venerdì 30 maggio 2008

Il Giro in valle

Salgono i furgoni con scritte colorate, roba da vendere ai nesci, salgono ciclisti del venerdì che cercano la fatica del corpo e la soddisfazione dell'anima (definizione indefinita dell'infinito), salgono ragazze con zainetto con dentro la sussitenza preparata dalle mamme, si guarda il cielo, i tg ieri sera hanno mandato immagini di nuove tragedie, fiumi gonfi che non ci stanno più nella pelle e nei "letti", evadono in cerca di spazi vitali che erano loro e poi glieli abbiamo rubati, travolgono argini fragili e imprevidenti, frane che testimoniano la fatica della terra a stare attaccata alla roccia su cui deve essere fondata ogni certezza (come da vangelo) e i tg hanno annunciato nuovi sfracelli proprio sulle montagne del Giro che arriverà nella valli, quella di Scalve che è la mia, quella Seriana che è mia di adozione. Non c'è un campione cui affidare tutti noi stessi, dovremo rassegnarci ad essere camiponi noi stessi, basta deleghe in bianco e nemmeno in nero. C'è ancora una spera di sole, nuvolaglia nera ad ovest, residuo di speranza ad est, da dove, in decenni passati, doveva venire il vento di speranza e poi è venuta solo tempesta.

giovedì 29 maggio 2008

la macchina da scrivere

L'altra sera una ragazza, in un incontro su giornalismo e cose del genere, si è alzata dal pubblico e ci ha praticamente detto quello che Grillo ripete come una profezia: la carta stampata è morta e nemmeno lo sa, i giovani hanno tutte le notizie in internet ecc. ecc. Mi sono sentito vecchio. Va beh, ricordiamo tutte le profezie fallite sulla scomparsa della carta stampata, dalla diffusione della radio in avanti, come del resto doveva scomparire la penna dopo la nascita della macchina da scrivere, poi il computer, la tv, i telefonini, internet... Sono uno di quelli che è partito col pennino, la carta assorbente e il calamaio e adesso sto scrivendo nel blog. Ma dai che finché mi resta la curiosità mi sento in piena forma! Come il mio giornale che è al mondo da 21 anni e, in barba ad ogni previsione, anche nei primi quattro mesi dell'anno (aspetto i dati di fine maggio) ha registrato un aumento di vendite. Mai creduto ai profeti, ho grande simpatia per Elia. Già con Eliseo ho dei dubbi, vista la reazione contro quei bambini che lo deridevano (robe da Bibbia). I bambini sono l'innocenza delle reazioni spontanee, quelle che noi soffochiamo per pura formalità. La loro derisione è salutare.

venerdì 23 maggio 2008

I sogni e i paracarri

Ci sono giorni che non sono di alcuna stagione, né di quelle piene né di quelle di mezzo. Piove anche oggi qui, non è un temporale, non è pioggia autunnale, piove sul bagnato, non c'è nemmeno il pineto dannunziano, a rigore non c'è nemmeno pineta, ci sono abetaie, legno che non rende molto nemmeno nella stufa. In giro c'è gente ancora vestita d'inverno, la mattina non si sa che metterci e fa malinconia perfino parlare del tempo che fa e dover per forza pensare al tempo che faceva e che farà. La sera non c'è un film decente da vedere, l'unica cosa è una sana partita di calcio quando c'è. Ma è finito anche il campionato, il Giro non dà emozioni, aspettiamo a pié fermo di vederlo passare di qui, ci immaginiamo lì seduti su un paracarro a veder arrancare "quel naso triste come una salita", sapendo che saranno invece giovanotti sponsorizzatissimi. La benzina costa cara e abbiamo ridotto i sogni di conseguenza.

