domenica 31 gennaio 2010

quattro candeline

Oggi è il compleanno di Mattia, 4 anni, 4 candeline. Gli ho portato un calciobalilla a due manopole per parte, due giocatori. Ha imparato a manovrare, si è appassionato moltissimo, ma vuol sempre vincere lui, gli autogol non li conta per un a sua personalissima interpretazione del regolamento. Siccome suo padre ci sa fare (i lunghi anni di collegio e perfino da militare) lui vuol giocare con me, con la nonna e sua madre non si diverte, le batte regolarmente. Ma oggi è la sua festa. Ieri mi ha chiesto la differenza tra il "dopo" e l'Adesso, cosa non facilissima da spiegare. E questo pomeriggio, alla notizia che arrivano in molti (troppi) alla sua festa è preoccupato per noi due, "Ma non ci mangiano tutte le torte?". E' sempre preoccupato che non mangi abbastanza (io) e ha detto: "Facciamo festa io e il mio papà". E basta. Poi ha sentito che dicevo a qualcuno, non portare regali che ne ha già abbastanza e ha detto: "No, eh, lascia che mi portino i regali che io li voglio". E' un privilegiato. Per strada lo salutano tutti, gli chiedo chi sono e lui non lo sa e non lo so nemmeno io. Che abbia una seconda vita parallela? Oggi è la festa di S. Giovanni Bosco e il secondo nome (all'anagrafe parrocchiale) è Giovanni, proprio in onore del Santo del giorno ma anche di papa Giovanni XXIII che mi fece quella carezza, no, non quella della sera del Vaticano II, ma quella di Venezia, quando era Patriarca. Lui guarda la statua (molto modesta) nella chiesa di Sovere e mi ha detto: "Saluta il tuo amico". Lui sa che suo padre ha amici tra i Santi, insomma ha i Santi in Paradiso, ma non in quello terrestre.

venerdì 29 gennaio 2010

Perplesso

Mattia gioca con la plastilina, abbiamo confezionato crocchette, pesce e pasticcini. Poi ha messo giù in banco vendita. Ieri ha cominciato a ricevere i suoi primi regali per il compleanno imminente. "Perché non facciamo festa oggi?", Poi gli è venuto in dubbio, in auto e mi ha chiesto: "Ehi, papà, ma la mia festa è già passata?". L'ho rassicurato, è molto esigente sugli inviti, scartando quelli che secondo lui gli mangiano la torta, il Diego per esempio, che lui individua come un mangione (lo è). Poi, nel bel mezzo del laboratorio di pasticceria mi chiede: "Papà, ma come fanno a sapere quando uno è morto?". Mi sono limitato al respiro. Quante mai. "E come fanno a sapere che non respira, mica fa rumore". Avevo sottovalutato la domanda. Poi mi sono ripreso e mi sono arrampicato un po' sugli specchi. Ieri sera stava guardando il grande camion ribaltabile e gli avanzava all'improvviso un pezzo. Tea lo vede immobile che analizza il pezzo e il camion. Gli chiede, c'è qualcosa che non va? "Sono perplesso", gli risponde Mattia.

mercoledì 27 gennaio 2010

supermercato

Mattia se n'è appena andato. Ha superato la timidezza, qui in redazione si sente a suo agio, con Diego si prende delle libertà, perfino con Paolo, sposta, muove, picchia, incolla, stampa, la Tv la ignora, perfino l'adorata Pippi Calzelunghe, gioca con piccolissime cose, pupazzetti e vuole che gli dia voce, che poi devo inventarmi un mondo in cui perfino un peluche ha dei sentimenti, salvo essere richiamato all'ordine, "lui è un pupazzo, mica parla davvero". Lo spasso è l'interpretazione dei muratori che hanno sete, fanno una pausa ed entrano a chiedere da bere in osteria. Oggi ci hanno risposto che non fanno osteria, allora cosa fate qui? E mi veniva in mente De André e il suo venditore di liquore, "tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore?". Siamo andati al supermercato e lui ha visto i vari prodotti, ah, questa me la compra Pepe (acqua naturale, odia quella frizzante), questo lo compra anche la nonna ma non ha l scatola (i pelati). Due gentili signore con il carrello stracolmo ci hanno fatto passare, con la nostra bottiglia di acqua. Le ho ringraziate. "Perché?". Perché toccava a loro ma ci hanno lasciato il posto. Non credo abbia capito perché a questo mondo la gente debba fare la fila per pagare. Capisce magari fare la fila per prendere la roba, ma per... pagare. "I soldi si comprano al supermercato?". No, i soldi si guadagnano lavorando. Mentre lo dicevo pensavo a chi i soldi li ruba speculando e il discorso si sarebbe complicato. "Per questo fai il giornale?". Sì, ma stavo ancora pensando al "male di vivere" che, alla Montale, è meglio incontrare il più tardi possibile.

