sabato 3 ottobre 2009
ping pong
Mattia è sceso in giardino a lavorare: "Devo fare tutto io in questa casa", ha detto, serissimo, alla mamma. Poi alla nonna: "Ho dovuto far giocare la mamma per due ore". Ha capito che questo è un mondo Dio non ha fatto le cose bene e in cui "se ci hai regalato il pianto e il riso, noi qui sulla terra non lo abbiamo diviso". Non è venuto in redazione a Clusone perché c'è il pericolo che si becchi per la proprietà transitiva dei virus una nuova serpeggiante malattia che ha colpito già due elementi (ma Paolo è già guarito). Così adesso è su alla casetta a mangiare con la nonna e lo zio Pepe. Ieri mattina Siamo andati a Lovere a prendere l'ombra. Abbiamo passeggiato sul lungolago e poi all'interno, abbiamo visto dove va a scuola Checa e gli ho detto, quando sei grande viene anche tu al liceo. Lui ha risposto: "Sono già stato a scuola da piccolo". Poi siamo saliti in alto, sul colle di S. Maurizio, dove ci sta il convento e lui ha detto, "ah, qui è dove dice messa lo zio Gianni". Lo "zio" Gianni è un frate cappuccino che regge la più grande parrocchia di Milano ma a Mattia è affezionatissimo e adesso deve portargli il tavolo da ping pong, visto che Pepe ha già comprato palline e racchette. Abbiamo giocato a... terra, a mezzo tra tennis e ping pong, che poi quest'ultimo è il tennis da piccolo. Quando siamo tornati gli è venuto un po' di magone. Oggi lo porto a passeggio in giro per il mondo autunnale.
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