sabato 27 giugno 2009
versi
Breve visita all'asilo per l'ultimo giorno, per ritirare almeno la roba di Mattia che ha considerato un regalo di Michela, la direttrice, la borsa con i pennarelli e l'affido del bicchierino di plastica. Ci hanno fatto visitare il parco, le maestre sono state gentilissime. Da settembre avrà una nuova maestra (l'altra per la verità se l'è... goduta pochissimo). I bambini hanno saluto Mattia. Ho chiesto chi era Nicole e me l'hanno chiamata ed è una bambina bionda con gli occhi azzurri. I due si sono guardati ma non hanno parlato. Come è tornato a casa Mattia non faceva che parlare dell'asilo e di quello che ha visto nel parco. La direttrice ha buttato lì che forse è il papà che deve essere convinto che Mattia debba andare all'asilo. Non sono per scolarizzare i bambini troppo presto con l'aspettativa di vita che hanno oggi rispetto alla nostra. Ma Mattia vuole imparare a scrivere, nella tastiera del computer ormai riconoscere e schiaccia le lettere giuste, perfino la h. Sono sempre alle prese con il dilemma sull'uso del tu e del te. Mi ha chiesto perché metto gli occhiali a leggere, gli ho descritto la prova della vista, tu ci vedi benissimo ma ti chiedono di leggere le lettere se ti chiedono la lettera con il tetto ce la fai (la T) ma se ti chiedono la Z come la mettiamo. Poi dicono che non ci vedi. Ma perché non so leggere, no? Alle volte parte con delle filippiche di frasi incomprensibili. Alla lavagna mette delle lettere assurde e mi dice, leggi quello che ho scritto e si diverte un mondo con risate fragorose alle mie articolazioni di consonanti messe insieme a fare versi da animali. Insomma siamo lontani dalla poesia. Più che sul senso compiuto punto sul buon senso.
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