mercoledì 3 febbraio 2010

pedagogia

Mattinata con Mattia. Che, per non abbassarsi a chiedere spiegazioni, ha adottato il metodo della didattica indiretta. Prende un peluche e mi dice, "spiegagli cosa sono i cartoni... spiegagli cos'è il ferro...". E così abbiamo analizzato i materiali di cui sono fatti i mobili, il pavimento, i divani, le finestre, il calcio balilla e vari altri materiali a disposizione. Poi quando vuole sapere un gioco me lo fa chiedere dal peluche (di volta in volta cambia peluche, ognuno ha un nome, io ho esaurito il repertorio delle vocine e vocette). Non si rassegna a passare la giornata con le donne. E pensare che la mia infanzia l'ho passata circondato appunto da donne, erano lì tutte ad accudirmi, la zia Rina, Ernesta, Luigia, Emma. Poi c'era mio zio don Pierì che assumeva il ruolo di padre. Sono venuto misogino nella giusta misura. Quindi, per la proprietà transitiva non fa male nemmeno a Mattia avere a che fare con le donne (mamma, nonna, Luciana, Checa). Non sta scritto su nessun manuale pedagogico, gli effetti non sono garantiti in modo seriale, ma può darsi che la ricerca di un proprio equilibrio (le donne te lo rimettono in discussione ogni santo giorno) abbia benefici effetti. E' un'ipotesi consolatoria. Domani lo portiamo qui in redazione, deve pur avere a che fare con il lavoro e con degli... uomini.

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