mercoledì 29 luglio 2009

campanili

"Queste donne mi stancano". Mattia procede nella sua misoginia congenita. Le donne ovviamente gli stanno intorno e lo trattano come un principino. Stamattina a Clusone, visita al meccanico per le auto malate, ci ha fatto vedere un "mulo", uno stranissimo mezzo meccanico che era stato creato negli anni settanta per sostituire i veri muli degli alpini. Fu un flop colossale, ogni mulo era venuto a costare 70 milioni, ne fecero 700 e nessuno li volle. Adesso si comprano praticamente nuovi a 13 mila euro. Tutte informazioni che il meccanico ci ha dato, con Mattia interessatissimo. Visita al garage, passate in rassegna le auto, al parco i giochi, il campo di bocce deserto, calura, alla stazione le corriere, quelle che vanno e vengono, per cosa e per dove? Risposte difficili. Nel bosco adiacente al parco diga immaginaria, nel campo sportivo di Don Martino invaso dalle erbacce una coccinella l'ha seguita nel suo percorso verso qualcosa che non si è capito, difficoltà nell'immaginare cosa mangi una coccinella, perché voleva soccorrerla in qualche modo, carenze scolastiche mie, mai andato bene in scienze. Poi ha alzato gli occhi, ha visto il campanile di Clusone ma ha sentenziato che il suo è più bello. "Anche quello di Vilminore", ha aggiunto per compiacere suo padre.

martedì 28 luglio 2009

consolazioni

"Io e papà abbiamo lo stesso nome e abbiamo lo stesso problema. La facciamo dura". Mattia ha spiazzato nonna e Checa parlando liberamente del suo problema, che è un po' difficile da riportare senza volgarità, in fondo però bisogna ricordare che "non è quello che entra dalla bocca dell'uomo che lo contamina, ma quello che ne esce" (le parole). "Perché quello che entra dalla bocca passa dallo stomaco e va a finire nel cesso". Oh, se lo dice il vangelo possiamo parlarne anche noi, Mattia lo ha fatto, il nostro problema è che se non beviamo acqua a sufficienza abbiamo difficoltà di evacuazione (lui diventa paonazzo). Il vocabolo "evacuazione" non l'ho ancora usato con Mattia che lo apprezzerà, ma lo sforzo di questi giorni lo ha convinto a bere più acqua. Ieri sera ha voluto andare al santuario a tirare due calci al pallone. C'erano due bambine più grandi che hanno voluto giocare con lui. Ha assunto l'aria superiore appena le ha viste calciare, lui faceva i passaggi e una di loro non restituiva la palla e calciava l'erba. Quando se ne sono andate mi ha detto, dai adesso cominciamo a giocare. Misogino: stesso cognome, stesso problema di evacuazione, stessi difetti. Insomma fortuna che fisicamente somiglia a sua madre, ma per il resto, va detto, i lati peggiori li ha presi tutti da me: sono consolazioni.

lunedì 27 luglio 2009

buffetti

"Buffetti di sole", è la nuova espressione di Mattia per definire il sole tra i cespugli. Mattia che si è goduto questi giorni, tra mangiate e incontri ravvicinati di ogni tipo. E' tornata Checa dal mare, è tornata dal mare anche la zia Caty. Vilminore, il paese del papà, l'altro giorno era fiammante, Mattia si è divertito con lo zio Pepe (quello vero) e la zia Bona. Castro ieri sera alla "festa rossa" per la quinta volta, Mattia che balla, Mattia che porta in giro un "palloncino" raffigurante la Ferrari, Mattia che sfugge all'ondata del battello. Mattia che corre come un forsennati in bicicletta, che non saluta come al solito, che è salutato da tutti, che viaggia con il padre sulla nave (amaca) che solca gli oceani, che va in funicolare (immaginata) a Bergamo. Poi arriva il lunedì e non abbiamo molta voglia di riprendere il lavoro. Mattia telefona e già aspetta che lo portiamo in giro. Ieri ha detto a sua madre: "Ma è già passato settembre?". No, c'è ancora tutto agosto da passare, perché? "Perché se era passato magari papà si era dimenticato di portarmi all'asilo". C'è questa brutta storia della febbre suina, il primo morto italiano, gli annunci e gli allarmi, i ritardi per il vaccino... E non sappiamo che fare, se portarlo o no all'asilo. Parlano di rimandare l'inizio della scuola, figurarsi l'asilo.

