lunedì 6 aprile 2009

niente da perdere

Un pomeriggio con mio figlio, Mattia vuol sapere tutto, ti spiazza con domande esistenziali, cos'è la Pasqua, cosa vuol dire morire, cosa vuol dire resurrezione, la pallavolo si fa così, faccio gol per l'Inter, scriviamo, disegniamo, fammi sentire "Berta filava" e perché i bambini del coro dicono che Berta filava che lo dice anche lui (nel senso del cantante), hanno portato a casa i rami di ulivo ma non c'erano le olive, li piantano tutti nell'orto per fare l'olio?, perché chiami "occhi della Madonna" i fiori azzurri?, dai che non abbiamo niente da perdere (frase ricorrente ormai) e poi fame improvvisa e devastante, come quelle ataviche di suo padre, conta i cuscini, 1, 2, 3 se ne prendiamo un altro sono quattro, se ne prendiamo un altro sono cinque, ho il ricordo dei primi giorni di scuola (elementare) dove c'era un cartello grande con il disegno di una pera, 1+1=2. Mattia ha tre anni, a tre anni non ricordo proprio che sapessi contare, "avevamo meno stimoli", dice la mia amica maestra. E si apre il dibattito (no, il dibattito no!) se sia intelligenza o semplice Corre, ride, grida, vuole la sua mamma. Uno si riconcilia con la vita, capace che all'orizzonte crescano generazioni migliori, lo so che ci si è illusi troppe volte, ma tanto, non abbiamo niente da perdere, no? Terremoto, la trema trema per ricordarci... per ricordarci che cosa che ci siamo illusi di essere ormai alla vigilia dell'immortalità?

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