giovedì 10 dicembre 2009
quinto vangelo
Mattia passa i pomeriggi in redazione, si crea spazi, ruba spazi e tempo, parla, traffica, suona, mangia, gioca. E' il suo regno. Solo che praticamente monopolizza tutto, non si riesce a lavorare perché lui pretende attenzione. Gli piace. Non ha capito bene il senso del paese. L'altro giorno abbiamo fatto un giro ai mercatini di Corte S. Anna e quando gli ho detto che erano i mercatini di Clusone lui ha detto che Clusone non era quella, era dove lavorava la mamma, praticamente la redazione, nella parte bassa della città. Gli ho spiegato per un po' che anche Sovere non è solo casa sua, è un paese con il parco, le scuole, l'asilo. Come gli ho nominato l'asilo ha negato ogni teoria sulla città allargata, sulla città lineare, sulla città in generale e anche nel particolare. Che poi il mondo sia tutto attaccato e che i paesi siano convenzioni di piccola gente come noi, mi sembra un'intuizione geniale. Ma certo è distorsione di giudizio paterno. Vedete voi. Mattia aspetta a piè fermo S. Lucia e poi Natale e ieri mi sono avventurato a raccontargli la "vera" storia di Gesù, dal viaggio a Betlemme in poi. Dopo un'ora ha voluto risentirla e sono partito dal vangelo di Luca, che quindi contempla l'annunciazione e anche la storia di Zaccaria ed Elisabetta, la cugina di Maria, che ha un figlio in età avanzata di nome Giovanni. Mattia si è illuminato, Giovanni è il suo secondo nome essendo nato il 31 gennaio, giorno di S. Giovanni Bosco ed essendo suo padre legatissimo al ricordo di Papa Giovanni, che alloggiava in casa di mia nonna, d'estate, a Vilminore (su Araberara sto scrivendo il ricordo dello zio Don Pierì e c'è anche questa di storia, nelle pagina del Bassosebino). Dopo un po' di annoia, ma si ricorda tutto, guai a cambiare versione. Del resto i vangeli sono quattro e danno sostanzialmente la stessa versione. Scriverne un quinto, a tanti anni di distanza, mi pare eccessivo.
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