mercoledì 11 maggio 2011
diplomazia
Minaccia di diventare un "caso internazionale". Non ho ancora contattato il ministro degli Esteri Frattini, anche perché ho scarsa fiducia che possa risolvere qualcosa, vista il casino libico. Fatto sta che Mattia, scalvino di razza, ieri ha accompagnato una bambina ecuadoregna su per le salite del Santuario. "Ho dovuto tirarla tre volte. Le ho spiegato il convento dei frati dove c'era lo zio Gianni (è vero, era il superiore del convento - n.d.r.) poi le ho fatto vedere il garage aperto solo due volte, dove abita quello che suona il bassotuba, poi all'Angelone le ho fatto fare il segno della croce, le ho spiegato tutto quello che mi ha raccontato il papà sul sepolcro dove giochiamo a nascondino, poi in chiesa le ho detto che non ci sono i quadri di Celsi...". La bambina si chiama Kristel, è una bambina allegra, sorride sempre. "Mi piace perché mi ascolta". Deve averle dato una solfa per tutta la salita, tenendola per mano. Poi è passata davanti alla casa dove la bambina abita e sua mamma è uscita e l'ha portata un momento in casa. "Pensavo che fosse stanca invece ha cambiato solo la maglietta". Gli scalvini hanno fatto battaglie secolari (sei secoli filati) con i vicini di Borno. Hanno fatto battaglie per restare indipendenti con la loro comunità montana. Se si devono intrattenere rapporti internazionali bisogna fare verifiche, non si fa così. Adesso devo prendere Mattia da parte e renderlo consapevole che non è che uno possa bypassare la diplomazia di valle. Cosa sappiamo dell'Ecuador' Non so nemmeno come si scrive esattamente. Certe cose non si improvvisano, dai. E se poi uno deve "tirarla tre volte" non è un buon inizio.
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