mercoledì 18 agosto 2010

calcio e bocce

Ho portato Mattia a vedere i giocatori di bocce. Interessatissimo, guardava i movimenti di chi andava a punto e chi bocciava. Poi li ha imitati. Abbiamo rivisto un pezzo di "Capitani coraggiosi". Lui sta zitto, io commento ogni tanto ma lui assorbe senza rispondere. Ieri pomeriggio è stata invece la volta del calcio sul prato del santuario con i passaggi. Sto cercando di insegnargli a passare la palla. a "vedere" il compagno. E l'ha fatto benissimo e a un certo punto si è perfino permesso un passaggio di tacco. Il "dai e vai" adesso è memorizzato. Solo che il "compagno" devo essere io, guaio ad affiancarlo a un altro bambino, mi si rifugia tra le gambe, si rifiuta di giocare. E' un problema, come quello di tornare all'asilo. Gli ho detto che a settembre ci torniamo (notare il "ci"). Lui ha assorbito e poi ha cambiato discorso. Mi sto accorgendo che ogni movimento, ogni passaggio, ogni particolare si complica, addio teoria, qui si sperimenta come fosse il primo rapporto tra padre e figlio. La storia che ricomincia, nello stile di questi tempi che guardano il passato con fastidio e i morti se li attribuiscono in funzione delle convenienze presenti.

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