lunedì 25 gennaio 2010

coccole

Mattia mi coccola, è preoccupato che mangi, ogni mattina mi invia la colazione, a casa sua vuole che mangi. E' preoccupato quando do segni di partenza, si innervosisce, dai resta qui con me. Ti strappa qualche brandello di sentimento che pensavo di aver sepolto. Oggi pomeriggio solo due ore, troppo lavoro in corso, ci siamo divertiti a raccontare storie e poi a inventarci giochi. Ma lui sapeva che andavo di fretta. E domani, giorno di chiusura in redazione del numero del giornale, almeno il più grosso, sarà anche peggio. Mi manca e gli manco.

domenica 24 gennaio 2010

Nebbia

Mattia passa i pomeriggi in redazione, alternando i personaggi da interpretare e pretendendo che suo padre faccia altrettanto. Il suo preferito è il Gianni che gioca a bocce e poi ordina un calice di rosso all'osteria dove però non hanno vino e ti offrono aranciata. Il Gianni (interpretato dal sottoscritto) parla un dialetto misto (come il mio) tra scalvino, tavernolese e bergamasco di città. Poi c'è lo Stefano, aiutante del Simone, due muratori che una ne inventano e nessuna ne fanno, costruiscono teleferiche e le disfano. Nella discesa verso casa Mattia rischia di addormentarsi in auto. Ieri ho inventato la guida di Nebbia. Nebbia è un cagnolino che originariamente era "attaccato" (letteralmente) alla madre di peluche e poi è stato staccato a forza per non creare un bamboccione. Ieri l'ho fatto "guidare" l'auto. Attraverso di lui (vocina da cagnolino incerto) ho insegnato a Mattia guidare, a leggere i cartelli, a rispettare la linea bianca, a svoltare a destra e sinistra, a riconoscere i paesi, a valutare i semafori da lontano distinguendoli dalle luci e lucette varie. E' arrivato sveglissimo (quando dorme in macchina al risveglio diventa una belva). Ma ho scoperto che il suo orgoglio viene blandito nell'apprendimento indiretto. Oh, si impara sempre qualcosa dai figli.

venerdì 22 gennaio 2010

ghiaccio bollente

"Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa, si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio". Spero che Mattia si ricordi (non di fronte a plotone di esecuzione che sarebbe ambizione troppo grande, visto che ne parla Berlusconi, anche perché poi il colonnello di "Cent'anni di solitudine" non venne fucilato affatto) del pomeriggio (ieri) in cui l'ho portato a conoscere il ghiaccio, anzi, un lago ghiacciato (parzialmente), quello di Endine. Questo lago ghiaccia ogni inverno e un tempo la gente attraversava a piedi e con i carretti sul ghiaccio spesso. Ieri era ghiaccio morbido, non avrebbe retto nemmeno un gatto. Ma ho portato Mattia a vederlo da S. Felice (frazione di Endine) fino a Monasterolo. Ha camminato alla ricerca di un ponte perduto nella sua memoria ("No, non è questo")ma spero di che si accontenti del ponticello che a Monasterolo scavalca un ruscelletto che va a finire nel lago. A lui però interessavano le barche con la pancia all'aria, tirate in secco per non farle ghiacciare nel lago (due infatti erano ferme nel ghiaccio). E poi parlava, voleva aprire i cancelletti che davano negli orti, visitare i cortili... Mi sa che devo informarlo, con le dovute cautele, che la terra non è di tutti come si favoleggia nelle fiabe, ma che è stata inventata la proprietà privata. In compenso gli ho insegnato il primo ossimoro: ghiaccio bollente. Con relativa canzone. Gli piace.

