sabato 29 novembre 2008

memoria

Ancora neve. Mattia si è adattato al mondo che si imbianca di tanto in tanto, come si ripulisse la coscienza. E' guarito e lunedì fiuta che dovrà riprendere l'asilo, ahi, non ne ha nessuna voglia, ha passato due mattine splendide in redazione, qui lo coccolano, giocano con lui, gli sciagurati, trascurando il lavoro. Ma lui allo zio che leggeva una rivista ha chiesto cos'era. "E' il mio giornale". "Il mio invece è a...berara" gli ha risposto con un certo disprezzo per quella rivista che non gli sembrava all'altezza. Ha portato paletta e secchiello per ripulire le strade dalla neve che qui a Clusone è più alta. "Al paese del papà è ancora più alta". Certo, Vilminore è a mille metri, lui ne ha vaghi ricordi. La memoria dei bambini è labile, è da elefanti per chi gli vuol male e chi gli vuol bene, ma le situazioni sfumano. Del resto i miei primi ricordi nitidi sono sui tre anni e lui sa che li compie tra un po', quanti anni hai? "Quasi tre". Gli ho fatto vedere l'orologio che è suo, quando diventa più grande. E' quello che mi avevano regalato a scuola, l'ultimo giorno dopo 26 anni di insegnamento che mi è venuto da piangere, quel giorno. L'ho tenuto via per chissà chi e adesso so chi è quel chi. So anche che sarà... datato, ma spero sempre nel valore della memoria e del ricordo. E' la speranza dell'immortalità di ognuno di noi, che qualcuno si ricordi che siamo passati di qui.

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