare per forza. Poi con Sara e Checa parla che non si riesce a farlo star zitto. A me va bene il mutismo nelle situazioni che non si conoscono, in fondo fa bene ascoltare. Poi passa un'auto rossa piuttosto grossa e lui dice, la guida Berlusconi. Tentato di discutere sull'impossibilità di tale evenienza, per via del colore dell'auto. Ma come si fa a spiegare in un minuto (se si va oltre cambia discorso) i drammi del secolo passato e la farsa di questo che abbiamo appena cominciato?

mercoledì 17 giugno 2009

annusamenti

Navighiamo a vista, Mattia ed io, sull'amaca di Tita, in mare aperto. Gli ho raccontato la storia (aggiustata) della balena bianca che... "soffia" nell'oceano. Poi, terra terra, abbiamo ripiegato sull'officina meccanica, rovesciato la bici e aggiustate le ruote, lavaggio mani, ritorno al lavoro, prova su strada. La politica delle piccole cose, nell'evidenza che la politica vera sta diventando schizofrenica, sindaci che appena arrivati si mettono in testa che il mondo lo comandano davvero loro, botte di onnipotenza, incredibili giochi al massacro sia tra vincenti che tra perdenti. tengo fuori Mattia che pure ascolta la raffica di telefonate che arrivano da ogni dove, lui che adesso quando squilla il telefonino risponde in prima persona, "adesso te lo passo", dice all'interlocutore che magari è incazzato per fatti suoi e non ha lo spirito giusto per apprezzate la segreteria telefonica di un bambino. Al mattino Mattia e Checa sono andati al mercato a far compere: solo che "non abbiamo comprato il pallone perché non avevamo i soldini, non li avevo io e non li aveva Checa". Due squattrinati al mercato: "però abbiamo guardato le bancarelle". Guardare non costa niente, è già un punto di apprendimento, come guardare il cielo, respirare aria (più o meno pulita) e camminare per strada. Con la nave siamo andati fino a... Bergamo, abbiamo visitato i principali monumenti della città, io li indicavo per nome e lui li indicava nei cespugli del giardino di Tita. Nell'orto mi ha portato a vedere la salvia e abbiamo fatto le prove di annusamento del basilico e del rosmarino e delle erbe che non hanno odore e magari ce l'hanno ma non siamo attrezzati per distinguerlo. Stamattina è all'oratorio con Checa, che sta preparando il Cre. Nasi in su.

lunedì 15 giugno 2009

rondini

Prosegue la guerra personale di Mattia contro il "te", usato alla romanesca al posto del soggetto "tu". Corregge tutti, anche quando in effetti ci vuole il "te" e resta perplesso, a parte le regole grammaticali che ovviamente rifiuta già come principio, avendo adottato il metodo empirico dell'apprendimento sul campo, è il concetto di eccezione che non gli va giù, se la regola del giallo, rosso e verde del semaforo non consente eccezioni, perché dovrebbe prevederle la vulgata? Che poi se dovessimo addentrarci sull'eccezione che conferma la regola saremmo al caos primordiale. Il problema è che suo padre in fatto di sintassi e grammatica è sempre andato a orecchio, le regole non le ha mai sapute davvero, non ne ho mai sbagliato una, ma non le conosco (come si può trasgredire o rispettare quello che non si conosce?). Mi sono sempre fidato del mio orecchio che mi ha assistito anche nella versione dall'italiano in latino, ho avuto professori che mi guardavano perplessi, scrivevo come un latinista provetto. In realtà non sapevo niente, ma andavo a orecchio. Ecco, nell'antica Roma avrei fatto fortuna, in Senato, se entravano anche i cavalli (Caligola), potevo entrarci anch'io. Abbiamo passato due o tre giorni a spasso, a parlare e giocare, ieri sera gli ho raccontato delle rondini e degli aerei a reazione, che sembrano due cose che non c'entrano, ma siccome si era disteso sul prato, nel pomeriggio, e aveva invitato Checa a guardare un po' il cielo, avendone una risposta deludente ("Ma non c'è nemmeno una nuvola": che c'entra, il cielo lo si guarda in profondità di pensiero, già le nuvole sono una cortina limitante, no?), la sera abbiamo visto le scie degli aerei e le rondini tagliare l'aria, "che voli di rondini intorno, che gridi nell'aria serena, la fame del povero giorno prolunga la garrula cena". Si è interessato alle migrazioni in cerca del caldo. Poi abbiamo concluso, con lui che ribadisce ripetendo esattamente quello che dico, come fosse un suo pensiero, "in effetti... noi tre preferiamo il freddo". Però godiamoci anche l'estate che non è ancora cominciata, ho aggiunto. E lui: "Sì, l'estate non è ancora cominciata". Che mi venga su fatalista?

