mercoledì 26 gennaio 2011

alti e bassi

Mattia parla come un libro stampato, ma stampato con il gergo corrente. Va bene "bisogna che trovi uno in grado di risolvermi il problema", ma poi oggi mi ha sorpreso con un "che figo". Gli ho chiesto dove l'ha imparato e cosa significasse. Lui ha detto "una cosa bella". E dove l'hai sentito? E dove se non con gli amici dell'asilo, dove peraltro non vuol più andare con la sorprendete motivazione che "perché papà mi manda in un posto di parassiti?". E questa da dove viene? Boh. Fatto sta che si è disamorato dell'asilo. Stamattina la mamma delle due gemelline mi ha chiesto quanti anni aveva Mattia. Le ho detto che compie gli anni lunedì prossimo 31 gennaio e ne compie cinque. Lei ha detto che anche le sue gemelline ne compiono cinque, ma a maggio. "Ma lui è alto". A me non sembra granché alto, ma anche la pediatra ha detto che è alto. Le gemelline sono più basse, "ma ognuno ha i suoi tempi", anche questa espressione ormai l'ho memorizzata, ci sono frasi per ogni situazione, quella ricorrente per i bambini è proprio questa, una frase salva tutto, nel senso che così si sta tranquilli, se no viene l'ansia di prestazione. Stamattina Mattia ne ha detto un'altra: "Io non devo andare all'asilo perché io devo fare il giornalista". L'altro giorno gli ho dato le coordinate per scrivere una notizia, l'ha voluto sapere lui, non vorrei si fosse già esaltato, come certi ragazzi che ti arrivano in redazione o mandano un curriculum e praticamente vorrebbe partire dall'alto, a scrivere editoriali o critiche di musica e spettacolo. Possibile che nessuno voglia raccontare le piccole storie di vita quotidiana. Si può fare letteratura soprattutto con quelle. Ma ci vuole l'umiltà di considerarle storie meritevoli di attenzione. Bisogna che faccia capire a Mattia che non si parte dall'alto, ma senza scoraggiarlo. Ancora c'è tempo. Almeno spero.

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