martedì 19 gennaio 2010

invenzioni

Pomeriggio di fuoco. Mattia ha voluto fare il cuoco nel bosco, polenta, salame cotto e crocchette. Ma tra una preparazione di una portata e l'altra ha posto domande a raffica. Prima ho spiegato la virtù medicamentosa della saliva: si era raschiato un po' il polso su un sasso. ""Papà, chi ha inventato la saliva?". Nasciamo così, la saliva ce la troviamo in bocca. "Papà, ma la città cos'è?". Spiegazione. "Ma se non ci fossero gli uomini non ci sarebbero le città". Sì. E qui sono partito dalle caverne per arrivare alla malta. "I sassi chi li ha inventati?". C'erano già ma per spaccarli... "Chi ha inventato gli attrezzi?". Appunto. Ma se è relativamente facile spiegare l'uso della pietra per spaccare la pietra, provate a spiegare come è stato trovato il ferro, come è stato amalgamato e via dicendo. Con tutti i miei studi non mi ricordavo come e quando. L'età del ferro? Boh. "E le macchine?". Porco cane, le macchine. Mi sono rifugiato nei tempi in cui non c'erano o ce n'erano poche come quando ero piccolo io e andavano a carbonella. No, a carbonella no che bisogna spiegare il carbone. "Chi ha costruito le chiese?". Gli uomini che a un certo punto si sono resi conto che gli mancava qualcosa e hanno cominciato a pregare. (E vai!). "E i campanili?". Per far sentire più lontano le campane che ti avvisano quando comincia una Messa. Mattia ha visto la micia che voleva entrare dalla porta e ci aspettava al cancello. "Tranquilla che ti apro la porta". "Papà, e le finestre?". Perché gli uomini hanno costruito le case ma volevano entrasse un po' di luce e di sole e hanno lasciato dei buchi, però entrava anche il freddo di notte e allora hanno messo i vetri. "E chi ha inventato il vetro che quando si rompe ti taglia?". Boh. Meno male che lo sai che ti taglia, bisogna stare attenti. Suonava la campana del funerale (un altro). Ha voluto andare a vedere chi era morto, come si chiamava e la fotografia. Al cimitero la cassa non ci stava per lunghezza nel loculo, la gente guardava. Mattia mi ha detto "voglio andare a vedere il morto". Ma è nella cassa. Poi ci mettono davanti una lapide e ci mettono la fotografia così tutti ci ricordiamo chi era. "Ah, per questo su tutte le lapidi c'è la fotografia. Domani veniamo a vedere la lapide di questo morto". Domani è presto, ci vuole un po' di tempo.

funerale

Mattia mi reclama, la mattina, il pomeriggio, la sera. Vuole che dorma con lui che ha imparato a rifare i letti e ti compro delle lenzuola nuove. Abbiamo passato il pomeriggio in alto, al freddo, nel bosco, al nostro canale e laghetto che è bellissimo, si è sbizzarrito a... cucinare per me crocchette al limone, pesci meglio di quelli di Montisola. Poi abbiamo ripulito il piazzale sotto dei sassi caduti dall'alto e gelati sul terreno, abbiamo giocato a nascondino, salutato la Madonna e siamo ridiscesi. C'era un funerali, in piazza non ci siamo fermati, abbiamo posteggiato lontano, vicino alla vasca dell'acquedotto e ha voluto sapere un'altra volta da dove viene l'acqua e come fa ad arrivare nelle case. La campana suonava. Suona a morto, gli dico. Chi è morto? Una signora che non conosco? "Quanti anni aveva?". Notate il passato prossimo della morte. La portano al cimitero? "Perché c'è il vigile?". Perché la gente del paese va in processione e bisogna fermare le auto. Gli ho spiegato che quando muore uno del paese, tutto il paese lo accompagna al cimitero. "Anche se non lo conoscono?". Tutto il paese che lo conosceva. "Ma era malata?". Forse sì, non lo so. "Ah, non la conoscevi. Per questo non vai al cimitero". In effetti è così. Volevo raccontargli la storia che "ogni morte di uomo ci diminuisce" e che il paese, quando muove qualcuno si impoverisce ecc. Ma era complicato e lui già voleva fare un altro gioco. "Stai qui". Vado a lavorare. Si è chiuso nel suo silenzio e ha fatto finta di essere interessato alle costruzioni.

