venerdì 30 ottobre 2009

do ut des

Mattinata serenissima. Prato umido di rugiada, la diga si allarga, c'è il laghetto, Mattia che ingenuamente ritiene fuori norma perfino sollevare un sasso o rimuoverlo, "sei forte tu". Ma stato forte, mi ingegno, non era Archimede che diceva, datemi una leva e vi solleverò il mondo? Ha salutato la Madonnina dentro la chiesa chiusa, "ma è solo un dipinto (!) andiamo su alla Madonna". Quella della grotta, quella sempre triste e sola, quella che sembra giapponese, una statua nella grotta. Gli ho detto, hai visto che ti ha ascoltato? La mamma ha dormito. Sìììì? Diglielo che dorma anche stanotte. "Ma ha dormito davvero?". Agnostico, incredulo, dovevo chiamarlo Tommaso. Beh, non hai visto? "No, non ho visto perché dormivo". Ma non la guardavi con un occhio solo? Mattia si è divertito e poi ha chiesto una nuova... grazia, quella di far dormire anche stanotte la mamma. E lì mi sono avventurato nel voto (ex voto) di scambio: bisogna fare un fioretto, tu cosa fai in cambio? Mi sarei morso la lingua. Spiegate voi cosa voglia dire fioretto. Se poi beccate uno come me che odia il do ut des, fate voi, ne è venuto fuori un ignobile "va bene, mi lavo i capelli" come scambio di favori celesti e terrestri (Mattia odia lavarsi). Siamo ridiscesi al parco a farci due dondolate in altalena e lasciar riposare i pensieri.

giovedì 29 ottobre 2009

Angelone

Due mattine di lavoro, su al canale Mattia che ormai è profondo e nel bosco ha consolidato il suo percorso. Oggi abbiamo anche realizzato una piccola diga che ha formato un laghetto. Capace che stiamo cambiando l'orografia della zona. Mattia uscendo, ha salutato la Madonnina della grotta dietro il prato del santuario. E' una Madonna oggettivamente brutta, Mattia dice che "è triste perché è sempre sola", in realtà l'hanno ritoccata e adesso ha gli occhi a mandorla come una cinese, ma non vanno bene con il contesto della faccia. All'Angelone, una cappella sottostante dove sta una gigantesca statua dell'Annunciazione, ha voluto sapere cosa erano tutti quei quadretti. Sono ex voto. "Che brutto nome". E' latino. "Ma io non so il latino". Ma te lo spiego. E lì mi sono avventurato in un terreno minato, il concetto di "grazia" prima ancora che "ricevuta". A un certo punto mi ha detto:"dirgli alla Madonna che protegga la mamma". Mi è venuto da piangere. Aveva capito mentre pensavo di essermi incartato. Gli ho detto, diglielo tu. "No, diglielo tu che io non sono capace. E digli che non dorme". Mi sono voltato dall'altra parte e lui mi ha chiesto: "Cos'hai?". Niente, sono riuscito a rispondere con una voce che non sembrava la mia.

martedì 27 ottobre 2009

Olio e Stanlio

Mattia è stato qui. Sembra il titolo di un romanzetto. Ma ieri pomeriggio l'abbiamo passato insieme, qui in redazione, a un certo punto siamo dovuti partire per portare copie del giornale a un'edicola che le aveva esaurite di colpo e aveva urgenza senza voler aspettare che la rifornisse la società apposita. Siamo saliti nella parte alta della città, lui mi ha accompagnato, ha voluto sapere perché comprano il nostro giornale, visto che portavamo un pacco, ma nel pacco i giornali... erano tutti uguali, ne bastava uno, no? Cosa difficile da far capire il mercato e anche il fatto che certi suoi desideri ne siano condizionati. Poi abbiamo scritto. Ha scritto. Ormai al computer scrive le parole che stabiliamo, poi si diverte a scrivere lui una sfilza di lettere senza senso. Ma quando lo si sfida scrive le parole esatte, trovando le lettere sul computer. Io sono esterrefatto, alla sua età io la facevo ancora dentro. Se è per questo la fa ancora dentro anche lui. Ma non ricordo proprio di aver saputo non dico scrivere ma nemmeno riconoscere una lettera, a noi all'asilo, anche da grandi, facevano fare le aste. Che però ci hanno aiutato. In effetti gli manca ancora la manualità, scrivere a penna, col computer è più facile, sempre ammesso che sia facile riconoscere tutte le lettere dell'alfabeto. Lo so che si scriverà sempre meno a penna, ma vorrei non si estinguesse la specie degli scrittori di penna. Mah. Ma la sua passione restano i lavori e i magazzini in cui si arriva con l'auto (le sue auto piccole) e si compra. "Però facciamo senza soldi". In effetti è faticosa la compravendita, meglio semplificare. Ieri sera non voleva più tornare a casa, qui ci sta da Dio, lo "zio" Diego gli fa vedere i cartoni al computer e io gli ho fatto vedere (per prova) Olio e Stanlio. Ha riso, incredibilmente a un certo punto ha riso. Come noi da piccoli, Olio e Stanlio resistono, vanno oltre i comici di oggi. E mi sono consolato, come fossi ringiovanito anch'io.

