venerdì 18 marzo 2011

spera di sole

Ed ecco la seconda ondata, apparsi nei sintomi ieri. Per capire quando Mattia cova qualcosa basta registrare il nervosismo, l'insofferenza, la voglia di buttare tutto all'aria. E la sua conflittualità con suo padre (che sono sempre io). Ieri pomeriggio siamo andati nella sala dell'oratorio, pioveva. Ha giocato un po' a tutto ma guai a perdere, gli ho fatto provare il bigliardo, quello vero, ma la stecca era troppo pesante, poi abbiamo tirato due calci al pallone quando ha smesso un attimo di piovere. Ma covava dentro il nervosismo, anche se poi, giocando a tombola e scoprendo i numeri, si era tranquillizzato. Stamattina gli è però tornata la febbre. Il punto è che oggi all'asilo c'era la festa del papà, stasera addirittura dovevamo andare noi due soli alla festa, lui aveva iniziato un lavoretto per me. Fa niente, basta che stia bene. Non ho messo in conto tutti questi malesseri, virus, piccole epidemie, febbri, vaccinazioni (che poi lui quando non sta bene non è che stia lì calmo, è nervoso). A me sembra di ricordare un'infanzia senza malattie, ma peccato che non possa più chiedere a mia mamma come andavano effettivamente le cose, mettendo in conto che mia madre aveva cinque figli, l'ultimo colpito dalla poliomelite, prima che facessero a tutti il vaccino, portato da un ospedale all'altro, in corriera, Milano, non si telefonava... Va beh, adesso ci sono i pediatri, allora c'erano solo i dottori, per tutti. Ma adesso sembra tutto una tragedia. O forse la tragedia la facciamo appena noi, gli altri genitori sono più ferrati, hanno più figli, che ne so? Il fatto di essere un padre vecchio non cambia, sarebbe lo stesso se fossi il nonno. Forse, è un giorno con una spera di sole, subito mortificata dalla nuvolaglia. E devo fare il giornale.

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