domenica 17 gennaio 2010

verità

"Tutto è bene quel che finisce bene". "Si dice: chi la fa l'aspetti". Mattia da due giorni parla con i proverbi. Dove li abbia sentiti non lo sappiamo, nessuno di noi parla per proverbi. Li adatta, come ogni espressione nuova. "Scontato" è già passatoi in fureria. Ha chiesto cosa voglia dire "Perdono". Ha ricevuto risposte diverse, dalla nonna, dalla mamma e infine, molto didattica, da me. Non sono sicuro di averlo spiegato bene, è un concetto complesso. E sì che ho appena intervista un frate sulla confessione. Ma ci vuole la "confessione" pare avere il perdono o questo è gratuito altrimenti è baratto, tu fai penitenza e io ti perdono? Da due sere massaggio i piedini di Mattia che ci gode un mondo, si rilassa, vuole e teme il solletico. Si è divertito tantissimo per il gioco delle dita (delle mani) che fanno quello che vogliono e disobbediscono al loro padrone. Ieri sera voleva dormire con me. Si diverte quando faccio parlare i vari peluches con voci diverse che poi non mi ricordo che voce avevo dato ma a lui va bene tutto. Abbiamo "lavorato" costruendo case e casette. Gli ho detto, sari stanco perché hai lavorato molto. Mi ha guardato: "Non sono stanco. Abbiamo lavorato per finta". Sentivo ieri sera il teologo Mancuso parlare della verità riportando l'episodio del bambino che, al maestro che gli chiede, "ma tuo padre è un ubriacone?" risponde, "no". Quella è la verità. E distingue tra "esattezza" e "verità". Il mondo non va preso solo con le conte fiacche del bar, siamo più complicati e per questa complessità val la pena vivere. Nella "nostra" verità".

giovedì 14 gennaio 2010

scontato

Mattia ha scelto il pomeriggio. Vuoi venire a Clusone il mattino o... "il pomeriggio, il mattino è più corto". Delle volte ci sorprende, come con uno "scontato" detto per una scelta conveniente e inevitabile. Nonostante un mal di stomaco improvviso (mio) è stato un bel pomeriggio per Mattia che ha suonato, giocato al pallone con Paolo, chiacchierato con tutti quelli che sono arrivati e sono passati, ha guardato un po' di vecchie puntate di Heidi in spagnolo e si è chiesto cosa dicevano e credo sia stata la stessa la meraviglia degli uomini sotto la torre di Babele colpiti dalla maledizione dell'incomprensione e dell'incomunicabilità. Poi ha girato sul treno e sulle sedie rotanti e a fatica l'abbiamo caricato sull'auto. Speriamo non si addormenti lungo il tragitto. Non vuole mollarmi qui in redazione da solo. E badate che sono ancora integro (quasi). Preferirebbe star qui. Scontato.

mercoledì 13 gennaio 2010

Gianni

Mattia ha fatto un sopralluogo al "canale Mattia" che è una meraviglia dell'ingegneria idro...qualcosa. Il nuovo gioco è a nascondino con sorpresa e naturalmente le bocce, la sua prima passione, dove vuole che si interpretino i personaggi, ambedue i giocatori (siamo noi) si chiamano Gianni, solo che uno (io) parla in bergamasco, l'altro (lui) in italiano. Abbiamo allestito nel corridoio della redazione un bocciodromo poi abbiamo immaginato che nella redazione ci fosse in realtà un'osteria. Quindi siamo entrati a chiedere un bicchiere di vino. Paolo fungeva da oste della luna piena e ha risposto che non avevano vino. "Ma che osteria è se non ha il vino. Cos'è bevete solo aranciata?". Poi siamo entrati a chiedere almeno la birra e la scenetta si è ripetuta. Poi l'attenzione ai piccoli supereroi che accorrono in soccorso dei bisognosi e dei deboli (il cattivo è il dinosauro e il coccodrillo). Infine la frase fulminante: "Il mio papà non lo deve sposare nessuno, è solo mio". Beh, frasi così valgono il resto della vita, che non è molto ma a questo punto basta.

