lunedì 8 giugno 2009

maestro

Mentre arrivavano notizie di screzi (e qualcosa di più) nei paesi al voto per le comunali, delle altre elezioni non fregava nulla, ho portato Mattia due volte al seggio dove sua madre era presidente. Era una scuola, ovvio, elementare. Atrio molto grande, sala di immagine, sala di musica. Quest'ultima una miniera per Mattia che ha voluto toccare tutti gli strumenti misteriosi, perfino il triangolo. Poi ha corso su e giù per lo scivolo, ha guardato un tipo che è venuto a votare con il suo cane, legato fuori dal seggio e suo padre a fare battute su chi vota come un cane ma è un'offesa ai cani. Il mattino a Messa, Mattia ha diretto i cori dal fondo della chiesa. Era con Checa in un banco con tutte le sue amiche allineate. L'altra sera c'era stato il primo segno: Mattia mi aveva confidato due cose, che passava dal bassotuba alla batteria. Va bene, dico io. Al secondo messaggio non avevo fatto caso: mi ha detto che voleva fare il maestro. Avevo pensato al maestro di scuola anche se poi era andato a prendere in cucina uno spillone che si poteva anche inforcare gli occhi. Poi mi sono distratto. Ieri quando si è messo a dirigere concitatamente i vari inni e canti. Lì ho capito che il rampollo punta al bersaglio grosso, vuol dirigere l'orchestra. Appena in età accettabile gli farò vedere "Prova d'orchestra" di Fellini, per togliergli la pericolosa inclinazione a credere che a questo mondo basti un direttore per far andare d'accordo un'intera orchestra dove ognuno coltiva ambizioni personali, crede che il suo "strumento" sia decisivo, fondamentale, essenziale, il primo della classe. Non per farlo ripiegare sul bassotuba che in effetti fa solo da sottofondo, ma la tromba andrebbe bene. Meglio una tromba di un trombone. Mattia se la ride, mi ha abbracciato forte quando ha capito che me ne andavo. Per farmi coraggio, per farsi coraggio.

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