giovedì 23 luglio 2009

lago calmo della sera

Una sera sul lungolago di Castro, alla "Festa rossa" di Liberazione, che già fa tenerezza (perfino a chi sta dalla parte opposta della concezione di come stare assieme a questo mondo) che qualcuno ancora lotti e speri. Ma è una bella festa. Per la terza volta siamo andati a mangiare la trippa, per la goduria dello stomaco che ha le sue brave nostalgie. Mattia si è divertito con il nostro caro Angelo, gli ha mangiato parte dei ravioli al burro versato (anche quelli buonissimi) ci siamo fatti due birre. Mica Mattia, neh, che invece si è impossessato del palco (vuoto) per dirigere un'orchestra immaginaria come la batteria che suonava con una bacchetta spezzata, residuo di qualche batterista focoso, l'acqua del lago che sfiorava i sandaletti e l'ondata al passaggio del vapore (battello, s'intende, non va più purtroppo a vapore), una zuccata per una caduta sotto il tavolo, sua madre che si preoccupa e lo coccola il dovuto, Anita che arriva tardi a bere qualcosa, l'aria (non è più L'Ora, il vento del pomeriggio, ma il vento sul lago calmo della sera), Mattia che ride felice, correndo tra i tavoli e la solita preoccupazione che non finisca nel lago, con i ragazzi che giocano a pallone giusto sul prato della riva da dove due temerari innamorati si buttano a fare il bagno, da che si è saputo che il lago è balneabile. Mattia sfoggia per l'occasione il suo repertorio (le sue frasi migliori) per intrattenere l'uditorio, in tutt'altre discussioni affaccendato. Poi le ombre della sera mentre nel grande stabilimento alle spalle il carroponte va su e giù perché di qua si mangia e si beve e di là si lavora nella ingiusta distribuzioni di tempi, ruoli, sogni e bisogni.

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