lunedì 19 maggio 2008

sconfitte mutilate

Questa ci mancava, l'Italia divisa tra interisti e antinteristi. Che poi, se pensate che l'alternativa non era il Milan o la Juve, ma la Roma, c'è da riaprire il discorso Lega. Come che c'entra? Avevano appena finito di fare fumose analisi peciose (che è diverso da speciose, è una voce dialettale per dire con più efficacia "noiose") sul voto operaio e addirittura ex socialista alla Lega, che adesso qualcuno dovrà cimentarsi a cercare di spiegare perché parte dell'elettorato leghista teneva alla Roma invece che alla "padanissima" Inter. La campagna di Libero contro Moratti mi ha altrettanto sorpreso, da un tifoso della Fiorentina come il bergamasco (e quindi atalantino a sua volta "geneticamente modificato") Feltri non mi aspettavo attacchi così feroci e sconclusionati nella logica e nei numeri. Faceva concorrenza ai giornali romani. A meno sia proprio quella la strategia editoriale...
Ma segnalo il relativamente vecchio rito tribale di non riconoscere mai i meriti altrui, quand'anche non siano a tutto tondo e tanto meno i demeriti propri (Vetroni che in una vignetta si chiede come abbia fatto... Prodi a perdere così male). E' tornato il vecchio piagnisteo dei perdenti (questi sì perdenti, caro Vittorio: non è un vezzo, ci conosciamo da infiniti anni) che nascondono la propria sconfitta (e non parlo della Fiorentina) denunciando "sconfitte mutilate" (c'erano una volta le cosiddette "vittorie mutilate" che ben coltivate hanno portato al fascismo), rivoltando come un calzino non solo la logica ma anche storia e geografia.
No, mi ricredo, niente di nuovo: basta davvero (ri)leggere la storia. C'è stato chi per dar contro alla città vicina ha chiamato in aiuto i francesi, chi gli spagnoli, chi gli austriaci, chi i prussiani, salvo strillare contro quelli che qui nel bel paese, già che c'erano, ci stavano, dividendo servi e armenti italianissimi.

venerdì 16 maggio 2008

artisti soli

Scusate il ritardo, sono stati giorni di impegno, abbiamo sfornato un giornale di 60 pagine, con un inserto sul ciclismo di 16 pagine e un'intervista che riteniamo esclusiva alla mamma di Marco Pantani. Il che apre il discorso sugli "artisti". In ogni settore ci sono gli artisti, quelli che ti reinventano la vita, che scoprono vie, mezzi e soluzioni geniali. Gli artisti in genere sono mal sopportati nel proprio settore, mettono in ombra gli altri che magari lavorano come muli e poi tutti i riflettoni vanno addosso al genio. Ma il cavallo di razza nobilita anche i muli. L'illusione di "fare a meno" del grande giocatore, del grande corridore, del grande inventore, è la rivolta autolesionista dei peones, è la concezione orizzontale della vita che ha illuso anche la mia generazione, confondendo le pari opportunità con le pari capacità. Il Giro d'Italia ha bassissimi ascolti. Le cause sono talmente lampanti... Non basta avere un bellissimo tracciato che al confronto il Tour è un piattume. Ci vogliono gli interpreti, come a teatro, puoi avere il copione migliore del mondo ma se lo fai recitare a degli incapaci sarà un flop. E come a teatro ci sono i capocomici, i protagonisti, i nomi che richiamano gli spettatori fin dalla locandina, così nello sport e perfino nella vita.
Certo, gli artisti hanno bisogno dei "normodotati", per essere primi bisogna pur che qualcuno arrivi secondo e terzo e giù giù. Se corri da solo non saprai mai se davvero sei un genio, ci vogliono termini di pagarone. Senza umiliazioni, perché in fondo ognuno di noi cerca la felicità e se leggete la vita di questi geni, vedete che si conclude quasi sempre malissimo, la genialità fa mettere in conto invidia, rancori, dispetti, agguati. Soprattutto fa mettere in conto la solitudine. Perché chi sta in alto è per forza solo. Ed è dall'alto che si fa polvere quando si cade.

