sabato 8 gennaio 2011

uggiose

Dov'ero a 5 anni, cosa pensavo, come valutavo la (mia) situazione? Ero a Tavernola, lontano dai miei genitori che stavano a Vilminore, in casa di mio zio Don Pierì e mia zia Rina, con Ernesta, Luigia ed Emma, insomma un piccolo lord, un principino allevato lontano però da casa. Non ho mai avuto "casa" nel senso tradizionale, "io, la mia patria, è là dove si vive" citando Pascoli. Questo per dire che sto osservando Mattia, cosa sta capendo della sua situazione familiare e cosa ne pensi. Forse non se ne cura, sente l'affetto di sua madre, di suo padre, della nonna, forse perfino degli zii. Affetti condivisi anche se divisi. Mah. Lo scrivo perchè mi sembra che da qualche tempo stia osservando quello che lo circonda con occhi curiosi. C'è il periodo in cui un bambino sente solo le cose che soddisfano i suoi bisogni, poi i suoi desideri (altra cosa rispetto ai bisogni). Poi a poco a poco si accorge del mondo e di come quel mondo lo condiziona. Lo pesa, lo valuta, potenzialità e pericolosità. Dev'essere un passaggio molto soft, se non c'è una tragedia, ma anche delicato. Ma se non ne parla come si fa a capire, magari si forzano delle domande che non esistono scambiandole per domande inespresse e quindi scatenando reazioni premature. Boh, sono giornate uggiose.

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