giovedì 12 febbraio 2009

crepidam

Ci sono giorni che sembrano l'autunno della ragione. E' tornato il grande freddo, finita la storia della ragazza in coma, pretesto per ogni nefandezza teorica e politica. Ma le miserie continuano, la devastazione delle menti è irreversibile, "più sono piccoli e più alzano le mani", nessuno vuol più stare al posto che magari non è nemmeno il "suo" posto, ma mentre proclama di aver finalmente trovato il "suo" già lo rinnega, vorrebbe essere riconosciuto per qualcosa di più. Ti arrivano ragazzi appena sfornati dalla scuola (e che scuola!) e vorrebbero iniziare col giornalismo. Ma mica dal fondo. Magari sanno manovrare il computer e lo identificano con il giornale, quello che (non) sanno scrivere è un dettaglio, vogliono partire con gli editoriali sul mondo intero. Se uno fa il dattilografo vuol dire la sua sull'articolo, se uno fa il cameramen vuol mettere becco sulla parte giornalistica del servizio. E' come se un ingegnere chiedesse di essere assunto alla Fiat ma volesse costruire in stile Ford, così, perché ha più propensione per quei modelli. Ma c'è sempre la favoletta del ciabattino e del pittore Apelle che metteva in mostra per strada i suoi quadri e ascoltava nascosto i passanti che dicevano la loro. Passa un ciabattino, guarda il quadro, "ma non vedi che le stringhe delle scarpe sono sbagliate? Il pittore la sera guarda il quadro e lo corregge, perbacco, il ciabattino ha ragione. Il giorno dopo quello ripassa e vede la correzione. Inorgoglito si mette a criticare il vestiario del personaggio dipinto. Apelle esce da dietro e gli dice, "ciabattino, non andare oltre le scarpe", ne ultra crepidam. Troppi ciabattini in giro

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