sabato 10 maggio 2008

alpini e girini

Gli alpini si radunano nella piazzetta pronti alla partenza per il raduno. C'è l'aria delle gite e pellegrinaggi di un tempo, questa mattina le mogli si sono alzate presto a preparare la sacca con dentro il minimo per la sopravvivenza, che di sicuro avevano la faccia compunta della rabbia inconfessata di qualcosa (qualcuno) che sfugge loro dalle grinfie, anche per poco, quell'aria compassionevole, della serie, non te la caverai mai senza di me, chissà come mi torni a casa che ci vorrà una settimana per rimetterti in sesto... Fedele all'immagine uno, mentre aspetta la corriera, si è portato il fiasco, forse l'ha comprato appena fuori dal raggio di controllo muliebre. Hanno l'aria degli eterni ragazzi che sono stati e dentro rimangono, pregustano due giorni di compagnia maschile, liberi dai sacri vincoli matrimoniali, come i ragazzi delle gite scolastiche che già pensano alla trasgressione che anche solo immaginata sembrava alla portata della realtà. O il gusto perduto di paese in trasferta, alla ricerca della comunità perduta, che alle volte era più divertente il viaggio della stessa meta, quando arrivavi già temevi la delusione, l'aspettativa e l'attesa valgono la festa, lo si sapeva dalle elementari, il sabato del villaggio lo si studiava a memoria e l'adolescenza è l'età più bella proprio perché ci si può aspettare il meglio, non ancora mortificati dall'aver visto cadere ben più che gli aquiloni...
Da Palermo partono anche i girini, nel senso dei corridori. Fatichiamo a pensarli come gli alpini, con l'aria da italiani in gita, come direbbe (canterebbe) Paolo Conte. Difficile che il giro si scrolli di dosso i sospetti. Non che una volta le cose andassero meglio, la simpamina non sappiamo bene cosa fosse ma se ne parlava senza scandalo, tra noi ragazzi che avevamo tutti una bicicletta e noi se ne aveva una in quattro (maschi) una Bianchi con manubrio piatto, che già sembrava di essere in corsa perenne che al paese uno saliva o scendeva, di piatto non c'era nemmeno il campo di calcio, che pendeva verso valle. Arrivare in cima a una salita era liberatorio che c'era uno (Kubler? mah, non mi ricordo bene) che arrivava in cima e lanciava un nitrito da cavallo e noi si ascoltava la radio dove tutto era epopea e noi, reduci da letture appassionate dell'Iliade (per star fuori dal Coppi e Bartali, Ettore ed Achille io tenevo a Diomede, eroe del canto V) avevamo i nostri "campioni" in esclusiva, e il mio, dopo Coppi, fu Gastone Nencini, poi Italo Zilioli e naturalmente Felice Gimondi. Un mio compagno teneva a Balmamion, per via che vinse due Giri di fila senza mai vincere una tappa e gli pareva miracoloso il fatto di vincere senza mai vincere...
Partono, c'è tempo per ricordare. E già questo però è brutto sintomo, quando il ricordo fa aggio sull'attesa.