giovedì 23 luglio 2009

lago calmo della sera

Una sera sul lungolago di Castro, alla "Festa rossa" di Liberazione, che già fa tenerezza (perfino a chi sta dalla parte opposta della concezione di come stare assieme a questo mondo) che qualcuno ancora lotti e speri. Ma è una bella festa. Per la terza volta siamo andati a mangiare la trippa, per la goduria dello stomaco che ha le sue brave nostalgie. Mattia si è divertito con il nostro caro Angelo, gli ha mangiato parte dei ravioli al burro versato (anche quelli buonissimi) ci siamo fatti due birre. Mica Mattia, neh, che invece si è impossessato del palco (vuoto) per dirigere un'orchestra immaginaria come la batteria che suonava con una bacchetta spezzata, residuo di qualche batterista focoso, l'acqua del lago che sfiorava i sandaletti e l'ondata al passaggio del vapore (battello, s'intende, non va più purtroppo a vapore), una zuccata per una caduta sotto il tavolo, sua madre che si preoccupa e lo coccola il dovuto, Anita che arriva tardi a bere qualcosa, l'aria (non è più L'Ora, il vento del pomeriggio, ma il vento sul lago calmo della sera), Mattia che ride felice, correndo tra i tavoli e la solita preoccupazione che non finisca nel lago, con i ragazzi che giocano a pallone giusto sul prato della riva da dove due temerari innamorati si buttano a fare il bagno, da che si è saputo che il lago è balneabile. Mattia sfoggia per l'occasione il suo repertorio (le sue frasi migliori) per intrattenere l'uditorio, in tutt'altre discussioni affaccendato. Poi le ombre della sera mentre nel grande stabilimento alle spalle il carroponte va su e giù perché di qua si mangia e si beve e di là si lavora nella ingiusta distribuzioni di tempi, ruoli, sogni e bisogni.

martedì 21 luglio 2009

feste

Domenica con Mattia, lunedì in redazione a scrivere, saltando di palo in frasca, di zona in zona, di paese in paese dove sembra non succedere nulla ma la tempestata ha lasciato non solo i segni sui cofani delle auto ma anche strascichi di polemica perché quando si parla di calamità naturale (che è già innaturale) qualcuno sente odore non di erba tagliata ma di tempestata di soldi. Domenica sera di nuovo trippa alla "festa rossa", perché tutte le feste vanno bene, da quella del patrono a quelle di associazioni, gruppi, amici di qualcuno che non c'è più, amici di amici, ultimi guerrieri delle notti politiche in cui tutte le vacche sono nere. Mattia è nel periodo del fare, imita i muratori e l'idraulico, parla di cassette degli attrezzi, misura i muri e ogni tanto progetta di buttarne giù qualcuno per poi ricostruirlo. Adesso ha scoperto il palleggio della pallavolo, che alterna a quello della pallacanestro. Con Sara adora i giri sulla duetto rossa. "Papà, quando compriamo la moto?". Cosa avreste risposto, io poi che in moto ci sono andato sì e no due o tre volte. Ha preso da sua madre. "Ciao Mattia". Lui non risponde, sembra che lo conoscano tutti, io saluto per lui, attento alle convenzioni e alla buona educazione. Lui non saluta a comando. Alla festa dell'oratorio di Lovere si è mangiato casoncelli e strinù e ha giocato con la zia Caty che non è una vera zia ma insiste a dire che le somiglia come una goccia d'acqua e fortuna che l'evidenza è ancora una prova. Non so se oggi riesco a stare con lui, dobbiamo chiudere questo numero del giornale e c'è ancora da fare. Vorrebbe aiutarci e si indispettisce quando non capisce, mi chiede cosa c'è scritto dappertutto e delle volte finge di leggere frasi immaginarie che vogliono conferma dal padre. Che dite, confermo anche l'immaginario?

