giovedì 13 novembre 2008

viti

Piove. All'asilo proiettano Re Leone per ingannare la voglia dei bambini di uscire fuori e correre. Mattia mi aveva promesso che controllava i lavori del cantiere che ribalta il piccolo parco del borgo S. Gregorio, che sta dirimpetto al borgo S. Martino, divisi dal fiume "che si chiama Borlezza", precisa Mattia ogni mattina attraversando il ponte e poi aggiunge che lui sa di un fiume che si chiama Oglio e questo fatto lo sconcerta, possibile che un fiume di acqua si chiami olio? (spiegargli che nel nome del fiume c'è una g in più sarebbe complicato). I lavori del cantiere sono fermi ma Mattia si è lamentato che alla sua richiesta di controllo (dalla finestra lo vede dall'alto) la maestra ha risposto di no. Non si soffoca così una vocazione di capocantiere. Mattia da grande è indeciso se fare il muratore (lo affascina il costruire muri, è critico sui muri della casetta dello zio, dice che sono storti e andrebbero rifatti), il meccanico (aggiusta la sua moto con chiavi inglesi che fatica a reggere in mano) o il contadino (ama scavare la terra e rastrellare fogliame vario che poi trasporta con la carriola nel garage suscitando le proteste della nonna). Ieri comunque gli ho insegnato il principio delle viti che si avvitano in senso orario e si svitano all'incontrario. Ha voluto sperimentare al suo piccolo banco di lavoro: era proprio così. Metodo empirico. Poi, mentre girava in moto intorno al pilastro, gli ho detto di fare un giro all'incontrario, in senso antiorario. Mi ha risposto che solo i matti vanno all'incontrario. Gliel'ho fatta ripetere perché mi sa che, oltre a insegnargli come vanno le viti, sia già arrivato all'esigenza di sapere come va la vita.

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