giovedì 24 dicembre 2009

crocifisso

Ieri Mattia in redazione. Andirivieni di sindaci, colloqui e scambi di auguri. Il papà (che sarei io) ha avuto una lunga conversazione con uno dei sindaci (circa un'ora). Mattia ogni tanto apriva uno spiraglio, poi richiudeva. Alla mamma ha detto: "Magari il papà ha bisogno di me". Era preoccupato di quella lunga conversazione, magari davvero il papà non sapeva cavarsela da solo. lui era pronto a fare irruzione in caso di bisogno. Tra poco arriva di nuovo. Anche stamattina andirivieni di gente. Fortuna che saremmo anche chiusi, in vacanza. Ma un giornale non smette mai di vivere, anche quando è chiuso. Ma oggi è la vigilia. Mattia è eccitato per il Natale, non ha capito bene (sospetto io) cosa si festeggi, ma ieri mi ha chiesto di nuovo perché l'hanno crocifisso (Gesù). Mi ha domandato come hanno fatto ad attaccarlo. Gli ho mimato i chiodi nei polsi e nei piedi. "Ma è morto?". Sì. "Ripetimi a cosa servono queste cose". Si riferisce al crocifisso di mio zio Don Pierì, che ho qui, con ai piedi gli "strumenti" della passione, la picca, la scaletta, il martello, l'asta con la spugna. Sì, è morto, gli ho detto. "Ma quelli che gli hanno piantato i chiodi sono morti?". Sì. "E come sono morti? Li hanno messi anche loro sulla croce?". Può darsi. Uno però si è pentito. E vai con la storia di Longino. Poi mi è venuto in mente che era tutto banale. Ma poi Gesù è risorto, per questo si fa festa. "Cosa vuol dire risorto?". Vuol dire che era morto poi ha ricominciato a vivere. "E dov'è?". In cielo. Mi sento molto madre superiora con delle risposte semplicistiche non potendo essere semplici. E così il Natale si lega alla Pasqua.

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