sabato 13 giugno 2009

Piazza

Ieri sera cena in Piazza. da un'amica di Tea che detta così sarebbe un caso da segnalare, qualcuno che mette il tavolo imbandito in piazza e chissà le chiacchiere che al confronto la privacy di Villa Certosa sarebbe la violazione di un bunker, tutti affacciati alle finestre a vedere cosa mangiano quelli lì. Trattasi del nome di una frazione di Sovere. Mattia ha fatto amicizia con i bambini di casa, Francesco e Giulia, ha giocato al pallone, ha guardato le evoluzioni agli anelli della nuova amica che lo difende dal fratellino, come succede, finalmente un po' di normale e sana competizione e noi a chiacchierare di economia, politica e sport (due visioni diverse, milanisti quelli di casa e naturalmente interista Mattia e sua madre con il sottoscritto che stava sull'Atalanta per cercare una mediazione al ribasso). Mattia stamattina ha voluto tornare a trovare i suoi due nuovi amici che hanno una casetta in giardino con tanto di divanetto e poi le macchinine e una cane (finto) che abbaia. Prima eravamo stati a mangiare l'anguria dallo zio Mario, su in Capri (che non è... ecc.): abbiamo comprato una fettona di anguria e l'abbiamo mangiata assieme con Stelvio (il cane) che era restio ad assaggiare quella strana cosa. Mattia è qui in redazione che gioca con le macchinine. Dopo tanta fatica per il giornale un po' di pace.

giovedì 11 giugno 2009

abbracciamenti

Due giorni d'inferno, da notti prima degli esami a cercare di fare un numero di giornale con tutti i consigli comunali, nomi e foto, curiosità, ribaltoni. "Perché hai lavorato tanto?", mi ha chiesto Mattia ieri pomeriggio. Boh, per fare un bel giornale. "Ah", ha detto Mattia, lasciando lì sul più bello la discussione. Abbiamo costruito due torri "perfette", abbiamo fatto un giro sul prato del santuario, poi siamo andati in Capri (è un posto su in alto) a mangiare ciliegie, a liberare per un po' Stelvio, il cane, che si è divertito a spintonare Mattia che adesso non ha più paura, per la serie "Bisogna aver paura degli uomini, non dei cani", come sentenziò in una notte, probabilmente di sbronza, il mio amico Giampiero. Gli ho raccontato la favola del corvo di Mizzaro, mi è venuta per un'allusione a un campanellino. Gli ho addolcito un po' il finale che sarebbe tragico, con la rivincita del corvo dispettoso e ladro di merende. Ad un certo punto mi ha... svegliato, la favola degenerava nel sogno, mi ero addormentato. Sull'amaca si è tuffato su di me, scuse di abbracciamenti, come per salire in fretta le scale e sento che lui mi si attacca addosso, ha sempre paura che stia per andarmene. Con mio padre, e tanto meno con mia madre, non ho mai avuto esperienze di abbracciamenti (che sono sempre meglio dei "respingimenti") al tempo non usava, sembrava sconveniente. Nemmeno baci che sembravano cose da donne che infatti quando si incontrano si baciano, anzi, fanno finta di baciarsi (se ne guardano bene, conoscono le reciproche esigenze di fondotinta e affini). Con Mattia ci abbracciamo, siamo contenti. Sull'amaca abbiamo navigato incontrando vascelli pirata, battelli e navi in mare aperto, piccoli Ulisse crescono.

