venerdì 29 agosto 2008

i sospetti

"Hanno preso l'assassino, adesso prendono anche il mandante". Non c'è come l'assassinio di paese (Vertova) che scatena l'interesse, avere il vicino di casa che ammazza dà un brivido impagabile, qualche assassinio senza pretese abbiamo anche noi qui in paese, direbbe (canterebbe di nuovo, se gli rimanesse voce e voglia) De André. Eppure non fu così quindici anni fa a Clusone quando ammazzarono Laura Bigoni. C'era allora un senso di fastidio, quasi di vergogna, Clusone, nel senso dei clusonesi, non voleva averci niente a che fare. Quindici anni sono passati, quindici anni evidentemente di danni enormi nella morale collettiva, adesso (e non solo a Vertova) che abbiamo tutti in mente chi è il colpevole, che se poi non è quello che ci sta sulle scatole e (quindi) abbiamo sospettato, naturalmente saranno gli inquirenti a... non aver capito nulla.

giovedì 28 agosto 2008

inni e canti

Il responsabile della scuola bergamasca rilancia l'alzabandiera e l'inno nazionale. Va beh, al netto delle nostalgie (ah i maestri d'antan...), insieme ai grembiulini, al voto di condotta, al ritorno del maestro unico, al divario tra insegnanti del nord e del sud, insomma, insieme all'annunciata e rilanciata severità e austerità, resta inevasa la domanda sul cosa debba fare la scuola, che tipo di uomo e di "italiano" debba sfornare, cosa si aspettino i genitori e gli adulti dai loro cuccioli d'uomo. Un'educazione condivisa a qualcosa che si sente di essere e si vorrebbe restasse. Meglio badare alla forma. Mio figlio non vuole andare all'asilo, rifiuta il grembiulino, non so cosa succederà mercoledì quando lo accompagnerò per il primo giorno. Magari con l'alzabandiera e l'inno si distrae...

martedì 26 agosto 2008

la guida estiva

Che blog è se poi uno non ci scrive niente? la bella e breve estate sta passando sopra di noi. Le medaglie dell'olimpiade fotografano involontariamente la realtà della mucillagginedi cui parlava De Rita. Fatichiamo a fare squadra, nella gara singola siamo capaci di tutto, anche di buttar giù di forza un... cinese. Poi guardi quelli che "fanno squadra" e il castello sociologico cade a pezzi. Gli Stati Uniti, che vincono negli sport di squadra, sono il paese degli individui, dove basta un cretino pazzo a fermare la storia, minacciando di uccidere Obama per "scongiurare" un presidente nero. E ci si ricorda che non sono minacce a vuoto. La scrittrice nera dice che non voterà Obama per salvargli la vita. E' un ragionamento individualista, chi salverà gli Stati Uniti, chi salverà il mondo? Ma non si può star qui a fare ragionamenti complessi, l'estate sta finendo ma ancora resiste, leggerezza, leggerezza, Galli Della Loggia apre il dibattito sulla scuola, Scalfari sul concetto di nazione e sul federalismo e poi succede che in un viaggio organizzato 80 persone prendono il biglietto del battello sul lago d'Iseo per andare a vedere la danza macabra a... Clusane (è a Clusone, dove non c'è lago, non c'è battello). Viaggio disorganizzato. Erano milanesi, non americani. Ma chi li guida, chi ci guida?

sabato 2 agosto 2008

dopati

Possibile che si dopino tutti, perfino uno che fa lo schermidore? La scherma con la "cavazione" (dell'occhio, dicevamo noi) ce lo insegnarono al corso e ci divertivamo un mondo, anche senza capire perché "toccasse" di diritto a uno l'attacco piuttosto che all'altro, solo per delle regole che ci sembravano assurde, il duello era duello, che diamine, se uno poteva infilzare l'avversario mica stava a vedere se toccava a lui la stoccata, no? Ma che uno prenda sostanze dopanti per fare scherma mi sembra assurdo. Eccitanti, forse. Certi giorni mi sembra di essere in sintonia con quello che al bar, l'altro giorno, mi ha detto, ma lasciateci in pace, che si droghino, mi voglio divertire a vedere vincere, poi se muoiono a 30 anni se la sono voluta. C'è un doping dell'anima che non viene mai sanzionato, la Cina ha preparato negli ultimi 12 anni le "sue" olimpiadi, atleti allevati in batteria, in campi di concentramento appena più moderni, cosa ne sarà di quegli atleti se perdono, che ne sarà di loro anche se vincono? Non ce ne frega niente. Nella vita vorrei fare l'antidoping a certi manager che se la tirano (la cocaina) e sono brillanti fino a che gli si spappola il cervello e non se ne sa più niente. La concorrenza viene battuta con tutti i mezzi. Qual è la morale di queste storiacce? Che lo sport ci serve per esorcizzare la nostra voglia insana di far guerra: se mandiamo i mercenari in battaglia non ci importa se e cosa hanno bevuto, vogliamo solo che vincano per noi. Perché ci serve a sbarcare il lunario con un po' più di allegria. E allora tutto il moralismo quando ne beccano uno (su mille) che non ce la fa, c'importa un fico secco.