martedì 12 gennaio 2010

caduti

Oggi niente Mattia, è giorno di chiusura del numero del giornale, un po' di ansia. Mattia ieri al parco mi ha detto che stava facendo il giornalista, "poi sei arrivato tu e ho dovuto smettere". Gli ho detto, ho poco tempo, ho una persona che mi aspetta per un'intervista. Lui ha risposto: "Anch'io devo continuare a fare il giornale". Ma ti aiuta la nonna? "Le cose non si fanno da soli". Siamo arrivati al monumento dei Caduti. E' fatto di un muro di mattoni, una colonna con sopra una testa di Cristo reclinata. "Caduti dove?" ha chiesto Mattia. E lì ho spiegato che ci sono state delle guerre e sono molti tanti giovani. "Perché non i vecchi?". Perché i vecchi non vanno in guerra, non riescono a... correre, saltare alla svelta per ripararsi. Non mi è venuto niente di meglio. Allora i paesi hanno avuti questi morti in guerra e hanno fatto i monumenti per ricordarli. Mattia ha guardato quella testa reclinata: "Ma è morto in guerra anche Gesù?". No. "Allora perché è stato ucciso?". Perchè diceva delle cose che davano fastidio. (Oh, magari a voi sarebbero venute risposte migliori ma bisogna fare in fretta ed essere incisivi). Abbiamo raccolto delle pigne sotto gli alberi e le abbiamo ammucchiate "così quelli del Comune le trovano e le portano via". Il mio scetticismo su "quelli del Comune" l'ho soffocato, come quando ha scoperto delle lattine buttate nei cespugli invece che nel cestino a due passi. Ne parlo anche nel prossimo benedetta gente di questo pomeriggio a parlare con Mattia. Poi abbiamo dovuto riprendere il lavoro, lui a fare il suo giornale e io il mio.

sabato 9 gennaio 2010

conflitto

Questo pomeriggio piovoso, con il pensiero a mille cose, tra politica e passato remoto che riemerge nei ricordi, Mattia ha passato il suo tempo a ribaltare tutto il possibile e a un certo punto è saltato il computer e... tutte le teorie vanno a farsi benedire, ho reagito come mio padre e mio zio, che mi hanno tirato su. Insomma gli ho dato uno schiaffetto. Ci è rimasto male e poi ha reagito cercando di rompere qualcosa. Così è emerso il carattere del bambino. Che va incanalato. Bello e facile a dirsi. Un tempo era semplice, sbagliavi e pagavi, oggi ci pensi due, tre, dieci volte, sarà perché non sta bene, sarà perché è viziato, sarà perché ha fame, sarà perché vuol fare quello che vuole e basta. Poi ci siamo rappacificati, ma è cominciato (a nemmeno 4 anni) il conflitto generazionale. Ho scritto più volte che l'errore dei genitori (gran parte, non tutti, s'intende e già mi innervosisco a doverlo precisare) è di non prestarsi come obiettivo generazionale da imitare e contestare. Insomma una generazione, quella dei genitori che deve fare da bersaglio ed esempio, col coraggio del confronto e dello scontro. Più facile fare i compagnoni e le "sorelle madri", complici e difensori a prescindere. Ma il ragionamento adesso suona come giustificazione. Dai, purché torni anche qualche giornata di sole.

