giovedì 4 giugno 2009
amaca
Il giorno della luna, quella vera che non è ancora piena "No, non è ancora rotonda... cosa vuol dire piena?". Mattia non te la dà mai vinta, perfino la banalità della luna in cielo diventa problematica. Poi ripiega sul banale che per un bambino ancora non esiste: "Però mi fa compagnia". E canticchia la canzone della "mezza luna splende in ciel romantica... per noi!" e sottolinea il "per noi". Sta sull'amaca di Titta e si sta rilassando, la giornata è stata lunga ma è stato bene e lo dice. Siamo andati a cena a Riva di Solto da Anita che ha preparato "per noi!" pasta fredda buonissima, prosciutto e melone. Io e Mattia (l'ordine è generazionale) abbiamo sbancato la tavola, il melone lo abbiamo divorato, abbiamo guardato il lago, Mattia ha seguito l'intervista che sua madre faceva a Paolo, con miei interventi di disturbo sulla filosofia che Paolo diceva non serviva a un maturando del liceo scientifico (l'intervista appare sul prossimo numero di Araberara insieme ad altre per gli esami) e io che vengo dal classico naturalmente gli ho chiesto se i pezzi che inventerà o perfezionerà gli interessa a cosa serviranno. Prima ha risposto no, poi ci ha ripensato. Ma il lago favorisce i discorsi serali sui massimi sistemi. Non crediate che Mattia si sia annoiato, ascolta tutto, anche le frasi che sembrano passargli sopra la testa e poi te le rimpalla quando meno te l'aspetti. Sull'amaca ha gustato il piacere di guardare il cielo, le piante dove matureranno le prugne. Niente capricci in una sera di luna, con il vago sapore della filosofia del vivere. La scelta dell'amaca (senza rinunciare a un'amica) non è già pura filosofia?
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