venerdì 17 luglio 2009

tempesta

A fulgure et tempestate libera nos Domine. Una tempestata di chicchi come palline da golf, ammaccate tutte le auto, triturate le foglie verdi degli alberi, si sentiva spalare come dopo una nevicata. Tempestata localizzata nell'alta Valle Seriana, l'alto Sebino immune, col sole. Telefonate incredule. Poi le nuvole hanno preso a scendere la Val Borlezza e anche a Sovere è arrivata la tempestata e al telefono sentivamo Mattia che se la rideva mentre la nonna era preoccupata per il suo orto e i suoi fiori, che a Mattia sembra uno spettacolo gratuito e invece qualcuno paga anche per le nuove piaghe d'egitto che Dio o chi per lui (noi che ci sentiamo Dei) manda sulla madre terra, diventata matrigna nell'evidenza che non le vogliamo bene. Ma se la preghiera è così antica si vede che le tempestate distruggevano tutto anche una volta (infatti) ed erano ben più drammatiche le conseguenze. Oggi piangeva la Anna per il suo orticello, ma piangevano alcuni qui fuori per le loro auto ammaccate. Anche la mia ha le bolle ma chi se ne frega. Una volta che cammina... Tutto è relativo, non abbiamo paura di morire di fame, abbiamo paura di far brutta figura con l'auto ammaccata. Stasera vediamo se il tempo tiene per un'uscita a cena in una festa da tendone, quella di Castro. Ma si sta preparando la terza ondata del temporale.

giovedì 16 luglio 2009

diga

Mattia bagnato di sudore, i capelli fradici. Abbiamo bevuto profondamente alle fontane che sapor d'acqua natìa rimanga nei cuor esuli a conforto... roba da poeti d'antan. Percorso a ostacoli con la bici, destra sinistra destra. Difficoltà a collegare il braccio destro (che solleva a comando che ho perfino paura qualcuno lo scambi per un saluto fascista) con il girare a destra e il braccio sinistro (che solleva a comando e ho perfino paura che qualcuno lo scambi per un saluto comunista) con il girare a sinistra. Ha voluto che sollevassi la sella della bicicletta. A sua madre ieri sera ha chiesto quando diventerà grande ed è rimasto male venendo a sapere che lo si diventa a poco a poco e che prima si è bambini, poi ragazzi, poi giovani e infine adulti, per non parlare dei vecchi che sua madre ha tralasciato per una sorta di pudore verso il padre. Lui ha risposto che preferisce "saltare" il bambino. "Ma poi ragazzo il papà non vuole che abbia il motorino perchè ha paura che cada e allora preferisco diventare uomo". Siamo andati nel bosco a verificare il... ciclo dell'acqua, la grande vasca dell'acquedotto, il "troppo pieno" che creava un ruscello che si siamo riproposti di deviare prossimamente con una diga artificiale, il problema semmai è salvaguardare l'abitato sottostante, deviare il corso dell'acqua può cambiare il corso della storia o almeno l'urbanistica. Ma lo faremo quando non avremo vestiti che non si possono sporcare senza provocare l'ira delle donne (che devono lavare i panni sporchi e non sempre li lavano in famiglia). L'invito a cena è saltato, l'abbiamo spostato a venerdì sera, se ci sarà da qualche parte un "tendone" di una festa popolare, a lui (e anche a me) piacciono perché si incontra varia umanità che poi non ci si saluta nemmeno, ma sembra di non essere soli sulla prona terra.

mercoledì 15 luglio 2009

colori

Pomeriggio agreste, in Capri dove lo zio Mario sta facendo il fieno sul grande prato (un po' di moia, quella è zona di sorgenti). mangiamo qualche amarena disquisendo sull'etimologia e la rispondenza del sapore amarognolo, sulle prugne, con Stelvio che fiuta i sandaletti nuovi di Mattia. Poi lunga conversazione con lo zio Mario sui massimi sistemi, Mattia che in un silenzio perfetto e rispettoso si struscia contro di me e Stelvio che si struscia contro di lui. Puntata al santuario per una visita sul cantiere, i progressi dei muratori, il vento che rinfresca la giornata. Mattia non torna volentieri a casa perché sa che dopo un po' me ne vado. Altre esercitazioni dilatorie sulla bici, sue disquisizioni sui tetti delle case visti dall'alto, su dove va a finire l'acqua della cascata, dove va il fiume e come si svuota il lago. Infine la promessa, domani sera ti porto a cena fuori. In serata a sua madre ha raccomandato di vestirsi bene per questa sera "perché papà mi porta a cena fuori". Scontato che lui si vesta bene, sceglie personalmente quello che vuol mettersi e abbina perfettamente i colori. L'equilibro della natura, almeno quello cromatico, ha garantita una certa continuità.