venerdì 8 gennaio 2010

compiti

Checa è venuta a cercarmi perché lunedì deve essere interrogata sull'Odissea, testo greco e italiano, non so cosa volesse ma Mattia l'ha fulminata: "Non hai fatto i compiti, eh?". Checa gli ha risposto per le rime: "E tu non devi andare all'asilo?". Mattia pronto: "Purtroppo non posso, se non avessi male all'orecchio...". Poi è filato di là da sua madre e le ha chiesto: "Qual è l'orecchio che mi fa male?". Basta e avanza. Oggi pomeriggio non voleva lasciarmi andare, era un po' stufo del tempaccio, piove sempre. Fa un po' di confusione sull'ieri oggi e domani, "domani ho fatto questa torre e adesso devo dipingerla". Torri immaginarie e torri reali con le costruzioni (ho scoperto in me una vena da architetto) e poi concerto di batteria e voci più o meno melodiche. ma dovevo tornare al lavoro e lui ci è rimasto male, Mattia, le vacanze sono finite". Fanno tristezza i presepi e le luminarie, come i coriandoli stinti il mercoledì delle ceneri. Ancora c'è tempo. La lesione all'osso evidentemente non gli procura dolore. Ma dobbiamo stare attenti a non fargli entrare acqua. Non c'è da preoccuparsi, non si lava mai, tutto suo padre.

giovedì 7 gennaio 2010

nuove vie

Abbiamo fatto un sopralluogo sul canale Mattia. Abbiamo fatto piccoli interventi di ripulitura che hanno migliorato la situazione del deflusso delle acque. Acque che abbiamo visto sorgere dalla terra. Infatti siamo andati al limitare del bosco per trovare un mitico sentiero che ci portasse in quota dalla baita dello zio Mario fino al Santuario, decisi a tracciare una nuova via trasversale, cosa mai tentata in natura alpinistica, in puro stile libero. Mattia si è entusiasmato, si sentiva un esploratore, come quando Pippi perde gli amici di cui non ricordo mai il nome e poi li chiama nel bosco. Lì abbiamo trovato le due sorgenti. In realtà era mezzo secolo che non vedevo una sorgente vera, acqua che esce dalla terra, non incanalata, naturale. Due in un colpo. Piccoli fiumi di acqua nemmeno raccolti, che andavano (e vanno) giù per i prati. Ho pensato al costo dell'acqua, al suo spreco. Abbiamo accarezzato Stelvio, il cane dello zio Mario e poi siamo tornati per fare un giro sulla moto e in bicicletta. Mattia, da che non prende più medicine, è una forza della natura. Stamattina la pediatra si è infuriata sapendo tutto quanto era successo, ha letto le due diagnosi opposte, ha detto che dobbiamo fare una denuncia pubblica, soprattutto per il cortisone prescritto per ben dieci giorni in quell'ospedale degli orrori notturni che è Esine. Lo scrivo per i miei lettori lontanissimi: L'ospedale di Esine è immenso, una struttura che ha sostituito due ospedali e dovrebbe servire un'area immensa come una città di più di 100 mila abitanti. Non si capisce perché i medici bravi da qualche anno se ne stiano alla larga. Stamattina Don Martino mi diceva che anche lui ha avuto lì una grande disavventura (che mi ha raccontato). Ma la pediatra ci ha detto: "Voi sarete anche dei signori e non farete causa, ma io penso a tutti i bambini che potrebbero passare di lì. Il cortisone? Lo rovinava". Brivido e rabbia. Forse mi limito a una denuncia pubblica. Non so, deve passare qualche giorno.

mercoledì 6 gennaio 2010

sta bene

Rassicuro tutti, Mattia sta davvero bene, ha chiesto (di nascosto): "ma qual è l'orecchio che mi faceva male?". Poi ha pensato bene di sfruttare al meglio la situazione: "Dì a papà che non deve mandarmi all'asilo, se no mi ammalo ancora". La grande paura (della serie:"pensa se ti cadeva e batteva la tempia e restava lì, siete stati fortunati". Grazie) fa riconsiderare anche la relatività degli obblighi sociali che ci siamo imposti, a quanti anni dobbiamo sapere certe cose, la buona educazione, il saper stare con i propri simili e in questo caso stilare una doverosa scala prioritaria dagli adulti fino ai coetanei, il saluto, prego grazie scusi tornerò. E allora Mattia ha passato un pomeriggio qui in redazione, pretendendo un'attenzione esclusiva, ovviamente, da malato anche immaginario che fiuta l'opportunità di spuntarla in ogni cosa. E non voleva, al solito, tornare a casa. Poi quando è a casa non vuole uscire di casa. A sua madre ha offerto uno di quei frutti esotici che ci sono nei cesti natalizi: mangialo che poi dormi. Che legga di nascosto o si colleghi a internet e si sia fatta una cultura in merito? Oggi tornavo sul fatto che avete letto nei due precedenti interventi, sulla sanità. E mi è venuta voglia di scrivere una lettera. Poi ho pensato a chi? Al direttore generale dell'Azienda Ospedaliera? A quello dell'Asl? A Formigoni? Tanto vale scriverla ai cittadini, che sappiano che certi ospedali vanno evitati. E purtroppo non solo per quello che è capitato a noi. Perché poi si è data la stura delle esperienze personali. Impariamo a valutare le persone e non i nastri che tagliano.

