martedì 17 giugno 2008

sante alleanze

A me fa ancora impressione vedere incontrarsi senza scannarsi Nazioni in campo aperto. Sono della generazione dell'ultima guerra, che ha raccolto i ricordi della "grande guerra", quella del 1915-1918 e sono passati 90 anni da quando il generale Armando Diaz scriveva il suo bollettino della vittoria: La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 Maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi è vinta. (...) L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perdute quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecento mila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinque mila cannoni. E poi la frase epica che abbiamo imparato a memoria: I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.
Succedeva "solo" 90 anni fa e poi ci fu un'altra grande guerra, massacrante, l'Austria ingoiata dalla Germania come fosse una piccola provincia. Ho seguito Austria-Germania (calcio, trattasi di calcio), due nazioni che si sono integrate anche con matrimoni incrociati, eredi bolsi di grandi imperatori che erano, qualche annetto prima, scesi baldanzosi anche dalle nostre parti. Noi in guerra siamo sempre partiti come alleati dei tedeschi ma abbiamo sempre finito da "uomini contro". Italia-Francia è robetta, la Francia (suo malgrado con i due Napoleoni, il "terzo" (ma un secondo non ci fu) ingenuamente, il primo ponendo le basi dell'unità inconsapevolmente, ci ha aiutato e non poco giusto contro l'Austria. L'Olanda, la Romania, nazioni marginali nella storia e adesso condizionano i giganti nella prosecuzione con altri mezzi della guerra. Da piccoli ci insegnavano a cantare il Piave che mormorava, in piedi, fuori dal banco. Ci insegnarono anche la marsigliese, raccontandoci che la civiultà della democrazia era incominciata da quelle parti. Seppi molto più tardi che era cominciata in Atene 500 anni prima della nascita di Cristo. Ma poi ce l'eravamo dimenticata. Come sembra anche adesso.

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