giovedì 15 luglio 2010

banalità

Mattia è stato qui nel pomeriggio, abbiamo visto una puntata di Zorro, mangiato frutta, fatto un dipinto e poi giocato a pallone. Un dipinto perché stamattina una mia collega (d'insegnamento) venuta per un articolo, ha voluto che le regalassimo un dipinto di Mattia, di cui sono tappezzati le vetrate della redazione. Ha detto che un suo amico pittore famoso le ha confidato che in fondo tutti i pittori rincorrono l'innocenza di un dipinto di un bambino. Sono sicuro che è solo una di quelle frasi ad effetto che dicono quelli che ce l'hanno fatta e possono permettersi di rimpiangere quell'innocenza. Immaginate le battute qui in redazione, chiudiamo il giornale e viviamo di rendita delle opere prime e seconde del popo. Mattia, saputa la cosa, ha subito preteso di rimpiazzare il vuoto (horror vacui) e ha fatto un dipinto di colori con prevalenza dell'azzurro e due piccoli segni rossi. Poi, finito il lavoro, ha preteso il gioco. Per tre volte la palla è finita (calciata da lui) in alto, sopra la copertura della redazione e per tre volte sono andato a prendermi una scala per riportarla sulla madre terra. Gli avevo spiegato che più si sale e più c'è aria fresca. Lui ha commentato: allora saliamo in cielo. E c'era quel vago sapore di oltreterra che sa dare lui quando parla di morte. Ho glissato fingendo di non aver capito: ma non abbiamo l'aereo... E mi sono un po' vergognato, non vorrei ricordasse suo padre per delle frasi così banali.

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