martedì 5 gennaio 2010

dottori

Vi racconta un esempio di ottima e mala sanità. La prima smaschera la seconda. Stamattina viaggio a Brescia. La pediatra vuole un controllo ulteriore sulla rottura del timpano destro di Mattia. Sbagliato uscita dalla tangenziale, maledizioni, semafori, inversioni a U e anche a W, sbagliato ospedale, cerchiamo quello per bambini, il "Ronchettino", ospedale per bambini. C'è appena a Brescia, il resto della Lombardia non ce l'ha. Vaghiamo un'ora per la città, dall'ospedale maggiore ci mandano "due chilometri più avanti". C'è un vecchio edificio, forse un'ex scuola abbandonata, muri scrostati. Parcheggio, prato, piante di cachi che si spiaccicano sul viottolo. Pessimismo e irritazione. Spingiamo una porta ci avviciniamo a uno sportello, presentiamo la nostra impegnativa col bollino verde. Non abbiamo prenotato. Ma il clima è diverso, l'impiegata non ci respinge, ci risolve tutto, andate giù due piani, c'è il primario, credo vi riceva. Scendiamo. Non solo ci ricevono senza appuntamento, ma l'urgenza viene riconosciuta, il primario, in uno stanzino da ripostiglio delle scope, è umanissimo, come le infermiere che corrono qua e là. Visitano Mattia. "Perché siete venuti fin qui?". In che senso? Si può ricostruire il timpano? "No". Panico. "No, in quanto non si può ricostruire una cosa che c'è già. Insomma non ha rotto né membrana né timpano". Ma a Esine... "Mi faccia vedere". Andiamo a prendere le carte in auto e le facciamo leggere. Il primario non commenta, dice solo, quasi rimproverando noi: "Ma non si opera nessuno, non sapete che fino all'età evolutiva i timpani si rifanno da soli? Nessuno opera...". Ma a Esine l'otorino ci ha detto che bisogna operare. "Non commento quello che dicono gli altri. Qui non si opera nessuno perché non va operato nessuno". Seccato ma cordialissimo. Legge di nuovo le carte della "collega" di Esine. Decide di approfondire con un esame audiometrico. Tutti al piano superiore, macchine sofisticate, esame approfondito. Niente, una botta all'osso che ha un nome che non ricordo, nessuna rottura. L'infermiera esulta (ma davvero). Mattia in tutto questo tempo viene chiamato sempre per nome (per nome, è un sintomo importante) come la partecipazione "umana" del personale infermieristico. Le testimonianze arrivano anche da conoscenti: questo è un porto di mare di tutta la Regione, arrivano bambini da ogni dove, prenotazioni di mesi e mesi eppure non ci hanno rimandato indietro, hanno dedicato più di un'ora, su e giù per le scale. Quando si vede che non è l'edificio che fa il servizio, ma chi ci sta dentro. Ma la dottoressa (?) di Esine che ha visto quello che non c'era, che aveva già fissato un'altra visita per oggi per fissare "l'operazione"? "Non commento", dice il primario. L'infermiera si lascia andare a giudizi un po' più pesanti. Ma se fossimo tornati a Esine Mattia verrebbe operato al timpano che è intatto. Ma che razza di "dottori" abbiamo?