lunedì 8 giugno 2009

maestro

Mentre arrivavano notizie di screzi (e qualcosa di più) nei paesi al voto per le comunali, delle altre elezioni non fregava nulla, ho portato Mattia due volte al seggio dove sua madre era presidente. Era una scuola, ovvio, elementare. Atrio molto grande, sala di immagine, sala di musica. Quest'ultima una miniera per Mattia che ha voluto toccare tutti gli strumenti misteriosi, perfino il triangolo. Poi ha corso su e giù per lo scivolo, ha guardato un tipo che è venuto a votare con il suo cane, legato fuori dal seggio e suo padre a fare battute su chi vota come un cane ma è un'offesa ai cani. Il mattino a Messa, Mattia ha diretto i cori dal fondo della chiesa. Era con Checa in un banco con tutte le sue amiche allineate. L'altra sera c'era stato il primo segno: Mattia mi aveva confidato due cose, che passava dal bassotuba alla batteria. Va bene, dico io. Al secondo messaggio non avevo fatto caso: mi ha detto che voleva fare il maestro. Avevo pensato al maestro di scuola anche se poi era andato a prendere in cucina uno spillone che si poteva anche inforcare gli occhi. Poi mi sono distratto. Ieri quando si è messo a dirigere concitatamente i vari inni e canti. Lì ho capito che il rampollo punta al bersaglio grosso, vuol dirigere l'orchestra. Appena in età accettabile gli farò vedere "Prova d'orchestra" di Fellini, per togliergli la pericolosa inclinazione a credere che a questo mondo basti un direttore per far andare d'accordo un'intera orchestra dove ognuno coltiva ambizioni personali, crede che il suo "strumento" sia decisivo, fondamentale, essenziale, il primo della classe. Non per farlo ripiegare sul bassotuba che in effetti fa solo da sottofondo, ma la tromba andrebbe bene. Meglio una tromba di un trombone. Mattia se la ride, mi ha abbracciato forte quando ha capito che me ne andavo. Per farmi coraggio, per farsi coraggio.

domenica 7 giugno 2009

ciliegie

Mattia ha voluto sapere cosa vuol dire votare, sua madre è presidente di seggio. Seggio? C'era la sedia del bidello e una piccola scrivania. Ha voluto prenderne possesso mentre gli elettori che passavano lo salutavano manco fosse lui il presidente. Capace che raccolga voti, anche se deve migliorare nei rapporti, non risponde ai saluti. Mia madre me lo ha detto quando mi sono candidato la prima volta a sindaco, saluta la gente per strada, se non pensano che sei superbo. Era puro imbarazzo, non sapevo che dire, buongiorno mi sembra già una banalità. Gli dico, saluta la gente. Lui abbassa il crapone, col cavolo che risponde ai saluti. Sembra che tutti sappiano il suo nome, che lo conoscano. Chiedo a sua madre, ma tu la conosci questa signora? No, ma è gentile. Sì, ma come mai Mattia lo conoscono tutti? Boh. Si è molto interessato alla sala musica della scuola, vuol saltare l'asilo e andare a scuola (sede di seggio) dove c'è di tutto, anche una lavagna grande dove i gessetti davvero scrivono e si può cancellare. Cancellare è un'operazione importante, di ripensamento. Abbiamo mangiato ciliegie cogliendole dalla grande pianta dello zio Mario e di Titta che ha staccato un ramo pieno di ciliegione mature, con Stelvio (il cane) che lo spingeva col muso per giocare. Poi abbiamo fatto un concerto: lui cantava a squarciagola sui ritmi del piano con lo sgabello, inventandosi storie brevi e sconclusionate che metteva in musiche improbabili ma che gli consentivano di cacciar fuori la voce. Mi ha confidato che non abbiamo capito niente, il suo amico (immaginario) "non si chiama Giulio, ma Luglio, abita a Lovere, io guido e lui mi aiuta a cambiare le marce e a caricare il rimorchio". Ah. Le canzoni avevano titoli misteriosi come le parole. Ha spento la Tv, "sono cartoni per piccoli" e allora abbiamo chiacchierato un po' tra grandi. Ha voluto che gli leggessi una storia, facendo le voci diverse dei protagonisti. Sta lì fermo, aspettando il lieto fine vorrebbe che le pagine girassero alla svelta. Non ha la pazienza della sofferenza che esalta la gioia. In effetti, tanto vale non andarsi a cercare il freddo fuori dal letto per il puro gusto di gustarsi il caldo di ritorno. Se una cosa ce l'hai già, perché devi perderla per il gusto di ritrovarla?