lunedì 26 ottobre 2009

popcorn

Sì, quelli che aspettano si saranno chiesti dove sono finito. Non sto male. Mattia mi ha tenuto occupato e deve occuparsi di sua madre che non è stata bene, "ci penso io mamma, non avere paura". Il nostro "canale Mattia" è consolidato. ha scavato un solco nella storia idroqualcosa. Ieri pomeriggio abbiamo portato Mattia per la prima volta al cinema. Davano UP. Dotati di gigantesco contenitore di popcorn, aranciata e acqua naturale ci siamo seduti su tre poltroncine, poi Mattia ha voluto venire in braccio, storia complicata all'inizio, Mattia mi ha detto "Non ho capito niente". Poi la storia si complica ancora di più, i cattivi sembrano vincere, Mattia voleva andarsene, "andiamo a casa", gli ho detto, aspetta, ci sono cani cattivi e cani buoni, uomini cattivi e uomini buoni e c'era il bambino simpatico che si stava liberando di un padre ossessivo che pretendeva da lui l'ultima medaglia, c'era l'anziano signore che aveva visto i suoi sogni (e quelli di sua moglie) sempre infranti come i salvadanai ed evadeva dalla città piena di grattacieli in cui la sua casetta era soffocata con una mongolfiera di palloncini, verso la cascata della sua vita. Insomma una storia a suo modo bella e tosta. Un bambino coglie il finale, che per fortuna è a lieto fine, come nelle storie di sempre, perché la storia va in modo opposto. Mattia ha ammesso di essersi divertito. In questi giorni ha un atteggiamento perennemente pensoso. Ah, gli ho comprato le biglie e con quelle gareggiamo a chi tira più lontano. Gli ho comprato dei libri e mi ha detto ieri che li ha già letti ("ma solo le figure, neh"). Poi le giostre, ah, le giostre, 14 giri di giostra, due regalati. I giostrai ormai ci conoscono, quando arrivano a Lovere ci aspettano. Dicono che va malissimo, la gente risparmia anche sulle giostre. Poi sento in Tv un tale (!) dire che la crisi è finita. Mattia passa inconsapevole la crisi. Chi ha vinto? L'Inter e l'Atalanta, gli rispondo. E poi chi ancora? la Juve, il Palermo, il Bari... "Ma hanno vinto tutti?" (il Milan non aveva ancora giocato). No, poi ci sono tanti che hanno perso, me la cavo con le banalità. "Ma Valentino ha vinto". Sì, pur perdendo la gara e Stoner che è tornato dalla depressione, adesso come si fa a dire che uno vince il campionato perdendo la gara? E' come lo scudetto... Sì, domani. Ah, costruiamo castelli sempre più complicati. Mi sa che come muratore è sprecato.

