sabato 21 giugno 2008

franza o spagna pur che se magna

C'è una scena che è metafora (amara) di vita e può confortarci alla vigilia di Italia-Spagna (o Spagna-Italia? la differenza dovrebbe far differenza): è quella del film di Indiana Jones ne "i predatori dell'arca perduta", in cui nella piazza di un paese arabo, all'improvviso la gente lascia libero il campo al duello tra il "nostro" eroe occidentale e l'arabo vestito di nero e armato di scimitarra. E' il cattivo della storia e il duello comincia con un volteggiare di scimitarra nell'aria da parte dell'arabo, che vorrebbe essere preparatorio a chissà quale duello arabesco: Indiana Jones lo lascia sfogare, tira fuori la pistola, pam e se ne va. Fine. E' quello che succedeva al grande popolo zulù abituato alle guerre praticamente a salve, fatte di gesti e rumori tra i due eserciti, vinceva chi "terrorizzava" di più l'avversario, restando lontano, uno sfoggio di potenza virtuale che doveva mettere in fuga il nemico. Dicono funzionasse, finché sono arrivati gli europei che si sono messi a ridere e hanno aperto il fuoco. Un massacro. Gli Europei (nel senso dei popoli, non del torneo di calcio) del nord hanno la filosofia del cinismo economico, minimo sforzo massimo risultato. Noi italiani siamo un paese a mezzo, la rivoluzione industriale è arrivata quasi un secolo dopo l'Inghilterra ma forse non è nemmeno mai arrivata del tutto, viviamo al di sopra delle nostre possibilità, siamo un incrocio tra cicala e formica. Il nostro calcio ci riflette: per decenni è stato risparmioso, attesa e contropiede. Poi siamo entrati tra le potenze, Arrigo Sacchi ha intuito il momento, dispendio enorme di soldi ed energie per essere tra i grandi. Adesso, dopo la sbornia, attenti al "debito pubblico", ma solo per finta, siamo un ibrido, ci vergogniamo di quello che siamo stati e gli altri ci battono in... contropiede. Ma come ibrido siamo temibili, in tutto. Il mondo ci guarda con curiosità, siamo un capitalismo temperato, forse una democrazia controllata. Ma sempre viviamo al di sopra delle nostre possibilità. Chi la dura la vince. Prima la "Franza" adesso la Spagna. Fin che se magna. Dai che vinciamo.

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