domenica 12 luglio 2009
obbedienza
Si è svegliato con "ambedue", nuovo acquisto al mercatino delle parole. Ma ieri sera Mattia ci ha fulminato con un'espressione raccattata non si sa dove. Stavamo mangiando alla festa del parco, organizzata dalla pro loco. Pizzoccheri e salamelle, cena... leggera insomma. Ha mangiato e poi si è buttato sulle patatine. Basta, gli diciamo e lui: "Ho ancora fame. Devo obbedire al mio stomaco". Devi obbedire a tuo padre e tua madre, non allo stomaco, ma ci scappava troppo da ridere. Quorum Deus venter est, come faccio a dirglielo che il pericolo è di fare del proprio stomaco (con annessi metaforici) il Dio vivente della vita? Poi si è distratto con la batteria del complesso lì accanto e si è fatto risate omeriche con Diego, chiamandolo ciccione, in coro con una bambina di nome Sonia, sua lontana parente. In mattinata visita sui cantieri del paese, apprezzamento lavori e anche rimproveri al fatto che i muratori e lavoratori in genere vanno a rilento, anche nell'asfaltatura della strada sotto. E stamattina con sua madre si è accomunato nella soddisfazione di una dormitona, che ha riguardato "ambedue". E' una domenica di luglio, non fa caldo. Ieri gli abbiamo comprato un pullover senza maniche e si è pavoneggiato agli specchi e sulla piazza del porto. Mi sa (lo so) che è vanitoso. Ma l'obbedienza (e la modestia) sarà ancora una virtù? Già Don Milani aveva sollevato la questione, ma non l'ho seguita fino in fondo, anche perché per suo padre non lo è mai stata. Che abbia preso da me? E poi, obbedienza si scrive con la o la u iniziale? Bisogna che glielo chieda, ho il sospetto che sia nato con grammatica e sintassi incorporate (a parte il "Te" e il "Tu" che gli ho confuso io).
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