martedì 14 luglio 2009

sospir

Pomeriggio e sera con Mattia che parla a raffica, inizia lunghi ragionamenti che poi lascia a metà, inciampando nella logica e ricorrendo al vecchio trucco del non sense. Si fa risate fragorose e si blocca in un silenzio riluttante di fronte alle persone che incontriamo, non obbedisce (solo a... stomaco e se stesso) quando gli si dice di salutare o ringraziare, che poi la Placidia e le sue mentine sono un rito e l'anziana Romita del Santuario nemmeno se la prende. Mattia ha fatto il percorso sul sagrato in bici andando a destra e sinistra a comando fin che si è annoiato e ha fatto finta di andare al contrario, ridendo felice della trasgressione agli ordini paterni. Ci lasciamo con fatica, abbiamo bisogno l'uno dell'altro e nemmeno fatichiamo ad ammetterlo. L'assenza produce bisogno e nuova attesa. Ha imparato qualche espressione sbrigativa (eufemismo). Il problema è come riprenderlo quando poi le stesse espressioni le sente da me anche se genericamente riferite a qualcosa che ho sbagliato: va bene, lo dico, "vai a cagare" non è riferito a nessuno, lo dico quando mi sono dimenticato qualcosa, ma come faccio a spiegarlo a Mattia che adesso lo usa allo stesso modo, non riferito a qualcuno in particolare, ma buttato lì nel vento, che evidentemente "rapisce degli uomini" ben più che i "sospir"? Si è lasciato lavare i capelli da me, in previsione di un'uscita serale a una festa che poi abbiamo verificato che non c'era più. Non ha detto niente, ma si era vestito al meglio per una serata fuori porta (di casa). Fa caldo e lui parla di neve, che poi quando c'era la neve voleva la primavera, non avendo ancora il retrogusto di godersi ogni stagione come fosse una delle ultime, ma solo una delle prime.

lunedì 13 luglio 2009

obbedienza/2

Mattia, sull'onda del successo dell'obbedienza al suo stomaco, ieri ha fatto un aggiornamento. Dopo la Messa in cui ha dato l'obolo e stretto la mano della pace a due donne, ha mangiato come un bue. Poi si è alzato, ha preteso che gli si togliesse la bavaglia, detta "mantì" come suggerito da suo padre, e ha sentenziato: "Adesso obbedisco un po' anche a me". Fulminati. Niente padre, madri, nonne, zii... Dopo la stomaco viene se stesso. Stamattina, appena sveglio, ha detto a sua madre di lasciarlo stare, perché deve fare delle "riflessioni". E si è chiuso in un silenzio meditativo. Credo avrò problemi che, se risolti, riscriveranno molte pagine di pedagogia. Se, vista la differenza d'età, ne avrò il tempo.

domenica 12 luglio 2009

obbedienza

Si è svegliato con "ambedue", nuovo acquisto al mercatino delle parole. Ma ieri sera Mattia ci ha fulminato con un'espressione raccattata non si sa dove. Stavamo mangiando alla festa del parco, organizzata dalla pro loco. Pizzoccheri e salamelle, cena... leggera insomma. Ha mangiato e poi si è buttato sulle patatine. Basta, gli diciamo e lui: "Ho ancora fame. Devo obbedire al mio stomaco". Devi obbedire a tuo padre e tua madre, non allo stomaco, ma ci scappava troppo da ridere. Quorum Deus venter est, come faccio a dirglielo che il pericolo è di fare del proprio stomaco (con annessi metaforici) il Dio vivente della vita? Poi si è distratto con la batteria del complesso lì accanto e si è fatto risate omeriche con Diego, chiamandolo ciccione, in coro con una bambina di nome Sonia, sua lontana parente. In mattinata visita sui cantieri del paese, apprezzamento lavori e anche rimproveri al fatto che i muratori e lavoratori in genere vanno a rilento, anche nell'asfaltatura della strada sotto. E stamattina con sua madre si è accomunato nella soddisfazione di una dormitona, che ha riguardato "ambedue". E' una domenica di luglio, non fa caldo. Ieri gli abbiamo comprato un pullover senza maniche e si è pavoneggiato agli specchi e sulla piazza del porto. Mi sa (lo so) che è vanitoso. Ma l'obbedienza (e la modestia) sarà ancora una virtù? Già Don Milani aveva sollevato la questione, ma non l'ho seguita fino in fondo, anche perché per suo padre non lo è mai stata. Che abbia preso da me? E poi, obbedienza si scrive con la o la u iniziale? Bisogna che glielo chieda, ho il sospetto che sia nato con grammatica e sintassi incorporate (a parte il "Te" e il "Tu" che gli ho confuso io).