martedì 6 maggio 2008

Piccole patrie

E' vero. Mi hanno fatto osservare che anche tutti i tifosi delle piccole squadre di provincia, che poi tanto piccole non sono, dovevano votare "contro" Berlusconi, che ha rilanciato l'idea di un campionato ristretto alle grandi squadre e una specie di A2 per le piccole. A parte che l'Atalanta quest'anno ha battuto il Milan sia all'andata che al ritorno come niente fosse... si ribadisce, la vittoria di Berlusconi alle politiche sta a indicare che gli elettori non hanno confuso il sacro col profano, stando alla stessa dichiarazione dell'imminente premier sempre nel dopopartita del derby. Tutto sta a vedere quale tra politica e calcio sia il sacro quale il profano. O non è il calcio la prosecuzione della politica (e perfino della vita e della morte, vista l'organizzazione degli ultras e le loro dichiarate tendenze politiche) con altri mezzi? Che milioni di elettori-tifosi non abbiano confuso le due cose è consolante. "L'è tota politica" (non trovo la dieresi da mettere sulla o...), è tutta politica, dicevano i nostri vecchi quando le cose violavano il principio di non contraddizione o anche solo quello del buon senso. Lo stesso Berlusconi ha annunciato di voler abolire le province. Essendo stato per due legislature anche in Consiglio provinciale a Bergamo, posso testimoniare che rende più la bergamaschità l'Atalanta che un paracarro sulle strade provinciali (nel senso della viabilità). Il discorso sull'AlbinoLeffe complica le cose: se va in serie A, le due milanesi, le due romane, le due genovesi, le due torinesi (se il Torino si salva) dovranno confrontarsi e scontrarsi con le due bergamasche. E fanno cinque binomi su diciotto unità. Peccato per il glorioso Verona, precipitato in C2, che con lo scudetto prima e col Chievo poi aprì l'autostrada dell'orgoglio di provincia. Mi ha confidato un imprenditore, che lo scorso inverno stava "comprando" una squadra di provincia, che la C è una disgrazia, l'ideale economico-finanziario è la B. Siccome al Verona ci aveva fatto un pensierino, adesso nemmeno ci pensa a tirarlo fuori dalle pettole, deve farcela da solo. L'AlbinoLeffe è come il Chievo, piccoli miracoli di buona gestione, come solo in provincia possono succedere, sul modello delle nostre piccole-medio imprese del resto, che sono la spina dorsale della nostra economia, che all'estero ancora non sanno farsene una ragione. Ma come (sempre come insulto alla logica) vogliono fare il federalismo e al tempo stesso mortificare le "piccole patrie" (calcistiche)?
PS Neanche il tempo di scrivere che mi hanno telefonato di aggiungere un'alternativa alle "piccole patrie". Se proprio il Berlusca vuol fare il campionato delle grandi, bloccato, senza retrocessioni e promozioni, solo per la Champion e la Coppa Uefa, se l'AlbinoLeffe viene in A, Bergamo DEVE entrare nel club delle grandi con le sue 2 squadre. Naturalmente da quel momento sia Atalanta che AlbinoLeffe non retrocederanno mai più...

