giovedì 18 settembre 2008

domani non so

Mattia questa mattina ha pianto con la testa sul banco fino a che ci hanno chiamato e siamo andati a prenderlo. Sulla soglia aveva la testa abbassata come un cagnolino bastonato. Appena fuori mi ha sparato un sorriso a tutto denti, aspettando gli ultimi quattro che gli stanno bucando la gengiva e gli danno dolori sordi, che poi lui ride e dice che le orecchie non gli fanno male e non è "sordo". Ha detto che sta benissimo "ma domani non so". Nel senso che sospetto abbia recitato la parte del malato per farsi mandare a casa. Il fatto è che suo padre ha fatto la stessa cosa, anzi peggio, quando era all'asilo di Tavernola. Non sopporto il sonnellino pomeridiano, quando in seminario, nel mese estivo, era espressamente previsto, avevo chiesto il permesso di leggere. E così da piccolo ho organizzato un piccolo complotto: avevamo scoperto che se te la facevi addosso ti mandavano a casa con il tuo fagottino di merda dentro il cestino di vimini. E così prima del sonnellino ci scaricavamo addosso il superfluo e venivamo mandati a casa. La cosa durò tre giorni soli. Al terzo giorno mia zia mangiò la foglia e mi diede una ripassata. Così passai i pomeriggi di sonnellino con la testa reclinata sul banco pensando all'umore del lago che stava lì sotto. Mi sa che Mattia mi assomiglia.

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