mercoledì 1 luglio 2009

riccioli

Una giornata con Mattia, dal principio a (quasi) la fine. la sua sorpresa quando si è svegliato e ha trovato suo padre ad accudirlo, la prima colazione con pane e marmellata, lui ed io, ieri. Cambio e vestizione del guerriero. Poi prime uscite, la visita di Checa e via verso il mercato. Pranzo prelibato, lui curioso di tutto, complicità, valutazione di quello che offre il suo laboratorio, giri in bicicletta in garage, in Capri a vedere la raccolta della marasche dello zio Mario e i lavori alla casetta, i cantieri sono la sua passione, adesso, in evidente spregio del principio di non contraddizione, vuole che lascino l'erba o almeno la rimettano, ha voluto sentire la relativa canzone ("perché non lasciano l'erba?"), poi quella del Cre ("Dimmi, dimmi tu papà, dimmi dove se ne va, a dormire dove va, il sole?"), abbiamo alzato la sella della bici perché "guarda come sono lungo". Ma soprattutto abbiamo lavato i capelli. Sembra niente, ma da tre anni e rotti a questa parte il lavaggio del popo è stata una tragedia, da chiudere le finestre perché i vicini potrebbero telefonare al telefono azzurro, venite a sentire, c'è un bambino che viene torturato. Eravamo lì noi due soli, ho detto, dai che laviamo i capelli senza nemmeno svestirci. E l'abbiamo fatto, senza uno strillo, una lacrima, anzi, con buone risate. Per un momento ho dubitato che si conservassero i riccioli (non che me ne freghi qualcosa, ma la nonna ne avrebbe ricavato spunti per l'ennesima tragedia). Poi asciugandosi si sono riformati. E allora via ad altre uscite sul campo e giri di pista, suonate di tromba e considerazioni maschiliste formulate con noncuranza perché non siamo "veri" maschilisti, solo ci scocciamo quando le donne rompono le scatole e non abbiamo colpa se succede praticamente sempre. Tranne quando arriva la Sara, come è arrivata, con la Duetto scoperta e ci è scappato un giro con i riccioli al vento. Prima che scoppiasse il nostro temporale quotidiano. Oggi mi manca, non ho nemmeno voglia di lavorare. E lui mi aspetta.

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