venerdì 19 novembre 2010

Chiamarsi Pietro per un... pelo

L'altro ieri colloquio con la maestra di Mattia. E' il secondo della mia vita dalla parte... sbagliata della cattedra (ho sempre fatto i colloqui da insegnante, anche se mai dietro un cattedra. E a sorpresa è saltato fuori che Mattia è "davvero bravo". A far che cosa? "E' preciso". Ma come va con gli altri bambini. "Con noi adulti (maestre n.d.r.) non lega molto, non ha molta confidenza, ma con gli altri bambini chiacchiera e ha proprietà di linguaggio". Meno male, penso che nella proprietà non abbia preso alla lettera certe espressioni che mi escono quando sono esasperato. Questa mattina è tornato all'asilo volentieri, anzi, mi ha detto di andare, non voleva farsi vedere mentre lo coccolavo. Segno di emancipazione precoce. Salvo lunedì dovermi ricredere. Adesso è tutto impegnato in dipinti e lavoretti vari, nel raccontare le discussioni interne, come quello del pelo di un bambino di nome Pietro. I maschietti si sono molto interessati al fenomeno, pare lo abbia vicino alla bocca, ma non ho capito bene. Fatto sta che si sono scervellati chiedendosi la ragione del fenomeno, decidendo che i peli ce li hanno quelli grandi, ma essendo Pietro piccolo era da escludere, finché Mattia ha trovato la ragione vera: "Ha il pelo perché si chiama Pietro". Devono essersi chiesti la logica di questa affermazione, o forse no. Ma Mattia ha voluto spiegare: "Il mio papà ha la barba, quindi ha tanti peli e si chiama Pietro. Lui si chiama Pietro e ha un pelo perché è ancora piccolo". La sera si è guardato le gambe e ha chiesto a sua madre quando gli cresceranno i peli. Ricordo, ma eravamo già grandicelli, che da noi c'era la leggenda che strofinando sulle guance una foglia di fico, spremendone il "latte", cresceva prima la barba. Perché la barba significava essere grandi. Forse pensano che Pietro stia entrando nel mondo dei grandi.

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