venerdì 10 luglio 2009

indicazioni

Mattia ha ripreso sua madre. Non va bene. Non si fa. Il fatto è accaduto questa mattina quando Tea stava spiegandogli che Pepe doveva andare con l'auto davanti al camioncino con su la fontana da portare alla casetta per fargli capire dov'era la strada. Mattia l'ha guardata con sufficienza (forse perfino supponenza) e ha messo i puntini sulle i: "Mamma, si dice 'indicare la strada'". Adesso ha deciso che io devo insegnargli a leggere. Non sa che non ho mai insegnato a leggere, a scuola insegnavo a ragionare, anche a correre e saltare, a stare in squadra, a fare teatro, a fare giornalismo, ma non a leggere e scrivere. far di conto lo fa già fino al 16, il 17 non gli... entra. E sa riconoscere le lettere. Ma ho fatto un disastro con il "te" e il "tu". Usa sempre il "tu" perché glielo ha detto suo padre. Il problema è fargli capire la differenza tra il soggetto e gli altri complementi che non sono complimenti. Ho paura di non essere un padre all'altezza. Del resto ho già messo le mani avanti: "Diventerai più alto di me". E qui si apre un altro filone, quello della grandezza e dell'altezza. Poi penso che ha 3 anni e mezzo (non ancora) e che ha tutta una vita per venir a sapere che non c'è solo il "te" e il "tu" che sono complicati. E che tanto vale si goda il giorno e la notte, l'estate e l'autunno che verrà.

mercoledì 8 luglio 2009

diluvio

Ieri sera eccezione alla regola del martedì di chiusura del giornale. Eravamo avanti e quindi serata con Mattia, prima su mezzi di locomozione, moto e bici, in viaggio col padre e poi all'oratorio di nuovo con i gonfiabili. Ieri ha sorpreso il muratore che lavora al muro della casetta di Pepe (sempre inteso come lo zio Paolo) che lo voleva coinvolgere e gli ha detto, vieni a vedere questo muro e lui ha risposto "Lo vedo perfettamente da qui". Perfettamente. Siccome intorno si è creato l'imbarazzo della sorpresa lui ha precisato: "E' un altro vocabolo". Va beh, mica mi metto a fare distinzioni e parlare di avverbi. Serata quindi all'oratorio affollatissimo, noi due a passare (a guardare) da un gioco all'altro, le donne orgogliose delle loro crepes alla nutella o alla marmellata, ne abbiamo prese due, per far contente loro e contenti noi, la Checa che ha vinto a pallavolo nell'acqua, un'occhiata a due che giocavano a ping pong e a due coppie al biliardo, i due maschi che si sforzavano di insegnare (con risultati disastrosi) alle due ragazze come si usa una stecca, che a Mattia ho detto, guarda che la tua mamma è un campione al biliardo. Il cielo si è rannuvolato. Risalendo la valle sono incocciato in prove libere di diluvio universale. Lo so, nella Bibbia c'è scritto che Dio ha promesso solennemente di non mandarlo più la seconda volta, ma mi sa che si è scocciato di come vanno le cose ed è tentato di azzerare di nuovo tutto. Io e Mattia facciamo le prove (sull'amaca) di navigazione a vista, con pesca poco miracolosa. Varchiamo oceani come niente fosse. Siamo pronti all'evenienza.

