domenica 18 gennaio 2009

baci

Striscia di Gaza, vanno ai "vertici" e ridono tra di loro, si danno pacche sulle spalle e c'è qualcuno che è felice di esserci, gli manca di fare cucù un'altra volta. Sento scricchiolii, fastidi nella maggioranza pro tempore. Siamo pro tempore. Mattia mi ha chiesto cos'è il cimitero dove ci sono sassi colorati, bianchi ma anche rosa che lo attirano, ma tutte quelle lapidi, una antica che racconta di un giovane morto nella guerra di Libia, è un cippo di famiglia, bellissimo con la foto che lo tiene giovane. "Qui quando uno muore lo mettiamo sotto terra". Mi sono accorto che la spiegazione era inadeguata, che la vita e la morte non si potevano semplificare nella sepoltura, per decorosa che fosse. Mattia sa accontentarsi perché l'ho portato a Messa dove don Simone ha fatto un'omelia sulla chiamata, Dio che chiama Samuele tre volte, ma è la risposta che conta, e poi Gesù (non ancora riconosciuto come Cristo ma sospettato di esserlo) che chiama Simone anche Cefa, Pietra, Pietro, che poi mi hanno chiamato in tutti i modi e quello che prediligevo da piccolo era Pierì, che Pierino era quella delle barzellette e Pietro troppo duro e pesante da portare in giro. Stavo lì a pensare a cose del genere quando Mattia mi ha dato i suoi primi baci veri della vita, uno in fronte, e poi altri diffusi sulla faccia. Poi si è voltato a guardare altra gente, attratto da qualcosa d'altro. Sono ancora tramortito.

Nessun commento: