domenica 2 novembre 2008

pani e pesci

Le proteste studentesche e la rievocazione del '68. Sono di quella generazione, studente lavoratore e allora a parole visto come il prototipo dei diritti umani (a studiare e... riscattarsi) e dall'altra come il poveraccio che voleva fare gli esami anche a università occupata per via che quello era l'unico giorno di libertà che avevo e non potevo sprecarlo. Ma il '68 fu una anche allegra rivolta contro la generazione dei padri, non perché fossero oppressivi, questa è una balla, ma perché non ci rassegnammo alla strada che sembrava segnata dal destino del mestiere del padre o giù di lì. E poi anche noi del treno del mattino che arrivava in stazione centrale appena in tempo sentimmo odore di libertà, anche solo nel linguaggio, nel vestiario, nei rapporti umani. Veramente il '68 l'avevo anticipato al '64 quando con alcuni miei compagni di liceo presentammo un plico di proposte richieste che avevano il grave peccato di voler coinvolgere gli studenti nella gestione non della cultura ma del... tempo libero. Oggi non c'è rivolta generazionale, fa effetto vedere genitori e figli, insegnanti e studenti insieme a chieder... la stessa cosa. A chi? A contabili dall'occhio bianco che vogliono far quadrare i conti della serva. Mattia nel suo futuro avrà una maestra/o unica/o per 24 ore settimanali, con un'altra/o nel pomeriggio, per il doposcuola (impropriamente spacciato per tempo pieno) se qualcuno lo organizzerà e lo pagherà. Quindi avrà due maestre/i? Ma dai: con l'attuale sistema a moduli ne arebbe una/o e mezzo e adesso ne avrà due? Ma qui, risparmiando milioni di euro e licenziando 130 mila persone, siamo alla moltiplicazione dei pani e dei pesci. "Pani e pesci, pesci e pani, senza trucco vi moltiplico domani, Isabella di Castiglia per tre notti si concede a chi la piglia...".

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