lunedì 5 maggio 2008

Le braghe

Vedendo Berlusconi capitalizzare politicamente il successo milanista in modo al solito sfacciato, mi sono chiesto quanti interisti (era il derby) l'abbiano votato alle recenti elezioni. Non c'entrerebbe nulla, la politica col calcio, ci sono milanisti che votano a sinistra e interisti a destra, ci mancherebbe. Non quando però una squadra viene usata per fini politici (basta leggere i commenti dei tifosi milanisti su Massimo Moratti, paragonato a Veltroni): allora la risposta va data in termini politici. Un mio amico milanista, quando Berlusconi "scese in campo", nel 1994, non rinnovò l'abbonamento al Milan. Maldini che fa propaganda elettorale alla vigilia (sconfitto, commentò che la vera 'partita' era un'altra, quella della domenica, con chiaro riferimento al voto). Inzaghi è già stato nominato... sul campo dal padre-padrone ministro in pectore dello sport, e siccome Galliani ha dichiarato che Inzaghi sarà titolare anche il prossimo anno, Berlusconi pensa di farlo ministro quando, nel 2013? Facendo intendere che sarà ancora lui a decidere, a 78 anni! Mi correggo, l'offerta in realtà, mi hanno detto, è come responsabile del settore sportivo di Forza Italia o Partito delle Libertà, dove c'è bisogno di gestire il footing mattutino dei capi. Forse ce la fa perfino Inzaghi che pensavo avesse più motivi per essere riconoscente al Leffe (ora AlbinoLeffe) e all'Atalanta che lo hanno allevato e lanciato. Il Milan c'entrerebbe nulla, Berlusconi, come fa in politica, manda fuori falsi bersagli per non essere... silurato e il bello è che riesce a far passare come brillante, vincente, anche una stagione disastrosa. Come il centrosinistra non ha mai saputo trasmettere e capitalizzare nemmeno i (relativi) successi, Berlusconi è un mago che quando dal cappello non gli esce il coniglio ma solo un fazzoletto per piangere, invece di ammettere il flop riesce a far credere che i comunisti gli hanno mangiato il coniglio e sventola il fazzoletto spacciandolo per un prezioso cimelio d'artigianato del... pizzo.
Chiacchiere. Ma quanti interisti domenica, allo sfottò berlusconiano, hanno pensato a quando lo hanno votato? Che poi se estendessimo la domanda a juventini, romanisti, fiorentini ecc. tenendo conto che anche una parte di milanisti non lo ama di certo come politico e sa che le vittorie di Pirro durano un giorno, uno si chiede se non ci sia una fetta di popolo delle libertà già pentita prendendo atto dell'esibizione di arroganza... L'uomo non sa perdere (vi ricordate i brogli denunciati nel 2006? Naturalmente non c'erano) ma il brutto è che non sa neppure vincere. E siccome la vita è fatta di saliscendi, viene il sospetto che non sappia neppure vivere. Del resto per quante ville abbia, ne può abitare una sola alla volta. Come quel tale che aveva migliaia di pantaloni (braghe), e se ne vantava dando degli straccioni a chi gli confessava di avere appena quello che indossava: fino a che uno gli rispose che in fondo non c'era poi tutta quella differenza: tutte e due ne potevano mettere solo uno alla volta.

venerdì 2 maggio 2008

le opere e i giorni

Mi hanno chiamato Tempesta. Non all'anagrafe, che sarebbe stato troppo e l'arciprete avrebbe fatto come Don Camillo col figlio di Peppone (che voleva chiamare Lenin) e avrebbe preteso di metterci vicino almeno tre nomi di santi, per compensazione. Mi hanno messo solo un secondo nome, Vittorio, segnandomi come uno che doveva cambiare il mondo, perché Pietro nella concezione cattolica è il primo e così un bambino cresce con addosso le fami ataviche delle generazioni precedenti e il peso delle loro attese deluse. Perché ognuno di noi dovrebbe avere un figlio migliore del padre e il mio (che ha solo due anni e tre mesi, come non manca di dire a tutti) non faticherà ad esserlo. Quando ero sindaco e arrivavo in municipio, avevo la pretesa che le opere si conciliassero con i giorni e non con i secoli e così mi hanno dato (di nascosto) quel titolo di uno che ti scombussola la giornata. L'ho fatto per tre legislature filate, il sindaco, ma a distanza di anni ci si accorge che il mondo sembra impermeabile ad ogni... tempesta, Perlomeno a una tempesta isolata. Ho cominciato con la cannuccia e il pennino, la boccetta d'inchiostro incorporata nei banchi neri di legno segnato da generazioni di coltellini di ragazzi che (anche loro) si illudevano di lasciare un segno del loro passaggio a quelli che seguivano, da lì passavano tutti, imparando l'abc della vita, prima ancora che del sillabario. Ho visto inventare la penna biro, che il mio professore di latino ne aveva due, una blu e una rossa, le si riconosceva dal cappuccio, bellissime. Ho risparmiato per mesi per comprarmi una penna stilografica pelikan, verde, ce l'ho ancora ma lo stantuffo non funziona più. Mio zio mi teneva su fino a notte a farmi imparare sulla macchina da scrivere e sui tasti del pianoforte, dove rifiutavo (già allora) la logica degli accordi che sono compromessi mascherati. Il computer l'ho preso al volo e quindi, quando mi hanno detto, dai, perché non fai anche tu il blog, va bene, dico. E allora cominciamo...