giovedì 22 ottobre 2009

Non è mai troppo presto

Pomeriggio in redazione con Mattia che scrive perfettamente al computer riconoscendo le lettere. ma le vuole grandi (sarà un segno di megalomania ereditaria?), i colori invece non gli interessano ("scegli tu"), poi si stufa e vuole scrivere lui, scegliendo a caso e si diverte a farsi leggere quello che ha scritto, parole lunghissime e senza senso che però danno suoni divertenti. Alla mamma che vede "ansiosa" suggerisce la soluzione: "Quando hai la psiche tumefatta, fai come Pippi, canta siam felici siam felici tutti i giorni". Pippi sarebbe Pippi Calzelunghe. Ah, la "psiche tumefatta" è un'espressione che usava scherzosamente sua madre e quindi Mattia si adegua. Come si adegua alle mattane degli adulti, sostenendo che è lui che "deve" tenere la nonna, è lui che "deve" dormire nel lettone perché la mamma altrimenti ha paura e la difende lui. Come difende la casa: "andate pure, se vengono i ladro gli mando ad aprire Simone". Simone è un peluche, "se viene Luciana non le apro". Umori e adeguamenti alla vita. E' di nuovo bianco e rosso, sta bene. Adesso non vuol più vedere i cartoni ("sono per piccoli" e guarda il programma dei "numerotti" che insegnano addizioni e sottrazioni. Una sorta di "Non è mai troppo tardi" televisivo degli anni sessanta, solo che qui dovrebbe intitolarsi "Non è mai troppo presto", visto che davvero i bambini imparano in fretta.

martedì 20 ottobre 2009

cantieri

Va beh, è andata, il giornale è quasi tutto pronto per essere inviato in tipografia. Domattina gli ultimi aggiustamenti. Mattia oggi non l'ho proprio visto, lui si sente un po' abbandonato e allora recrimina sulle piccole cose, come oggi che ha detto alla nonna che la pasta era solo "discreta, potevi farla anche meglio". papà non è andato a portarlo in giro come ieri mattina, quando siamo stati attivi sul cantiere del santuario, dove i volontari stanno costruendo una scala con gradoni di pietra che dal parcheggio porta fino al prato retrostante. Ha valutato la consistenza del "bitume" da non confondere con la malta e poi lo spostamento delle pietre, gli operai che avevano espressioni colorite (al limite) e poi i vari movimenti. Non voleva più mollare, contava i gradoni messi in opera. Poi, finalmente soddisfatto si è riproposto di salire anche stamattina ma suo padre non è andato a prenderlo. Chissà se il cantiere è andato avanti senza di noi. Il cantiere del giornale sì.

sabato 17 ottobre 2009

canale e ponte

Il cantiere va avanti, il canale Mattia è profondo, abbiamo deviato il fiume che fa un'ansa elegante nel bosco per precipitare nel profondo. Mattia vuole che gli lavi la faccia con l'acqua fredda, se sente molto in sintonia col bosco, con suo padre non ha paura dei lupi (vecchia fiaba per tenere lontani i bambini dalle avventure, o per attirarli?), perché suo padre gli ha detto che i vilminoresi sono chiamati luf, lupi e quindi tra lupi ci si intende (homo homini lupus, inquietante...). Sta bene e ha le sue massime. Alla zia Caty che gli rimprovera di voler dormire nel lettone, dopo aver dormito tre anni e mezzo nel suo lettino, ha risposto allargando le braccia: "Ma devo dormire con la mamma che ha paura". Come quando si "lamenta" di dover "tenere e far giocare" la nonna. E' nella fase lavorativa, ha i muscoletti, solleva pesi impensabili. Ma appena si tocca l'argomento asilo e scuola dice che l'ha già fatta da piccolo e adesso è grande. L'altro giorno ha incontrato la sua maestra in biblioteca: lei lo ha salutato festosa, lui ha voltato la testa dall'altra parte. Al computer scrive il suo nome. E' la manualità che devo curare. Poi penso, ma ha 3 anni e nemmeno 9 mesi, ma lascia che la manualità la eserciti nelle opere (opere pubbliche, sia chiaro, il canale Mattia è un'opera che doniamo all'umanità: altro che ponte di Messina. Praticamente, a pensarci, è necessario come quello...)

