giovedì 24 giugno 2010
amarezza
Mattia è stato qui stamattina, così eravamo liberi di goderci l'Italia nel pomeriggio. Anche perché oggi arrivava il giornale. L'Italia fuori, ultima del girone più facile. E così siamo con la Francia (vicecampione) a casa, loro ne hanno fatto un caso nazionale, da noi non succederà granché. Mattia chiede se ha perso l'Inter. Si è rassicurato. Ho cercato di trasmettergli l'orgoglio nazionale, ma quando non c'è anche i bambini avvertono che c'è qualcosa che suona falso. C'era nel mezzo di Cerete poco fa un imbecille leghista in canottiera che sventola la bandiera della Slovacchia ed esultava. Tea ci ha litigato, naturalmente. A lei (e nemmeno a me) piace Lippi ma quando si gioca si gioca, noi siamo italiani. Sentivo un sindaco leghista nei giorni scorsi che diceva, certo che tifo Italia, io sono italiano. Si atteggiano a secessionisti appena quelli come il signore in canottiera, che non sanno nemmeno dove sta la Slovacchia, tifano perché il Capo ha detto quella cosa che l'Italia si compra gli slovacchi e la sconfitta è la sconfessione del Capo, che adesso dovrebbe quindi chiedere scusa. ma questo non è il tempo dei galantuomini. Difendono le identità che hanno perduto, i crocifissi contro cui bestemmiano ogni giorno. Amarezza. A Mattia cosa potrò mai insegnare se siamo riusciti (la mia generazione) a produrre solo analfabetismo di ritorno (il signore in questione ha la mia età)? E che alfabeto gli insegno se perfino quello è messo alla berlina (la lingua e i dialetti) e viene sfregiato comunque nella sintassi e nella grammatica?
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