venerdì 5 giugno 2009

riccio

"Gli alberi si riconoscono dai loro frutti". A Mattia che chiedeva come mai le ciliegie si possono mangiare "e sono rosse" e le bacche rosse di un cespuglio nel giardino no, ho risposto con una storia inventata sul momento sulla natura che dà da mangiare a tutti ma ognuno ha il suo, e l'erba tu non la mangi ma le mucche e le pecore sì, le foglie le mangiano le capre, ma anche loro mangiano quelle buone, tu mangi le foglie? Mi era venuta in mente anche la storia delle ghiande per i porci, ma mi sono frenato, era una storia troppo vecchia e datata. Mattia ha guardato l'insalata nell'orto ma mi ha risparmiato l'ulteriore sottile distinzione, si era stufato delle leggi di natura. Abbiamo invece mangiato l'anguria ("ma non il bianco e il verde"): c'era Lucrezia, una bambina della sua età, che ce n'ha chiesto una fetta e gliel'abbiamo data. Solo che è cominciata l'operazione salva maglietta: mi sono inventato la posizione immaginaria del "mangianguria a tradimento", piegati in avanti. Lucrezia, che era a torso nudo, si è adeguata piegata in due, Mattia molto meno. Risultato: la maglietta era rossa di sugo d'anguria, gliel'ho dovuta togliere. La sera Titta ha scoperto un riccio in giardino. Mattia è sceso in pigiama a vedere com'era fatto, ha anche osato toccargli il muso e quello ha aperto la bocca in un sorriso (interpretazione libera ad usum delphini), il riccio era grassoccio, magari era una riccia che deve partorire. Mattia ci è andato matto, anche se il riccio punge e si chiude in se stesso. Come fa Mattia certe volte. Lucrezia lo ha sorpreso, ne ha parlato un po' ma poi ha tratto la sua conclusione: "Però preferisco Nicole". Ma Nicole sta all'asilo, a settembre la ritrovi. "Speriamo ci sia ancora", ha concluso fatalista. Perché siamo troppo precari e lui vede gente che va e gente che viene, ma anche gente che non se ne va più e gente che se ne va troppo presto. Come suo padre.

giovedì 4 giugno 2009

amaca

Il giorno della luna, quella vera che non è ancora piena "No, non è ancora rotonda... cosa vuol dire piena?". Mattia non te la dà mai vinta, perfino la banalità della luna in cielo diventa problematica. Poi ripiega sul banale che per un bambino ancora non esiste: "Però mi fa compagnia". E canticchia la canzone della "mezza luna splende in ciel romantica... per noi!" e sottolinea il "per noi". Sta sull'amaca di Titta e si sta rilassando, la giornata è stata lunga ma è stato bene e lo dice. Siamo andati a cena a Riva di Solto da Anita che ha preparato "per noi!" pasta fredda buonissima, prosciutto e melone. Io e Mattia (l'ordine è generazionale) abbiamo sbancato la tavola, il melone lo abbiamo divorato, abbiamo guardato il lago, Mattia ha seguito l'intervista che sua madre faceva a Paolo, con miei interventi di disturbo sulla filosofia che Paolo diceva non serviva a un maturando del liceo scientifico (l'intervista appare sul prossimo numero di Araberara insieme ad altre per gli esami) e io che vengo dal classico naturalmente gli ho chiesto se i pezzi che inventerà o perfezionerà gli interessa a cosa serviranno. Prima ha risposto no, poi ci ha ripensato. Ma il lago favorisce i discorsi serali sui massimi sistemi. Non crediate che Mattia si sia annoiato, ascolta tutto, anche le frasi che sembrano passargli sopra la testa e poi te le rimpalla quando meno te l'aspetti. Sull'amaca ha gustato il piacere di guardare il cielo, le piante dove matureranno le prugne. Niente capricci in una sera di luna, con il vago sapore della filosofia del vivere. La scelta dell'amaca (senza rinunciare a un'amica) non è già pura filosofia?