giovedì 15 ottobre 2009

col cuore

Pomeriggio pieno. Mattia ha le bretelle perché è dimagrito e le braghe non gli stanno su più. Ma non vuole che si vedano, si vergogna. Sono bellissime ma gli sembrano un indumento intimo. Via a fare benzina e poi a Lovere, passeggiata sul porto vecchio, seduta fuori dalla libreria. Ma scendendo vede un cartello e mi chiede cosa c'è scritto. E' uno che vende (non mi ricordo più cosa). "Ma allora perché non è lì a vendere? Eh, Non c'era nessuno!". Qui entra in campo la filosofia del libero (?) mercato, la persuasione occulta, la pubblicità sublimale di uno che va a 70 all'ora e dovrebbe leggere dove cavolo è quello lì che mi annuncia che vende non ricordo neppure cosa. Sul lungolago ha voluto fermarsi a vedere il crescere di un ponteggio sulla facciata di una casa, ho dovuto minacciare di lasciarlo lì fino a notte fonda. Non abbiamo visto nessuno. Poi ha voluto andare a Clusone. Arrivati a Clusone sono arrivate tre telefonate, abbiamo visto Piero e Mattia sul porto, alla libreria, sulla passerella, insomma ci hanno visto tutti e noi nessuno, tranne una suora che mi ha riconosciuto e adesso è a Potenza a fare la suora, se non ho capito male. Qui in redazione Mattia ha sfogliato i giornali, "chi ha scritto questo?". Io dicevo l'autore. Dopo un po' ha individuato il posto degli editoriali e chi li scrive. Poi ha chiesto? Chi fa il giornale? "Il papà", ha risposto sua madre. E io, il papà e la mamma. "Io lo faccio col cuore", ha risposto Mattia. Prendere su e portare a casa stretto. Abbiamo visto metà "Marcellino pane e vino", poi era commosso e abbiamo scritto al computer delle parole. Gionata impegnativa.

mercoledì 14 ottobre 2009

Progressisti

Ah, questa mattina Mattia ed io abbiamo lavorato. Ha voluto andar su al Santuario a controllare la sua diga. In realtà non è una diga, ma solo una deviazione di un torrentello che scende dalla vasca dell'acquedotto per il "troppo pieno", uno spreco enorme di acqua, la stessa fatta pagare adesso da Uniacque fior di euro. Mattia però non lo sa. Arriviamo nel bosco a controllare il "canale Mattia". Mattia adesso vorrebbe cambiargli nome in "canale ramo", non si sa per quale motivo. Arriviamo nel bosco e troviamo il nostro canale asciutto, qualcuno ha fatto riprendere al ruscello l'antico percorso. Allora ci siamo arrabbiati e abbiamo fatto un canale vero e proprio, deviando il tutto, rimuovendo sassi grossi ("certo che tu sei forte, papà") e adesso il percorso è quasi naturale. Non c'è nulla di naturale, sia chiaro, ma questo ci sembra migliore e Mattia, orgoglioso, vuol mettere un cartello, anzi due, uno con scritto "Canale Mattia", l'altro con scritto "Canale papà". Poi mi ha chiesto cos'è una diga, visto che avevo cambiato nome all'opera... pubblica, iniziata appunto con "facciamo una diga" e finita con "abbiamo fatto un canale". La diga ferma il fiume e fa un laghetto, ma il fiume poi prosegue, quando il laghetto è riempito. Così a spanne, ci siamo proposti, "magari domani", di fare una vera diga poco sopra il nostro canale. Poi abbiamo stabilito che era tardi, "è ora di cena?", no, di pranzo, "ah". "A che ora viene la mamma?". Nel pomeriggio. "Mi dici l'ora precisa?". Verso le cinque. Naturalmente, adesso che sono le 5, sua madre è ancora qui in redazione. Siamo tornati in paese, Mattia al momento dell'addio si è seduto sull'ultimo gradino, prima di entrare. Voleva un ultimo abbraccio. L'ho preso in braccio, dai Mattia, racconta alla nonna che abbiamo fatto il "canale Mattia". Si è lasciato convincere, ma non fino in fondo. O ci mettiamo un cartello o ci sarà sempre qualcuno che distrugge la nostra opera preferendo lo status quo. Conservatori, naturalmente. Mattia ed io siamo progressisti.