lunedì 4 gennaio 2010

Timpano

Ieri sera è successo. Mattia che corre, scivola e picchia la testa sul pavimento. Picchia l'orecchio. Esce sangue. Lo portiamo al pronto soccorso di Esine, l'ospedale più vicino. Lo visitano, lui si è ripreso, parla, sembra non sentire dolore. Esce ancora sangue. Lo visita una dottoressa (giochiamo sul termine lunghissimo di otorinolaringoiatria che sillabiamo). La dottoressa è una giovane. Sembra non averne molta voglia. Magari è l'atteggiamento. Dice che il timpano è rotto (vasta lesione della membrana). Traduco: timpano? Sì, timpano. Cosa bisogna fare? "Cosa volete fare, bisogna operare". Non c'è altro rimedio? "Va beh, se volete stare lì a sperare potete anche farlo". Prescrive degli antibiotici e poi se ne va, dice che ha lasciato uno che ha avuto un ictus (e penso a quel povero diavolo e al suo ictus). Mattia osserva i corridoi, fa valutazioni sugli alberi di Natale. Si deve passare da un pediatra. E' egiziano, forse iraniano. Dice se ha avuto sintomi? Di che cosa? "Si è sentito male?". No, solo ha sentito male. Gli mette lo stetoscopio sulla schiena e davanti, a me sembra dalla parte sbagliata (la destra). Non dico niente perché sto pensando di firmare e portarlo via. Gli picchia col martelletto sulle ginocchia per vedere le reazioni (mi diranno che sono metodi da preistoria medica, cioè quella della mia generazione). Si torna al Pronto Soccorso. E' notte fonda. Via a cercare una farmacia aperta. Non "aperta", di turno, scopriremo che c'è differenza, si aspetta sul lungolago almeno un quarto d'ora. Poi arriva uno in auto. La farmacia non si apre, si parla e ci si passano certificati, medicine e soldi attraverso un "cassetto" nel muro. C'è da dire che con l'impegnativa ospedaliera non paghiamo un euro. Gratis. Ma con la convinzione che qualcosa non sia andata nel giusto modo. Domani lo portiamo a Brescia. Scopriamo che hanno prenotazioni fino a dicembre, non c'è "bollino verde" che tenga (è il segnale dell'urgenza). Riassunto: Mattia domani sapremo se ha il timpano rotto e se va operato. Scarseggiano le strutture e gli specialisti per i bambini. Si fanno solo affari sulle malattie dei vecchi. Quindi sulle mie. Mattia per essere curato deve diventare vecchio. Spero ce la faccia. Essere bambini oggi è tornato ad essere un rischio. Domani a Brescia (suppongo tutto il giorno).

domenica 3 gennaio 2010

sgabellino

Ci sono giorni nati male che finiscono bene. Come gli anni, noi guardiamo i lunari ma le nostre lune prescindono dal cielo, hanno radici nella prona terra. Mattia non ha avvertito il cambio dell'anno, il conteggio è una convenzione, lo si avverte dai bambini per i quali il tempo è tutto attaccato, il passato è troppo recente per essere remoto, il prossimo è quello che sta avvenendo. ma conservano ricordi sorprendenti di piccole cose che vanno a ritrovare nelle case già visitate, uno sgabellino di legno che uno manco si ricorda di averlo ancora in casa, una macchinina. Mattia le parcheggia a decine, in ordine perfetto, che bisognerebbe ingaggiarlo come parcheggiatore. Ma cosa volete farci, vuol fare il muratore, si è interessato quando il suo papà, che sarei sempre io, gli ha spiegato che questa fontana l'ho fatta io, che la confusione del "fare" è grande sotto il cielo, perché in effetti l'ho fatta... fare e Vilminore gli piace, ci si trova bene, vuol andare a vedere ogni angolo. Ha perfino giocato con due bambini che sarebbero (forse, adesso non fatemi fare calcoli) suoi cugini in seconda o terza o quarta. C'era un poggiolo abbattuto da qualcosa, forse un camion e si è messo a disquisire sul camionista che forse era un suo amico, perché nel ramo dell'edilizia, mica per dire, ma ha parecchie conoscenze (immaginarie). Si è divertito, al ristorante gli piace, "ma questo l'hai ordinato tu?" quasi sorpreso che arrivi tanta roba e mangia e chiacchiera ad alta voce sullo scibile umano. Si è trovato talmente bene che prima di partire ha perfino rincorso (incredibile) e baciato di sua iniziativa lo zio Pepe (quello che di nome fa proprio così). E poi in auto si è addormentato di colpo.