mercoledì 3 giugno 2009

repubblica

Festa della Repubblica, tutti in piedi sul piazzale del santuario per l'inno di Mameli. Proprio tutti no, ma buona parte dei 150 spettatori. Mattia in piedi davanti a suo padre. Lui è "Italiano" anche se suo padre insiste nel dire che prima la sua identità è di "scalvino". Guarda la montagna e chiede: "Dov'è Vilminore?". Gli dico, di là da quelle montagne". "Ah". Poi si è annoiato con la melodia di Moon river e siamo andati all'interno della chiesa per fare le foto da lì alla Banda che suonava nel portico. Già archiviata la vicenda "Giulio". Avevo mobilitato studiosi universitari di grido (con sordina) per capire la valenza dell'amico immaginario e adesso mi ritrovo che "Giulio sta a casa sua" e Mattia alla sua. Tutti che lo salutavano e lui chiuso in una dignitosa e sdegnosa ritrosia che viene popolarmente etichettata come "ah, sei vergognoso, eh?" che vorrebbe dire che si vergogna ma a suo padre (ormai sono come Cesare, parlo in terza persona) suona sempre come un'accusa, vergognoso per che cosa? Siamo andati sfacciatamente a chiedere una fetta di anguria a una comitiva di Pianborno o giù di lì: sono stati gentilissimi. Lui l'ha divorata e attaccava il bianco quando gli ho spiegato che, sarà un caso, ma dei colori della bandiera italiana, nell'anguria, di "buono" c'è solo il rosso, che se mi sente il berlusca delle smorfie istituzionali, mi mette addosso l'anatema. (Ps. Avremmo mangiato anche un ghiacciolo all'amarena: ne avevamo chiesto uno rosso, intendendo quello all'arancia, ma ormai il daltonismo è dilagante anche tra i baristi d'occasione). Al concerto la sua presenza era dovuta, per via che nella Banda suona il flauto traverso la sua fidanzata ufficiale, la Checa, sedicenne, che l'ha presentato alle sue amiche e l'ha rimpinzato di pasticcini e pizzette. La Placidia gli ha dato le due mentine di rito, una azzurra e l'altra bianca e ha raccontato della Banda che è tornata in concerto al santuario dopo decenni di assenza. Poi giocando al pallone ha detto "Tocca a... tu" (la pausa è dovuta al fatto che suo padre insiste a non fargli usate il "te" dilagante alla romana). Gli ho detto, "No, questa volta ci vuole il Te". Lui ha detto: "Perché questa volta?". E lì sono andato in tilt: come si fa a spiegare cos'è il soggetto che compie l'azione? Ci ho provato, poi gli ho detto che con calma ci arriviamo, gli ho fatto qualche esempio e finalmente (questa volta) lui si è annoiato e abbiamo cambiato gioco. In serata (forse proprio per il faticoso dilemma tra Te e Tu) disastro: Mattia stanchissimo non prendeva sonno, ha sfiancato mamma e nonna dopo aver fatto il patto con suo padre: oggi il programma segreto (tra noi due) è che andiamo a comprarci una fettona di anguria e ci mangiamo un ghiacciolo bianco. Per la par condicio elettorale, suppongo.