lunedì 6 luglio 2009

sottrazioni

Mattia ci sorprende con le sottrazioni. Le somme le sapeva già tirare, e la cosa mi inorgogliva. Non so dove le abbia imparate ma le sa fare, ti do due palline, ne ho ancora una e sono tre palline. Va beh, mi sono detto non ricordandomi affatto quando abbia imparato a contare e sommare. Ma la sottrazione quella no, già sottrarre qualcosa a qualcuno mi ripugna, anche da piccolo chi rubava il pennino (si scriveva ancora con l'inchiostro nella boccetta incorporata nel banco nero, già predisposto ai... versamenti, l'odore buono di inchiostro, le dita e le mani macchiate di blu) mi sembrava un ladro patentato. Mattia ha alzato la mano e ha tirato giù un dito, vedi, se tiro via un dito restano quattro, se ne tiro via un altro, restano tre, se ne tiro via quattro resta un solo dito. Capace che ci sia arrivato per logica, per una botta di culo. La nonna è spaventata, ha allevato due figli e non perde occasione di ricordare loro che "erano indietro", ma questa volta è rimasta annichilita. Anche perché lui, per darsi un tono, ha poi confidato a sua madre: "Ma sai che io conosco molti vocaboli?". Sua madre ha chiesto: "Vocaboli? Chi ti ha insegnato la parola?". Qui Mattia si è dato un contegno da uomo del mistero. "Non so, l'ho sentito dire". Ieri ho sottratto molto tempo a Mattia, grandi discorsi tra adulti, politica, filosofia e fuffa al pranzo su al Santuario, stracotto d'asino con polenta. Mattia è salito dopo con Checa per giocare ma è arrivato il temporale, campo bagnato. A Riva il lago era alto. Tendone troppo pieno di gente, non c'erano posti a sedere. C'erano a una decina di metri dalla riva, un tavolo e due panchine di ferro immersi nell'acqua. Mattia ha guardato il fenomeno. Vedi, lago alto, nessuno va a sedersi là. Tu cammini sulle acque? No, ma nelle pozzanghere sì. e ciaffete, ci ha piantato dentro una scarpa facendomi schizzare acqua sulle braghe. Tea e Sara parlottavano là avanti. Discorsi di donne. Sottrazione di buone braccia alle cucine odorose. Si scherza: alla Pia, presidente dell'Internazionale socialista DONNE ho proposto ieri di fare un titolone sul suo sito del tipo: "Toglieteci il voto". Si scherza tra maschi. Dammi il cinque. Senza sottrarsi alle scherzo.

sabato 4 luglio 2009

sonoro

C'è una festa nel parco. Sono gli alpini col loro tendone e la loro cucina da campo. Ospitano un gruppo di ragazzi che suonano musica rock. Andiamo a mangiare casoncelli (buonissimi), formaggio fuso e un pezzo di crostata (dura, non è venuta bene alle donne, non sempre le ciambelle riescono ecc..). A Mattia ripeto quello che gli ha chiesto Mario nel pomeriggio, incontrandolo: "Mattia, cosa bevi?". Mario è un libero pensatore, socialista da una vita, che adesso passa il suo tempo che gli è stato dato godendosi il suo paese e la gente. Poi ha detto, "ecco, se avessi avuto un figlio, l'avrei voluto come Mattia". "Vuoi bere un bicchierone di birra?". Mattia ha detto, Sìììì". Ha bevuto acqua, s'intende. Mattia fa il timido, ma le donne traducono in "fai il vergognoso" che mi dà fastidio, pur detto in buona fede. Adesso Mattia è qui che fa il batterista in redazione, dopo aver seguito la prima parte del concerto di ieri sera, un rock rumoroso ma dolce. A Mattia è piaciuto molto. Adesso suona anche sugli sportelli dell'armadio. Sta già cercando suoni nuovi, non si accontenta di quel che sente. La colonna sonora della vita mi sa che se la compone da solo.

venerdì 3 luglio 2009

per ora

Abbiamo navigato (a vista) sull'amaca immaginando pesche miracolose. Frenesia sportiva, Mattia con i capelli bagnati di sudore, la sensazione che suo padre stia sempre per partire, abbracci lunghi, intervallati da discese ardite in bici (adesso ha imparato ad affrontarle da solo, lavorando sui freni), tiri a canestro (il canestro è fatto dalle braccia di papà) e visita alla pendola, vuol sapere che ore sono, spiegazione sommaria sui numeri, con cui ha sempre più dimestichezza. L'avevo invitato a cena ma poi non se n'è fatto nulla, sono arrivato tardi all'appuntamento, un padre part time, "ma dove devi andare dopo?". Mi stropiccia la faccia per essere sicuro che ci sono. Siamo scesi in silenzio perfetto al piano terra, siamo risaliti e ci siamo messi sul divano come niente fosse. Le donne di casa pensavano fossimo andati a spasso, hanno preso uno spavento quando ci hanno visti lì dove non sapevano fossimo. Piccole prove generali di fuga. Da cosa non è ancora stabilito. Per ora.

