domenica 27 febbraio 2011

ol tacù

Mattia aveva un'otite grossa e dolorosissima, per questo urlava. Adesso antibiotici e speriamo bene. Ma lui si rilassa e si consola con il fatto che sta a casa un'altra volta dall'asilo. naturalmente, nell'era della comunicazione globale, solo quando racconti quello che ti succede scopri che sta succedendo a un sacco di altra gente, è come ci vergognassimo di confidare che i nostri bambini hanno problemi. Che una volta i bambini che la facevano a letto anche già grandicelli venivano esposti al pubblico ludibrio con ol tacù bagnato (fatevi spiegare da qualche anziano cos'era così valorizziamo anche la testimonianza) messo sul balcone ad ammonimento dello stesso che quando si ripresentava a scuola il mattino stesso veniva indicato a dito e cercava così di trattenere la minzione involontaria, col risultato che se la faceva addosso anche di giorno, insomma, no, non era una comunicazione positiva nemmeno quella. Ma adesso ognuno si tiene i suoi problemi per se stesso, come si vergognasse di averne. Capita anche per la crisi, facciamo come nel teatro-cinema di Eduardo De Filippo quando si fingeva di essere via di casa, per non far la figura di non avere i soldi per sparare i botti di capodanno o quando si fingeva di andare al mare e invece si andava dalla zia e si tornava bianchi come quando si era partiti e si inventavano scuse per giustificare il fenomeno dell'abbronzatura mancata... Che c'entra? C'entra che Mattia deve tirarsi fuori da questi virus che la pediatra dice che ormai non tiene dietro, perché scomparso uno ne spunta un altro, sempre inedito. Che mondo!

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