martedì 2 giugno 2009

concerti

Il benzinaio Mattia mi ha assistito nell'operazione delicata del rifornimento, cosa che del resto lui fa più volte al giorno per il suo parco pachere, macchine, camion con rimorchi immaginari, moto e perfino la sua bicicletta, che rifornisce vicino alla siepe da cui strappa foglione vistose che poi mi regala per il mio compleanno che è in quel mese misterioso che verrà, agosto, prima di settembre che gli deve suonare lugubre, per via che gli è stato annunciato che tornerà all'asilo. Giulio è già "andato a casa sua". Siamo andati a vedere le prove del concerto rock al parco, abbiamo osservato quello della batteria, ha voluto sapere i nomi di tutti i tamburi, timpani e tamburelli, piatti e bongo che si suonano con le mani, le chitarre normali e quelle elettriche e la ragazza col violino (sì, c'era, presenza anomala in un complesso rock ma lo ingentiliva) e il signore alla consolle, con tutti quei tasti misteriosi. Non voleva più venir via e al ritorno ha voluto organizzare un concerto in salotto, approfittando del fatto che la nonna era andata al cimitero. "Tu suoni il piano con lo sgabello, la mamma suona la tromba e io suono il sassofono". Solo che la tromba è sparita. Lunghe ricerche senza esito. Il concerto è sfumato dopo un tentativo di sostituire la tromba con la fisarmonica, che non è la stessa cosa. Peccato, perché un complessino oggi può fare serate redditizie, il mondo, anche questo mondo, ha bisogno di musica. Oggi pomeriggio andiamo al concerto dove suona anche Checa (flauto traverso) al santuario. Ieri sera Mattia, per finire la serata dando un senso operativo alla giornata, ha piazzato sua madre sul divano come una signora cliente e le ha servito la cena: "simballen, che è una cosa che si mischia tutto e si mette nel forno (erano tre mollette su un foglio di carta), tintin che è una pasta (che poi era il filo di lana di un gomitolo che se la nonna lo scopre vien fuori una "tragedia", termine che ha imparato e ripete quando sente aria di buriana), caramelle che ho fatto io, sono di liquirizia (erano le ruote delle macchinine)". Serviva la "signora" che doveva star ferma sul divano e mangiare tutte le pietanze. Oggi sua madre è un po' appesantita. Ha mangiato troppo.

lunedì 1 giugno 2009

Giulio

Mattia aspetta le vacanze a Montisola. Nel frattempo abbiamo assistito alle prove di un miniconcerto al santuario, prove di matrimonio con un quintetto che suonava musiche religiose, anche un po' noiose, i due futuri sposi che stavano lì ad ascoltare ed esprimere gradimento. Ci siamo seduti ad ascoltare. Ha voluto sapere il nome degli strumenti, clarinetti, violini, flauto traverso ("ma non nel collo, di traverso, eh!") e chitarre. A precisa domanda dei suonatori sullo strumento preferito, Mattia ha risposto: "Il basso tuba". Ovvio per me, mica tanto per i suonatori. Ieri pomeriggio a Gorle, per il torneo dei ragazzi in memoria di mio fratello Tino, che allenava appunto una squadra, Mattia si è divertito con lo zio Pèpe (mio fratello, da non confondere con lo zio Pépe, é chiusa, che in realtà si chiama Paolo e la confusione si è creata due anni fa e ormai si è consolidata) e la zia Bona (mia sorella che ha la maledizione del nome di mia nonna, al tempo in cui quel nome era nobiliare: ma è una storia troppo lunga). Ha giocato con un pallone "duro", ha mangiato pizzette e pasticcini in quantità industriale, ha riso come un matto in macchina quando gli ho fatto il gioco delle dita disobbedienti e poi la sera si è fatto coccolare. Fino a che è spuntato Giulio. Chi è questo Giulio? Deriva dal fatto che gli è molto piaciuto l'elenco dei mesi e Luglio lo ha incuriosito e la genesi, invece che da Giugno che appunto ricorda Giulio Cesare, l'ha tirata giù da Luglio per un'associazione di suoni tutta sua. Fatto sta che Giulio ieri sera l'ha tolto dalla solitudine e aiutato a caricare il rimorchio del camion (il lettino) e stamattina ha mandato via in malo modo Luciana. Mattia ha allargato le braccia sconsolato: "Non sono io che non ti voglio, è Giulio". Classico. Mi sa che devo andare a cercare dove ho cacciato i miei libri di Psicologia dell'età evolutiva. Chissà se valgono ancora dopo 40 anni. Chissà cosa c'è scritto alla voce "Giulio"...