giovedì 2 luglio 2009

animali commestibili

Ieri sera sul porto nuovo tra giochi, passeggiate, valutazioni su motoscafi e barche a vela, guide spericolate (su un gioco) e risate tante. Mattia stamattina ha chiesto dov'era suo padre e quando gli hanno detto che è al lavoro ci è rimasto male, cosa sarà mai questo lavoro che vien prima di lui? Già, cosa sarà? Non voglio ricattarlo con la storia che così abbiamo i soldi per comprargli le cose. In famiglia si condividevano le ragioni del risparmio, eravamo tutti consapevoli delle difficoltà. Ma mi pare non scatti più quel meccanismo, l'invito al risparmio, la selezione delle voglie e dei bisogni diventa sempre più difficile, la vastità dell'offerta, la stupida esibizione delle cose, il (anche goffo) mascheramento delle necessità, perfino di quelle primarie, confonde le finalità. Si dice che il nostro è il paese del risparmio. Ma era un "valore" condiviso da tutta la comunità. L'usa e getta è la nuova filosofia e arginare il fenomeno mi sembra la storia del bambino col dito nella falla della diga. Non la sapete più quella storia del bambino olandese che salva il suo paese dall'inondazione. Che storie si raccontano ai bambini, oggi? Aspetto da giorni che Tea scarichi "Capitani coraggiosi" in versione originale, la storia di un bambino viziato che si scontra con i valori dell'amicizia che non si compra con tutti i soldi del mondo. Ma non è con un predicozzo che si vende l'amicizia sul mercato. Ho invitato Mattia a cena, stasera. Ha accettato con entusiasmo. Giuro, parliamo di cose leggere, praticamente di niente, parliamo di donne. Ieri sera abbiamo parlato di animali... commestibili. Perché si mangia il pesce ma i pesci rossi non si mangiano? Perché non si mangiano gli orsi o i lupi. "Ma perché non si lasciano mangiare". Ah. Ma Stelvio (il cane in Capri) lo mangeresti? Nooo! Neanche la micia (pausa, non si sa mai). Nooo, dorme sempre (solo per quello). Tornando a casa, salendo le scale, la sera, finge di essere stanco e mi si attacca addosso, insomma quell'abbraccio forte mi tiene in vita.

mercoledì 1 luglio 2009

riccioli

Una giornata con Mattia, dal principio a (quasi) la fine. la sua sorpresa quando si è svegliato e ha trovato suo padre ad accudirlo, la prima colazione con pane e marmellata, lui ed io, ieri. Cambio e vestizione del guerriero. Poi prime uscite, la visita di Checa e via verso il mercato. Pranzo prelibato, lui curioso di tutto, complicità, valutazione di quello che offre il suo laboratorio, giri in bicicletta in garage, in Capri a vedere la raccolta della marasche dello zio Mario e i lavori alla casetta, i cantieri sono la sua passione, adesso, in evidente spregio del principio di non contraddizione, vuole che lascino l'erba o almeno la rimettano, ha voluto sentire la relativa canzone ("perché non lasciano l'erba?"), poi quella del Cre ("Dimmi, dimmi tu papà, dimmi dove se ne va, a dormire dove va, il sole?"), abbiamo alzato la sella della bici perché "guarda come sono lungo". Ma soprattutto abbiamo lavato i capelli. Sembra niente, ma da tre anni e rotti a questa parte il lavaggio del popo è stata una tragedia, da chiudere le finestre perché i vicini potrebbero telefonare al telefono azzurro, venite a sentire, c'è un bambino che viene torturato. Eravamo lì noi due soli, ho detto, dai che laviamo i capelli senza nemmeno svestirci. E l'abbiamo fatto, senza uno strillo, una lacrima, anzi, con buone risate. Per un momento ho dubitato che si conservassero i riccioli (non che me ne freghi qualcosa, ma la nonna ne avrebbe ricavato spunti per l'ennesima tragedia). Poi asciugandosi si sono riformati. E allora via ad altre uscite sul campo e giri di pista, suonate di tromba e considerazioni maschiliste formulate con noncuranza perché non siamo "veri" maschilisti, solo ci scocciamo quando le donne rompono le scatole e non abbiamo colpa se succede praticamente sempre. Tranne quando arriva la Sara, come è arrivata, con la Duetto scoperta e ci è scappato un giro con i riccioli al vento. Prima che scoppiasse il nostro temporale quotidiano. Oggi mi manca, non ho nemmeno voglia di lavorare. E lui mi aspetta.