martedì 13 ottobre 2009

mattina d'ottobre

Mattinata con Mattia a prendere il sole cercando l'ombra. Mattia non ama il sole, nemmeno quello autunnale. Passeggiata per il paese, mercato con offerte varie, vuoi comprare questa? (era una tuta gigantesca) "noooo", vuoi comprare queste ciabattone? noooo e così via con risate sonore, unico suono in pubblico, perché non parlava, non salutava e non rispondeva a nessuno, ma appena eravamo fuori tiro chiedeva il perché e il percome della palestra, abbiamo spiato nell'aula di musica dove gli alunni suonavano il flauto per nulla magicamente e avevano la finestra aperta. Poi abbiamo puntato sul pasticciere dove lui ha bevuto il latte e mangiato due fave dei morti, "che mangiano i vivi però" e bevuto il latte che aveva rifiutato stamattina dalla nonna nella previsione che suo padre lo portasse a berlo fuori. Poi un po' di parco, che ho scoperto frequentato al mattino da donne e bambini arabi o giù di lì, tutte rigorosamente con la testa coperta (ma non la faccia) che chiacchieravano e ridevano più dei loro bambini scorrazzanti per il parco tutto per loro, perché i bambini "nostrani" sono tutti all'asilo o a scuola. Tutti tranne Mattia che è guarito ma adesso la pediatra dice che vorrebbe non fargli il vaccino per l'influenza suina, se promettiamo di tenerlo lontano da asilo, supermercati e luoghi affollati, per via che le controindicazioni del vaccino si fanno sul campo, vale a dire non si sa, magari va tutto bene, magari ci sono effetti collaterali sconosciuti e Mattia sta bene e tanto vale tenerlo sano (e salvo). Sposata tale tesi per convenienza più che convinzione, non si capisce questo autunno, col precipitare delle temper... ma cosa sto facendo, parlo del tempo che fa? Abbiamo percorso il paese con calma, guardando porte, finestre e portoni, la scuola dove l'intervallo rumoroso era finito e sentito il rumore dell'acquedotto, gli odori uscire dalle cucine. Poi è suonato il mezzogiorno. Il mezzogiorno dei saluti. Mattia ha voluto venire in braccio e poi si è fatto promettere che tornavo. Più prima che dopo.

lunedì 12 ottobre 2009

castagnata


Immagine autunnale (l'autunno riguarda solo me) di padre e figlio, sul prato sopra il santuario di Sovere, domenica pomeriggio, durante la castagnata che chiude le feste. Un vecchio e un bambino che se l'intendono. Ieri Mattia si è mangiato due fette di torta che le donne del paese (bravissime) avevano preparato. Poi si è mangiato le "borole", le castagne che accaldati volontari preparavano e non facevano in tempo a... sfornare, che erano già sparite. Poi siamo andati ad accendere lumini in santuario, visitato i lavori (stanno preparando una scaletta in pietra) e poi siamo partiti, senza nemmeno aspettare i risultati della lotteria e tanto meno della tombola. Mattia ha guardato i bambini giocare: in fondo è un solitario. Per forza, con un padre così.

domenica 11 ottobre 2009

profumo

Mattia stamattina ha visto Checa arrivare, vestita della festa e si è precipitato dalla nonna: "Vestimi bene, ma proprio bene". La nonna lo ha vestito come un principino. Poi lui ha detto: "E il profumo?". Vuole essere all'altezza della "sua" donna sedicenne (li compie il 14 ottobre) e via sono andati alla Messa all'Oratorio, perché oggi si apre l'anno catechistico e il parroco (quello che su Araberara si firma Metua, che vuol dire prete in polinesiano, dove lui è stato a fare il missionario) ha pensato di celebrare mess'alta proprio in oratorio. Ieri pomeriggio Mattia non voleva uscire di casa, poi si è convinto, abbiamo fatto una puntata su Riva e poi Lovere dove è cominciato a piovere a dirotto e non c'è stato verso. Ci siamo rifugiati nel solito garage dove abbiamo fatto pit stop con la moto e la bicicletta. Lo guardavo mentre pedalava assorto in pensieri indecifrabili. L'ho lasciato in silenzio per un bel pezzo, mentre andava un po' in moto e un po' in bicicletta. Con me non osa comandare, "per piacere mi sposti la bicicletta?". Ma gli manco e mi manca. Tra poco vado giù. E' un giorno di sole. Stamattina ho scritto la prefazione per il nuovo libro di Don Martino che mi ha sorpreso davvero. C'è dentro anche la storia di una dona che profumava di viola, una storia alla Marquez. E' la dodicesima cesta degli "avanzi" di cui si parla dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ma aspetto l'incontro con mio figlio, che vale una giornata.

