domenica 23 novembre 2008

spallata

C'erano due giovani in giacca e cravatta (che a me fa ancora un po' senso addosso a un giovane) che dicevano: questa sera diamo la caccia alle scimmie. Ho capito dopo tre fette che era polenta, insomma che parlavano di calcio e in particolare che erano juventini e parlavano di Muntari dell'Inter. E questi due, evidentemente bancari visto che verso la banca si sono poi diretti dopo la pausa caffè, sarebbero della "categoria" giovani? La mia generazione è quella che la cravatta la doveva mettere per andare in università, finché non arrivò il vento dell'est e ci mettemmo il maglione, simbolo di trasgressione (come il farsi crescere la barba), forse addirittura di ribellione generazionale, non contro i padri, che anzi mio padre, minatore e contadino, la cravatta credo non l'abbia mai messa e tanto meno aveva potere, ma contro la generazione che bloccava ogni accesso al gradino del sapere, riservato a una "casta". L'ho rimessa quando mi hanno eletto sindaco, per rispetto della carica. Quando si discute di '68, data convenzionale, visto che iniziò nel '67, bisognerebbe ricordare la spallata contro il vecchiume deteriore che controllava tutto. Adesso si torna a discuterne e ne discutono i... vecchi, in tv. Gli adulti devono avere il coraggio di farsi bersaglio, a una certa età, i conflitti generazionali hanno segnato le più grandi svolte della storia, anche se il prezzo da pagare (confusione, semplificazione e semplicismo) c'è sempre stato. Mattia mi ha grattato la barba, un segno di complicità affettiva. Ma domani la sua spallata spero sia pronto a darmela. Oh, non è che si debba cedere, si resiste, perché solo il difficile produce forza, inventiva e coraggio. Ma non aiutiamoli anche a dare la spallata, perché se siamo da questa parte a darla, dall'altra parte non c'è più nessuno a riceverla. Ed è una truffa pedagogica e umana.

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