giovedì 21 aprile 2011
foto vecchie
Mattia è stato qui tutto il pomeriggio, si è rifatto ai suoi punti di riferimento. Ha scritto in stampatello, ha scritto con le minuscole, cosa nuova, ha scritto al computer. Poi ha visto vecchie puntate di Zorro, ha giocato a pallavolo con me e poi ha voluto che gli leggessi pagine intere (quasi 10) de "Il piccolo alpino". Le altre volte la storia la raccontavo sfogliando le pagine, inventando anche perché non è che me la ricordo, ricordo solo che da piccolo la storia di questo bambino che perde i genitori nella bufera di neve e passa attraverso la guerra, vestito da alpino, ma ancora bambino, mi era piaciuta tantissimo. E l'avevo letta, quindi sapevo già leggere. Mio zio Don Pierì mi aveva dato il libro, lui che aveva fatto la grande guerra con i Lupi di Toscana, si trascinava una gamba nera dal ginocchio in giù con le schegge di una granata ancora nella carne, doveva fare bagni caldi perché gli doleva... La guerra. Ieri sera ero a Vigano a presentare un libro di uno scrittore milanese sui fatti della fascia adriatica nell'ultima guerra, l'esodo biblico di 300 mila persone dalle zone di Fiume e dintorni verso l'Italia, col risultato di sentirsi dare del fascista, ma poi anche le atrocità commesse dai nostri soldati, milizia ed esercito e la ritorsione delle foibe. Non la sapevo per niente, o per poco, questa storia. La guerra. Siamo in guerra ma non lo siamo, adesso, con la Libia. Meglio un racconto a salve. il bene e il male. Non se bene se rimane qualcosa. A me era rimasto. Poi si è scatenato sulle foto vecchie, non mi riconosce da giovane, non ci crede che ero io, che insegnavo, che insomma sono stato giovane. Ci crede invece alle foto di quando ero bambino. Ci dev'essere una risposta su questo credere e non credere a seconda dell'età. Per ora non la conosco.
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