sabato 10 ottobre 2009

schiena dritta

Sono ancora vivo, come Papillon che fugge per l'ultima volta, da vecchio, dall'isola che non c'è più. Non è Mattia che stava male, anzi, adesso sembra tornato a sorridere, se non proprio a ridere. Sono io che sono stato un po' preso. Mattia è voluto venire per due giorni di fila in redazione, ha messo su una società edile che funziona mica male, ha scritto al computer i nomi di persone e cose, sa trovare le lettere sulla tastiera, cancella, va a capo, insomma è quasi pronto per un editoriale sul prossimo numero, tanto non è che si debba scrivere chissà che, basta scrivere, almeno a leggere i giornali in questi giorni. E' il mio mal di schiena che si è acutizzato al punto che mi hanno fatto, al pronto soccorso, una flebo. Poi mi hanno prescritto delle cose che non ho fatto e a poco a poco passerà. Mattia è consapevole che un dolore derivato da una partita a bocce (tra noi due, su un campo vero) deve passare e mi chide se mi fa male ancora, mi aiuta lui a raccattare le palline del ping pong, perché comunque vuole che giochiamo, ognuno ha i suoi mali di stagione, lui è guarito dall'otite, che sarà mai, suo padre guarirà anche lui. E mi aspetta per nuove sfide. Quando è qui in redazione sembra scatenare l'inventiva, gli piace l'ambiente variegato, tira fuori la batteria e suona, gli acquarelli e disegna, guarda i cartoni anche se adesso si è un po' disamorato, perché i cartoni sono per quelli piccoli e "quando ero piccolo li guardavo, ma adesso...". C'è una serie (con personaggi reali) in cui il protagonista è Mattia e si fa delle grandi risate. Mi sa che cresce. E io mi abbasso, anche se, come mi hanno detto all'ospedale dopo le radiografie, ho "la schiena dritta" e sembravano meravigliarsi di questo fatto. Sarà una metafora, nel giornalismo di questi chiari di luna.

martedì 6 ottobre 2009

socialità

Stiamo finendo anche questo numero di giornale, con una fatica boia, acciacchi vari. Il dolore alla schiena atroce, praticamente stamattina ero uno zombi. Sono cose che ti fanno sentire vecchio. Eppure dentro sei uno pieno di aspettative di vita. Mattia ieri pomeriggio ha voluto che la nonna salisse in bicicletta. Non era mai salita in vita sua su una bicicletta. Caduta, per fortuna senza conseguenze. Mattia che è rimasto deluso, ma questi "grandi" quando imparano a stare in equilibrio sul filo sottile della vita? Alla casetta ha lavorato molto, spostando la terra e i sassi, "ma devo fare tutto io in questa casa", è il ritornello che ripete serio. Oggi ha mangiato di nuovo come ai bei tempi del prima asilo. Lo so che ci sono quelli che non sono d'accordo, che l'asilo socializza ecc. Ma perdinci, uno deve godersi la propria infanzia, se fa una settimana dentro e tre fuori ammalato la socializzazione va a farsi benedire comunque. Si vede che Mattia non ha gli anticorpi necessari per sopportare la socialità. Con gli adulti tratta da pari a pari. Va beh, non è un vanteria, ognuno ha i suoi percorsi. Suo padre girava per il cortile della canonica di Tavernola tirandosi dietro una scatola da scarpe con i finestrini ritagliati in modo da farla sembrare una corriera. Direte, meglio socializzarlo che avere un altro come suo padre. Avete pienamente ragione. Ma tanto faccio il cavolo che voglio e Mattia lo stesso. Anche in barba a suo padre, cui fa la giusta resistenza (non crediate siano tutte rose e fiori) prove generali di un conflitto generazionale tutto da combattere.

domenica 4 ottobre 2009

assuefazioni

Non so cosa starà pensando ad occhi aperti Mattia di suo padre che questa mattina, in una sfida a bocce, si è di nuovo "strappato la schiena" nel solito posto di quando si è infortunato decenni fa a giocare a pallone (o a pallavolo? non mi ricordo bene). Un mucchio di bocce lanciate verso un pallino che lui correttamente chiama "boccino"., Fortuna ha voluto che bocciassi alla grande ben tre suo bocce a punto. "Ce l'ha fatta anche stavolta". Stamattina ha rifiutato la Messa con Checa (non è lei a celebrare, sia chiaro) per venir su da suo padre. Ha voluto i tucs, poi abbiamo fatto compravendita in un cantiere edile, malta e soprattutto camioncini e badili e via verso il campo di bocce. Non fosse per l'infortunio sarebbe stata una mattinata magnifica. Qui non è molto possessivo, perfino nel suonare la batteria. A Sovere è tutto suo, dal campanile grande alla chiesa, mentre il campanile piccole della chiesetta della confraternita "era il mio campanile da piccolo". E' nella fase del possesso come sicurezza per l'avvenire. Stamattina ultima somministrazione dell'antibiotico e lui "ma a me piace la medicina". Non vorrei si fosse assuefatto. Anche se le droghe più pericolose sono quelle delle mente, insomma, comincio a preoccuparmi. Magari voi ne sapete di più: sapevo dell'assuefazione alla morfina, ma alla penicillina?

sabato 3 ottobre 2009

ping pong

Mattia è sceso in giardino a lavorare: "Devo fare tutto io in questa casa", ha detto, serissimo, alla mamma. Poi alla nonna: "Ho dovuto far giocare la mamma per due ore". Ha capito che questo è un mondo Dio non ha fatto le cose bene e in cui "se ci hai regalato il pianto e il riso, noi qui sulla terra non lo abbiamo diviso". Non è venuto in redazione a Clusone perché c'è il pericolo che si becchi per la proprietà transitiva dei virus una nuova serpeggiante malattia che ha colpito già due elementi (ma Paolo è già guarito). Così adesso è su alla casetta a mangiare con la nonna e lo zio Pepe. Ieri mattina Siamo andati a Lovere a prendere l'ombra. Abbiamo passeggiato sul lungolago e poi all'interno, abbiamo visto dove va a scuola Checa e gli ho detto, quando sei grande viene anche tu al liceo. Lui ha risposto: "Sono già stato a scuola da piccolo". Poi siamo saliti in alto, sul colle di S. Maurizio, dove ci sta il convento e lui ha detto, "ah, qui è dove dice messa lo zio Gianni". Lo "zio" Gianni è un frate cappuccino che regge la più grande parrocchia di Milano ma a Mattia è affezionatissimo e adesso deve portargli il tavolo da ping pong, visto che Pepe ha già comprato palline e racchette. Abbiamo giocato a... terra, a mezzo tra tennis e ping pong, che poi quest'ultimo è il tennis da piccolo. Quando siamo tornati gli è venuto un po' di magone. Oggi lo porto a passeggio in giro per il mondo autunnale.

giovedì 1 ottobre 2009

ottobre

Mattia ed io a prendere una spera di sole autunnale. Ottobre è cominciato. "E' finito settembre?". Mattia non sopporta settembre, identificato con l'inizio dell'asilo, ottobre già gli sembra un nome meno minaccioso. "Cos'è una spera?". Cosa? Pensavo ad altro. "Ma non si fa così a pensare". Ah, come si fa? "Si fa così". Si è messo le mani sulle orecchie. Ho provato e ho chiuso gli occhi. "No, non così, non si chiudono gli occhi". Ma io penso meglio con gli occhi chiusi. "Ma cosa pensi?". Boh, sul momento stavo pensando come si fa a pensare. "Ma cos'è la spera?". Dicesi "spera di sole" un raggio di sole che non è troppo forte e che buca le nuvole. "Ma adesso il sole ha bucato le nuvole?". Guarda in alto. Mattia schiaccia gli occhi come suo padre quando guarda verso una luce troppo forte. Ha ancora raffreddore ma non sopporta le maniere brusche. "Mi pulisci il naso?". Lo faccio con delicatezza, spero di liberargli un po' di muco. "Non si dice naso?". No, il naso è da dove scende il muco. (E' faticoso un bambino che vuol sapere tutto in una volta). Abbiamo comprato un chupa chups e però per non farci vedere dalla nonna che avrebbe cominciato la litania del "dopo non mi mangia" abbiamo percorso stradine secondarie, due o tre incontri fastidiosi di gente che gli chiedeva se andava bene all'asilo e poi visita alle galline e alle due pecore che non hanno finito di mangiare erba nel prato vicino al bocciodromo ma non fanno domande fastidiose. Alla fine la complicità di nascondere quel che restava del chupa e un saluto veloce. Questo pomeriggio si è svegliato e "o no, credevo di trovare il papà e invece c'è la nonna". In sottofondo si sentiva la nonna "perché me chi soi? Chi che te neta fo? (traduzione: perché io chi sono, chi ti pulisce?). Domani è un altro giorno.